giovedì 25 maggio 2017

Teocrito. Parte I


Teocrito e Callimaco sono postfilosofici, nel senso che non credono più nella possibilità di dominare teoreticamente il mondo.
E' anche una poesia postmitica che, sazia di ripercorrere le vie di tutti i racconti della mitologia tradizionale, tenta l'elaborazione letteraria del mondo dei pastori e degli umili della città.
Filita di Cos (IV-III sec.) ha avuto qualche ruolo nell'incubazione della poesia pastorale.
Teocrito (310-260) però trova l'archetipo nel canto popolare di leggendari pastori antichi.
I codici conservano 30 carmi con il nome di eijduvllia, più il carme figurato Su'rigx, zampogna, e 22 epigrammi presenti anche nell'antologia Palatina.
Non tutti gli idilli sono autentici. Alcuni sono propriamente bucolici, altri di ambientazione urbana, altri encomiastici (per Tolomeo Filadelfo e la moglie Arsinoe, per Ierone II di Siracusa)
 Sono prevalentemente in dialetto dorico, ma il XXII (ai Dioscuri), il XII (pederotico) e il XXV (epillio di Eracle) sono in dialetto ionico omerico, i 28-31 in dialetto eolico.
Il metro è l’esametro
Il VII, le Talisie, è ambientato a Cos ed evoca la toponomastica dell'isola dell'Egeo che nel 309 aveva dto i natali a Tolomeo Filadelfo (285-246).
Teocrito vuole distanziarsi da Esiodo che per seguire le Muse aveva ripudiato la sua natura di pastore (Teogonia, 26:"poimevne"... gastevre" oi|on").
Teocrito canta gli uomini, e i suoi dei (Dioniso, 26; Eracle, 24) sono simboli di membri della dinastia tolemaica. C'è dunque un'autolimitazione tematica a protagonisti umani o a dèi umanizzati: è la ricerca di "vie non battute" secondo la poetica callimachèa.

Nell'Encomio a Ierone II (XVI) il poeta auspica la pacificazione dell'isola con l'allontanamento dei Cartaginesi: si preparino i maggesi per la semina "quando la cicala spia i pastori nel sole di mezzogiorno e frinisce in alto tra i rami delle piante". Ierone prende il potere a Siracusa nel 275.
 E’ uno dei Bettel-gedichte[1], canti della questua. Chiede di non mandare via le sue Grazie (Cavrita~), le sue poesie, ajdwrhvtou~, (v. 7) senza doni. Tornerebbero a casa corrucciate, a piedi nudi, dileggiando il poeta che le ha fatte camminare invano.
Ora domina il guadagno e gli uomini non desiderano più essere glorificati aijnei'sqai (v. 15) per imprese gloriose.
Domina l’avarizia. Teocrito presenta un vade-mecum della liberalità: beneficare gli uomini, sacrificare agli dèi, non essere un cattivo ospite, ossia accoglierlo amabilmente alla mensa e congedarlo quando voglia andarsene, ma soprattutto onorare i sacri ministri delle Muse.

Non bisogna cercare di intrattenere l'ospite.
Nel IV canto dell’Odissea (v. 610 sgg.) Menelao elogia Telemaco e lo asseconda senza cercare di trattenerlo, da ospite perfetto qual è.
"Perché l'ospitalità ha due facce: bisogna infatti accogliere lo straniero, ristorarlo con un banchetto, dargli la possibilità di dormire, di lavarsi e magari perfino rivestirlo, e infine offrirgli dei regali e dargli la possibilità di tornarsene a casa con quei regali. In breve, la buona ospitalità consiste sia nel non uccidere lo straniero che nel non trattenerlo a forza"[2].

Il celebrato ne avrà onore eterno. I ricchi signori della Tessaglia furono committenti di Simonide e Pindaro.
Senza la celebrazione dei poeti, si cadrebbe nell’oblio una volta entrati nella larga zattera dell’odioso vecchio (ej~ eujrei'an scedivan stugnoi'o gevronto~, v. 41).
Simonide viene ricordato come valente poeta di Ceo (deino;~ ajoido;~ oJ Khvio~, v. 44) che ha modulato vive canzoni variopinte sulla lira policorde (aijovla fwnevwn-bavrbiton ej~ poluvcordon, vv. 44-45).
Anche i cavalli ebbero onore. Senza il canto di Omero non avrebbero onore tanti eroi, compreso Odisseo che errò per 120 mesi, e il porcaro Eumeo e il bovaro Filezio.
Io preferisco onore e amicizia a tanti muli e cavalli. Difficili sono le vie per i poeti. I Fenici tremano già ora. Ierone guida i Siracusani ed è pari agli eroi antichi.


CONTINUA



[1] Das gedicht, poesia. Die Gedichte, poesie.
[2]F. Dupont, Omero e Dallas, p. 57.

1 commento:

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