Vediamo
il capitolo 11 del libro di Alessandro Ferruccio Marcucci Pinoli di
Valfesina: DIALOGHI TRA E CON LE PAROLE –EDIZIONI GIUSEPPE LATERZA , Bari, 2022.
Avevo
già pubblicato questa recensione il 19 settembre quando ero a Pesaro con pochi libri. La
ripropongo ora riveduta e corretta nel mio studio di Bologna
In questo capitolo parla lo SPIRITO DI CONTRADDIZIONE (pp. 41-43)
“Per
favore parla prima Tu, così io posso contraddirti
Alcuni
sono mossi dal piacere di contraddire, anche quando non ce ne sarebbe bisogno
poiché spesso le parole scritte o dette si contraddicono da sole e basterebbe
farlo notare magari con un sorriso. Ma il contraddittore seriale ama la polemica
pure imbruttita dall’ira e deformata dalla rabbia.
Chi
non riesce a trovare in sé stesso un’identità costruttiva e positiva fonda e costruisce la propria sulla
negazione.
Cfr. Le Nuvole di Aristofane dove Strepsiade dice al figlio Fidippide: “al
solo vederti sei negatico e controversico /ejxarnhtiko;" kajntilogikov" (1174-1175) e dai a vedere di essere offeso quando
sei tu che offendi gli altri.
Torniamo
al Nostro: ““Perché per me è un bisogno confutare, non essere d’accordo. Sì, è
proprio una necessità, Da quando ero piccolo… e poi divenuto grande, mi
chiamavano il signor NO” (p. 41).
Ognuno
fin da bambino cerca di attribuirsi una parte che durante la vita cerca di
recitare con bravura, in maniera convincente: importante è che segni una distinzione
dagli altri.
Ognuno
leggendo questo dialogo potrebbe chiedersi come e quando ha individuato la
propria identità scoprendo le predisposizioni innate e notando in quali
campi funziona meglio. Il mio, per
esempio, era la scuola. Più della famiglia e della Chiesa. Ero portato per la scuola e per lo studio della
letteratura prima di tutto.
“
‘Lo spirito di contraddizione’ è di persona abitualmente portata a contraddire”
(p. 41) . Lo spirito critico certamente induce a questo ma nello stesso tempo
trattiene dal contraddire quando farlo è inutile o dannoso. C’è chi nega
perfino l’evidenza percepita dai sensi. Costoro lo fanno per mettere alla prova
il proprio potere su persone facili da intimidire. Chi cede può venire plagiato.
Il
maniaco della contraddizione ci prova con tutti. Alcuni si danno importanza e credono di acquisire un qualche potere
contraddicendo, altri lo fanno solo per il piacere di confutare. Tale smania
può cambiare l’esistenza “a tal punto che si ha bisogno d’aiuto” (p. 42) Una
volta che ci siamo sclerotizzati o mummificati in una abitudine è molto
difficile mutare.
“Tutti
abbiamo paura di cambiare”. Temiamo che ogni mutazione sia pericolosa.
“Cambiare non è facile ed implica un lavoro molto duro che fa paura”. Secondo Dante noi “siam vermi-nati a formar
l’angelica farfalla” (Purgatorio, X,
124-125) ma la metamorfosi può cambiarci anche in peggio, in malam partem.
Faccio
un esempio tratto dalle mie esperienza. Per me fu durissimo il passaggio dal
liceo all’Università, da Pesaro a Bologna. Stava cambiando tutto in meglio ma
ebbi bisogno di un paio di anni per
capirlo. Ero tentato di tornare indietro. Ero obnubilato, con un punto di vista limitato e incapace di vedere
altro che le difficoltà del momento. Non riuscivo a spostare lo sguardo dalla
mia psiche angosciata. Funzionavo male,
non trovavo il ritmo giusto. Per riconoscerlo ebbi bisogno di qualche successo
a Bologna. Questi arrivarono solo in
giugno, ed ebbi una tregua, poi ne giunsero altri, fino a quando feci la pace
con me stesso.
Si
tratta di trovare e frequentare gli ambienti dove funzioniamo bene e di evitare
quelli che non ci si confanno.
Per quasi due anni dunque vissi la situazione descritta nelle parole
conclusive di questo capitolo: “E’ molto più semplice, invece di rimuovere le
abitudini disfunzionali, rimanere in un perenne stato di essere arrabbiati per
evitare la responsabilità di mettersi nudi e in gioco”.
Mi
sono permesso di ricordare un passaggio della mia vita per significare che i
libri buoni parlano anche di chi li legge grazie allo stile dell’universale che
comprende larga parte dell’umanità: la contiene e la capisce
Bologna 25 ottobre 2025, ore 17, 18 giovanni ghiselli
p. s.
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