venerdì 10 febbraio 2023

Nietzsche 118. Attuali e inattuali, ordinari e straordinari


 

Nietzsche, Sofocle, Dostoevskij, Euripide.

 

Nietzsche conclude la Prefazione alla seconda delle Considerazioni inattuali Sull’utilità e il danno della storia per la vita (1874) con queste parole. “Solo in quanto sono allievo di epoche passate, specie della greca, giungo a esperienze così inattuali su di me come figlio dell’epoca odierna. Ma questo devo potermelo concedere già per professione, come filologo classico: non saprei infatti quale senso avrebbe mai la filologia classica nel nostro tempo, se non quello di agire in modo inattuale-ossia contro il tempo, e in tal modo sul tempo e, speriamolo, a favore di un tempo venturo”.

 

Essere inattuale richiede audacia. Osare l’inattuale può comportare l’esclusione dalla comunità. In greco l’audacia è hJ tovlma che  il più delle volte ha un significato negativo

 

Per esempio nel primo stasimo dell'Antigone:" a[poli" o{tw/  to; mh; kalo;n-xuvnesti tovlma" cavrin" (vv. 370-371), bandito dalla città è quello con il quale /coesiste il brutto morale, per l’audacia. Tale tovlma non trattiene l'uomo al di qua del limite, che  deve rimanere insuperato per quel senso della misura che è caratteristico dei Greci.

Nel commento di Heidegger “il creatore il quale avanza nell'inespresso e irrompe nel non pensato, e che a forza ottiene il non-accaduto e fa apparire il non-veduto sta costantemente nel rischio (tovlma, v. 371) . Nell'arrischiarsi a dominare l'essere, deve altresì abbandonarsi al flusso del non-essente, mh; kalovn, alla distruzione, all'instabilità, all'indocilità, al disordine"[1].

Heidegger dunque vede nell’audacia il rischio del creatore.

 

In questa tragedia di Sofocle la mite Ismene consiglia la sorella di non compiere  atti straordinari, poiché è un agire che non ha alcun senso: “perissa; pravssein oujk e[cei nou'n oujdevna” ( Antigone, v. 68).

Anche il Coro, pur compatendo la ragazza martire, le fa notare l’eccessività del suo agire :"Avanzando verso l'estremità dell'ardire (proba`s j  ejp j e[scaton qravsou~),/hai urtato, contro l'eccelso trono della Giustizia,/creatura, con grave caduta,/ del resto sconti una colpa del padre" (Antigone,  vv. 853-856).

 

Osare l’inattuale è considerato un crimine finché esso  non diventa attuale.

 

A questo proposito cito Delitto e castigo (1867) di Dostoevskij:

Il giudice istruttore Porfirij  rinfaccia a Raskolnikov  un “articoletto”  intitolato Del delitto se non ricorda male e uscito su “La voce periodica” (Parte III, 5, p. 288)

“Se ben ricordate-dice al giovane- si allude al fatto che al mondo esistono certi individui i quali hanno pieno diritto di compiere ogni specie di iniquità e di delitti, e la legge per loro è come se non fosse mai stata scritta”.

 Razumichin, l’amico che ha accompagnato Raskolnikov,  allora domanda con sgomento: “come, diritto al delitto?”

Il giudice risponde: “No, non proprio questo. Nell’ articolo tutto sta nel fatto che gli uomini si dividono in ordinari e straordinari. Quelli ordinari devono vivere nell’obbedienza e non hanno diritto di violare la legge, appunto perché sono ordinari. Gli straordinari invece  hanno il diritto di compiere delitti di ogni specie e di violare in tutti i modi la legge la legge proprio perché sono straordinari”.

Raskolnikov decide di accettare la sfida e  corregge Porfirij di poco: “Io ho semplicemente formulato l’ipotesi che un uomo straordinario abbia il diritto, non il diritto ufficiale beninteso, di permettere alla propria coscienza di scavalcare certi ostacoli se lo richieda un suo progetto magari salutare per l’umanità. Se alla conoscenza delle scoperte di Keplero o di Newton  si fossero opposte dieci o cento persone, gli inventori avrebbero avuto il diritto o perfino il dovere di eliminare quelle persone per far conoscere quelle scoperte all’umanità.Da questo non deriva che Newton potesse rubare al mercato o uccidere chi voleva. La mia idea era che i legislatori e i fondatori della società umana come Licurgo, Solone, Maometto, Napoleone e via discorrendo, sono stati tutti fino all’ultimo dei delinquenti, già per il fatto che ponendo una nuova legge infrangevano una legge antica venerata dalla società, e non si arrestarono nemmeno davanti al sangue, se il sangue era loro d’aiuto. La maggior parte di questi benefattori e fondatori della società umana furono dei terribili spargitori di sangue. Chi esce dalla comune carreggiata e sa dire qualcosa di nuovo deve essere per forza un criminale.

Porfirij domanda a Raskolnikov se si sia sentito straordinario e capace di scavalcare certi ostacoli; e in tal caso “potreste avere deciso di uccidere o di rubare?”

 E sembrava ammiccare con l’occhio sinistro.

“Anche se l’avessi deciso, non verrei certo a dirvelo”, risponde il ragazzo (p. 297).

Quindi Raskolnikov torna nel suo stambugio il quale “sembrava più un armadio che una stanza” scrive l’autore nella prima pagina del romanzo.

Il ragazzo assassino sta male e pensa di non essere all’altezza dei criminali innovatori: “No, quegli uomini sono di un’altra pasta, non sono fatti così. Un vero distruttore, al quale tutto è lecito, mette a sacco Tolone, compie una strage a Parigi, dimentica l’esercito in Egitto, spreca mezzo milione di uomini nella spedizione di Mosca, se la cava con un gioco di parole a Vilna, e dopo che è morto gli innalzano delle statue, tutto gli è lecito dunque: Uomini così non sono fatti di carne, ma di bronzo . Io volevo solo superare l’ostacolo. Non ho ucciso una persona ma un principio. Il principio l’ho ucciso, ma l’ostacolo non l’ho superato, sono rimasto al di qua. Sono un pidocchio estetizzante e basta”, e scoppiò a ridere.

Poi però aggiunse digrignando i denti: “io stesso, forse, sono peggiore e più sordido del pidocchio che ho ucciso e presentivo perfino che mi sarei detto queste cose dopo avere ucciso. Poi pensa a Lizaveta e a Sonja, dolci creature. Esce e vede di nuovo l’artigiano che gli ha dato dell’assassino..

Ma sta sognando. Sogna di seguirlo fino alla casa della vecchia, di entrare nell’appartamento di trovarla seduta, di colpirla con la scure facendola ridere. Quando si sveglia vede un uomo entrare nella sua stanza e sedersi. Era un uomo non più giovane, robusto, con una folta barba quasi bianca

Si presentò come Arkàdij Ivànovič Svidrigàilov un altro fuori dal comune un donnaiolo compulsivo . Sosteneva che nel  libertinaggio c’è qualcosa di costante, di fondato sulla natura, di non soggetto alla fantasia; una specie di scintilla sempre accesa nel sangue, una scintilla che non si spenge con gli anni.

 Più avanti si ucciderà, mentre Raskolnilov finirà in Siberia.

Un’altra condanna degli uomini straordinari si trova nelle Baccanti di Euripide

 

Pimo Stasimo

 

ant. b Il demone figlio di Zeus 417

gioisce delle feste,

e ama Irene che dona benessere,

dea nutrice di figli. 420

Uguale al ricco e a quello di rango inferiore

concede di avere la

 gioia del vino che toglie gli affanni;

e porta odio a chi queste cose non stanno a cuore:

durante la luce e le amabili notti

passare una vita felice,

e saggia tenere la mente e l'anima lontane

dagli uomini straordinari;

ciò che la massa

più semplice crede e pratica,

questo io vorrei accettare. 432

Bologna 10 febbraio 2023 ore 10, 03 giovanni ghiselli

 

p. s

Nel mio piccolo anche io ho attraversato due fasi con il mio essere un insegnante “straordinario”. Negli anni dal 1978 al 1988 quando insegnavo con questo metodo comparativo ancora stra-ordinario appunto, un preside  mi retrocesse dal liceo al ginnasio e un altro mi mandò contro due ispettori. I tempi però alla fine degli anni Ottanta stavano cambiando e questi due chiamati per gettarmi nel lastrico non solo mi assolsero ma anzi mi elogiarono sbugiardando il preside e la sua cricca. Poco dopo ebbi incarichi al Ministero della Pubblica istruzione e alle Università di Bologna, Urbino e Bressanone.

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[1] Introduzione alla metafisica ,  Capitolo IV, La limitazionr dell’essere, p. 168.

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