Dodds considera Euripide il poeta dell’irrazionalismo.
Dodds vede in Euripide addirittura “il principale rappresentante dell’irrazionalismo del V secolo : “Euripides remains for us the chief representative of fifth-century irrationalism; and herein, quite apart from his greatness as a dramatist, lies his importance for the history of Greek thought”[1], e in questo, del tutto a parte dalla sua grandezza come drammaturgo, sta la sua importanza per il pensiero greco.
Leggiamo un paio di espressioni di Nietzsche che contrastano la logica. Del resto spesso è la vita stessa che contraddice la logica. Una contraddizione consentita alla vita e a grandi personaggi pieni di vita come Nietzsche, Cristo e altri positi in signum cui contradicetur (cfr. N.T. Luca, 2, 33.)
“Voglio, una volta per tutte, non sapere molto. La saggezza pone dei limiti anche alla conoscenza”[2].
“A furia di cercare gli inizi si diventa gamberi. Lo storico guarda all’indietro ; finisce anche per credere all’indietro[3].
Questo succede se lo sguardo retroattivo non cerca le cause più vere e non si sposta poi sul presente per capirlo, quindi sul futuro per prevederlo
“Essere uomo significa avere un logos. Ma la tragedia più tarda presenta un movimento inverso. All’Agamennone del principio dell’Ifigenia in Aulide la riflessione ha tolto la sicurezza dell’agire, ed Euripide dice spesso che qualcuno è troppo sapiente”[4].
Insomma: la sapienza deve avere il sapore della vita e deve giovare alla vita, non solo all’intelligenza della vita ma anche al sentimento della vita, al sentire la vita. Sapienza morale è amare la vita, è favorire la vita
Questa idea si trova anche nel discorso finale del film di Chaplin The great dictator (1940): un barbiere, sosia di Hynkel-Hitler, scambiato per il grande dittatore deve fare un discorso che legittimi e anzi esalti la prepotenza del tiranno, presentato alla folla come il futuro imperatore del mondo dal ministro della propaganda Garlitsch-Goebbels. Ebbene, il piccolo grande uomo non rispetta la parte che gli è stata assegnata e dice di non volere comandare su nessuno, bensì aiutare tutti. Poi continua dicendo: “Our knowledge has made us cynical, our cleverness hard and unkind. We think to much and feel to little. More than machinery we need humanity. More than cleverness we need kindness and gentleness”, la nostra conoscenza ci ha resi cinici, la nostra intelligenza duri e scortesi. Noi pensiamo troppo e sentiamo troppo poco. Più che di macchinari abbiamo bisogno di umanità. Più che di intelligenza abbiamo bisogno di bontà gentilezza.
“Si leggano ad es. le considerazioni sull’effetto avvilente della macchina: “La macchina è impersonale, essa toglie al prodotto del lavoro il suo orgoglio, il suo frammento di umanità. In passato ogni acquisto da un artigiano costituiva un contrassegno personale, con cui ci si circondava; le suppellettili domestiche e gli abiti divennero in tal modo il simbolo di reciproca stima e di personale comunione, mentre noi ora viviamo, a quanto sembra, in mezzo ad una schiavitù anonima e impersonale. Non si deve pagare a troppo caro prezzo il fatto che il lavoro diventi più facile” [5]. Il filosofo ungherese rivolge il suo attacco principale contro le conseguenze della divisione capitalistica del lavoro, disastrose per la civiltà e la cultura.
La sofiva è lo scopo di quella cultura che Nietzsche chiama tragica: "la sua principale caratteristica consiste nell'elevare a meta suprema, in luogo della scienza, la sapienza". La sapienza si tuffa nel fiume della vita. Il sapere al contrario è il fine dell'uomo teoretico il quale "non osa più affidarsi al terribile fiume dell'esistenza: angosciosamente egli corre su e giù lungo la riva”[6].
“Nella visione di Niezsche, comunque, la vita non è niente di calmo e di rassicurante. E’ un selvaggio e indomito groviglio di creazione e distruzione, gioia e dolore, significato e insignificanza E’ un fiume rapinoso che fa e disfa ogni meta, è un’espansione di potenza che continuamente celebra e dissipa se stessa”[7].
Villa Fastiggi 24 agosto 2025 ore 11, 24 giovanni ghiselli
p. s.
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[1] Dodds, Euripides the irrationalist in The ancient concept of progress, p. 90.
[2] Crepuscolo degli idoli- 1888- Detti e frecce, 5.
[3] Crepuscolo degli idoli, Detti e frecce, 24.
[4] B. Snell, Poesia e società, p. 151.
[5] G. Lukács, Contributi alla storia dell’estetica, p. 333.
[6] La nascita della tragedia , capitolo 18.
[7] Giametta, Introduzione a Nietzsche, p. 399.
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