Nella conferenza Il dramma musicale greco tenuta a Basilea il 18 gennaio 1870, Nietzsche scrive che il dramma antico si configura quale “arte totale”; quindi “la festa della rappresentazione drammatica è come la festa della riunificazione delle arti”[1]
Del resto il drammaturgo aveva una prospettiva sicura: “in un’Atene dove, per usare le parole di Lessing, anche la plebe aveva gusto fine e sensibile”[2].
Nella IV inattuale Richard Wagner a Bayreuth (del 1876), Nietzsche conserva l’entusiasmo per il compositore e per Schopenhauer che vengono accostati ad altri grandi personaggi della cultura europea (Kant, gli Eleati, Empedocle ed Eschilo). Wagner è “un artista globale e un animatore del materiale raccolto,un semplificatore del mondo (…) L’arte mostra dei conflitti “che sono semplificazioni delle reali lotte della vita” [3].
L’arte, come la filosofia, fa bene ai sani e male ai malati: “Quando in città popolose osservo come migliaia di persone mi passano davanti con l’espressione dell’apatia o della fretta, mi dico sempre che esse devono stare intimamente male. Ma per tutti costoro l’arte esiste soltanto perché si sentano ancora peggio e diventino ancora più apatici e insensibili, o ancora più frettolosi e bramosi. Giacché il sentimento falso li cavalca e li pungola senza posa e non permette mai che essi confessino a se stessi la loro miseria; se vogliono parlare, la convenzione sussurra loro qualcosa all’orecchio, per cui dimenticano ciò che veramente volevano dire; se vogliono intendersi fra loro, il loro intelletto è come paralizzato da incantesimi , sicché chiamano fortuna ciò che è la loro sfortuna, e per loro disgrazia si legano inoltre volontariamente fra loro. Così sono in tutto e per tutto trasformati e abbassati a schiavi abulici dal sentimento falso (Richard Wagner a Bayreuth capitolo 5).
La voce dell’arte di Wagner “mostra soprattutto che la vera musica è un frammento di fato e di legge primordiale” (Op. cit. capitolo 6).
Sentiamo Wagner : “L’opera d’arte, lirica e drammatica, era un atto religioso vero e proprio; e in quest’atto, paragonato alla semplicità delle cerimonie religiose primitive, già s’affacciava il desiderio di rappresentare collettivamente e deliberatamente il ricordo comune…La tragedia fu dunque il trasformarsi di una cerimonia religiosa in opera d’arte” L’opera d’arte dell’avvenire (del 1849, p. 252).
Nello scritto L'arte e la rivoluzione (1849), Wagner definisce il dramma " arte complessiva dove l'elemento maschile e intellettuale, la parola, feconda quello femminile, la musica che ha la risonanza dei tempi primordiali".
Cito ancora Wagner: “L’opera d’arte è la rappresentazione vivente della religione; ma la religione non l’inventa l’artista: essa deve le sue origini al popolo”[4].
Ora sentiamo Foscolo su questo “Ben è vero, l’Italia ha preti e frati; non già sacerdoti: perché dove la religione non è inviscerata nelle leggi e ne’ costumi d’un popolo, l’amministrazione del culto è bottega”[5].
Ebbene nell’Atene del tempo di Eschilo, Sofocle, Euripide, la religione era inviscerata nelle leggi e nei costumi del popolo ateniese che premiava sopra tutti Sofocle, il drammaturgo più religioso e devoto.
Nietzsche vede nell’arte di Wagner il superamento della cultura che esclude la maggioranza del popolo: “ Se qualcosa distingue la sua arte da tutta l’arte dei tempi moderni , è questo: essa non parla più il linguaggio della cultura di una casta e in genere non conosce più il contrasto fra colti e incolti (…) Il Faust è la rappresentazione dell’enigma non popolare che i tempi moderni si sono imposti nella forma dell’uomo teoretico assetato di vita. Il suo poeta sapeva perché raccomandava con tanta serietà il suo pensiero: “Le mie cose non possono diventare popolari; chi pensa ciò e si sforza in tal senso è nell’errore”[6]..
Credo che la grande arte come la vera cultura debba essere comprensibile a tutti. Le citazioni dei classici che costellano i miei scritti e il mio parlare servono a semplificare chiarire e abbellire il discorso a renderlo perspicuo, non complicato , confuso e oscuro come fanno quanti cercano l’approvazione dei circoli degli scrittori che pochi leggono e nessuno capisce anche se sono pompati dai media. Io amo il bello con semplicità.
Villa Fastiggi, 27 agosto 2025 ore 11, 02 giovanni ghiselli
[1] In Verità e menzogna, p. 39
[2] Op. cit., p. 41.
[3] In Considerazioni inattuali, capitolo 4
[4] R. Wagner, L’opera d’arte dell’avvenire, p. 133.
[5] Cfr. U. Foscolo, Ultime lettere di Iacopo Ortis, 17 marzo 1798.
[6] R. Wagner a Bayreuth, cap. 10.
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