sabato 30 aprile 2022

Nuovo indirizzo di posta elettronica.

A chi volesse scrivermi suggerisco di usare questo indirizzo meno insicuro del precedente ghiselli.giovanni@gmail.com Saluti a tutti gianni

Biden e i classici. Belletto e cibi afrodisiaci.


 

Biden si copre il volto augusto di belletto candido, tanto da apparire ajnavplew~ yimuqivou ( Aristofane, Ecclesiazuse, 1072).

Vuole mostrare una faccia  liliale: bianchissima e pura, quasi fosforescente.

Del resto in questo tempo di guerra deve apparire determinato e deciso a vincere. Forte e potente più del nemico.

Sicché mangia bulbos, erucas salaces, hymettia mella, ovaque (cfr. Ovidio Remedia amoris (799-800) e  Ars amatoria, II, 422-424).

Marziale però  malignamente obietta: “sed nihil erucae faciunt bulbique salaces”.

Se l’ herba salax, che a Roma chiamano “rughetta”, e i bulbi salaces non lo faranno saltare-salīre- né lo aiuteranno a vincere, saranno i suoi alleati e panegiristi europei a saltare giù dal suo carro non trionfale come lo presentano ora.

 

Bologna 30 aprile 2022.

giovanni ghiselli

 

p. s.

 

Oggi dalle 17 alle 18, 30 sarò a Cento per presentare le Nuvole di Aristofane.

 

 

venerdì 29 aprile 2022

E’ bello il rischio?


 

Durante l'estate del 432 a. C. si riunì a Sparta l'assemblea federale della lega peloponnesiaca.  Furono invitati anche gli ambasciatori ateniesi.

Vediamone un aspetto non secondario.

I Corinzi vogliono spingere Sparta alla guerra contro  Atene, perché inizi tosto la guerra del Peloponneso.

 L’oratore corinzio parla  contrapponendo la psicologia degli Ateniesi a quella degli Spartani cui rinfaccia lentezza, indolenza e chiusura mentale: “voi, o Lacedemoni, soli tra i Greci, rimanete inattivi ("hJsucavzete") e vi difendete non con la forza ma con il temporeggiare ("th'/ mellhvsei", I, 69, 4 ), e soli vi disponete ad abbattere la crescente potenza dei nemici, non appena  inizia, ma quando è raddoppiata.

Viceversa gli Ateniesi sono acuti, attivi, veloci : essi sono innovatori, rapidi nel concepire disegni e nel portare a compimento ciò che hanno deciso ("newteropoioi; kai; ejpinoh'sai ojxei'" kai; ejpitelevsai e[rgw/ o} a]n gnw'sin", I, 70, 2); poi sono audaci oltre le loro forze, amanti del rischio al di là della ragione, e nelle avversità non perdono la speranza ("para; duvnamin tolmhtai; kai;; para; gnwvmhn kinduneutai; kai; ejn toi'" deinoi'" eujevlpide"", I, 70, 3)

 

A proposito della disposizione al rischio, Platone attribuisce queste parole a Socrate : “kalo;ς ga;r oJ kivndunoς” (Fedone, 114d), bello è infatti il rischio. È il rischio di credere nei miti relativi alla sorte delle anime, dato che è chiaro che l’anima è immortale.

 

Ora, nell’aprile del 2022, il rischio è quello di una guerra sempre più estesa nel tempo, nello spazio, e sempre più distruttiva. La propaganda vuole inculcare l’idea che è politicamente e moralmente necessario correre questo rischio.

Dobbiamo considerare che sono proprio i più insistenti fautori della guerra a correre meno rischi di povertà, miseria, morte e distruzione.

I Corinzi chiedevano la guerra e la fecero con gli Spartani dopo averli spinti a iniziarla; ora noi Europei siamo sollecitati a sacrifici che non verranno condivisi, certo non in ugual misura, da chi vuole imporceli attraverso governi subordinati. Ma il popolo non è d’accordo

 

Bologna 29 aprile 2022 ore 10, 15

giovanni ghiselli

ps.

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giovedì 28 aprile 2022

Aristofane e il tema del risparmio energetico. Molto meglio di Draghi

Nella prima Parabasi delle Nuvole si trova il tema del risparmio energetico.
Il coro canta l’antistrofe in onore degli dèi Febo, Artemide, Atena e Dioniso, poi il corifeo aggiunge Selene, la dea Luna, ricordando che si fece incontro alle nuvole dirette ad Atene e disse che dovevano salutare gli Ateniesi e pure riferire che era sdegnata per l’ingratitudine dei cittadini   dimentichi dei benefici che ricevono da lei, dalla sua luce, non a parole ma visibilmente  wjfelou`sa uJma`~ a{panta~ ouj lovgoi~ ajll j ejmfanw`~ (611): infatti hJ Selhvnh illumina le notti  attiche facendo risparmiare  una dramma  al mese.
Ognuno uscendo la sera, dice al servo: mh; privh/ , pai', da'/d j , ejpeidh; fw'" Selhnaivh" kalovn-(614), non comprare la fiaccola ragazzo, poiché la luce di Luna è cosa bella.
Aggiungo che pure il caldo è cosa bella e buona e che il risparmio energetico ottenuto dal mettere via i condizionatori che diffondono aria fredda e germi patogeni sarebbe cosa santa.
 
Bologna 28 aprile 2022, 20, 54 ore
giovanni ghiselli
p. s.
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La palude Meotide, il mar d’Azov e i sacrifici umani


 

 Socrate prega le Nuvole assai venerande polutivmhtoi Nefevlai e chiede una loro epifania, in parata, agli occhi del contadino Strepsiade-e[lqete tw'/d  j eij" ejpivdeixin (Aristofane, Nuvole, 269).

La richiesta del “maestro” a queste divinità è di giungere sopra il suo pensatoio ateniese.

 

Le nuvole possono provenire da luoghi diversi: “ voi  state sopra le sacre nevose vette dell’Olimpo, o nei giardini del padre Oceano dove guidate le danze sacre in onore delle ninfe, o sulla foce del Nilo dove attingete l’acqua in anfore d’oro, o intorno alle rupi del monte Mimante in Asia minore, h] Maiw`tin livmnhn e[cet j (273) oppure  occupate la palude Meotide.

Venite dunque e porgete ascolto accogliendo  il sacrificio-dexavmenai qusivan (274) liete di questi riti”.

Tale è la preghiera di Scorate.

 

La palude Meotide oggi è il mar d’Azov e i sacrifici richiesti dalle due potenze in guerra, nuvole foriere di ordigni abominosi, portatori di morte e distruzione, sono quelli del popolo ucraino e di tanti giovani russi. Si tratta di riti empi e profani.

C’è anche chi progetta di mandare altre vittime sacrificali sotto quelle nuvole per compiacere le brame imperialistiche di queste orribili divinità sanguinarie.

 

Il buonDio ce ne guardi!

Bologna 28 aprile 2022 ore 17, 26

giovanni ghiselli

p. s

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La logica degli imperi, di ogni impero.


 

La logica di ogni esclude la pietà. La Russia e gli Stati Uniti sono due imperi e noi siamo asserviti a questo attribuendo spietatezze soltanto a quello.

 

Pericle, nell’ultimo discorso che Tucidide gli attribuisce, dice agli Ateniesi: “turannivda ga;r h[dh e[cete aujth;n, h}n labei'n me;n a[dikon dokei' ei\nai, ajfei'nai ejpikivndunon” (II, 63, 2) avete un potere che è oramai una tirannide che può sembrare ingiusto prendere ma pericoloso abbandonarla.

 

Tucidide quindi fa dire a Cleone succeduto a Pericle quale beniamino del popolo "turannivda e[cete th;n ajrchvn", (III 37, 2), avete un impero che è una tirannide la quale per reggersi deve usare la forza e bandire la compassione.

 

La logica del tiranno non può permettergli alcuna “opra pietosa”.

 Lo dichiara Agamennone nell’Aiace di Sofocle: “tov toi tuvrannon eujsebei'n ouj rJa/dion” (v. 1350), non è facile che un tiranno sia anche una persona pia. Insomma tirannide e pietà sono incompatibili.

Lo stesso vale per la tirannide che lo Stato dominante esercita sui paesi satelliti.

 

Bologna 28 aprile 2022 ore 11, 51

giovanni ghiselli

 

 

Aggiornamento sui dibattiti televisivi.


 

Or ora tal Caprarica sulla 7 ha fatto della bocca una tromba offensiva.

Una giornalista russa, Nadana,  aveva dato la sua versione della guerra ricordando che è stata iniziata nel 2014 da Kiev. Non so se avesse torto o ragione.

Ho visto però che parlava in maniera educata, perfino gentile.

Ho anche notato che è carina.

Ebbene l’anziano menzionato sopra ha reagito da energumeno nei confronti di questa donna accusandola di “dire bestialità”, “menzogne propagandistiche”, aggiungendo spero “che sappia leggere” e negandole la qualifica di giornalista.

Sono sicuro che una persona, una donna invitata quale ospite  è degna per lo meno di ascolto e rispetto. Può venire contraddetta ma in modo civile e umano, non bestiale, davvero bestiale come ha fatto Caprarica

Bologna 28 aprile  2022 ore 11, 28

giovanni ghiselli

p. s

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Il pensatoio di Socrate e i dibattiti televisivi.


 

In molti dibattiti televisivi si discute spesso su questioni insolvibili, o di poco conto, o perfino risibili.

 Come accadeva nel pensatoio-frontisthvrion- di Socrate ridicolizzato e criminalizzato da Aristofane nelle Nuvole.

Cherefonte dunque domandò a Socrate, suo maestro e amico, se ritenesse che  la zanzara cantasse attraverso la bocca o lo sfintere anale (- ojpovtera th;n gnwvmhn e[coi, ta;" ejmpivda" kata;

to; stovm  j a/[dein h] kata; toujrropuvgion vv.157-158).

La risposta a tanto dilemma è che il budello della zanzara è stretto  e l’aria passando con forza fino allo sfintere lo fa rumoreggiare con la violenza del suo soffio" ( to;n prwkto;n hjcei'n ujpo; biva" tou' pneuvmato" (164).

L’aspirante nuovo allievo Strepsiade ne inferisce che allora è una tromba il culo delle zanzare-savlpigx oJ prwktov" ejstin a[ra tw'n ejmpivdwn (165)

Quindi proclama Socrate tre volte beato per questa ispezione degli intestini

w\ trismakavrio" tou' dientereuvmato" (166).

Uno che sa tutto sul budello della zanzara fa presto a essere assolto in tribunale, gioisce l’attempato scolaro, pensando di avere trovato chi gli insegnerà a non pagare i debiti contratti dal figliolo.

 

I conduttori delle nostre trasmissioni spalancano le bocche che tagliano in due i loro faccioni pasciuti e tondi per cantare canzoni spesso insignificanti e spiacevoli quanto il canto della zanzara

 

Bologna 28 aprile 2022 ore 10, 50

Giovanni ghiselli

p. s.

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Leopardi assimila Socrate, e non a torto, ai sofisti.


 

“Su Socrate assai simile ai sofisti non tace Leopardi: “E Socrate stesso, l'amico del vero, il bello e casto parlatore, l'odiator de' calamistri[1] e de' fuchi[2] e d'ogni ornamento ascitizio[3] e d'ogni affettazione, che altro era ne' suoi concetti se non un sofista niente meno di quelli da lui derisi?” (Zibaldone, 3474).

 

Questo tu quoque vale anche per molti  “catoni moralisti” che ora vogliono dare lezione di morale e pretendono di processare i  nuovi criminali di guerra.

Penso a Hiroshima a Dresda, all’Iraq terre bombardate e desolate senza nessuna pietà per nessuno.

 

Dunque costoro che continuano a mandare armi “difensive” pesanti e dicono di essere nemici di ogni aggressore, che altro sono stati e sono se non a loro volta aggressori e criminali spietatissimi?

 

Bologna 28 aprile 2022 ore 9, 37

giovanni ghiselli

p. s.

Ancora la posta elettronica mi inceppa il cammino. Abbiate pazienza.

 

Sabato 30 aprile dalle 17 sarò a Cento. Presenterò le Nuvole di Aristofane con il tema dell’educazione (buona e cattiva). Se avrò tempo introdurrò anche le Ecclesiazuse con il comunismo fondato dalle donne di Atene riunite in assemblea. Se no, la prossima volta.

 

 

 



[1] Da calamistrum, “ferro per arricciare i capelli” (ndr).

[2] Da fucus, “tintura rossa” (ndr).

[3] Da ascisco, “annetto” (ndr).

mercoledì 27 aprile 2022

La parresìa negata


 

Nelle Fenicie di Euripide, Polinice risponde alla madre sulla cosa più odiosa per l’esule: “e{n me;n mevgiston, oujk e[cei parrhsivan” (v. 319), una sopra tutte: non ha libertà di parola.

Trovo che nei nostri dibattiti televisivi dove presentatori e ospiti vaghi di ciance possono parlare a lungo purché dicano quello che si deve dire, chi invece va contro corrente, dicendo quanto spiace al potere, viene subito interrotto, disturbato, zittito.

Ieri sera Floris è arrivato al servilismo di reprimere e impedire gli applausi di una parte del pubblico non obbediente alle sue indicazioni di  ovazione.

Particolarmente odioso è poi il maltrattamento riservato alle giornaliste e ai giornalisti russi che pure parlano educatamente. Vengono insultati come se fossero dei malfattori e fossero entrati a forza nelle trasmissioni senza essere stati invitati.  Subiscono quasi sempre per lo meno sgarbi e vilipendio irrisorio da parte di quelli che dovrebbero avere ogni riguardo per gli ospiti

 

Bologna 27 aprile 2022 ore 18

p. s.

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Molto bene oggi il mio tuffo nel passato scolastico.

Ho promesso di mandare materiale a chi lo vuole.

Mi scuso per eventuali ritardi: ho la posta elettronica inceppata.

Appena riceverò le richieste, risponderò mandando quanto mi si chiede.

Ovviamente sine pecunia.

Disprezzo quanti vanno in televisione a pubblicizzare i propri libri con la complicità del conduttore che ne dice ogni bene senza conoscerli.

Sono certo che quanti ricorrono a tali miserie vengono letti meno di questo mio blog

 

 

 

“CartaBianca” e “Di Martedì” del 26 aprile.


 

Ieri sera ho seguito i discorsi sulla guerra tenuti nelle due trasmissioni del martedì. Ho visto due categorie di partecipanti al dibattito. Maggioritari sono i pupazzi che, fatti ballonzolare dai fili del pupazzaro, pretendono il prosieguo e l’inasprimento della guerra. Gridano parole imparate a memoria, sempre le stesse.

Alcuni di questi miseri burattini si professano cristiani, pensate!

Altri pochi invece chiedono tregue e trattative perché il massacro abbia termine, o almeno una pausa. Tra questi, uomini e donne, si trovano un paio di preti,  e poche altre persone cui la vita umana sta a cuore più delle mance che il burattinaio promette a chi si muove e parla come comanda lui che a sua volta esegue degli ordini.

C’è anche un terzo gruppetto che si destreggia per non dispiacere troppo a nessuno.

 Io sento il dovere di ascoltare e denunciare quanti chiedono che scorra altro sangue.

 

Sono certo che la vita li sconfiggerà.

 

Bologna 27 aprile 2022 ore 8, 55

giovanni ghiselli

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Oggi andrò al Galvani dove parlerò dalle 11 alle 14.

 Sabato sarò a Cento dalle 17 alle 18, 30.

Non mancherò di parlare anche di guerra citando i classici.

Riferisco qui soltanto la preghiera di una madre, Ecuba, che implora i vincitori di non ammazzare sua figlia Polissena: Mhde; ktavnhte: tw'n teqnhkovtwn a{li" " ( Euripide, Ecuba, v. 278  non ammazzate: ce n’è abbastanza di morti).

Non deve essere mai più ammazzato nessuno, nemmeno uno.

Avverto che da un paio di giorni il mio computer non riceve la posta.

Scrivetemi su facebook se volete dirmi qualche cosa che devo sapere.

gianni

 

 

martedì 26 aprile 2022

"Bella ciao”

Perché questa canzone partigiana è tanto cantata ancora a quasi ottanta anni dalla fine della resistenza antinazista?

La risposta è indubitabile: perché è tornato l’invasore, anzi gli invasori.

Chi sono? A parer mio, e pure di molti altri credo, sono l’ignoranza, la prepotenza, la menzogna, l’inimicizia tra gli umani, la diffidenza di tutti verso tutti.
 Ricordo gli anni 1968-1971, più o meno, quando invece era diffusa la simpatia tra gli umani, era corrente il desiderio di giustizia, erano costumi diffusi quelli  della solidarietà, dell’amicizia e dell’amore. In tutta Europa.

Ricordo un dialogo del luglio del 1971 con una donna appena conosciuta, una finlandese.
Le domandai che cosa pensasse dell’amore appunto. Rispose che credeva che fosse un sentimento buono, dovuto umanisticamente a tutte le creature viventi. Fu una bella risposta, ma non anomala per quei tempi.

Ora purtroppo non è anomalo considerare la diffidenza o addirittura l’odio il sentimento più diffuso tra i viventi. Questo stato d’animo è invasore, invadente e invasivo.
Quando ricordo il canto di allora e come lo cantavamo noi giovani contenti di essere usciti dal buio del primo dopoguerra, e come vedo quel buio tornato ancora più cupo, freddo e non senza un’altra guerra, mi si stringe il cuore. Eppure torno a cantare Bella ciao poiché questo canto consola e infonde speranza.


Bologna 26 febbraio 2022 ore 19, 38
giovanni ghiselli

p. s
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La logica di chi vuole la guerra.


 

La logica di chi vuole che la guerra continui è ancora quella denunciata dal contadino pacifista Trigeo nella commedia Pace (421 a. C.) di Aristofane: il fabbricante di lance-doruxov~  e il mercante di scudi kavphlo~ ajspivdwn sono fautori del conflitto : i{n j ejmpola`/ bevltion, ejpiqumei` macw`n ( 447-448), per vendere meglio ciascuno di loro brama le guerre.

 

Conflitti del resto molto meno micidiali di questi ultimi che con i bombardamenti colpiscono, ammazzano e mutilano i civili prima di tutti, e tra questi i bambini e  i vecchi. E con profitti colossali per chi produce e vende le armi.

 

Alla fine di questa commedia il mercante di armi è addolorato perché la corazza da dieci mine può essere  davvero adatta solo  a cacarci dentro- ejnapopatei`n ga;r ejst j ejpithvdeio~ pavnu (1228). Parole di Trigeo  

 

Bologna 26 aprile 2022 ore 11, 34

 

giovanni ghiselli

 

p. s

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Contro la guerra.


 

Già nell'Iliade Zeus  dice ad Ares:"e[cqisto" dev moiv ejssi qew'n o}i  [Olumpon e[cousin (V, 890), tu per me sei il più odioso tra gli dei che abitano l'Olimpo.

 

Nell’Edipo re di Sofocle Tebe è contaminata da una peste odiosissima loimo;~ e[cqisto~ (28) che è la prima e la più mortale di tutte le malattie: la guerra.

Accolgo il suggerimento di Carlo Diano che attribuisce a questa tragedia una datazione bassa, successiva alla disastrosa spedizione in Sicilia (415-413).

 

 Nel primo Stasimo dei  Sette a Tebe[1] di Eschilo il Coro dissacra il dio della guerra: Ares  è un domatore di popoli che  infuriando soffia con violenza e contamina la pietà "mainovmeno" d j ejpipnei' laodavma"-miaivnwn eujsevbeian"(vv. 343-344). La radice del vebo miaivnw –contamino- si trova in miavsma -contaminazione- che nella Tebe dell’Edipo re è lo stesso tuvranno~  della città, assassino del proprio padre e marito della propria madre.  

 

 

 

ajnti; de;  fwtw`n

teuvch kai; spodo;~ eij~  

ejkavstou dovmo~ ajfiknei`tai”( Eschilo, Agamennone, 434-436).

"invece di uomini urne e cenere ritornano alla casa di ciascuno.

 

In questo pimo dramma della trilogia Orestea  (del 458) Ares viene definito "oJ crusamoibo;" d j  [Arh" swmavtwn"(v.437), il cambiavalute dei corpi, nel senso che la guerra cambia gli uomini in cadaveri e arricchisce gli speculatori

Secondo Gaetano De Sanctis, Eschilo con questa tragedia ha voluto mettere in guardia gli Ateniesi"contro le guerre ingiuste, pericolose e lontane, onde tornano, anziché i cittadini partiti per combattere, le urne recanti le loro ceneri. La lista dei caduti della tribù Eretteide mostra quale eco dovesse avere nei cuori tale monito durante quella campagna d'Egitto (anni 459-454) in cui fu impegnato il fiore delle forze ateniesi"[2].

 

Bologna 26 aprile 2022

giovanni ghiselli

p. s.

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Scrivo ogni giorno contro la guerra incoraggiato dai tanti lettori.

Ho anche iniziato a maledire le guerre parlando nelle mie conferenze.

Quando parlo le contestualizzo e le commento con l’aiuto della letteratura..

Seguiterò fino a quando questo inferno non sarà finito



[1] Del 467 a. C.

[2] Storia dei Greci , II vol., p.91

La guerra mortificante è la degenerazione della nobile gara sportiva.


 

Platone nel Gorgia (465b) fa dire a Socrate che la ginnastica viene contraffatta dalla cosmesi che è malvagia, ingannevole, ignobile e servile-hJ kommwtikhv, kakou`rgov~ te kai; ajpathlh; kai; ajgennh;~ kai; ajneleuvqero~, e infatti inganna attraverso l’apparenza falsificata da colori, unguenti e vestiti che mascherano la bellezza naturale sovrapponendole una falsa.

Altrettanto fa la culinaria che falsifica la Medicina, la retorica che trucca la Legislazione e la sofistica che è contraffazione della Giustizia.

Voglio aggiungere a queste quattro falsificazioni quella mortificante della guerra che è contraffazione dell’agone sportivo il quale si fonda sulla lealtà degli agonisti, ha bisogno di arbitri imparziali e si svolge sotto gli occhi di un pubblico che può giudicare mentre vede quanto accade.

Non è un caso che la guerra escluda degli atleti: quelli che non hanno nessuna colpa eppure non devono vincere.

Le guerre, l’ho già ricordato diverse volte, sono fatte di propaganda “famā bella constant” e vengono presentate attraverso menzogne, invenzioni, reticenze, calunnie o apoteosi. Tutto questo spudoratamente.

Bologna 26 aprile 2022 ore 9, 38

giovanni ghiselli

p. s

domani tra le 11 e le 14 andrò a parlare anche di questo agli studenti del Liceo Galvani di Bologna.    

 

lunedì 25 aprile 2022

Kaisa 17 L’orgia santa e l’esodo.


Noi due, Kaisa e io dico,  ci baciammo per tutto il viaggio di ritorno, fino a Debrecen, poi anche oltre, e, pur senza avere toccato liquidi alcolici, lo facemmo con furia, quasi strappandoci gli indumenti di dosso.

“Puoi toglierti tutto - dissi - dato che sei coperta dalla bellezza e dalla virtù dell’amore”.

 Se non altro, e non è poco, ci piacevamo a vicenda.

Alla fine di quella giornata avevamo smesso di rimuginare e discutere: alla dialettica era subentrata la vita come con Elena un anno prima, la  mattina all’alba nell’orto botanico dopo una serata difficile. Questo l’ho già raccontato.  

 Però la cattiva coscienza dell’adulterio, aveva fatto supporre a Kaisa un tradimento inesistente, e aveva turbato uno dei pochi giorni concessi dal fato al tempo precipitoso del nostro amore scosceso.

Di lì a pochi giorni infatti la giovane donna partì e non l’ho vista mai più. 

Andai a cercarla nel settembre del 1974, due anni e due mesi più tardi, nell’Università dove era assistente. Si fece negare, poi mi scrisse che non aveva potuto fare diversamente siccome era già abbastanza chiacchierata dalle linguacce. 

In tal modo finisce questa storia d’amore, se può chiamarsi così. Sì, certo, io la chiamo storia d’amore e non tra le meno belle di mia vita mortale, anzi.

Passammo l’ultima settimana a Budapest. Una notte, facendo l’amore con gioia, un preservativo si ruppe ma l’amante preziosa non rimase in cinta che io sappia. Penso di no. La prossima storia mi farà capire che mettere al mondo un figlio non era destino per me. Eppure, ancora oggi, quando vedo un padre che abbraccia una figlia, mi vengono le lacrime agli occhi.

Una figlia è il mio grande rimpianto. Il resto del bello e del buono che può offrire la vita l’ho avuto.

Passerò presto al terzo dramma della trilogia finlandese

 

Bologna 25 aprile 2022 ore 20, 01

giovanni ghiselli 

p. s

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Kaisa 16 . Fine dell’equivoco. Si prepara l’orgia santa

 

Mi aggiravo in disparte osservando i miei simili, e anche i dissimili, con aria introversa. Mi rodeva parecchio che Kaisa non mi venisse vicino, anzi non si facesse nemmeno vedere.

Quando la scorsi, lontana, mi sembrava perfino irata. Senza ragione. Io l’amavo. Non sapevo che fare. Anche durante il ritorno con il trenino che andava all’ingiù, rimanemmo discosti. Cominciavo a odiarla. A questo punto però mi diede un segno: facendo finta di sbagliare corriera, salì sulla nostra dove probabilmente non c’erano altri Finlandesi. Sedette in prima fila, lontana da dove stavo io ed era tutta imbronciata. Mi chiedevo se dovessi andare da lei. Ci pensai qualche minuto poi decisi di risolvere in un modo o in un altro quella situazione da manicomio: in fondo eravamo due amanti che non si erano dichiarata guerra, e tutto sommato, nonostante pochi piccoli screzi, e alcuni urti del braccio ingessato, facendo l’amore ce l’eravamo goduta parecchio.

 

Che cosa voleva quella strana creatura mezza nordica, mezza mongolica?

Andai a sedermi accanto a lei. Aveva un gran muso.

Fu lei a domandare: “che cosa vuoi tu da me?”

“Quello che ho sempre voluto e che tu hai avuto la generosità di donarmi fino a ieri sera. Ho forse perduto la tua benevolenza?

“E me lo chiedi? Con che faccia? Sei stato sempre lontano da me, di sicuro per cercartene un’altra”, fece, guardandomi male.

Anche nelle intenzioni ero innocente. Ma donne e uomini, più tradiscono, più sono portati a farlo, più attribuiscono agli altri tale inclinazione.

Questa volta del resto l’equivoco non mi dispiacque, perché significava che Kaisa teneva molto a stare, almeno per tutto quel mese, con me. 

Rassicurato sugli intenti suoi, riuscii a farle capire e sentire che si era sbagliata: io avevo aspettato con impazienza prima, poi con dolore e struggimento che lei venisse da me. Quando si fu convinta disse: “mi sono sentita così desolata senza di te, così desolata!”(1).

“Anche io” le risposi. “Tesoro”.


Allora mi guardò a lungo con gli occhi azzurri un poco arrossati, bagnati di lacrime e illuminati da un sorriso incipiente: sembravano pezzi di cielo primaverile che, dopo il temporale, al tramonto, ha aperto uno squarcio da dove si affaccia il sole poco prima di sparire dietro il colle già fiorito sopra il mare di Pesaro, o tra le rocce del Latemar, riflesse, al pari dell’aria che si rasserena rosseggiando, dall’acqua azzurra striata di porpora del lago di Carezza. Quindi, mentre lo strappo si allarga, le nuvole nemiche si diradano e lasciano il campo allontanandosi verso Fano o verso il Sasso Lungo, gli uomini buoni, abituati a osservare il sole Iperione che tutto vede e tutto ascolta dall’alto(2), gli uomini e tutte le donne inclini ad amare la vita, sentono il sacro presagio di un’estate felice.

 

Dopo avermi guardato a lungo, Kaisa sorrise e disse: “Rakastaa” 3.

La baciai e mi sembrò che le labbra toccassero il cielo luminoso e la terra fiorita dopo un inverno gelido.

Poco dopo l’amante mi domandò perché l’avessi lasciata sola sul trenino e nella radura. 

“Perché là c’erano i Finnici - risposi - e pensavo che tu non volessi che ti vedessero amoreggiare con me”

“Che cosa vuoi che me ne importi dei Finnici? Io ti amo, mina rakastan sinua”, e mi baciò, sebbene fossimo seduti davanti, visibili, e qualche altro finlandese, attirato da una persona, o dall’alcool del caro Danilo, poteva essere entrato nella corriera riservata, in teoria, a Italiani e Francesi i quali dopo qualche chilometro si misero a cantare: “Danilò de la table ronde, dite moi si le vin le bon, dite moi oui oui oui, dite moi no no no, dite moi si le vin le bon”. 

L’amico rispose solo, canticchiando con un filo di voce: “xe bon sì! Viva il buon vino! Sostegno e gloria d’umanità”.

Io, tra i baci, gridai: “e le femmine dove le metti?”4

Ma l’amico oramai, oppresso dal piacere delle bevute5, si era addormentato. 

Note

1. Forse Kaisa ricordava le parole di Tess al marito che l’ha abbandonata: “Only come back to me. I am desolate without you, my darling. O, so desolate!” Thomas Hardy, Tess of the D’Ubervilles, Penguin books, p. 417.

2. L'elogio del sole percorre parte della letteratura greca e prosegue oltre in quella europea. Voglio indicarne alcune espressioni. Già Omero, nell' Iliade III, 277, gli attribuisce la facoltà di vedere e ascoltare tutto:" jHevliov" q  j, o}~ pant& ejfora'/" kai; pavnt& ejpakouvei""; una formula che torna un poco variata in Odissea (XI, 109) :" jHelivou, oJ;" pavnt j ejfora'/ kai; pavnt  jejpakouvei". 

Nell'inno "omerico" a Demetra, quando Persefone viene rapita, solo Ecate ed Elio, splendido figlio di Iperione ("  jHevliov" te a[nax JUperivono" ajglao;" uiJov"" v.26), udirono la fanciulla che invocava il padre Cronide. 

Nel Prometeo incatenato di Eschilo il titano invoca, tra gli altri, "to;n panovpthn kuvklon hJlivou"(v. 91), il disco del sole che tutto vede.

Nella Parodo delleTrachinie di Sofocle il Coro prega Elio, perché annunzi dove si trovi Eracle, invocandolo come "kratisteuvwn kat j o[mma" (v. 102), tu che superi tutti con il tuo sguardo, come interpreta lo scoliaste:"w\ nikw'n pavnta" tou;" qeou;" kata; to; ojptikovn", tu che vinci tutti gli dèi nel potere visivo. 

Se ne ricorderà Ennio nella Medea: "Iuppiter tuque adeo summe Sol qui omnis res inspicis” (fr. 148 Traglia, v. 1), Giove e tu in particolare, sommo sole che vedi tutto.

Nelle Metamorfosi di Ovidio il sole si presenta a Leucotoe, per farla sua, con queste parole: "ille ego sum - dixit - qui longum metior annum,/omnia qui video, per quam videt omnia tellus,/mundi oculus: mihi, crede, places!" (IV, 226-228), io sono quello, disse, che misuro il lungo anno, che vedo tutto, per cui vede tutta la terra, sono l'occhio dell'universo: abbi fiducia, mi piaci!”

L'espressione si ritrova pure in Shakespeare: "the all-seeing sun ne’ er saw her match, since first the world begun", il sole che tutto vede non ha mai visto una sua pari da quando il mondo è cominciato, giura Romeo (Romeo e Giulietta, I, 2)

3 Amore.

4 Cfr. Don Giovanni, Mozart-Da Ponte:

Vivan le femmine,
Viva il buon vino!
Sostegno e gloria
d’umanità!” (II, 18)

5 Cfr. Ovidio:  Vina parant animum Veneri, nisi plurima sumas-et stupeant multo corda sepulta mero” (Remedia, 807-8).

Cfr. Anche Shakespeare: “Much drink may be said to be an equivocator with lechery: makes him stand to and not stand to (Macbeth II, 3).

Bologna 25 aprile 2022 ore 19, 38. Vedo presage d’estate felice.

p. s.

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