lunedì 19 maggio 2025

Ifigenia CXI. La vedetta sventata. La depravata voluptas.

.

 

Dopo cena volevamo amoreggiare ancora prima di separarci per un periodo così lungo: un mese abbondante da passare in castità secondo i propositi per lo meno dichiarati. Però non sapevamo dove potessimo fare il massimo, dato che nella casetta dove alloggiava Ifigenia erano presenti altri due inquilini. La spiaggia era ancora frequentata dal popolo dei villeggianti. Camminavamo dunque lungo un viale alberato e fiancheggiato da alberghi con la smania di trovare un posto per l’ultimo concubitus della stagione, quando, ad un tratto, la giovane donna disse: “Aspetta un momento gianni: voglio chiedere a un mio amico se ci presta la camera”. Rimasi lì fermo. Non sapevo che cosa pensare di questo nuovo colpo di teatro della commediante integrale. La vidi correre verso un albergo, entrarci, e fermarsi a parlare al di là di una porta di vetro traslucido con un uomo biondastro, stempiato, sui trenta. Doveva essere il medico di cui mi aveva detto.

Pensavo: “strano che gli possa chiedere un talamo in prestito se non vi hanno giaciuto insieme, o per lo meno non c’è una grande confidenza  tra loro. Eppure diceva di averlo conosciuto solo alcune ore fa.

Del resto sarebbe ancora più strano che gli chiedesse la camera quasi in mia presenza e per fare l’amore con me, se fosse già il suo ganzo.

Probabilmente vuole ingelosire me con lui e lui con me.

Oppure gli promette di lasciarlo osservare noi due che facciamo l’amore attraverso una finestrella con vista scovata da loro, per rendere più piccante l’empio concubitus che attueranno appena sarò partito”.

 

Mi venne in mente due contubernali italiani presenti a Debrecen nel 1971 i quali nel lasciarmi a disposizione la nostra camera a quattro letti  perché potessi  fare l’amore con Elena, poi mi pregarono di amoreggiare in quello di fronte alla porta, in modo che potessero osservarci a turno dal buco della serratura. Non dissi di no, perché mi serviva la stanza, ma coprii la toppa appendendo un asciugamano alla maniglia.

Dopo mi diedero del Giuda e io mi scusai dicendo che era stata quella pia donna a premunirsi da ogni possibile spionaggio. Quei due bizzarri borsisti erano famigerati in tutto il collegio per le irruzioni nelle docce dove le ragazze russe si muovevano sotto lo scroscio. Appena li vedevano, le sovietiche pudibonde si coprivano le parti intime con le mano e gridavano come aquile. Dopo un paio di volte venne chiamata la polizia che ammanettò e rinchiuse per qualche ora quei disturbatori dalle menti turbate.

 

Vedevo Ifigenia che continuava a parlare con il tipo dai pochi capelli biondi.

 Mi dicevo: “Non la capisco. Dopo centinaia di orgasmi, migliaia di pensieri sul suo conto e tante parole scambiate con lei non so chi sia questa giovane donna, né che cosa voglia da me. Né quanto posso aspettarmi da lei. Mi sto chiedendo da tempo se la sua bellezza mi sia ancora utile o mi danneggi portandomi soltando grandi pene.

Magari un giorno questa Sfinge troverà l’Edipo che risolverà enigmi troppo difficili per me. Oppure Dio, chiunque Egli sia, mi manderà un segno magari durante il mese di Debrecen”.

 Sarebbe andata proprio così, come vedrai lettore.

 

Dopo una decina di minuti Ifigenia tornò, dicendo che la stanza le era stata negata perché già promessa a un altro.

“Quello è un lenone che subaffitta la cella fornicis ai clienti della povrnh, che lo mantiene”, pensai.

Noi due finimmo da un’affittacamere matta. Un altro luogo equivoco.

 Ifigenia  precisò di non esserci mai stata prima. Ne aveva solo sentito parlare. Questa scusa non richiesta riattizzò i sospetti, ma tacqui perché volevo fare una scorpacciata di sesso poi partire.

Facemmo l’amore diverse volte con gusto triste, una depravata voluptas. Alle tre della notte eravamo sazi e ci salutammo con una formula che avremmo continuato a usare sebbene già allora fosse discrepante rispetto ai fatti: “Ti amo. Fidati. Mi fido.”

Arrivai a Bologna che era già quasi l’aurora. Non sapevo che cosa sarebbe accaduto. “Lascia fare al destino- mi dissi- il futuro verrà e parlerà svelando ogni latenza”.

 

 

 

Bologna  19 maggio  205 ore 15, 38 giovanni ghiselli

 

p. s.

Sto andando a tenere una conferenza nella biblioteca Ginzburg di Bologna. Inizierò alle 17

Questo è il link per seguire da lontano.

Presenterò l’Ulisse di Joyce confontato con quello di Omero

 

https://meet.google.com/sjy-euew-hxx?authuser=0&hs=122&ijlm=1744810639363

 

 

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Ifigenia CXI. I due commedianti recitano a soggetto. La satanessa e il mistificatore.

 

Le risposi cercando di non celare né mascherare i pensieri e i sentimenti che ancora covavo: “Ascoltami ora Ifigenia. Se, come dici, mi ami, perché non eviti di colpirmi quasi ogni giorno con il sospetto e il dispiacere della gelosia? Io non sono mai stato geloso senza motivo. E so  che una donna innamorata di un uomo vuole renderlo certo della propria fedeltà, e non sente la voglia malsana di metterlo in ansia ricordandogli di essere desiderata e corteggiata da diversi maschi intraprendenti, sfrontati e invadenti”

“Tu stammi bene a sentire” mi interruppe, e replicò dopo avere cambiato la solita maschera da ragazza scherzosamente civetta con quella di donna dura e accigliata.

L’avevo toccata nel punto debole e dopo la parte consueta della Rosina  docile e insinuante si mise a recitare quella della tremenda vipera dalle cento trappole. Mai, quasi mai che mostrasse il suo volto, se pure ne aveva ancora uno suo. Le sue parti più espressive erano i seni sodi e i fianchi vigorosi.

“Io parlo con chi mi va, senza chiedere il  permesso a nessuno. Però il mio amore, se ancora ti sta a cuore, è tutto e solo per te. Se ti fidi, bene, se no lasciami tu”

“Ho capito” risposi cercando il tono e la maschera da contrapporle. “ Con te voglio un rapporto alla pari anche se siamo diversi per età, esperienze e altro.

 Facciamo così: anche io a Debrecen, se ne avrò voglia, uscirò per parlare con chi troverò interessamte e interessato alla mia compagnia. Ma vorrei pure rimanerti fedele.

Molti però sono i casi imprevisti e se accadesse che un evento sismico scuotesse questo proposito mio, ti avvertirei subito con un telegramma. Tu per piacere fai lo stesso con me. Va bene ?”

Ifigenia rispose con un risentimento che si confaceva alla maschera appena indossata

“Gianni, tu non mi conosci. Io non permetto a cicchessia, di spingermi a fare quello che non ho deciso io stessa. Te l’ho già detto e non voglio ripeterlo ancora. Te ne puoi andare subito, se non ti fidi.”

Ero stupefatto da tanta durezza . Ifigenia notò che ero rimasto interdetto ed ebbe timore di avere esagerato, sicché riprese la posa della giovane donna   docile e rispettosa, obbediente, dolce amorosa.

Ma aveva sempre pronte le cento trappole.

“Dai, tesoro, non diffidare di me. Io ti amo, ti adoro e mi fido ciecamente di te. Facciamo di tutto per rimanere insieme: quest’anno siamo stati molto felici! Il prossimo anno lo saremo ancora di più. Vero Gianni?”

“E’ vero”- risposi simulando convinzione e  conservando l’’intima riserva  necessaria alla mia sopravvivenza con tale satanessa dai crini serpentini “siamo stati molto felici e lo saremo ancora  di più”.

Così smettemmo di arzigogolare e facemmo l’amore senza gioia. Poi tornammo  alla riva. Erano le sette di sera.

 

Bologna 19 maggio  2025 ore 11. giovanni giselli.

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domenica 18 maggio 2025

Ifigenia CX. Parole scritte nel vento e nell’acqua.


 

Dicit: sed mulier cupido quod dicit amanti,
in vento et rapida scribere oportet aqua
. (Catullo, 70, 3-4)

 

Probabilmente le storie del ferroviere e del medico erano due calcolate commedie recitate per darsi importanza e occupare i miei pensieri. Infatti se avesse progettato di fare sesso con questo o con quello, non mi avrebbe messo in allarme; del resto se avesse rispettato i miei sentimenti trattandoli con la dovuta delicatezza non mi avrebbe dichiarato la propria disponibilità a essere corteggiata.

 Ero oramai quasi certo che non poteva funzionare tra noi.

Lo stesso sciacquio dell’acqua marina sulla riva sembrava echeggiare  i gemiti della mia pena. Sunt lacrimae maris.   

Volli comunque parlarle in modo diretto, fino a provocarla perché si scoprisse e si arrivasse alla conclusione.

Debrecen poteva salvarmi ancora una volta.

Dissi: “Ifigenia, se costui o qualsiasi altro uomo è importante per te, dimmelo con tutta chiarezza: io posso continuare a percorre la mia strada, metodicamente, da solo. Se hai delle curiosità erotiche, cavatele: io non voglio incepparti o impicciarti. Se hai bisogno di altre esperienze, falle pure con chi ti pare bello e giusto, però non pretendere che io viceversa rimanga  devoto alla tua persona. Mi interessa un rapporto di reciprocità con te. Se vuoi essere la mia compagna impegnativa, impegnati a tua volta a non farmi quanto io non faccio a te. Se invece preferisci riprenderti la libertà, o licenza che sia, fallo senza tante circonlocuzioni, astuzie e mezze misure, poi dimmelo con tutta chiarezza e lasciami andare a Debrecen senza il dilemma angosciante se devo mantenere la fede  promessa,  forse in maniera malcauta, o se invece faccio bene a romperla e togliermi il pensiero. Poi, una volta tornato in Italia, troverò un’altra compagna magari meno giovane e  bella di te, ma tale che non mi crei certi problemi di cui sicuramente non ho bisogno. Non posso più tollerare un rapporto tra noi che non sia di rispetto reciproco.

Ti chiedo di rispondermi con tutta chiarezza”.

 

Ora so che erano parole inutili con tale persona. Sarebbe stato meglio  tacere.

 

Ifigenia sperava che la gelosia mi avrebbe reso più pazzo di Otello e prono ai suoi piedi per giunta, sicché assunse l’espressione dello stupore davanti a un imprevisto, e disse: “Che cosa hai pensato tesoro? Io con gli uomini parlo e finisce lì. Non avere paura Gianni; come te ce ne sono davvero pochi, anzi tu sei l’unico che possa davvero piacermi e io voglio stare con te. Tu non devi avere dubbi sul mio amore e la mia fedeltà. Fidati”.

Non mi  lasciai abbindolare, tuttavia sentivo che il tempo non era maturo  per l’exitus definitivo. Era destino che la nostra storia continuasse. Infatti se fosse finita quel 21 di luglio, un paio di anni prima dello scoppio del tuono, tipo quello udito da Edipo a Colono o da Hans Castorp su La montagna incantata, sarei andato a Debrecen a consolarmi, bevendo birra nel casinetto del tennis, correndo nello stadio prospiciente e facendo del sesso nella camera 4 del secondo collegio come nel decennio passato, e forse non avrei scritto questo romanzo ricco di  casi né avrei capito tante cose, né le avrei fatte capire a voi che mi leggete. Altro dolore doveva esserci perché potessi scrivere l’ epica del tempo della mia vita, un opus optimum casibus appunto.

Intanto volevo sentirla parlare ancora del nostro futuro.

Non potevano essere parole buone né veritiere le sue, poiché il futuro è sempre conseguente ai pensieri e alle azioni  che lo precedono, non certo alle promesse che sono spesso scritte nell’acqua, soprattutto quelle tra gli amanti, come avverte Catullo citato sopra, cui aggiungo Plauto: “Res potiores verbo” ( Aulularia, 693)  

 

Bologna 18 maggio 2025 ore 18, 30 giovanni ghiselli

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Ifigenia CIX. La Sfinge e il mostro della gelosia.


 

Arrivai alla spiaggia di Misano nel primo pomeriggio. Mi diressi al suo ombrellone dove aveva detto che mi avrebbe aspettato, ma non la vidi. Una sua conoscente, mentre mi avvicinavo con aria interrogativa, si alzò di scatto dalla sdraia e corse verso la riva. Poco dopo apparve Ifigenia. Correva anche lei e mi si accostò trafelata.

Mi baciò poi disse: “scusami: stavo parlando con un ragazzo. Veramente è un uomo più o meno della tua età, un medico simpatico, biondo. Con lui questa mattina ho fatto un giro in moscone e un po’ di amicizia. Mi ha parlato delle sue amanti e dei loro mariti gabbati. Forse durante la tua assenza uscirò qualche volta con lui tanto per non rimanere sempre rintanata  in quella triste casetta”.

Mi venne in mente una frase cruda ma lucida di Cesare Pavese: "Una donna, con gli altri, o fa sul serio o scherza. Se fa sul serio, allora appartiene a quell'altro e basta; se scherza, allora è una vacca e basta"[1].

La scrutavo pensando: “questa che cosa vuole da me? Ingelosirmi, sottomettermi facendomi soffrire?”.

Ero costretto di nuovo a rimuginare per decriptare questa sfinge che mi proponeva enigmi inquietanti.

Dall’entroterra avanzava per giunta un’afa pesante, caliginosa, che cominciava a coprire la spiaggia. Anche gli aspetti più belli dell’estate matura ne venivano contaminati e deturpati, perfino le cosce delle fanciulle fiorenti, la cosa mortale più degna del cielo, ne venivano deformate e insozzate: grondavano di goccioline opache. Sembravano gli schizzi schifosi dell’ empia libidine di un uomo  sifilitico eppure non ancora impedito di fare del male.

Dovevo parlare a quella donna ancipite e volevo farlo lontano da orecchie curiose e pettegole, sicché prendemmo un moscone. Mi diedi a remare con lena muta e rabbiosa finché ci trovammo lontani dalla folla chiassosa dei turisti e fuori dalla nebbia che ormai nascondeva la spiaggia con il suo popolino di villeggianti.

La fatica impiegata con le braccia, che sono la parte meno allenata del mio corpo, mi aveva aiutato a stenebrare l’offuscamento della mente. Capivo che la giovane donna, collega e amante dal fisico appetitoso in sé, e ghiotto assai per molti uomini, aveva fatto calcoli impuri dettati dalla voglia disonesta di rendere malati i miei sentimenti. Colei voleva schiacciarmi sotto l’angoscia  plumbea della gelosia parlando in modo talmente ambiguo da lasciarmi dei dubbi sul proprio comportamento sessuale, da mettermi nel cervello l’agente patogeno che mi tenesse legato alla sua persona equivoca con il vincolo delle emozioni cattive.

Il mostro dagli occhi verdi che si fa beffe del cibo che mangia[2] mi tormentava di nuovo

 

Avvertenza: il blog contiene 2 note e il greco non traslitterato.

 

Bologna 18  maggio 2025 ore 11, 39 giovanni ghiselli

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[1] Il mestiere di vivere, 27 dicembre 1946.

[2] Cfr"the green-eyed monster, which doth mock/ the meat it feeds on " (Shakespeare, Otello , III, 3) il mostro dagli occhi verdi che si fa beffe del cibo di cui si pasce.

sabato 17 maggio 2025

Ifigenia CVIII. Il ritorno a Bologna, poi al mare. M’ama o non m’ama? Dilemma falso.


 

Il giorno seguente girammo per Roma da soli. Ifigenia non piangeva né rideva né parlava. A un tratto accusò una stanchezza pesante e ci sedemmo a un tavolino senza dire nulla di significativo. Era una situazione penosa.

Due persone che hanno in comune soltanto l’interesse sessuale, sia pure reciproco, dovrebbero frequentarsi solo per il tempo del coito, magari ripetuto varie volte, ma poi ognuno farebbe bene a tornare nel proprio ambiente, tra persone con le quali abbia diversi interessi comuni e   argomenti di cui parlare.

L’uomo, se non è animale linguistico e animale politico, è animale senz’altro.

La sera fummo invitati dalla cugina paterna Cristina che prima di cena, mentre dalla terrazza di casa sua  si osservava il sole che calava tra i pini, mi domandò: “E’ questa la donna giusta per te? L’hai trovata finalmente?”

In fondo, dopo tanti anni passati a cercare la felicità amorosa con una compagna che mi piacesse, potevo avere colto questo bersaglio. L’aspetto di Ifigenia lo faceva pensare. Anche l’amica Atonia, dopo avere visto  l’amante dal bell’aspetto,  mi disse: “Vedrà ghiselli che questa la sposa”.

Non risposi in presenza  della ragazza che del resto non credo volesse diventare mia moglie.

A Cristina, mentre Ifigenia era nel bagno, risposi: “Non credo. La vita ha già frantumanto tante donne dentro il mio cuore, e questa non sarà l’ultima, credo”.

Come dio volle, la vacanza romana finì. Arrivammo a Bologna di notte. Ifigenia lamentava malesseri vari. Neanche io mi sentivo bene: difatti stavamo prendendo coscienza del nostro fallimento come coppia. Per concludere la giornata in consonanza con tutte le noie del viaggio, Ifigenia volle cercare una farmacia aperta per comprare dei sedativi. Si sentiva male con me, almeno quanto io con lei. La riportai a casa. Il giorno dopo  sarebbe tornata a Misano, io a Pesaro. Poi sarei partito per Debrecen.

La mattina del 21 luglio preparai le valigie impiegandovi un paio di ore perché dovevo rimanere lontano da casa per un mese abbondante e al ritorno dall’Ungheria  il tempo sarebbe già stato prossimo alle prime brume.

Questo lungo periodo di separazione doveva essere un esame con due possibili esiti: ci avrebbe  separati per sempre o ci avrebbe rinnovati e riconciliati.

Ancora non sapevo che  la risposta al dilemma amoroso è sempre negativa. L’amore che funziona non suscita dubbi e non richiede esami,

Un po’ dopo il tocco, troncati i saluti delle donne di casa, parecchio turbate e già molte volte tornate a salutarmi, raccomandandomi prudenza, attenzione, cautela, partìi con la nera Volkswagen verso Misano dove ci sarebbero stati altri saluti, non senza atti d’amore e tentativi di chiarimenti sulle intenzioni riguardo a quel mese di separazione e sui progetti relativi al successivo anno scolastico che è il calendario fondamentale degli insegnanti, soprattutto se sono non soltanto colleghi ma costituiscono una coppia, irregolare per giunta e  dalla felicità malsicura.

 

Bologna 17 maggio  2025 giovanni ghiselli ore 19, 11 giovanni ghiselli

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Inglese, Greco, Latino. Capitolo I Telemaco. La torre. Ultima parte da pagina 20 a p. 22.

 

Readheaded women buck like goats- le donne dai capelli rossi cozzano come capre. Goats  cfr, latino haedus capretto.

I rossi sono spesso reputati cattivi. Forse anche per questo hanno del fascino. Qui da noi sono rari. Una  finlandese rossa è stata importante nella mia vita. In effetti non era mite né buona: la ricordo quale “bipede leonessa- divpou~ levaina[1].  Cfr. Eschilo, Agamennone, 1258.

 

Scelgo e inserisco alcune espressioni efficaci per suggerire un eloquio differente dalla petulanza di chi chiacchiera con parole incolori,  ordinarie,  imprecise, per lo più logorate  dalla continua ripetizione, noiose e inascoltabili.

 

Dedalus  si sente chiamare dal mare da una voce dolce canora-

A voice sweettoned and sustained called him from the sea 22

Voice 22 voce, latino vox.

Tone 22 latino tonus, tensione, tono, suono, Greco tovno~ , tensione cfr. teivnw tendo. Anche metro e ritmo musicale.

Sustained latino sustinēre to up hold

 

The curve la svolta latino curvus incurvato

 

L’ultima parola è Usurper 22, usurpatore. Haines e pure Mulligan? I proci?. Latino usurpare, da usu+rapio. Usurpata mulier è una donna presa a coabitare.

Bologna 17 maggio 2025 ore 18, 45

p. s.

Ho rinunciato a 2 ore di studio per vedere la tennista Jasmine Paolini. Non interessa particolarmente il tennis e non guardo giocare Sinner. Ma Jiasmine Paolini è una donna meravigliosa. Incarna la gioia di vivere. E’ creazione e creatura di  un Dio buono.

 

 

 

 



[1] Racconto la nostra storia bella e tragica nel mio romanzo Tre amori a Debrecen. (pagine 167- 232) Si trova in prestito nella biblioteca Ginzburg di Bologna. Non compratelo! 

Altre parole inglesi collegabili a parole greche e latine. Capitolo I Telemaco. La torre. Seconda parte da pagina 14 a p. 19

Altre parole inglesi collegabili a parole greche e latine.

Capitolo I Telemaco. La torre . seconda parte da pagina 14 a p. 19

 

Entirely  completamente 14, latino integer acc. integrum intero

 

To pay 14  pagare  latino paco-are pacifico, pax.

 

Crust  14 crosta latino crusta panis.

 

Buttered imburrato- butter burro latino butyrum greco bouvturon

 

both entrambi latino  ambo greco a[mfw.

 

To search cercare latino circo- circare fare il giro- circus-

 

Miracle miracolo latino miraculum, prodigio, meraviglia, miror

 

Expects15  si aspetta latino exspecto- are- aspetto

 

Point punto latino punctum.

 

Gulf golfo, greco kovlpo~ - anche seno di donna- late Gk kovlfo~-

 

Rent 17 affitto latino reddo- do in cambio-. redditus, reddita  poi nasalizzato in rendita

 

He moved 18 egli mosse latino moveo movēre.

 

 Jew, Ebreo, latino Iudaeus. Greco   jIoudai`o~

 

Grim 19 ghigno, cfr. greco cremetivzein, nitrire usatp anche metaforicamente, cioè trasferito dal cavallo.

 

Master 19 padrone cfr. latino magister.

 

Church 19 chiesa, cfr. greco kuvrio~ signore e kuriakov~ del signore

 

To blame, biasimare, cfr. latino blasphemare e greco blasfhmei`n bestemmiare.

 

Mockery canzonatura, motteggio cfr. latino mucus, moccio.

 

Bologna 17 maggio 2025 ore 12, 02 giovanni ghiselli

 

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venerdì 16 maggio 2025

Altre parole inglesi collegabili a parole greche e latine.


CapitoloI Telemaco. La torre . seconda parte da pagina 10 a pagina 13

 

Brain 10 cervello  greco brecmov~ the top of the head.

 

 Rattling  10 fare fracasso cfr. Greco krovtalon sonaglio

Nel  dramma satiresco Ciclope di Euripide, il Sileno definisce Odisseo krovtalon drimuv, sonaglio petulante, razza di Sisifo (v.104).

 

School 10 scuola latino schola, greco scolhv tempo libero-per studiare-

 

Druyds Druidi 10 latino Druides –um e Druidi sacerdoti celti (in Cesare, Tacito e altri)

 

I carried 10  portavo cfr. latino carrus e carrum parola celtica.

 

Incense incenso, latino incensum participio passato di incendo  e sostantivo incenso.

 

Server  of a servant servitore di un servo latino servus, schiavo.

 

Milk latte latino mulgeo mungo, greco ajmevlgw mungo.

 

Praised 13, vantava, apprezzava, latino pretium

 

Taste it 13 lo assaggi latino taxare intensivo di tangere toccare.

 

Teeth 13 denti latino dens- dentis da una radice dent

 

Eating cheap food si mangia cibo di scarso pregio- to eat mangiare, latino edo, greco e[dw, tedesco essen

 

Streets 13 strade latino strata participio passato femminile di sterno. Tedesco strasse.

Bologna 16 maggio 2025 ore 18, 54 giovanni ghiselli

 

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Parentele etimologiche.

Torno a segnalare alcune parole inglesi collegabili a parole greche e latine  che si trovano nell’Ulisse di Joyce.

Presenterò questo romanzo il prossimo 19 maggio dalle 17 nella biblioteca Ginzburg

 

Questo è il link per accedere all'incontro online https://meet.google.com/sjy-euew-hxx?authuser=0&hs=122&ijlm=1744810639363

 

Riprendo le parentele  linguistiche partende dal primo capitolo dell’Ulisse di Joyce non considerato precedentemente

 

CapitoloI Telemaco. La torre . Prima parte

 

jejune jesuit- 4- miserabile gesuita-  cfr. Latini ieiunus, affamato.

 

Sweet mother dolce madre 5 cfr. latino suavis e greco hJduv~ dolce

 

Aunt zia, cfr. latino amita sorella del padre.

 

Odour 5 odore, latino odor, greco o[zein avere odore buono o cattivo.

 

Wetted ashes 5 ceneri bagnate. Wet allied by graduation to water, greco u{dwr, russo voda.

 

Fit  6 adatto , to fit andare bene cfr, latino factus.

 

Smoke fumo cfr. Greco smuvcw, brucio.

 

To choose scegliere  latino gustare,assaggiare; greco geuvomai.

 

Rage 6 rabbia latino rabies

 

Mirror specchio, latino miror , mirari, vedere con meraviglia.

 

Give up 9 desisti. Una curiosità: a Bologna dicono dagliela su! (give up   quasi alla lettera)

 

Bologna 16 maggio 2025 ore 11, 37 giovanni ghiselli

 

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giovedì 15 maggio 2025

Ifigenia CVII. L’oppressiva e l’oppresso.


 

Il 14 luglio andammo a Roma dove restammo qualche giorno. Giorni pesanti. La parte organizzativa era tutta sulle mie spalle. Ifigenia mi ostacolava con lamentele e con pianti. Se voleva bere, diceva: “ gianni, ho sete” magari mentre ero in fila per comprare i necessari biglietti. Parassitaria era colei, non collaborativa.

Cosa potevo rispondere, infilato com’ero nella coda davanti al bigliettaio?

“ Dunque vai a bere”. Quella allora si immusoniva. Poi ribatteva rincarando la dose: “Ma io ho tanta sete!”.

Voleva mettere alla prova il proprio potere sulla mia persona.

 “Vai subito a bere”, replicavo a mia volta.

In treno avevamo i posti prenotati ma Ifigenia voleva stare seduta sulle mie ginocchia e mettermi le mani sugli occhi  per impedirmi di leggere, osservare altre persone, pensare. Se la scostavo, prendeva l’atteggiamento della creatura offesa. Qualunque cosa cercassi di fare, se lei non ci entrava, si inseriva, mi interrompeva senza del resto avere nulla di interessante da dire. Sapeva solo rovesciarmi addosso una serie di moine ormai trite e stucchevoli. In generale provavo noia e stanchezza ma in certi momenti con abile mossa furtiva, segreta, la giovane donna riusciva a riattizzare il fuoco erotico ancora non spento del tutto.

 Passammo un bel quarto d’ora dopo la stazione di Arezzo in un minuscolo bagno dove ci chiudemmo e amoreggiammo appoggiati a una parete che traballava assecondando i nostri tripudi frenetici.

 Giunti all’altezza di Borgo Sansepolcro mi genuflessi devotamente e indirizzai un bacio verso il cimitero dove riposavano già i carissimi miei nonni materni Margherita marchigiana e Carlo toscano.

Siamo un misto di Italia centrale. La nonna era pesarese con mamma di Recanati. Sua zia aveva sposato Rodolfo Antici, nipote di Adelaide la mamma di Giacomo.

Quando lo dissi a Claudio l’amico mi toccò la schiena e domandò: sì, ma dove hai messo la gobba?”.

Risposi che non eravamo consanguinei:  c’era solo una parentela acquisita.

Tuttavia l’ho presa fin da bambino come un segno del cielo rendendola fratellanza spirituale.

 

Giunti a Roma, Stefano, il simpatico cugino paterno,  ci prestò il suo appartamento. La sera non  tardi ci sistemammo nell’alloggio generosamente offerto. Posati i bagagli,   Ifigenia si allungò nel letto matrimoniale. Io entrai nel bagno e ne uscìi poco dopo con il giornale che avevo appena sfogliato e volevo leggere . Lo faccio ogni giorno: c’è qualcosa di male? Nella casa di Pesaro i giornali non entravano: “roba da comunisti”, dicevano.

 Dovevo primeggiare nel liceo classico utilizzando soltanto i manuali. Ho voluto rifarmi di questo.

 Avevo indosso delle mutande bianche, leggere. Ifigenia mi aspettava seduta nuda nel letto e, come mi vide, si mise a piangere quasi fossi tornato tutto coperto di sangue.

“Stai poco bene?” le domandai. Rispose che quella casa la sconfortava.

Un altro vizio suo era quello di lamentarsi della sistemazione che trovavo quando si viaggiava insieme. Non c’era verso che gliene andasse bene una.

Alla pulizia io tengo, ma sono un imitatore di Santo Francesco, e non devo permettermi il grandhotel pentastellato. Oltretutto non mi piace.

Più tardi mi confessò che aveva pianto vedendomi entrare nella stanza da letto con le mutande indossate, e  il giornale in mano invece che nudo, bramoso e proteso verso la sua bellezza priva di ogni barriera . Era una fortuna per me la sua disponibilità ma io non ero in grado di capirlo. Le ero sembrato il tipico marito scimunito, magari pure depravato.

Più di una volta ho visto una bella donna stimolante diventare un fardello pesante, oppressivo. Oppure andarsene via dopo un mese o anche meno.

Per questo a 80 anni suonati non so nemmeno chi mi seppellirà.

Meglio da una parte: così non so nulla di cenoni né di mercanti in fiera e altri pessimi impieghi del poco tempo che abbiamo.

Ho sempre avuto fermo “il disiro” a quell’onesto Giovanni “che volle viver solo”. L’onesto Giovanni precursore e il poverello imitatore di Cristo.

 

Bologna 15 maggio 2025 ore 19, 13 giovanni ghiselli

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Sopravvivenze di latino e pure di greco nell’inglese di Joyce. XIII parte.

 Prima  parte  del settimo episodio:  Eolo il giornale (cfr. X canto dell’Odissea)

 

Hibernian metropolis 104. Hibernia è il nome latino dell’Irlanda, hiberna tellus= terra invernale.

 

Clanging ringing sono i tram che sferragliano e suonano. Clang latino clango, risuono; greco klagghv strepito.

 

loudly 104 rumorosamente- loud- rumoroso- latino clutus celebre greco klutov~,  kluvw ascolto.

 

Porter 105 portiere a gate keeper, latino porta.

 

Umbrella latino umbra.

 

Solemn latino solemnis latino sollus intero annus anno

 

Saviour salvatore to save latino salvare, sanare

 

Machines macchinari, latino machina, greco mhcanhv.

 

Rule  the world today 106 i macchinari oggi governano il mondo rule latino  rego, regula

 

 Stop 107  latino stuppa stoppa, greco stuvpph – stoppa per tappare-to stop

up

 

 work  lavoro, greco e[rgon, opera

 

various  latino varius, variegato.

 

Use uso, latino usus-us .

 

Bologna 15 maggio 2025 ore 18, 38  giovanni ghiselli

p. s.

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