lunedì 13 febbraio 2023

Il rischio di osare la propria diversità.


 

Teognide ,Euripide, Sofocle, Tucidide, , Ovidio, Tacito, Pascoli, Nietzsche.

 

 

Osare l’inattuale, l’illecito, l’inaudito è talvolta reso necessario e attuale dalla passione, la parte emotiva -qumov~-  che prevale sui propositi razionali-bouleuvmata- come afferma la Medea di Euripide

 

 

“Perché dovrei  procurarmi io stessa  mali due volte tanto

per affliggere il padre con i mali di questi?

No certo, non io : addio propositi!- cairevtw bouleuvmata

ma che cosa mi succede? voglio espormi alla derisione

lasciando i miei nemici impuniti?

 Bisogna osare questo; che debolezza però la mia,  tolmhtevon tavd j

anche solo l’ammettere nell'anima parole tenere!

Entrate, figli, in casa. Quello cui non

è lecito assistere al mio sacrificio,

ci pensi lui : la mano io non me la taglierò (vv. 1046- 1055)

 

E capisco quale abominio sto per osare,

ma più forte dei miei proponimenti è la passione

qumo;~ de; kreivsswn tw`n ejmw`n bouleumavtwn-

 che è causa dei mali più grandi per i mortali (vv. 1078-1080).

 

 

La consapevolezza  non basta a evitare la catastrofe.

 Anche la Medea di Ovidio alla fine della sua Epistula Iasoni  dichiara:"Quo feret ira sequar. Facti fortasse pigebit " (Heroides , XII, 211), andrò dove mi porterà la collera. Forse mi pentirò del misfatto.

 Teognide stabiliva una graduatoria tra qumov" e novo" affermando che quello la cui mente non è più forte della passione (w'/tini mh; qumou' krevsswn novo") , si trova sempre nelle disgrazie e in gravi difficoltà (Silloge, vv. 631-632).

 

 

Messalina

 Messalina, l'imperatrice moglie di Claudio, oramai volta alla noia per la facilità degli adultèri, si lasciava andare a dissolutezze inaudite  secondo Tacito :"iam facilitate adulteriorum in fastidium versa ad incognitas libidines profluebat "[1].

 

L'incognita ed estrema libido di Messalina fu quella di osare prendere come marito  l'amante  Silio, e non a Claudio morto. L'uomo la incalzava (urgebat) con l'argomento che "flagitiis manifestis subsidium ab audacia petendum ", negli scandali scoppiati bisogna chiedere soccorso all'audacia.

Questa moglie di Claudio è stata "consegnata ai posteri da Giovenale (6, 115-132) come prostituta di fatto (meretrix Augusta). Dalle fonti è ritratta, pressoché unanimemente, come massima esponente al femminile dei tria vitia tirannici (Questa 1995): avaritia, saevitia e libido, avidità di denaro, crudeltà, ed eccessi sessuali. Perde la vita quando si vota alla trasgressione suprema, cioè quando vuole sposarsi con C. Silio, descritto come il più bell'uomo della Roma del tempo, appartenente a un circolo aristocratico ostile all'imperatore, mentre è ancora la moglie di Claudio"[2]. 

 

Non sempre l'osare è inconciliabile con il calcolare.

Sentiamo Tucidide sul rapporto osare tolma`n-calcolare ejklogivzesqai-

 

Tucidide II, 40, 3.

Difatti ci distinguiamo diaferovntwς e[comen anche in questo: che siamo gli stessi a osare tolma`n e a fare calcoli ejklogivzesqai molto precisi sulle azioni che vogliamo intraprendere;  riguardo a questo argomento  l’ignoranza negli altri provoca temerarietà, il calcolo esitazione. Ma fortissimi d’animo a buon diritto si devono giudicare quelli che conoscono assai lucidamente gli aspetti terribili e quelli piacevoli, né per questo  si tirano indietro dai pericoli

 

L’affermazione della propria diversità è un osare che comporta spesso dei rischi. Molti non osano manifestare l’originalità di cui sono dotati.

 Pericle manifesta l’orgoglio dell’essere diversi.

 

Similmente Antigone cui Creonte domanda :"E tu non ti vergogni se la pensi in maniera diversa da questi?-tw`nde cwri;~ eij fronei`". E la ragazza risponde: “No perché non è per niente vergognoso onorare quelli nati dalle stesse viscere”[3].

 

“Ma ecco, non bisogna essere come gli altri”. suggerisce Alioscia Karamazov allo studente Kolia. “Continuate, dunque, a essere diverso dagli altri;  anche se doveste rimanere solo, continuate lo stesso”[4].

Nel capitolo 5 Kolia aveva detto: “le lingue classiche come si insegnano da noi sono pura follia. (…) Le lingue classiche, se volete che vi dica tutta la mia opinione, non sono che una misura di polizia, ecco l’unica ragione del loro insegnamento. Esse sono state introdotte nell’insegnamento per rintuzzare e spegnere ogni potere dell’intelligenza”.

 

Concordo che l’insegnamento del greco e del latino non deve fermarsi ai tecnicismi delle lingue. Grammatica, sintassi e metrica sono necessarie ma non ci si deve fermare lì. Lo scrisse anche Giovanni Pascoli nel 1893

"Pascoli, invitato a stendere una relazione sulle cause dello scarso rendimento degli alunni agli esami di licenza liceale, così si esprimeva:"Si legge poco, e poco genialmente, soffocando la sentenza dello scrittore sotto la grammatica, la metrica, la linguistica…Anche nei licei, in qualche liceo, per lo meno, la grammatica si stende come un'ombra sui fiori immortali del pensiero antico e li aduggia. Il giovane esce, come può, dal liceo e getta i libri: Virgilio, Orazio, Livio, Tacito! de' quali ogni linea, si può dire, nascondeva un laccio grammaticale e costò uno sforzo e provocò uno sbadiglio"[5].

Inoltre: "I più volenterosi si svogliano, si annoiano, s'intorpidiscono…;…e i grandi scrittori non hanno ancora mostrato al giovane stanco pur un lampo del loro divino sorriso"[6].

Quando iniziai a sostenerlo osando dire che i testi e gli autori andavano commentati confrontandoli tra loro,  con la storia, con la storia dell'arte,  e con  la filosofia mi furono mandati contro due ispettori in due anni. Però la moda della polizia mentale attraverso i tecnicismi fine a se stessi stava cambiando e gli inquisitori non solo mi assolsero  ma mi elogiarono e mi favorirono. In questo caso osare fu cosa buona per me,

 

 

"Della nostra esistenza dobbiamo rispondere a noi stessi, di conseguenza vogliamo agire come i reali timonieri di essa e non permettere che assomigli ad una casualità priva di pensiero. Essa richiede una certa temerità e un certo azzardo (…) E' così provinciale obbligarsi a delle opinioni che, qualche centinaio di metri più in là già cessano di obbligare. Oriente e Occidente sono tratti di gesso che qualcuno disegna davanti ai nostri occhi per beffarsi della nostra pavidità (  …) Al mondo vi è un'unica via che nessuno oltre a te può fare: dove porta? Non domandare, seguila"[7].

 

Bologna 13 febbraio 2023 ore 11, 36 giovanni ghiselli

 

Sempre1322863

Oggi100

Ieri318

Questo mese4460

Il mese scorso11301

 

 



[1] Annales , XI, 26.

[2] Francesca Cenerini, La donna romana, il Mulino, Bologna, 2002, p. 84.

[3] Sofocle, Antigone, vv. 510-511).

[4] F. Dostoevskij, I fratelli Karamazov,  Parte quarta, libro X, capitolo 6 .  Cito spesso questo romanzo, quasi tante volte quante l’Odissea, o quasi. Mi conforta in questa scelta l’amico Piero Boitani: “Per il mio compleanno, sul finire di quell’anno 1’anno 1968…mi feci regalare da una coppia di amici l’Odissea greca nell’edizione oxoniense dell’Allen: la conservo ancora, naturalmente, con il loro biglietto di auguri per segnalibro. Da allora, e per almeno dieci anni, ho riletto il poema, nell’originale e in traduzione italiana o inglese, ogni anno: insieme ai Fratelli Karamazov, era il mio libro-e lo è rimasto” (P. Boitani, L’ombra di Ulisse, p. 45).

[5]  A. Giordano Rampioni, Manuale per l'insegnamento del latino nella scuola del 2000. Dalla didattica alla didassi, Pàtron, Bologna, 1999.

p. 49.

[6] G. Pascoli, Prose, vol. I, Milano 1956 (2 ed.), p. 592. Da un rapporto al Ministro della Pubblica Istruzione del 1893.

[7] F. Nietzsche, Considerazioni inattuali III (1874), Schopenhauer come educatore,  1.

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