sabato 25 febbraio 2023

Nietzsche antologia Castigare ad unguem: correggere fino alla perfezione.

 

Orazio definisce Fonteio Capitone ad unguem factus homo (sat. 1.5. 32), un uomo compitissimo. Nell’Ars poetica Orazio suggerisce: “ carmen reprehendite quod non/ multa dies et multa litura coercuit atque/ praesectum decies non castigavit ad unguem” (vv. 292-294), biasimate la poesia che né un lungo tempo né molte cancellature hanno rifinito, e dopo averlo sfrondato una decina di volte non ha corretto fino alla perfezione.   

Ecco perché torno più volte sui miei scritti. Sento che posso migliorarli ogni volta.

 

“quasi tutte le passioni hanno cattiva reputazione a causa di coloro che non sono abbastanza forti per volgerle a loro vantaggio”[1].

Commento alla saggezza che può derivare dalla sofferenza

Un tovpo" etico e psicologico diffuso è quello del tw/' pavqei mavqo"[2], attraverso la sofferenza si giunge alla comprensione[3].

Parto da Nietzsche:“ Io sono un décadent: però ne sono anche l’antitesi. E posso provarlo, per esempio: io ho scelto sempre, per istinto, i rimedi giusti per i miei mali, mentre il dècadent in sé sceglie sempre i rimedi che lo danneggiano. Come summa summarum io ero sano; in qualche angolo, come mia specialità, ero un décadent (…)  Mi presi in mano, mi guarii da solo: questo può riuscire –qualunque fisiologo me lo concederà-soltanto a condizione di essere fondamentalmente sani. Un essere tipicamente morboso non può guarire, né tanto meno guarirsi; invece per un essere tipicamente sano la malattia può diventare uno stimolante energico per vivere, per vivere di più”[4].

“ Una questione fondamentale è il rapporto del Greco col dolore, il suo grado di sensibilità-questo rapporto rimase uguale a se stesso? Oppure si capovolse?- la questione se in realtà il suo desiderio sempre più forte di bellezza, di feste, di divertimenti, di culti nuovi non si sia sviluppata dalla mancanza, dalla privazione, dalla malinconia e dal dolore” (La nascita della tragedia, capitolo 4)

 “Quanto dovette soffrire questo popolo, per poter diventare così bello Ora però seguimi alla tragedia e sacrifica con me nel tempio delle due divinità !" (La nascita della tragedia, capitolo 25) Sono le ultime parole del libro. Le due divinità naturalmente sono Dioniso e Apollo

Dal dolore dei Greci dunque si sviluppa non solo la comprensione ma anche la bellezza, una sorta di tw/' pavqei kavllo"

 

Nietzsche fa notare che la storia dell’umanità è una storia di atti crudeli, e il gusto della tragedia entra in questa storia: “L’uomo infatti è il più crudele degli animali. Finora egli si è sentito bene sulla terra soprattutto assistendo a tragedie, corride e crocifissioni; e quando si inventò l’inferno, ecco che ciò divenne il suo paradiso in terra”[5]. Pensate alla soddisfazione di Dante quando gira per l’inferno e maltratta i morti che lo avevano disprezzato da vivi”

Bologna 25 febbraio 2023 ore 11, 19

giovanni ghiselli

Il catalogo è questo

Sempre1327118

 



[1] Frammenti postumi primavera 1888 , 14 (157)

[2] Eschilo, Agamennone, 177. E, poco più avanti :"goccia invece del sonno davanti al cuore/il  penoso rimorso, memore delle pene inflitte; e anche/sui recalcitranti arriva il momento della saggezza" ( kai; par j a[-konta" h\lqe swfronei'n , Agamennone,  vv. 179-181). E Nietzsche: “Pochi lo sanno: ma per dormire bene bisogna avere tutte le virtù” (Così parlò Zarathustra,  Delle cattedre della virtù).

[3] Si veda la massima beethoveniana "Durch Leiden Freude", attraverso la sofferenza  la gioia. Ricavo il suggerimento da E. Morin, La testa ben fatta, p. 43 n. 7.

[4] Nietzsche, Ecce homo, Perché sono così saggio, 2

[5] Così parlò Zarathustra, III parte, Il convalescente, 2.

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