Marco
Biagi va onorato come vittima, i suoi assassini sono stati giustamente
condannati dalla giustizia e li condanno anche io. Deploro e depreco
dunque l'omicidio di Marco Biagi, ma non partecipo alla santificazione e
alla agiografia di un giuslavorista che ha contribuito alla messa in
soffitta dell'articolo 18 a alla diffusione della flessibilità, cioè,
messo da parte l'eufemismo ipocrita, della licenziabilità dei
lavoratori. Comunque, a scanso di equivoci, affermo che le battaglie
giuste e legittime si devono fare sempre e solo con le parole: i
conflitti portati avanti con le armi sono sempre e comunque criminali.
Marco Biagi quale vittima di un crimine orrendo, ha tutta la mia pietas e
anche la mia simpatia. Quella sera giravo pure io in bicicletta: ero
andato al cinema in centro e, tornato a casa, sentii la notizia
spaventosa dalla televisione. Con un brivido e con dolore.
Già docente di latino e greco nei Licei Rambaldi di Imola, Minghetti e Galvani di Bologna, docente a contratto nelle università di Bologna, Bolzano-Bressanone e Urbino. Collaboratore di vari quotidiani tra cui "la Repubblica" e "il Fatto quotidiano", autore di traduzioni e commenti di classici (Edipo re, Antigone di Sofocle; Medea, Baccanti di Euripide; Omero, Storiografi greci, Satyricon) per diversi editori (Loffredo, Cappelli, Canova)
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lunedì 18 marzo 2019
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