sabato 6 settembre 2025

Tolstoj Resurrezione 5 . Il principe amletico.


 

Nechliùdov ricevette una lettera del marito dell’amante disgustosa. Era il capo della nobiltà del distretto in cui si trovavano le più grosse tenute del principe Dimitrij Ivànovič Nechljùdov. Lo pregava di intervenire alla Dieta provinciale per dargli un coup d’épaule, una spinta sulla scuola e le strade vicinali. Era un liberale che si opponeva alla reazione di Alessandro III e, immerso in questa lotta, non sapeva di essere un “eterno marito” in senso dostoevskiano. Il principe aveva il problema di porre fine alla sua relazione fatta di menzogne avvilenti. Come si vede è un uomo più irrisoluto che cattivo.

Un’altra lettera era dell’amministratore delle tenute che accusava la disonestà dei contadini i quali non pagavano il dovuto. Anche su questo Nechliùdov era dubitoso: gli piaceva essere un grande latifondista tuttavia era rimasto colpito dalla teoria secondo cui la proprietà privata della terra è una grande ingiustizia (p. 17).

 Aveva scritto la tesi di laurea su questo argomento e aveva ceduto ai contadini alcuni poderi ereditati dal padre. La morte della madre aveva fatto di lui un grande latifondista e anche questo era un suo problema. Non poteva rinunciare alla terra poiché era abituato a una vita lussuosa ma gli spiaceva rinnegare gli argomenti di Herbert Spencer sulla illegittimità del possesso della terra.

Questo principe russo dunque è un uomo che vive in contraddizione con i propri pensieri: una condizione a lungo andare dolorosa e pericolosa. Infatti la lettera dell’amministratore gli riusciva spiacevole.

La visione della Màslova di lì a poco, il rimorso provato ricordando la seduzione della povera ragazza del tutto indifesa, faranno esplodere queste mine vaganti nella sua psiche spingendolo a fare una scelta che placherà la sua ansia.

Pensa, lettore, a quante volte ti sei trovato davanti al bivio e la scelta necessaria ti ha angosciato. I due termini secondo me sono progredire a destra, a sinistra, o tornare indietro perché il bivio in realtà è un trivio e la scelta è decisiva, perciò angosciante.

 La storia di Eracle al bivio, che ho ricordato più volte, suggerisce di procedere scegliendo la via più difficile tra le due che ci troviamo davanti. Nei Memorabili [1] di Senofonte la donna virtuosa, la Virtù personificata, avvisa Eracle giunto al bivio, dove c’è pure una donna incarnazione del vizio, che gli dèi niente di buono concedono agli uomini senza fatica e impegno:"tw'n ga;r o[ntwn ajgaqw'n kai; kalw'n oujde;n a[neu povnou kai; ejpimeleiva" qeoiv didovasin ajnqrwvpoi"" (II, 1, 28). Eracle dunque sceglierà la strada, il metodo delle fatiche anche rischiose. Come hanno fatto i prodi e probi che si sono imbarcati per Gaza dove il genocidio continua. Mi è quasi impossibile non ricordarlo ogni giorno ai tanti che mi leggono.

 

Pesaro 6 settembre 2025 ore 10, 12 giovanni ghiselli

p. s.

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[1] Scritto socratico in quattro libri che presenta il maestro come un uomo probo e onesto, rispettoso della religione e delle leggi, valida guida morale nella vita pratica


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