Suvgkrisi~ Germanico-Alessandro in Tacito.
Per gli uomini romani unum matrimonium è motivo di lode: Tacito fa l'elogio funebre di Germanico, morto, probabilmente avvelenato da Pisone in Siria nel 19 d. C.
Lo storiografo riportan l'opinione di chi ad Alessandro Magno anteponeva Germanico: avevano in comune un bell'aspetto, la stirpe nobile, la morte precoce tra genti straniere dovuta a insidie familiari, "sed hunc mitem erga amicos, modicum voluptatum, uno matrimonio, certis liberis egisse " (Annales , II, 73), ma questo era stato gentile con gli amici, temperante nei piaceri, sposato con una sola donna, con figli legittimi.
Un punto di vista di un tradizionalista.
Al. Magno potrebbe entrare nella categoria degli uomini biasimati dall’antieroe Oblomov di Gončarov, personaggi e autori di romanzi i quali si danno tanto da fare ma nei quali manca “la simpatia per la vita, manca quel che voi chiamate umanità. Non c’è altro che amor di sé…. Voi credete che il pensiero possa fare a meno del cuore. No, il pensiero è reso fecondo dall'amore. Tendete la mano all'uomo caduto per sollevarlo, o piangete lacrime amare su di lui, se egli è finito, ma non lo schernite. Amatelo, riconoscete voi stesso in lui e trattatelo nel modo in cui trattereste voi stessi. Allora io vi leggerò e chinerò dinanzi a voi"[1].
Imitatori ed emuli di Alessandro
"E' noto come Pompeo, il cui stesso nome (Magno) evocava il conquistatore macedone, cercasse fin da ragazzo di modellare la propria persona su quella di Alessandro, adottandone anche i modi, e immaginando di essere colui che avrebbe ripetuto le sue conquiste in Oriente" [2].
Del resto anche Giulio Cesare guardava ad Alessandro con ammirazione e invidia: in Spagna (61a. C.), in un momento di riposo (scolh'" ou[sh"), leggendo un libro sulle imprese di Al. pianse, e ne spiegò la ragione agli amici: era addolorato poiché superata l'età alla quale Al. regnava su tante persone, egli non aveva ancora fatto nulla di splendido: "lampro;n oujdevn" (Plutarco, Vita di Cesare, 11, 6).
"Lo stesso può dirsi per Traiano, che a Babilonia celebrò riti sacrificali in onore di Al. e che, in aperta emulazione delle sue imprese, volle ridiscendere l'Eufrate fino all'Oceano, affermando nei suoi dispacci di essere andato oltre il punto raggiunto dal re macedone.
Con Caracalla (211-217, del 212 è la Contitutio Antoniniana) l'imitazione divenne una mania, fino al punto che l'imperatore romano ricreò la falange alessandrina, interamente macedone quanto a componenti ed equipaggiata con armamento autentico d'epoca" (Bosworth, p. 199).
Pesaro 6 ottobre 2024 ore 8, 51 giovanni ghiselli
p. s.
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