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La giornata della donna. La provocazion.e Il colpo inferto sulla ferita dell'anima. Il burrone interiore. Il cavallo nero. La cena
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La mattina mi svegliai di pessimo umore. Il sole non c'era. Pensai |
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subito male. "Ieri ho dovuto pregarla perché non mi lasciasse |
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subito, oggi stesso, otto marzo, giornata della donna. L'ho |
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convinta solo del fatto che troppo presto non le conviene. L'ho |
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indotta a pensare che se mi pianta prima dell'esame di recitazione, |
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rischia la bocciatura. Mi ha concesso tre, quattro |
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mesi di proroga dunque, la brava ragazza che per capodanno volle |
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brindare all'eternità del nostro amore! Ma se crede di |
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sfruttarmi, di succhiare il mio sangue senza darmi in cambio |
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niente, o nient'altro che i suoi baci da Giuda, si sbaglia! Le |
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succhierò l'anima ! La provocherò, la spingerò a manifestare le sue |
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zone estreme: le sublimi e le infime, le oscene e le sante, per |
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metterle nella mia storia e renderla più interessante. Te la faccio |
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vedere io l'otto marzo, la giornata della donna! Tu sei una |
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femmina dissoluta! Come l'amante del regista interpretata da Sandra Milo |
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in Otto e mezzo di Fellini: "Ci vuole un trucco più da porca! Fai la |
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faccia da porca! Cammina molleggiando sui fianconi!". |
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Dopo due anni e mezzo che mi sfrutti impudicamente, che mi hai |
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isolato per mungermi con mia consunzione quasi totale, adesso ti |
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accorgi che c'è poco altro da spremere e vuoi macellarmi per cercartene |
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uno più utile, più funzionale alla tua agognata carriera da istriona. |
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Ma io non sono |
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una mucca imbecille nec maxima taurus/victima [1]: saprò capovolgere contro di te la tua |
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intenzione malvagia. Ti provocherò, ti punzecchierò, ti squarcerò |
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fino a farti rovesciare tutto il cattivo umore che hai dentro. E su quella |
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sanie, sul tuo dorso di belva costruirò una storia d'amore |
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rappresentativa di questa età malvagia e superba, nemica della |
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virtù” |
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Lo sbudellamento davanti al fuoco mi aveva riempito l'anima di |
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tali sentimenti cattivi e pensieri ridicoli. Ci incontrammo nella sala |
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della colazione. Per provocarla subito, le feci notare che la |
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cameriera era bella, bellissima, una meraviglia di donna, un vero gioiello. |
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Reagì soltanto con un"non mi piace", simulando indifferenza. |
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Salimmo al rifugio Le cune , sperando che il sole rompesse le |
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nubi, ma non eravamo degni della sua presenza lieta, e rimase |
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nascosto fino a sera. Eravamo cattivi e meschini. A metà |
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giornata ci sedemmo su una panchina di ferro posta non lontana |
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dal ciglio di una voragine aperta verso la visione della Marmolada. Eravamo |
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cupi e imbronciati. Parlavamo di nuovo della nostra situazione |
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infelice aggirandoci attorno ai soliti temi: perversioni, tradimenti, |
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emozioni cattive, e così via. Cercavo di farle dire qualche pensiero |
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nuovo, onde annotarlo tra gli appunti del capolavoro da scrivere; ma |
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quella eludeva le domande, replicando con i luoghi comuni che |
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avevamo codificato insieme negli ultimi tempi a proposito del |
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nostro connubio desolato e corrotto. |
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Ad un tratto per scuoterla volli colpirla in una sua |
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debolezza essenziale, una zona critica e dolorosa dell'anima, una |
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piaga che, appena sfiorata, la faceva dubitare perfino della propria |
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identità. Dissi soltanto:"Ifigenia, sei più bella, giovane e |
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affascinante adesso di quando ti ho conosciuta". Una provocazione che fece cadere |
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la maschera di indifferenza con cui si era protetta |
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fin a quel momento: mi guardò con un'espressione di terrore e di odio, poi |
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disse:"Io non cerco nessuna consolazione del fatto che non sono |
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tanto giovane quanto le fanciulle delle quali senti bisogno tu per |
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eccitare i tuoi nervi stremati". Quindi si alzò e si avvicinò al ciglio |
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del precipizio. Provai compassione della sua debolezza e mi alzai |
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per andare ad accarezzarla, a dirle che se soltanto mi avesse |
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trattato bene, non avrei desiderato altro. Ma non potei farlo. Prima che |
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arrivassi a toccarla, Ifigenia scappò e si rintanò nel rifugio. |
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Rimasi fermo. Poi la seguii adagio. La raggiunsi. Piangeva. Le |
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domandai perché. |
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"Ho creduto che tu volessi ammazzarmi buttandomi giù", rispose. |
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La guardai costernato. Non potevo spiegarle più niente. Dissi |
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soltanto:"Ma va' ". Per tutto il giorno non riacquistò la ragione. Il |
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precipizio l'aveva dentro di sé la ragazza. Era in bilico sul proprio |
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inconscio, un baratro terrificante , ed era in balia del cavallo |
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nero, contorto e massiccio, peloso fino alle orecchie, come quello |
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maligno della biga platonica . |
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Ifigenia aveva |
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un'angoscia cieca e regressiva. L'avevo |
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scatenata |
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con un' osservazione tutt'altro che atroce, eppure |
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insopportabile per la insicurezza. Fino a sera non fu |
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possibile dirle una sola |
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parola senza insospettirla e farla |
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piagnucolare, o addirittura ferirla e vederla infuriata. Come Dio |
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volle, arrivò l'ora di cena. Per fortuna la cameriera della colazione |
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non c'era. Oltretutto in effetti non era un granché. Io non avevo più |
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alcuna voglia di vedere la mia compagna in quello stato pieno di |
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furia o di lagna: mi faceva pena e mi dava fastidio. Il problema |
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principale era se, dopo mangiato, era meglio chiederle di fare |
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l'amore con estrema cautela, o non proporglielo affatto. |
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Mentre la guardavo con sguardo che voleva essere mite, mi |
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sembrò che se avessi fatto una proposta erotica, probabilmente |
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avrei provocato un'altra reazione di dolore o di intolleranza. |
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“Come osi, dopo quanto hai detto? Senza contare quello che |
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avresti fatto se non fossi fuggita in tempo da quel precipizio! Appena in |
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tempo!”- |
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"No, no – pensai –, è meglio stare zitti!". |
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Parlava lei traendo profondi sospiri dal'imo petto. Diceva che tra |
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noi due infelicissimi, si erano alzate barriere di incomprensione |
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alte e fredde più degli algidi monti che incoronano la valle di |
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Fassa. |
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Era molto più commediante e barocca del solito. Sfoderava pose e |
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accenti melodrammatici inconsueti pure per lei, avida di esibire se |
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stessa. Sentivo che qualche cosa non funzionava nel suo cervello, |
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e le rispondevo in maniera generica, come faccio con Stefania, la |
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vecchia amica demente, quando ha le crisi nervose:"Eh sì, |
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purtroppo sì. Sembra anche a me. Del resto tutto può essere". |
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Dicevo che se tra noi non andava bene come una volta, la colpa |
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non era sua né mia: era tutta del fato. "La divinità infatti è |
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invidiosa e turbolenta-citavo-, l'uomo soltanto vicissitudine , e ciò |
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che proviene dal cielo non è consentito stornarlo". Non volevo più |
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litigare né discutere con lei che per quel giorno, secondo le mie |
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previsioni, non avrebbe riacquistato il controllo del cavallo |
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spudorato e demente che la trascinava indietro verso un passato |
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doloroso
e spaventoso. |
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Pesaro 29 agosto 2024 ore 18, 20 giovanni ghiselli. p. s Statistiche del blog All time1614609 Today260 Yesterday352 This month10216 Last month11384
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