NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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martedì 1 ottobre 2024

Ifigenia CXLIX. Il Capodanno davvero olimpico.


 

Il trenta dicembre andammo a Roma ospiti del mio simpatico e generoso cugino paterno. Ifigenia non ne fu subito contenta perché non conosceva nessuno della compagnia “caciarona” che trovammo a casa di Stefano, però quando restammo soli nel letto la notte di Santo Silvestro ce la spassammo come poche altre volte nelle nostre vite mortali.

Durante il giorno del 31 Ifigenia si era adattata agli amici di mio cugino, tipici romani sbruffoni, trovandoli comunque simpatici. In fondo era piuttosto sbruffoncella anche lei e pure io mi adattavo al contesto certamente non antipatico. Restammo con loro fino alle due di notte, poi andammo nella camera assegnata.

Eravamo allegri e facemmo l’amore tante volte da segnare un record  non solo della coppia ma addirittura olimpico.  A questo proposito raccontai che la mamma di Stefano, la zia Carla, mi aveva ospitato a Roma durante le Olimpiadi del 1960 e a casa loro avevo conosciuto un atleta delle corse a ostacoli ostacoli, Salvatore Morale, un amico di mia cugina Cristina, il quale avrebbe vinto delle medaglie e fatto segnare il primato europeo. Aveva sei anni più di me e fu talmente generoso da portarmi nello stadio, guardarmi correre e darmi dei consigli su come potessi migliorarmi.  Mi motivò a correre bene. Durante l’estate del prossimo 1980 avrei vinto una gara di 1500 metri nello stadio di Debrecen battendo ragazzi assai più giovani di me.

Fui molto applaudito da Ifigenia che era sul traguardo e tifava per me.

 Già quella notte di Capodanno anche io avevo uguagliato i miei precedenti primati da atleta del sesso.

Con Helena poi con questa ultima amante. Ne ero soddisfatto ma l’ amata disse che i primati devono venire oltrepassati, non solo raggiunti.

La sua richiesta mi parve troppo esosa e finsi di cadere nel sonno. Ifigenia però non si diede per vinta: mi afferrò le spalle, iniziò a scuoterle e a canticchiare un’arietta con le sillabe dundurudum durudum durudum. Dovetti aprire gli occhi, quindi le domandai: “questo che cosa vuole dire?”

“Che il tuo desiderio è fiacco. Non riesco a sopportare la tua sazietà sonnolenta. Che uomo sei? Sei malato o fai finta per disdegnoso gusto?” rispose con un sorriso carino, pieno di malizia e di allegria”.

 “Magnifica provocazione”, pensai-

Quindi risposi: “ora te lo faccio vedere”

Lo facemmo un altro paio di volte con gusto e con gioia.

Mi venne l’incipit dell’Olimpica I di Pindaro. “Ottima è Ifigenia” le sussurrai e mi addormentai.

 

Pesaro primo ottobre 2024 ore 10, 58 giovanni ghiselli

p. s.

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