lunedì 13 febbraio 2023

Nietzsche 127 e 128 Conclusione di Ecce homo.

Nietzsche 127. Ecce homo. Perché io sono un destino 8

“Infine-ed è la cosa più tremenda-nel concetto dell’uomo buono si è preso il partito di tutto ciò che è debole, malato, malriuscito, sofferente di se stesso, di tutto ciò che deve perire-, si è invertita la legge della selezione, si è fatto un ideale di ciò che contraddice l’uomo fiero e benriuscito, colui che dice sì, che è certo dell’avvenire, che è garante dell’avvenire,-questi ormai viene chiamato il malvagio…E tutto questo fu creduto come la morale! Ecrasez l’infàme!”

Non è più così. Oggi il buono, il meritevole è il raccomandato vincente, il protetto dal potere, mentre l’infame da esecrare è lo sprotetto, il perdente, il fallito. Leggo di studenti universitari che si suicidano per orrore del fallimento. Questo colpisce la debolezza economica e sociale.

Nietzsche 128. Ecce homo. Perché io sono un destino 9

“Sono stato capito?- Dioniso contro il Crocifisso”.

 Eppure, come ho già ricordato alle nozze di Cana, prima di venire crocifisso dall’odio dei sacerdoti e dall’ignoranza della feccia aizzata, Cristo fece scorrere il vino come succede nelle Baccanti di Euripide guidate da Dioniso

 

Ricordo l’Epodo della Parodo

E’ cosa dolce nei monti, quando dai tiasi in corsa

Si cade a terra, indossando 136

il sacro indumento della nebride, cacciando

il sangue del capro ucciso, gioia di mangiare la carne cruda, spingendosi sui monti frigi, lidi, e il capo è Dioniso, 140

 evoè.

Scorre di latte il suolo, scorre di vino, scorre del nettare

delle api. -  Jrei` de, gavlakti pevdon,  Jre` d j oi[nw/-

Bacco sollevando 145

la fiamma ardente

dalla torcia di pino

come fumo di incenso di Siria

si precipita, con la corsa e

con danze eccitando le erranti

e con grida spingendole,

e scagliando nell'aria la molle chioma. 150

 

E insieme con urla di evoè grida così:

"O andate Baccanti,

 andate Baccanti,

con lo splendore dello Tmolo aurifluente,

cantate Dioniso 155

al suono dei timpani dal cupo tuono,

celebrando con urla di evoè il dio dell'evoè

tra clamori e gridi frigi

quando il sacro flauto melodioso 160

freme sacri ludi, che si accordano

alle erranti al monte, al monte: felice 165

allora, come puledra con la madre

al pascolo, muove il piede rapido, a balzi, la baccante.

 

Bologna 13 febbraio 2023 ore 10, 05 giovanni ghiselli

Il catalogo è questo

Sempre1322832

Oggi69

Ieri318

Questo mese4429

Il mese scorso11301

 

 

Nessun commento:

Posta un commento

E’ più umano il cultus fino all'artificio o la naturalezza fino all’incuria?

Properzio, Virgilio, Orazio e la via di mezzo di Ovidio.     Il cultus, la cura della persona e dello stile è segno di contraddizi...