domenica 31 agosto 2025

Autori greci e latini in Shakespeare, 4. Il potere è un nucleo di male. Nobiltà nella morte. Senza bellezza non si può vivere.


 

Nel Riccardo II  si legge che la Morte tiene la corte nella corona cava (within the hollow crown) che cinge le tempie mortali di un re e là siede beffarda schernendo il suo stato con un ghigno alla sua pompa and grinning at his pomp.

 

Riccardo II[1] deposto da Bolingbroke che sarà Enrico IV espone “le tristi storie delle morti dei re”.

Nel Riccardo II  di Shakespeare si legge che la Morte tiene la corte nella corona cava (within the hollow crown) che cinge le tempie mortali di un re e là siede beffarda schernendo il suo stato con un ghigno alla sua pompa and grinning at his pomp.

 

For God’sake let us sit upon the round

And tell sad stories of the death of kings:

How some have been deposed, some slain in war,

Some haunted by the ghosts they have deposed,

Some poisoned by their wives, some sleeping kill’d,

All murdered. For within the hollow crown

That rounds the mortal temples of a king

Keeps death his court; and there the antic sits,

Scoffing his state and grinning at his pomp,

  (Riccardo II, III, 2, 155-177)

 

 

 

 

 

Nelle Troiane di Euripide, Ecuba constata che il polu;~ o[gko~ ,  il grande vanto degli antenati era oujdevn, niente, era un gonfiore che si è dissolto.

O grande vanto umiliato

Degli avi, come davvero eri un nulla! (vv. 108-109)

 

.

Sentiamo ora un pensiero (141) tratto dai Ricordi di Guicciardini " la corruttela italiana codificata e innalzata a regola di vita[2]: “spesso tra il palazzo e la piazza è una nebbia sì folta o uno muro sì grosso che, non vi penetrando l'occhio degli uomini, tanto sa el popolo di quello che fa chi governa o della ragione perché lo fa, quanto delle cose che fanno in India".

 

La nobiltà nella morte. Cleopatra.

La bellezza e la dignità della morte vengono anteposte alla degradazione della vita da Cleopatra, l'ultima dei Tolomei: lo capisce l'ancella Carmione la quale, al soldato che, vedendo il cadavere della regina, le ha domandato : "kala; tau'ta Cavrmion ;" è bello questo?, risponde con il suo ultimo fiato: "kavllista me;n ou\n kai; prevponta th'/ tosouvtwn ajpogovnw/ basilevwn" (Plutarco, Vita di Antonio, 85, 8), è bellissimo e si confà a una donna che discende da re tanto grandi.

Lo stesso personaggio, nell'Antonio e Cleopatra di Shakespeare, all'ottuso guardiano (First Guard) che le ha posto la medesima domanda retorica (Charmian, is this well done?) , replica : "It is well done, and fitting for a princess-Descended of so many royal kings. Ah, soldier! (5, 2)", è ben fatto e adatto a una sovrana discesa da tanti nobili re. Ah soldato!

 

Cfr.  Polissena nell'Ecuba di Euripide.

La bellezza giustifica la vita. Senza bellezza non si può vivere.

La giustificazione estetica della vita umana,  il culto della bellezza, è un'altra delle ragioni per cui i Greci sono nostri padri spirituali.

Soltanto nella bellezza si può tollerare il dolore di vivere, afferma  Polissena quando antepone una morte dignitosa a una vita senza onore:"to; ga;r zh'n mh; kalw'~ mevga~ povno~, (Ecuba , v. 378),  vivere senza bellezza è un grande tormento".

 

Il culto della bellezza nella vita e nella morte non manca in Sofocle: Antigone dice a Ismene: ma lascia che io e la pazzia che spira da me/soffriamo questa prova tremenda: io non soffrirò/nulla di così grave da non morire nobilmente"peivsomai ga;r ouj-tosou`ton oujden w{ste mh; ouj kalw`~ qanei`n ( Antigone, vv. 95-97).

 Aiace   risponde al corifeo (vv.479-480):"ajll j h] kalw'" zh'n h] kalw'" teqnhkevnai-- to;n eujgenh' crhv" ma il nobile deve o vivere con stile, o con stile morire.

 Altrettanto afferma Neottolemo, il figlio schietto dello schietto Achille, in faccia al subdolo Odisseo del Filottete :"

  bouvlomai d j, d' , a[nax, kalw'"-drw'n ejxamartei'n ma'llon h]  nika'n kakw'" " (vv. 94-95), preferisco, sire, fallire agendo con nobiltà che avere successo nella volgarità.

 

Villa Fastiggi, 31 agosto 2025 ore 13, 13 giovanni ghiselli.

p. s.

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[1] Riccardo II Plantageneto (Bordeaux, 6 gennaio 1367Pontefract, 14 febbraio 1400) è stato re d'Inghilterra dal 1377 al 1399. La tragedia di Shakespeare è del 1595.

I Plantageneti sono assimilabili ai Pelopidi e ai Labdacidi  per gli aspetti tragici di queste famiglie.

[2]F. De Sanctis, Storia della letteratura italiana , 2,  p. 107


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