Ambivalenza dei sentimenti e dei pesonaggi
Delitto e castigo (1866);
L’idiota (1869); I fratelli Karamazov
(1880)
D.
ha contribuito a scoprire il principio più importante della psicologia moderna:
l’ambivalenza dei sentimenti: Marmeladov
gode della propria sofferenza, come pure Alexej-del Giocatore. Ci sono zone psichiche incontrollate dall’impotentia dei personaggi.
Coesistono in Raskòlnikov criminalità e
spirito di sacrificio, egoismo e generosità.
Alexej,
il giocatore: “Noi Russi siamo dotati di una personalità multiforme.
Svidrigàjolov
è un pervertito e un benefattore, Sonja è la prostituta santa, l’idiota è un
genio. Come Socrate, Cristo, Seneca i suoi personaggi sono segni di contraddizione,
amati e odiati.
Aggiungo
il Napoleone di Manzoni con i sentimenti contraddittori che suscita.
“Segno
d’immensa invidia
E
di pietà profonda
D’inestinguibil
odio
E
d’indomato amor” ( Il 5 maggio) vv.
57-60)
Cristo quale segno di contraddizione. Lo siamo un po’ tutti
Cfr. N.
T. Luca 2, 35: Simeone homo iste
iustus et timoratus et spiritus sanctus
erat in eo. aspettava di vedere il Cristo del Signore prima di morire. E quando vide puerum
Iesum portato nel tempio dai genitori disse : “Nunc dimittis servum tuum Domine, secundum verbum tuum in pace”.
Aveva infatti visto il lumen ad rivelationem gentium, la luce che illumina le genti
Poi disse a Maria: “ecce positus est hic in ruinam et in resurrectionem multorum in Israel
et in signum cui contradicetur, ut
revelentur ex multis cordibus cogitationes segno cui si contraddirà perché
siano svelati i pensieri da molti cuori. Anche a te, aggiunge Simone a Maria
Simone, anche a te una spada trafiggerà l’anima (Luca, 2, 34-35)
I
suoi personaggi sembrano sempre in attesa del giudizio universale.
Vogliono
sfidare la sorte, darle uno schiaffo e mostrarle la lingua.
Regna
una tensione terribile, spesso si scatena il caos. Il dionisiaco prevale
sull’apollineo: la conclusione è irrazionalistica poiché la soluzione non viene
dalla forza e dal rigore dell’intelletto ma piuttosto dal sacrificio della
ragione, dalla vita stessa che prevale sulla dialettica.
La ratio per questi personaggi, non è,
come per Seneca, naturae imitatio[1]
ma semmai una limitazione o addirittura una contraffazione della natura.
Nel
Comunque
nella sua arte ha grande importanza la solidarietà con gli umiliati e gli
offesi, una solidarietà fatta di compassione senza auspici rivoluzionari. Cfr.
Giovanni Pascoli.
Si
sente solidale soprattutto con il proletariato intellettuale come Raskolnikov;
egli stesso si definiva “cavallo da posta” poiché lavorava sempre sotto
l’assillo del contratto.
La
gente colta dovrebbe congiungersi con il popolo ingenuo e credente.
Cfr. le Baccanti di Euripide su Dioniso
“Uguale al ricco e a quello
di rango inferiore
concede di avere la
gioia del vino che toglie gli affanni;
e porta odio a chi queste
cose non stanno a cuore:
durante la luce e le amabili
notti
passare una vita felice,
e saggia tenere la mente e l’anima lontane
dagli uomini straordinari;
ciò che la massa
più semplice crede e pratica,
questo io vorrei accettare” (421-432)
I
suoi personaggi “eccezionali” come Myskin o Raskòlnikov sono esclusi da ogni
classe sociale
“Noi
non abbiamo contrasti di classe-scrisse-poiché l’anima russa è più grande dei
contrasti di classe”.
La
tipicità di alcuni popoli europei (il Giocatore del 1886):
I
Russi sono sregolati e tendono allo sperpero.
gli
Inglesi sono per lo più goffi e ineleganti.
I
Francesi sono commedianti, artefatti.
Tali
mi apparivano a Debrecen negli anni 1966-1980.
Sono del resto capaci di
forma, una forma ereditata, come un vestito.
Cfr.
le smorfiette e le leziosaggini di Blanche in confronto alla durezza di Polina.
I Francesi avevano già la forma quando i Russi erano ancora degli orsi
I
Tedeschi sono soggetti all’autorità del Vater,
poi dei vari capi (cfr.
In
Delittio e castigo abbiamo una
rappresentazione naturalistica della città moderna: un luogo pieno di cupa
miseria con le bettole come nature morte. Eppure manca la polemica sociale.
L’autore
ha una passione maniacale per lo studio dell’anima umana: “mi chiamano
psicologo-scrive- ma non è esatto; io
sono realista nel senso più alto: rappresento tutte le profondità dell’anima
umana”. I suoi personaggi sono
pensatori maniacali, in lotta con le loro idee, come Eracle con i mostri
giganti.
La loro attività incoercibile è il pensare e
il dialogare. La critica mette in rilievo la struttura drammatica dei suoi romanzi, contrapponendoli all’ampio
flusso epico di quelli di Tolstoj.
Questo
descrive con ritegno costumi e atteggiamenti aristocratici (cfr. la sui neglegentia di Anna Karenina) spesso
in autentici o immorali, mentre Dostoevskij
ama situazioni estreme, allucinate,
caratteri esasperati, e rifugge
dalla rappresentazione del normale, del quotidiano.
Un
sottoproletariato, diverso rispetto a
quello di Pasolini.
Cerca il demoniaco, l’anormale, lo
spettrale, il patologico anticipando vari aspetti del decadentismo. E’ una rivolta contro la visione scientifica, contro
l’illuminismo che non salva e non valorizza le differenze, contro la dialettica
di Hegel cui deve succedere la vita.
Come
aveva già fatto Sofocle, D smonta il logos.
Nell’epilogo
di Delitto e castigo leggiamo di Raskolnikov
in Siberia, condannato a 8 anni di lavori forzati e finalmente innamorato di
Sonia dopo molte resistenze mentali e tanto rimuginare:
“Quella
sera non gli era possibile pensare a lungo ad una sola cosa né concentrarsi in
un solo pensiero; non riusciva a ragionare su nessun problema: poteva soltanto sentire. Alla dialettica era subentrata la vita e
nella sua coscienza si preparava ormai qualcosa di completamente, oscuramente diverso”
(p. 620, Garzanti, 1973)
Intanto
“Sonja era così felice da avere quasi paura della sua stessa felicità” (p. 621)
Quanto
al “poteva soltanto sentire” di Raskolnikov è una ripresa di quello che aveva detto
Marmeladov ubriaco nella bettola di San Pietroburgo, quando dice a Rodi che lo osserva: “Signor mio, forse
tutto questo vi farà ridere, come gli altri, e io non faccio che infastidirvi
con la stupidità di questi miserabili particolari della mia vita domestica; ma il fatto è che a me non fanno ridere!
Poiché queste sono tutte cose che io sento” (p. 24)
Rodiòn
Raskòlnikov viveva a San Pietroburgo in uno stambugio che sembrava più un armadio che una stanza.
Era
sempre in arretrato con l’affitto e temeva di incontrare la padrona che viveva
al piano di sotto. Il ragazzo attraversava uno stato di irritabilità e di
tensione simile all’ipocondria[2].
Si era isolato dal resto del mondo. Era afflitto dalla miseria e non poteva
pagare. Non temeva la padrona di casa ma non voleva darle spiegazioni. Era in
una certa confidenza con lei poiché era stato fidanzato con la figlia di lei,
poi morta, di lei.
Dostoevskij dà piena cittadinanza all’ejnantivon, il contrario, mentre Hegel accettava solo l’ e[teron l’alterità superabile nella sintesi.
Cfr. Moosbrugger in Musil e la diversità non condannata né disprezzata da
Erodoto.
Dostoevkij
riconosce e comprende non solo le diversità tra gli uomini ma anche le
anomalie, le deviazioni, le mostruosità dei singoli individui. E’ doveroso ma
non difficile difendere i diversi come i negri o le donne. Dpstoevskij difende il ragazzo che massacra le vecchie e spiana la
strada ai mostri del decadentismo, a Moosbrugger che quando sentiva dire di
una ragazza bocca di rosa, vedeva il volto della ragazza come una rosa da
recidere con il coltello.
“Aveva detto a una ragazza
bocca di rosa ma a un certo punto la parola cedeva nelle cuciture, il viso si
trasfigurava e diventava una rosa; allora diventava irresistibile la tentazione
di prendere un coltello e reciderla o di darle un colpo perché tornasse al suo
posto” (L’uomo senza qualità, p. 232)
Comunque l’individualismo è un male che porta al caos e all’anarchia, il principium individuationis è la
negazione dell’idea divina che si manifesta nel popolo. Raskòlnikov vuole
provare a se stesso che può diventare un Napoleone, e la sua azione criminale è
prima di tutto un esperimento mentale. La solitudine e la povertà l’hanno
portato alla mania. Comunque l’arzigogolare che occupa mezzo libro non è
volgare né stupido. Vuole ammazzare una vecchia usuraia e con i soldi di lei
aiutare se stesso e i poveri. Una morte
in cambio di cento vite: questa non è morale ma matematica. Raskolnikov è
una vittima non solo dell’ingiustizia sociale ma anche delle suggestioni che
provengono dalla cultura occidentale.
Il
muro di Berlino, diceva Adriana Zarri, andrebbe rialzato.
L’invasione dell’Occidente è la tragedia
vera. Dall’Occidente trabocca infelicità
nella Russia.
I
Demoni -1873-hanno avuto un cattivo
maestro francofilo: Stepan Trofimovič Verchovenskij , il tutore di Nikolaj
quando questi era un bambino, Nikolaj (Nikolas) Vsevolodovič Stavrogin il
demone esteta e criminale.
La
posizione di Raskolnikov quando vuole assimilarsi agli “straordinari” è il
rovescio di quella del coro delle menadi di Euripide le quali affermano di
volere
tenere la mente e l’anima lontane
dagli
uomini straordinari;
ciò
che la massa
più
semplice crede e pratica,
questo
io vorrei accettare (Baccanti, vv.
428-432).
Ci
arriverà anche questo ragazzo dopo avere sofferto e compreso.
Napoleone,
il cattivo modello di Raskolnikov , è uno squallido individuo in Guerra e pace (1869) di Tolstoj
Seneca scrive
su questi presunti grandi: Non sono invidiabili i ricchi, i potenti né i grandi duci che vincono i nemici. Hi quoque ut vincerent hostem, cupiditate
victi sunt costoro per vincere il
nemico furono vinti dalla cupidigia (…)
tunc cum agere alios visi sunt, agebantur. Agebat infelicem Alexandrum furor aliena vastandi et ad ignota mittebat. (Ep.
94, 61), allora quando sembrarono spingere altri, erano spinti. La smania di
devastare le terre altrui spingeva l’infelice Alessandro e lo mandava verso
l’ignoto ( che sarebbe stato meglio non conoscere, cfr. Alexandros di Pascoli)
Ai
grandi duci massacratori di popoli mancano le caratteristiche che rendono umano
un uomo: il dubbio filosofico, la sensibilità artistica, la comprensione, la
compassione.
Altra deformazione psichica è quella dell’Adolescente
(1875) Dolgoruki che
vuole diventare un Rotschild per giungere alla potenza che gli darà
l’isolamento. Cfe. L’Adriano della Yourcenar.
Il ragazzo cerca l’isolamento e la potenza
nel denaro. I personaggi principali di Dostoevskij del resto si inchinano
davanti a un’idea, non di fronte al vitello d’oro. La malattia di questi
personaggi secondo Lukács deriva dagli squilibri della società, come la grande
miseria nella città moderna. La povertà fa scattare un desiderio morboso di
rivalsa e successo.
Nota è l’interpretazione di Bachtin Il
romanzo polifonico di Dostoevskij (1968).
Dice che esso opera una sorta di
carnevalizzazione della vita , ossia un ribaltamento dei legami sociali
convenzionali e tende a mettere a nudo i rapporti veri tra gli uomini. L’uomo
supera la reificazione e diviene portatore di idea. Raskolnikov uccide la vecchia e non usa il denaro, non
apre nemmeno il borsellino. Ivàn Karamazov è uno di quelli cui non occorrono
milioni per trovare una soluzione al proprio pensiero. Cfr. la mirabile leggenda
del grande Inquisitore. I fratelli
Karamazov è del 1880-
Formule e categorie sono annientate
perché annichiliscono la vita vivente. I precedenti di questa letteratura
carnevalizzata sarebbero il dialogo socratico e la satira menippea.
Socrate indagava, cercava la verità attraverso domande provocatorie (ajnavkrisi", investigazione polemica) e la suvgkrisi", il confronto tra punti di vista diversi
Nella satira menippea denominata dal filosofo
cinico Menippo di Gadara (III a. C.) l’ironia socratica diventa comicità.
Secondo Pirandello Socrate è pure
umorista: cerca di mettersi nei panni degli altri. Invero per confutarli
“In
Aristofane non abbiamo veramente il contrasto, ma soltanto l’opposizione. Egli
non è mai tenuto tra il sì e il no[1] egli
non vede che le ragioni sue, ed è per il no testardamente, contro ogni novità,
cioè contro la retorica, che crea demagoghi, contro la musica nuova, che,
cangiando i modi antichi e consacrati, rimuove le basi dell’educazione, e dello
Stato, contro la tragedia di Euripide che snerva i caratteri e corrompe i
costumi, contro la filosofia di Socrate, che non può produrre che spiriti
indocili e atei, ecc. (…) la burla è satira iperbolica,
spietata. Aristofane ha uno scopo morale, e il suo non è mai dunque il mondo
della fantasia pura (…) Nessuno studio della verisimiglianza: egli non se ne
cura perché si riferisce di continuo a cose e persone vere (…) e non crea una
realtà fantastica come, ad esempio, lo Swift. Umorista non è Aristofane
ma Socrate (…) Socrate ha il sentimento del contrario ; Aristofane ha un
sentimento solo, unilaterale” (L’umorismo
p. 44).
Il Satyricon è l’epressione più alta
di questo genere. Si creano situazioni eccezionali, anormali, onde provocare
idee e sperimentarle.
Labirinti, bordelli, cene mostruose, gli heredipětae
di Crotone.
Nel mondo guasto raffigurato dal Satyricon
c'è un ribaltamento che riguarda una città intera: Crotone
dove si svolge l'ultima parte del romanzo (116-141) una urbs antiquissima et
aliquando Italiae prima, antichissima e che una volta era stata la prima
d'Italia; quando però ci arrivano Encolpio, Eumolpo e Gitone la sua gente si
divide in due categorie: ricchi senza eredi e cacciatori di eredità.
In Petronio e Dostoevskij non mancano
elementi di naturalismo sordido come lupanari, bettole con ubriaconi,
prigione, case degradate.
Come nel carnevale c’è l’abolizione dei
divieti, l’eliminazione dell’ordinamento gerarchico e di ogni etichetta.
Questa letteratura carnevalizzata svela elementi
nascosti della società, ne mostra il lato latente (cfr. ajlhvqeia). Freud a sua volta toglie le mutande al borghese
Il
potere è spesso un male
Il culmine dei capovolgimenti portati dalla
vita è il tuvranno" che diventa farmakov"
nella tragedia greca, o la prostituta Sonia che diventa santa, l’assassino che
diviene filantropo.
Nel Riccardo II (III,
2) di Shakespeare si legge che
Riccardo II[2]
deposto da Bolingbroke che sarà Enrico IV espone “le tristi storie delle morti
dei re”
For
within the hollow crown
That
rounds the mortal temples of a king
Keeps
death his court; and there the antic sits,
Scoffing
his state and grinning at his pomp.
Seneca nell’Oedipus fa dire al protagonista: “ Quisquamne regno
gaudet? O fallax bonum/quantum malorum fronte quam blanda tegis"(vv.7-8),
qualcuno gode del regno? O bene ingannevole, quanti mali copri sotto una
facciata così lusinghiera!. Sono parole di Edipo che dà inizio al dramma
descrivendo l'infuriare della pestilenza.
Nelle
Phoenissae Giocasta chiede a Polinice di rinunciare alla guerra poiché
il premio che spetta al vincitore non è desiderabile: anzi Eteocle
pagherà il fio del successo a caro prezzo, con il solo fatto di essere
re:"poenas, et quidem solvet graves: regnabit "(v.645).
Manzoni
riprende questo tovpo" nell' Adelchi
quando il protagonista ferito consola il padre sconfitto:"Godi
che re non sei; godi che chiusa/all'oprar t'è ogni via: loco a gentile,/ad
innocente opra non v'è: non resta/che far torto, o patirlo. Una feroce/ forza
il mondo possiede, e fa nomarsi/Dritto.." (V, 8). E' il diritto del più
forte, il potere smascherato: viene tolta la maschera (demitur persona,
manet res)
Il
regno è quasi sempre una tirannide: un bene scivoloso, un potere claudicante,
in particolare quello di Edipo lo zoppo e dei suoi figli.
Viene
tolta la maschera non solo alle persone ma anche alle cose
Non hominibus tantum sed rebus persona
demenda est et reddenda facies
sua (Seneca, Ep. 24, 13)
Cfr. Lucrezio: “ Quo magis in dubiis
hominem spectare periclis/convenit adversisque in rebus noscere qui sit;/nam
verae voces tum demum pectore ab imo/eliciuntur <et> eripitur persona,
manet res " (De rerum natura, III, 55-58), tanto più è
necessario provare la persona nei pericoli rischiosi e conoscerne la qualità
nelle situazioni sfavorevoli; infatti le parole autentiche allora finalmente
escono dal fondo del cuore e si strappa la maschera, rimane la sostanza.
Bachtin
trova che Delitto e castigo sia una menippea cristianizzata
Raskilnikov
provoca Sonia dicendole che Napoleone non si fermava davanti ai delitti:
“io ho semplicemente ucciso un pidocchio inutile e dannoso. Per avere ragione
bisogna osare molto. Chi è capace di sputare sulle cose diventa il loro
legislatore. Cfr.
C’è
il confronto con la fede di Sonja che lo invita a baciare la terra
insozzata da lui stesso , ad accettare la sofferenza, a capire a riscattarsi
con essa: tw'/
pavqei mavqo"
/Eschilo,
Agamennone, 177[3].
Anche
lo Starez Zossima dei Fratelli Karamazov bacia la terra, muore baciando la terra: “si lasciò
scivolare dolcemente dalla poltrona sul pavimento, e inginocchiandosi, si chinò
col viso fino a toccar terra, si prosternò, allargò le braccia in croce; e come
invaso dall’estasi, baciando la terra e pregando (come appunto aveva insegnato
a fare), serenamente e gioiosamente rese l’anima a Dio”[4]. Alioscia segue l’esempio del maestro:
“Una notte fresca e calma fino all’immobilità avvolse la terra (…) Alioscia
rimase a guardare per un momento quello spettacolo, poi, ad un tratto, si gettò
con la faccia a terra come se l’avessero falciato. Egli non sapeva perché
l’abbracciasse, non si rendeva conto della ragione per cui gli fosse venuta
quella terribile voglia di baciarla, di baciarla tutta; ma egli la baciava
piangendo, singhiozzando, inondandola delle sue lacrime, e giurando, in uno
slancio impetuoso, di amarla, di amarla eternamente. “Inonda la terra delle tue
lacrime di gioia, e amale, codeste tue lacrime…”, disse una voce nella sua
anima”[5].
Si
pensi alla “cura di Anteo”, un gigante libico che uccideva i viandanti e
acquisiva forza dal contatto con sua madre, che poi è la madre di tutti,
In ogni
caso non si deve mai perdere l’amore per la vita terrena e per la stessa
terra:“ Bleibt mir der Erde treu, meine Brüder, mit der Macht euer Tugend!
Restatemi fedeli, fratelli miei, alla terra con tutta la forza della vostra
virtù! Il vostro amore, che tutto dona, e la vostra conoscenza servano il
senso della terra”. Così parla Zarathustra (…) Bacia la terra e amala
incessantemente, insaziabilmente-dice lo starets Zosima-cerca questa estasi e
questa esaltazione. Bagna la terra con le lacrime della tua gioia e ama queste
tue lacrime”[7].
[1] Caratteristica dell’umorismo cfr. parte II cap.
quarto.
[2] Riccardo II Plantageneto (Bordeaux, 6 gennaio 1367 – Pontefract,
14
febbraio 1400)
è stato re d'Inghilterra dal 1377 al 1399. La tragedia di
Shakespeare è del 1595.
[3] E, poco più avanti :"goccia invece del sonno davanti al
cuore/il penoso rimorso, memore delle pene inflitte; e anche/sui
recalcitranti arriva il momento della saggezza" ( kai; par j
a[-konta" h\lqe swfronei'n , Agamennone,
vv. 179-181).
[4] F. Dostoevskij, I fratelli Karamazov, p. 407.
[5] F. Dostoevskij, I fratelli Karamazov, p. 451.
[6] T. Mann. Carlotta a Weimar, p. 403.
[7] D. Merezkovskij, Tolstòj e Dostoevskij.,
p. 366.
Il giudice istruttore Porfiri
Petrovič di Delitto e castigo consiglia a Rskolnikov
di abbandonarsi alla vita senza ragionare : il
flusso della vita lo riporterà a riva e lo rimetterà in piedi.
To; mevllon h[xei, il futuro verrà (Eschilo, Agamennone, 1240).
Il punto di incontro dei due ragazzi reietti,
l’assassino e la prostituta, askolnikov è la lettura del Vangelo.
“Un mozzicone di candela
illuminava con luce fioca nella misera
stanza l’assassino e la peccatrice stranamente riuniti nella lettura del libro
eterno”.
Provocatoria del pensiero e dei
sentimenti è la tendenza a confutare i luoghi comuni e i dogmi dei più.
La prostituta Sonja è una peccatrice che ha venduto se stessa, ma
nemmeno una goccia di vera depravazione era entrata nel suo cuore.
Cfr. La logica aperta al
contrasto nelle Coefore di Eschilo
(461) :" [Arh"
[Arei xumbalei', Divka/ Divka.
Raskolnikov le si inginocchia
davanti poiché la ragazza è un simbolo della sofferenza umana e nella
sofferenza c’è un’idea.
Tutto si svolge sulla soglia o
sulla strada dove si vivono momenti di crisi. All’autoreostoevkij interessa il
tempo della crisi, mentre salta quello biografico.
Anche nell’Idiota (1869) c’è la carnevalizzazione. Myskin è un eccentrico pieno
di diversità dalla gente usuale: è privo di ogni diffidenza, non mente, non dà
importanza al denaro, non occupa alcuna posizione che possa limitare la sua umanità.
E’ del tutto anomalo: non sa cosa sia la malafede e arriva ad amare il rivale
Rogožin che ha cercato di ucciderlo. Dove compare il
principe si rompono le barriere della menzogna e si crea la sincerità
carnevalesca. Vedi l’episodio del vaso cinese.
Un libro di critica non privo
di arbìtri dilettanteschi ma nemmeno di spunti interessanti è quello di Merezkoskij Tolstoj e Dostoevski del
1902.
Secondo questo autore, D mostra
che il pensiero scientifico dal Rinascimento in poi ha portato l’Europa
sull’orlo dell’abisso dove cadrà se non tornerà a volgersi verso la religione. I Demoni (1873), i terroristi, sono
stati educati male, pervertiti da un intellettuale occidentalista.
Stepan
Trofimovič cattivo maestro di Nikolaj Stavrogin
L’essenza
dei tempi moderni è il nichilismo che è la negazione di Dio e si trova tanto
nel liberalismo quanto nel comunismo. Wille
zum Nichts la volontà del nulla.
Bisogna tornare al popolo russo, alla terra
russa, al cristianesimo. Dostoevskij
sente che la civiltà occidentale sta per esplodere siccome l’Europa è piena di
egoismo, odio, diffidenza. La scienza moderna si occupa di quisquilie inutili o
dannose. L’unica scienza utile è quella del bene e del male.
Cfr. Platone e il massimo oggetto di scienza
La scienza deve renderci liberi di giungere a vedere
l’idea del bene. L’uomo ispirato dalla visione del bene-ijdeva tajgaqou' il massimo oggetto di scienza[3]-
ha tutte le virtù e sa affrontare tutti gli imprevisti della vita. E’ la
dialettica che ci porta a vedere l’idea del bene che è fonte dell’ajlhvqeia e dell’oujsiva, della non
latenza e dell’essere.
Mevgiston
mavqhma, il massimo
oggetto di scienza, la conoscenza massima
è l'idea del Bene, (cfr.Platone, Repubblica,
505a:"hJ tou' ajgaqou' ijdeva
mevgiston mavqhma").
Aggiungo queste parole dell’ Alcibiade II un dialogo platonico sul
quale ha indirizzato la mia attenzione meno di due anni fa il rimpianto amico
Carlo Flamigni.
SW. `Or´j oân, Óte g' œfhn kinduneÚein tÒ ge tîn
¥llwn
™pisthmîn
ktÁma, ™£n tij ¥neu tÁj toà belt…stou
™pist»mhj
kekthmšnoj
Ï, Ñlig£kij mn çfele‹n, bl£ptein
d t¦ ple…w
tÕn œconta aÙtÒ, «r' oÙcˆ tù Ônti Ñrqîj ™fainÒmhn
lšgwn;
vedi dunque, dice Socrate ad Alcibiade,
quando dicevo che il possesso delle altre scienze se uno non
possiede la scienza di quanto è ottimo (l'idea del Bene), di rado giova, mentre per lo più danneggia
chi ce l'ha, non ti sembra che io parlavo dicendo quanto è
sostanzialmente corretto?
Alcibiade dà ragione a Socrate il quale
aggiunge
Ð d d¾ t¾n kaloumšnhn polumaq…an te kaˆ
polutecn…an
kekthmšnoj, ÑrfanÕj d ín taÚthj tÁj ™pist»mhj,
¢gÒ-
menoj d ØpÕ mi©j ˜k£sthj tîn ¥llwn,
«r' oÙcˆ tù Ônti
dika…wj
pollù ceimîni cr»setai,
¤te omai ¥neu kubern»tou
diatelîn
™n pel£gei, crÒnon oÙ
makrÕn b…ou qšwn; éste
sumba…nein
moi doke‹ kaˆ ™ntaàqa tÕ toà poihtoà, Ö lšgei
kathgorîn
poÚ tinoj, æj ¥ra
poll¦ mn ºp…stato
œrga, kakîj dš, fhs…n, ºp…stato p£nta. (Alcibiade II 147b)
e chi possiede la
cosiddetta conoscenza enciclopedica e politecnica , ma sia privo di questa
scienza (del Bene), e venga spinto da ciascuna delle altre, non farà uso
sostanzialmente di una grande tempesta senza un nocchiero, continuando a
correre sul mare, non a lungo del resto? Sicché mi sembra che anche qui capiti
a proposito quello che dice il poeta criticando uno che effettivamente sapeva molte cose ma le
sapeva tutte male
Seneca deplora le quisquilie degli studi letterari: Quaeris Ulixes ubi erraverit potius quam
efficias ne nos semper erremus? (Ep.,
88, 7).
O dove abbia errato Ulisse piuttosto che fare in modo
di non essere noi a errare?
A me personalmente interessa la
lotta contro la reificazione dell’uomo e dei rapporti umani nella società
capitalistica.
Dostoevkij fu conservatore,
slavofilo e ostile al socialismo, ma credo che possa essere comunque impiegato
in senso antiborghese. Egli lottava contro il nichilismo e il nichilista
adoratore del nulla è il borghese meschino che ricava identità dal denaro e dal
possesso della roba.
Bologna 15 ottobre 2025 ore 16,
47 giovanni ghiselli
p. s.
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[1] Quid est ergo
ratio? Naturae imitatio. Quod est summum hominis bonum? Ex naturae voluntate se gerere (Ep.
66, 39).
[2] to; uJpocovndrion, è una parte
dell’addome dove si pensava che avesse sede la malinconia
[3] mevgiston mavqhma, il massimo oggetto di scienza, la conoscenza massima è l'idea del Bene, (cfr.Platone, Repubblica, 505a:"hJ tou' ajgaqou' ijdeva mevgiston mavqhma"). Aggiungo con
un’associazione forse non del tutto arbitraria queste parole dell’ Alcibiade II di Platone
SW. `Or´j oân, Óte g' œfhn kinduneÚein tÒ ge tîn
¥llwn
™pisthmîn
ktÁma, ™£n tij ¥neu tÁj toà belt…stou
™pist»mhj
kekthmšnoj
Ï, Ñlig£kij
mn çfele‹n, bl£ptein
d t¦ ple…w
tÕn
œconta aÙtÒ, «r' oÙcˆ tù Ônti Ñrqîj
™fainÒmhn lšgwn;
vedi dunque, dice Socrate ad Alcibiade,
quando dicevo che il possesso delle altre scienze se uno non
possiede la scienza di quanto è ottimo (l'idea del Bene), di rado
giova, mentre per lo più danneggia chi ce l'ha, non ti sembra che
io parlavo dicendo quanto è sostanzialmente corretto?
Alcibiade dà ragione a Socrate il quale
aggiunge
Ð d d¾ t¾n kaloumšnhn polumaq…an te kaˆ
polutecn…an
kekthmšnoj, ÑrfanÕj d ín taÚthj tÁj ™pist»mhj,
¢gÒ-
menoj d ØpÕ mi©j ˜k£sthj tîn ¥llwn,
«r' oÙcˆ tù Ônti
dika…wj
pollù ceimîni cr»setai,
¤te omai ¥neu kubern»tou
diatelîn
™n pel£gei, crÒnon oÙ
makrÕn b…ou qšwn; éste
sumba…nein
moi doke‹ kaˆ ™ntaàqa tÕ toà poihtoà, Ö lšgei
kathgorîn
poÚ tinoj, æj ¥ra
poll¦ mn ºp…stato
œrga, kakîj dš, fhs…n, ºp…stato
p£nta.
(Alcibiade II 147b)
e chi possiede la
cosiddetta conoscenza enciclopedica e politecnica , ma sia privo di questa
scienza (del Bene), e venga spinto da ciascuna delle altre, non farà uso
sostanzialmente di una grande tempesta senza un nocchiero, continuando a
correre sul mare, non a lungo del resto? Sicché mi sembra che anche qui capiti
a proposito quello che dice il poeta criticando uno che effettivamente sapeva molte cose ma le
sapeva tutte male
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