venerdì 31 ottobre 2025

Un film che va visto.


Ho visto il film Bugonia di Yorgos Lanthimos. E’ un capolavoro. Vi si legge la condanna del genocidio di Gaza che coinvolge tutta l’umanità. Lo recensirò presto.

 

Bologna 31 ottobre 2025 ore 22, 41 giovanni ghiselli

 

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Dostoevskij Memorie del sotto suolo. Tredicesima parte. L’odio per il servo. La cagnara. Arriva Lisa.


I pensieri vagabondi poi vertono sull’aiutante Apollon “con le sue impertinenza”. Per l’uomo del sottosuolo tutto è problematico

“Quello sì che mi faceva perdere l’equilibrio!”

 

Perché, il resto no?

 

“Era la mia piaga, un flagello mandatomi dalla Provvidenza!

 

Non lo salva nemmeno la “provvida sventura” dal momento che la provvidenza presto o tardi porta il bene secondo Seneca poi anche Manzoni.

 

“Io lo odiavo. Dio mio, come lo odiavo!”

Evidentemente questo personaggio si nutre di odio.

“Non si sa perché aveva per me un disprezzo senza limiti, e mi trattava dal’alto in basso in modo intollerabile”

Evidentemente il nostro si metteva in tale condizione.

 Gli sembrava che il suo aiutante, Apollon, non dubitasse mai di sé. Era pedante e pieno di orgoglio

“Con me si comportava come un despota”.

 

 Tutti i rapporti instaurati da quest’uomo sono ribaltati. Questi due incarnano la dialettica hegeliana di servo e signore.

 

“Accettava di non far nulla per un compenso di sette rubli al mese”. Il nostro seguita a elencare i difetti odiosi di quest’altro disgraziato. “Ma non potevo scacciarlo, quasi fosse chimicamente combinato con la mia propria esistenza”

Una simbiosi malata dunque. Come ce ne sono tante del resto.

“Il mio quartiere era il mio rifugio, il mio guscio, il mio astuccio, in cui mi nascondevo a tutta l’umanità, e Apollon mi pareva far parte del quartiere, sicché per sette anni interi non potei scacciarlo. Il “quartiere è la tana di quest’uomo

Il nostro volle dare una lezione a quel poveretto sospendendogli il salario e senza dargli spiegazioni. “No volevo darglielo perché così mi piaceva.. perché tale era la mia volontà padronale”.

 La vita di costui è sempre un pendolo tra masochismo e sadismo.

Ma la sua volontà non resse nemmeno quattro giorni. L’aiutante lo fissava severamente. Tra i due correvano sguardi di sfida. A volte l’aiutante sospirava a lungo per fare capire in quale abisso era caduto il suo datore di lavoro; allora questo si infuriava e gridava ma poi pagava il dovuto. Di solito le cose andavano in tale maniera.

Questa volta invece scoppia una lite tra i due. Raccontarla e udirla sarebbe bassa voglia. Mi limito a riferire che il padrone dava in escandescenze mentre l’aiutante “rispondeva con disumana sicumera”. Era sul punto di passare alle mani quando Apollon andò verso la porta, tornò e disse: “C’è di là una che chiede di voi” e lasciò entrare Lisa. “Non se ne voleva andare e ci considerava con aria beffarda. Via!Via! gli ordinai smarrito. L’orologio batté le sette.

 

Bologna 31 ottobre 2025 ore 17, 48 giovanni ghiselli

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Dostoevskij Memorie del sotto suolo. Dodicesima parte. Verrà o non verrà?


 

L’indomani il nostro pensava di avere esagerato.

“Io esagero tutto, questo è il mio punto debole, mi ripetevo di continui.

 

A parer mio l’esagerazione è anche la forza di Dostoevskij.

 

Si aspettava che Lisa andasse a trovarlo: “Verrà, Verrà senza meno” –esclamavo passeggiando rabbiosamente per la stanza. Era iin bilico tra la speranza e il terrore che venisse.

“Accidenti al romanticismo di questi cuori puri! Oh schifo, oh stupidità, oh mediocrità di tutte queste sudicie anime sentimentali”

Recita anche da solo passeggiando per strada o nel suo covo. Poi si fermava, “grandemente turbato”.

E’ sempre in posa.

Era del resto anche compiaciuto di quel suo “idillio d’accatto, libresco, imbastito su due piedi. Poche parole per disporre a proprio piacimento di tutta una vita umana”.

 

Penso alle donne che ho amato con la mente e con il cuore: quelle che hanno determinato la mia vita spingendomi a studiare, a primeggiare, a scrivere. A partire da due o tre donne di casa, poi altre quattro o cinque non consanguinèe. Nessuna delle altre mi ha cambiato la vita.

 

Talora il nostro psicopatico voleva andare da lei a pregarla di non recarsi da lui. Ma poi lo assaliva la rabbia e avrebbe voluto percuoterla, insultarla, sputacchiarla. Però i giorni passavano, lei non veniva e lui si tranquillizzava.

Ma dopo le nove prendeva coraggio e pensava di salvarla: “La coltivo, l’istruisco” 138. lei lo avrebbe amato: “Infine ella, tutta turbata, bellissima, tremando e singhiozzando si butta ai miei piedi e mi dice che sono il suo salvatore e mi ama”. Lui avrebbe preso tempo dicendole che non aveva preso l’iniziativa per delicatezza ma “ora tu sei la mia creatura sei pura, sei bella, tu sei la mia inclita sposa”.

 

Chi non ha sospirato in questo modo pensando a un amore impossibile magari durante l’adolescenza quando siamo in cerca dell’identità e della rivincita?

Nel romanzo L’adolescente del 1874 il protagonista è un ragazzo che cerca di trovare l’amore e la sua parte nella vita.

Ma questo uomo non è un adolescente: è un adulto squilibrato, pericoloso.

 

“Eppoi viviamo insieme felici e contenti, andiamo all’estero ecc. Insomma, andava a finire che facevo schifo  a me stesso che mi facevo da me stesso uno sberleffo”.

Quindi altri pensieri in contraddizione tra loro come i sentimenti di questo pazzo.

“Del resto non lasceranno uscire la donna di malaffare, specialmente di sera. Però mi ha detto che non è del tutto schiava laggiù  e allora verrà che il diavolo mi porti, verrà senza meno” 139

 

Bologna 31 ottobre 2025 ore 16, 35 giovanni ghiselli

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L’utilità del ponte.


Il ponte sullo stretto probabilmente non si farà per altri decenni ma intanto serve a ignorare che a Gaza vengono ammazzati tanti altri innocenti inermi nelle “scaramucce” giornaliere di questa finta tregua.

 

Bologna 31 ottobre 2025 ore 15, 41 giovanni ghiselli

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Dostoevskij Memorie del sotto suolo. undecima parte.


 

L’uomo del sottosuolo torna a casa sua calpestando la neve fradicia che cadeva a falde.  Fece un sonno di piombo e la mattina svegliatosi restò persino stupito della propria sentimentalità con Lisa. Questi commedianti si spaventano quando sfugge loro un attimo di sincerità.

Gli spaventi e le compassioni gli sembravano “accessi di nervi da donnetta isterica” (133)

“E poi perché le ho dato il mio indirizzo? E se viene? Del resto favorisca, venga pure; che mi fa?”

Quindi gli venne in mente che doveva salvare la sue reputazione con Zverkov e Simonov. A questo doveva del denaro. Lo chiese in prestito al capoufficio. Mentre firma  la ricevuta  si vanta della  “bella” serata precedente passata in “lieta” brigata”. Quindi scrive a Simonov chiedendo scusa per il comportamento della sera prima. Scuse da estendere a Zverkov. Il nostro è davvero un verme. Era contento della “leggerezza di tono” assunta dalla sua penna. “Confessare i passati errori non disonora il bravo” . Sente di essere “un uomo evoluto colto e cosciente del nostro tempo”. Un’ennesima posa. La sera esce e passeggia.

Al calar della sera e con l’infittirsi delle tenebre le sensazioni e i pensieri mutavano. Determinismo causato dal buio. Incrociava visi di mercanti, arugiani, preoccupati fino a diventare feroci mentre andavano a casa. Probabilmente verso una situazione tragica. Lui stesso soffriva di rigurgiti della coscienza.

“Mi tormentava di continuo il pensiero che sarebbe venuta Lisa”. Gli dispiaceva che vedesse in quali condizioni viveva “Ieri sera ho fatto con lei l’eroe. In casa la miseria è totale. La mia veste da camera un vero straccio. Il servo di casa, Apollon è un animale che tratta il padrone con disprezzo  Dovrò di nuovo mettermi  quella maschera disonesta, menzognera!” 136.

 E’ difficile dissimulare la miseria. E’ molto più facile simularla quando questa in certi ambienti anomali può farti attribuire del credito.

Poi la sua mente fa una svolta e cerca di rivalutare la sera  precedente: “Volevo appunto risvegliare in lei nobili affetti”. Lisa gli torna in mente  in vari modi e non lo lascia in pace. Ricorda “quando nella stanza avevo acceso il fiammifero e veduto il suo viso pallido e distorto,  e il suo sguardo da martire. E che penoso, che disumano torto sorriso aveva sulle labbra in quel momento! Ma non sapevo ancora che anche dopo quindici anni mi sarei figurata Lisa  proprio con quel penoso, torto, inutile sorriso che aveva avuto allora sulle labbra” 137

Un’immagine spettrale, comunque epifanica, rivelatrice della tragedia di questa povera, miseranda ragazza e dell’anima tenebrosa e malata di questo uomo del sottosuolo.

Bologna 31 ottobre 2025 ore 12, 06 giovanni ghiselli

 

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Dostoevskij Memorie del sotto suolo. decima parte. Le lettere: verba e Verbum.


Il nostro commediante da bordello pensa di avere messo troppo pathos nelle sue parole “al punto che stavo per soggiacere a una crisi di soffocazione. Pathos dunque provocato e vissuto, quindi recitato da attore con lungo mestiere.

Sentiva anche di avere spezzato il cuore della ragazza. “Il gioco mi trascinava”. E’ uno che gioca con il cuore proprio e di chi gli capita a tiro.

Si osserva come in uno specchio: “Mi accorgevo di star parlando pesantemente, affettatamente, librescamente addirittura”.

E’ difficile non diventare libresco quando si passa molto tempo sui libri. Il tono libresco può aiutare se non è esagerato.

La ragazza dava segni di disperazione. Aveva abbrancato il cuscino e “il suo petto pareva spezzarsi”. “Tremava come in preda alle convulsioni” (130) Non mancano gemiti e grida. Viene in mente Dimitri Karamazov.

 I segni di angoscia e disperazione totale si moltiplicano. Nessuna croce, nessuna pena manca. L’uomo voleva scappare ma era buio. Accese una candela. Allora Lisa “saltò su, sedette e mi guardò come smemorata, col viso distorto e un sorriso semifolle.

L’uomo siede vicino alla giovane e comincia a chiederle scusa. Ma si accorge che “stava parlando di traverso e smette”.

L’uomo obliquo è sempre messo di traverso perché mente.

Quindi fa una mossa da buon soccorritore: le dà l’indirizzo e le dice:

“vieni a trovarmi”. Questo funziona. Lisa risponde “verrò”.

Poi l’uomo fa per andarsene ma Lisa dice: “aspettate trattenendolo per il msntello” 131 La ragazza si allontanò e  tornò subito dopo con un sorriso. Il suo sguardo era amorevole. Quindi gli tese una carta “Tutto il suo viso raggiava in quel momento del più ingenuo e quasi infantile trionfo”. Era la lettera di uno studente di medicina con una dichiarazione d’amore assai ampollosa e fiorita ma estremamente rispettosa; attraverso quello stile aulico traspariva un sentimento sincero”. Lisa racconta che  si erano conosciuti già a Riga da adolescenti poi una sera si erano ritrovati a una festa, in una casa di gente per bene senza che lui sapesse niente della vita di lei. Quindi le era arrivata quella lettera.

 

Non si deve dare troppa importanza alle lettere. Scripta volant più o meno quanto i verba. Solo il Verbum pieno di grazia è stabile

Una amante amata, incinta di me, partita dal luogo del nostro incontro, un collegio universitario nella puszta magiara, mi scrisse I miss you, mi manchi, e aggiungeva che la distanza era un bene perché le lasciava capire quanto mi amava. Poi abortì e quando la raggiunsi nella sua terra lontana, iperborea, e le telefonai, rispose: “non voglio vederti!” I don’t want to see you. Andai a Capo nord incerto se finir dentro quell’acque fredde, popolate da mostri voraci, le pene e il viver mio. Decisi di vivere per raccontare la nostra storia con parole mai scritte in prosa né in rima. Mi proposi di cogliere di raggiungere il Verbum della kalokajgaqiva.

 

“La poverina conservava la lettera dello studente come un tesoro” e l’aveva mostrata per significare “che anche lei poteva essere amata onestamente e sinceramente, che anche con lei si poteva parlare rispettosamente”. Voleva riscattarsi agli occhi di quest’uomo. Lui uscì schiacciato e perplesso ma già traspariva una abominevole verità  (p. 132)

Bologna 31 ottobre 2025 ore 10, 12 giovanni ghiselli

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giovedì 30 ottobre 2025

Dostoevskij Memorie del sotto suolo. Nona parte.

.

L’uomo risponde alla domanda della ragazza magnificando l’amore familiare a partire da quello tra i coniugi.

“Sì, forse. Ma ancora una volta, Lisa: l’uomo ama ricordare soltanto le sue sofferenze, e i momenti felici non li calcola”.

 

Il fatto è che le sofferenze sono sempre reali e tali rimangono nel ricordo e quando vengono comprese e superate  lasciano un accrescimento vitale , mentre la felicità una volta  finita e rimpianta viene spesso svalutata come illusoria e ingannevole.

Penso al canto Aspasia di Leopardi:

“Pur quell’ardor che da te nacque è spento

Perch’io te non amai, ma quella Diva

Che già vita, or sepolcro, ha nel mio core” ( vv.77-79)

 

Torniamo al nostro corteggiatore “obliquo”

“Se però in una famiglia tutto va per il suo verso, se Dio la benedice, se il marito esce buono, ti vuol bene, ti vezzeggia, non ti abbandona!

Se è toccato per marito un uomo buono e onesto, come può finire l’amore?”

 

Il fatto è, obietto, che “buono e onesto” a molti non basta. Per amare non è sufficiente la stima; l’amore richiede ammirazione e questa nasce dalla constatazione delle capacità della persona. E’ molto difficile amare una persona incapace: la compatiamo, se siamo buoni la aiutiamo, ma non l’amiamo.

 

L’uomo del sottosuolo comunque seguita con il suo catechismo.

“si uniranno le anime, tutto sarà messo in comune; l’uno non avrà più segreti per l’altro”.

 

 E’ il momento della fusione delle anime dopo quella dei corpi: “una caro, sanguis unus” di Vitaliano Brancati.

 

 Poi il mito dei bambini presente più di una volta negli scritti di Dostoevskij: “ Ti piacciono i bambini , Lisa? Io li adoro. Sai, un fantolino roseo che ti succhia il petto… Ma quale marito non si sente fondere il cuore per sua moglie, vedendola col suo figliolino al petto?”

 

 L’uomo procede con questa visione del matrimonio tutto rose. Poco realistica invero.

 

La ragazza tuttavia si intenerisce: “nella sua voce tremava ormai qualcosa di diverso, non di brusco, di sgraziato e inarrendevole come poco fa, ma di dolce e vergognoso, di tanto vergognoso, che io stesso a un tratto mi vergognai, e mi sentii colpevole davanti a lei”.

 

Questi due rifiuti della società provano a inseguirsi per prendersi e aiutarsi a vicenda ma oramai l’uomo è troppo segnato dal dolore, dalle disgrazie, tanto che può recitare tante parti ma non riesce più a vivere una vita sua.

 

Lisa prova a contraccambiare il corteggiamento: “Voi parlate come un libro stampato” (124).

 

Ma l’uomo troppo ferito e ulcerato legge uno scherno in questo tentativo: omnia mala malis.

 

Lo prese un sentimento cattivo. Solo più tardi comprese che la ritrosia di Lisa era dovuta alla sua timidezza.

Quindi attacca la povera ragazza rinfacciandole la miseria della sua condizione di donna poco desiderabile per un uomo.

 

Usa parole dure, sadicamente con una poveretta del genere, una disgraziata quanto e più di lui.

 

“Esponi il tuo amore al primo ubriaco che capiti…Ti comprano tutta intera”. La avverte che presto i clienti proveranno disgusto di lei

“Allora ti butteranno fuori” Dopo essere stata in altri due o tre bordelli, ciascuno peggiore del precedente, finirai sulla Sennaja, cioè sulla trada dove si prendono anche le botte.

 Quindi le descrive una prostituta che poteva prefigurare la sua stessa fine : “L’avevano messa fuori per derisione, a raffreddarsi un poco, perché urlava troppo. Alle nove di mattina era già ubriaca fradicia, scarmigliata, discinta, tutta pesta. Stava seduta sulla scaletta di pietra e teneva in mano un pesce salato; urlava, si lamentava della sua sorte e batteva il pesce sui gradini della scala. Intorno c’erano cocchieri e soldati ubriachi che la stuzzicavano” Il sadismo gli suggerisce diversi aspetti della degradazione.

Quindi: “Non credi che diventerai anche tu come quella?” (127)

E aggiunge: “Sarà ventura per te se morirai tisica al più presto”.

La sventura la seguirà anche nell’orribile fossa dove la metteranno i becchini ubriachi: “Ti butteranno sopra alla svelta un po’ d’argilla bigia e fradicia e se ne andranno alla svelta” 129.

 

Nella tragedia greca gli scrosci sono cascate di sangue, mentre in taluni personaggi di Dostoevskij come Karamazov padre o il generale Ivolgin dell’Idiota troviamo lunghe correnti  di parole cattive o stupide, comunque penose.

 

Sentiamo anche la conclusione con la catastrofe finale: “Fango e pantani, non ci sarà altro per te, e avrai un bel picchiare contro il coperchio della bara, la notte, quando i morti si levano: “Lasciatemi, buona gente, tornare al mondo! Sono morta senza avere vissuto, la mia vita me l’hanno rubata; se la sono venduta per andarsela a bere in una taverna sulla Sennaja; lasciatemi, buona gente, vivere un’altra volta” (p. 129). Il bere è spesso parte della degradazione. Penso aMarmeladov di Delitto e castigo.

In questo romanzo però la prostituta e l’assassino si salvano a vicenda attraverso la prospettiva della carità; mentre quest’uomo del sottosuolo recita diverse parti ma è del tutto incapace di sentimenti buoni per chicchessia, abituato com’è a maltrattare se stesso e a giocare al massacro con tutti

Bologna 30 ottobre 2025 ore 19, 38 giovanni ghiselli

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Francesca Albanese.

Ancora su “la Repubblica” di oggi. Vado a pagina 12

Titolo:

“ Albanese non credibile

Attacco dell’Italia all’Onu

 

Il testo riporta alcune parole del’ambasciatore italiani Maurizio Massari. Ecco le prime : “Il rapporto presentato dalla relatrice speciale Francesca Abanese-ha detto Massari- è del tutto privi di credibilità e imparzialità”. Le successive non cambiano tono.

Bastano queste per obiettare che le immagini filmate e viste nelle trasmissioni televisive, immagini che mostrano lo strazio di donne e uomini intorno a cadaveri di bambini, se questi non sono fantocci come insinua qualcuno, tali testimonianze depongono contro l’accusa di non credibilità rivolta a questa signora coraggiosa, e anche bella da ogni punto di vista.

Bologna 30 ottobre 2025 giovanni ghiselli

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Lucrezio De rerum natura, 498-509 Traduzione.


 

Tuttavia poiché la ragione esatta e la natura delle cose

costringe, fai attenzione finché in pochi versi chiariamo

che vi sono quei corpi consistenti di materia solida, eterna, 500

princìpi che dimostriamo essere  elementi primordiali

da dove tutto l’insieme attuale delle cose risulta creato.

Anzitutto,  poiché si è trovato con la ricerca che

risulta di gran lunga diversa la natura divisa in due

della materia e del luogo nel quale si formano tutte le cose, 505

l’una e l’altro devono esistere di per sé senza contaminazioni.

Infatti dovunque vaneggia lo spazio che noi chiamiamo vuoto,

là non c’è materia; dovunque poi si contiene

 la materia, là in nessun modo risulta accessibile il vuoto 509

 

Bologna 30 ottobre 2025 ore 17, 15 giovanni ghiselli

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Maximum scelus.

A pagina 10 del quotidiano “la Repubblica” di oggi leggo questo titolo:

Gaza, tregua di sangue

sotto i bombardamenti

a morire sono i bambini

Il sottotitolo:

“I raid israeliani fanno più di cento vittime, 46 sono minori.

Gli usa: “Reazione giusta”. L’esercito “Il cessate il fuoco riparte”.

Temo che ripartirà anche il genocidio.

 

Al blasfemo, abominevole “reazione giusta”,  rispondo: niente è più ingiusto e disumano che ammazzare i bambini. Non ricordo altri massacri nel mattatoio della storia che abbia preso di mira  bambine e  bambini.

Il persomaggio Andromaca delle Troiane di Euripide (415 a. C.)  chiama barbari i Greci che hanno ammazzato un bambino: suo fglio Astianatte.

La madre dolorosa dice queste parole: “w\ bavrbar j ejxeurovnte~   [Ellhne~ kakav-tiv tonde pai`da kteivnet j oujde;n ai[tion; (vv.764-765), o Greci inventori della barbarie, perché uccidete questo bambino che non è colpevole di niente?

 

Bologna 30 settembre 2025 ore 13, 40 giovanni ghiselli

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Dostoevskij Memorie del sotto suolo. Ottava parte. Padri e figlie.


 

Il nostro prova interesse per questa povera ragazza e le presenta la propria parte benevola: “Io sono infatti convinto che qualcuno ti ha offesa e che loro sono colpevoli dinanzi a te, più di quanto non lo sia tu dinanzi a loro  (…) una ragazza come te non è certo per suo capriccio che è capitata qui” (119).

La giovane risponde con intelligenza: “Perché, che ragazza sono io?”. L’uomo capisce di avere sbagliato tono e pensa: “Diavolo, la sto lusingando. E’ cosa bassa. Ma forse è anche bene”. Ella taceva.  Vediamo che non si tratta di due persone volgari nonostante l’ambiente.

L’uomo trova una giustificazione della propria insensibilità nel fatto che non ha mai avuto una famiglia e offre tale scusante alla ragazza che però non risponde.

Quindi lui pensa: “forse non capisce; eppoi è ridicolo: questa è morale”.

 

Credo che trovare ridicola la morale sia l’estremo del nichilismo e nello stesso tempo un estetismo male inteso.

 

Quindi prova un altro tono a proposito di famiglia: “ Se io fossi padre e avessi una figlia, credo davvero che le vorrei più bene che ai figli maschi”-ripresi obliquamente, come a caso, come volessi soltanto divertirla. Confesso che arrossii”.

 Il tema dell’amore speciale, esclusivo per le figlie rispetto ai figli si trova nell’esodo dell’ Edipo re di Sofocle e in tutto l’ Edipo a Colono.

 “Obliquamente” è  una parola chiave che rappresenta il carattere di quest’uomo.

La ragazza domanda: “e perché?”. Le domande incoraggiano chi le riceve: sono segno di interesse e di attenzione.

“Ah dunque mi stava a sentire!” pensa l’uomo.

In effetti non è per niente cosa scontata.

Quindi l’uomo racconta di un padre che adorava la propria figlia.

 

 Credo che in questa predilezione entri l’eterno richiamo dei sessi, comunque, e pure il narcisismo se la figlia assomiglia al padre come capita spesso. Magari anche il rimpianto della moglie giovane se la figlia assomiglia alla madre.

 

Quindi l’uomo passa a parlare di quanto amerebbe un figlia. E’ un corteggiamento obliquo a questa ragazza: “E mi sembra che mia figlia non la lascerei sposare” (120)

“Come mai?- domandò Lisa  un poco sorridendo.

La giovane lo incoraggia

“Ne sarei geloso, veriddio. Ma pensa, dovrebbe baciare un altro! Amare un estraneo più di suo padre! Fa senso solo a pensarci”.

 

Capisco tale sentimento al punto di credere che il destino o Dio, chiunque egli sia, mi ha tolto la figlia che aspettavo da una donna amabile amata perché avrei l’avrei amato troppo se fosse nata.

 

La ragazza risponde parlando della propria esperienza: “Ma c’è chi è contento di vendere sua figlia, anziché darla in sposa onorevolmente” disse lei all’improvviso”.

 

Credo che succeda più spesso di quanto si creda: quando la ragazza è indirizzata a un matrimonio di convenienza piuttosto che d’amore.

 

L’uomo del sottosuolo commenta l’espressione desolata e, credo, autobiografica della giovane: “Questo, Lisa, succede nella famiglie maledette, dove non c’è Dio né amore-replicai clamorosamente,- e dove non c’è amore non c’è neppure la ragione”

E’ vero: la ragione è sempre associata al pathos, positivamente o in maniera contrastiva.

 

Nel romanzo Una vita di Svevo leggiamo che Alfonso “ragionò ancora una volta sui motivi che lo avevano indotto a lascire Annetta, ma come sempre il suo ragionamento non era altro che il suo sentimento travestito”(capitolo XVI, p. 239 “I CORVI” DALL’OGLIO).

 

Quindi l’uomo compatisce la ragazza. “tu a quel che pare nella tua famiglia non sei stata felice, che parli così”.

Lisa ribatte ancora una volta con intelligenza: “Ma forse che nelle famiglie dei signori va meglio? Anche povera, la gente onesta vive bene” (p. 121”

 

Bologna 30 ottobre 2025 ore 11, 04 giovanni ghiselli

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Il genocidio continua. Ai sanguinari i morti non bastano mai.


Dopo una sosta di poche ore l’esercito del governo israeliano ha ripreso a uccidere bambine, bambini e adulti inermi nella terra di Gaza del tutto desolata, completamente insanguinata.

Ieri 100 morti tra i quali 48 bambini, ha detto la televisione mostrando immagini terrificanti. Agli assetati di sangue i civili palestinesi ammazzati non bastano mai.

Questo eccidio diffonde odio e divisione nel mondo. Ma c’è chi parla di scaramucce, di tregua che regge e aggiunge altre menzogne.

 C’è chi tira fuori la fantastoria decennale del ponte di Messina per spostare l’attenzione da un orrore che sta disonorando l’intera umanità e facendo rabbrividire chi ancora non ha rinunciato alla propria.

Torno a ripetere un verso di Euripide già più volte citato: Ecuba, la vecchia regina di Troia  chiede ai Greci vincitori e distruttori di non ammazzare anche sua figlia, la ragazza Polissena, dopo che le hanno ucciso il nipote, il bambino Astianatte, il vecchio marito Priamo e sterminato i Troiani: “non uccidete: ce n’è abbastanza di morti”  ( Ecuba, v. 278).

 

Bologna 30 ottobre 2025 ore 9, 04 giovanni ghiselli

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mercoledì 29 ottobre 2025

Dostoevskij Memorie del sotto suolo. Settima parte.


L’uomo riferisce un suo ricordo sgradevole alla ragazza: una sepoltura, il sudiciume intorno, la neve, il guazzo. Poi uno sbadiglio

Una cosa schifosa. Un altro sbadiglio.

E’ un uomo che nota e ricorda soltanto il male.

Acqua e bagnato dappertutto. Non c’era verso di scavare una fossa asciutta.

 

Credo che il clima perfido contribuisca a smontare il buonumore.

L’estate non per niente è “stagione la meno dolente/ d’oscuramenti e di crisi/felicità degli spazi,/ nessuna promessa terrena/ può dare pace al mio cuore/quanto la certezza del sole/ che dal tuo cielo trabocca…” ( Vincenzo Cardarelli, Estiva, vv. 7-13).

 

Quindi l’uomo si mette a parlare della morte. La ragazza prova a recalcitrare –ma perché dovrei morire?”

E lui: “Una volta ti toccherà pure morire, e morirai proprio come quella là. Era anche lei…una fanciulla…E’ morta di mal sottile. Quindi insiste con particolari penosi.   

Poi aggiunge: “ Tu in questo momento sei giovane, bella, fresca, e sei apprezzata per queste cose. Ma in un anno di questa vita non sarai più la stessa, appassirai”

“In un anno?”

“Be’ in ogni caso fra un anno sarai dimunuita di valore”-seguitai malvagiamente. Poi descrive tutta la china del decadimento fino alla “debolezza di petto” e alla morte. Il valore di una persona, di una giovane donna è solo quello del suo corpo secondo questa affermazione.

Cerca di coinvolgere la ragazza già disgraziata di suo nel proprio inferno.

Quindi la commisera: “ho compassione”

“Di chi?”

“Di te ho compassione”.

Seguita ad avvilirla a fare con lei quanto gli altri hanno sempre fatto con lui.

La ragazza prova a difendersi: “Non c’è di che” sussurrò appena intelligibilmente e si agitò.

Questo mi fece rabbia”. La vorrebbe più docile.

La incalza: “Pensi di essere sulla buona strada?”

“Non penso niente”

“E’ questo il male, che non pensi. Ma torna in e stessa, finché sei ancora in tempo. E a tempo sei. Sei giovane, graziosa: potresti amare, sposarti, essere felice….” Ora ha preso la maschera del padre.

Quest’uomo indossa via via una serie di maschere: l’eroe, il vigliacco, l’inetto, il risoluto, il pensatore, l’indifferente, il tormentato. Quando è solo parla a se stesso ora a questa ragazza, se non se l’è inventata.

La ventenne risponde bene: “Non tutte quelle che si sposano sono felici”- troncò con la solita frettolosa malagrazia. 117.

A questo punto l’uomo rincara la dose rinfacciando alla ragazza l’orrore del luogo dove si trova: “ Non tutte, s’intende, ma è sempre di gran lunga meglio che qui. Non c’è paragone. Qui che c’è tranne il fetore?”

Si stava scaldando nel suo solito esercizio di denigrazione.

Quindi passa all’autodenigrazione perché nessun male gli sfugga

“Tu non guardare me, da me non puoi prendere esempio. Io forse sono peggio di te. Del resto sono venuto qui ubriaco”-mi affrettai a buon conto a giustificarmi” Poi però deve dare un colpo contrario: “io se anche mi avvilisco e mi insudicio, non sono però schiavo di nessuno; son venuto, me ne vado, e chi mi ha visto è bravo. Mi do una scrollata e già sono ridiventato un altro. Ma considera che tu fin dal primo momento sei una schiava” Deve tenersi comunque almeno un gradino al di sopra.

“E quando, dopo, vorrai rompere questa catena sarà troppo tardi; ti stringerà sempre più. E’ una catena maledetta. Non importa poi se si dà l’anima al diavolo”.

La ragazza risponde soltanuo “Sì” e l’uomo esulta dentro di sé: “ Dunque è anche lei capace di pensieri? Il diavolo mi porti se la faccenda non si fa interessante, qui c’è disposizione, pensai, e a momenti mi fregavo le mani. Facile era dominare un’anima fresca come quella”. Più di tutto mi attraeva il gioco.

Infatti quest’uomo può essere tragico o comico ma non è mai serio. Questo interesse per la derelitta poi lo condurrà al terrore poiché non trova mai un punto fermo.

La ragazza avvicinò il proprio capo a quello dell’uomo poi lo appoggiò su una mano di lui, o almeno così gli parve

“Perché sei venuta qui?” ripresi in tono ormai alquanto imperioso.

Crede di averla  in pugno

Ma lei ripete la risposta fatalista “Così…”

Lui la incalza provocandola: “Ma pure, com’è bello stare a casa propria! C’è tepore, agio; è il nostro nido”

“E se  ci si sta peggio?” replica la ragazza.

“Bisogna trovare il tono” –mi balenò il capo; con il sentimento a quel che pare non combinerai nulla” (119)

Questo può sembrare un pensiero banale, invece è molto profondo.

Lo notai quando ero giovane in Cesare Pavese lo scrittore che con Il mestiere di vivere è stato uno dei miei maestri: “Odiamo una persona quando questa sbaglia tono” 1940, 11 agosto

 

Bologna 29 ottobre 2025 ore 19, 28 giovanni ghiselli

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Dostoevskij Memorie del sotto suolo. Sesta parte. Il Satyricon. Il bordello.


 

Il nostro uomo del sottosuolo pensa a quello che accadrà dopo avere dato uno  schiaffo a Zverkov: gli altri lo picchieranno ma facciano pure: “Le loro zucche di montone dovranno finalmente capire quanto c’è di tragico in tutto ciò” .

 Dostoevskij e i suoi personaggi hanno il gusto del tragico: ne hanno il sapore in bocca, praticamente tutti in tutti i romanzi. Il nostro personaggio ha pure fretta di assaporare il tragico: “Frusta, cocchiere, frusta” ! gridò al vetturino. Anticipa mentalmente anche il duello. Ritirerò lo stipendio in anticipo e comprerò le pistole. Troverò il padrino, pensa.

Gli appare del resto anche l’assurdità dei suoi progetti ma  seguita a fare fretta al vetturino. Bisogna lavare l’onta! Costringerà Zverkov ad accettare il cimento magari mordendogli una mano. Questo è l’estremismo di Dostoevskij. Pensa anche di sparare in aria e perdonare il nemico. Poi piange, fa fermare il cavallo e scende. Ma risale tosto gridando: è destino!”

Dà perfino un pugno sulle spalle al cocchiere. Sentiva che non c’era forza capace di trattenerlo. Quando giunse però non trovò nessuno tranne la padrona, poi entrò una ragazza. Sembra un bordello .

 

 Vengono in mente i primi capitoli del Satyricon quando Encolpio si perde e domanda a una vecchia: “mater, numquid scis ubi ego habitem?”(7, 1), madre sai forse dove abito? Una domanda da ubriaco o drogato invero.

La vecchietta fu divertita da quella battuta balorda (" delectata est illa urbanitate tam stulta") e rispose a tono con un altro nonsense:"quidni sciam?", perché non dovrei saperlo?, quindi si alzò e cominciò a precedere il giovane che la seguì:"divinam ego putabam "(7, 2), io la credetti inviata da Dio. In realtà procedettero verso un bordello dove quella anus urbana, vecchia civile, centonem reiecit , scostò una cortina di stracci che divideva le celle e impediva all'aria fredda di entrare, "et 'hic' inquit 'debes habitare'" (7, 2), è qui disse che devi abitare. La vecchia ha assunto il tono della profetessa. Mentre Encolpio diceva di non conoscere la casa,  vide "quosdam inter titulos nudasque meretrices furtim spatiantes" (7, 3), certi tipi che si muovevano furtivamente tra le targhe e le puttane nude.

Torniamo al sottosuolo. La ragazza aveva un’aria seria e il nostro uomo andò a guardarsi in uno specchio dove vide “una faccia oltremodo ripugnante: pallida, cattiva, ignobile coi capelli arruffai”. Si disse che aveva gusto ad apparire ripugnante” (p. 111).

Si perde ogni certezza qui come nel romanzo latino citato sopra. Sono descrizioni di un’età decrepita.

L’uomo sente un suono e si scuote dal torpore. Si ritrova in una stanza dove c’è una confusione che arriva al caos. Accanto a sé vide due occhi che lo osservavano. Probabilmente era una prostituta. Gli venne in mente “l’idea assurda e schifosa come un ragno, del vizio brutale del sesso senza amore”. Quindi inizia un dialogo con la ragazza. Si chiama Lisa. Lui accenna al brutto tempo, alla neve. La ragazza era di Riga. Viveva nella casa. Il bordello dunque “ Rispondeva  con sempre meno buonagrazia”. . Risponde molto in breve. Ha venti anni.

“Perché te ne sei andata di casa?”

“Così”. Equivale  a : “il destino” Senza spiegazioni. Tacemmo 114

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Francesca Albanese.


Ieri sera si è vista e sentita Francesca Albanese nella trasmissione di Floris. E’ stata lucida e carina come sempre. Scrivo queste due righe provocatorie per chi seguita a denigrarla e insultarla. Non chiedo repliche.

 Io la osservo con simpatia e con compiacimento.

Bologna 29 ottobre 2025 ore 11, 51 giovanni ghiselli

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