mercoledì 22 febbraio 2023

Due tipi di studioso e pure chi non studia.


 

Gli studiosi intelligenti creano mentre imparano e seguitano a creare quando educano. Fanno questo mestiere per scelta e con gioia.

 

Quelli non creativi sono dei funzionari della scuola, degli impiegati mal pagati e insoddisfatti che imparano e ripetono senza innovare, confrontare, criticare nulla di quanto hanno letto e cercano di ricordare.

 Costoro annoiano se stessi, tediano i giovani.

 

Poi ci sono ovviamente quelli che non studiano perché lo studio li mortifica. Combinano affari o giocano a carte.

 

 

A tali studiosi separati dalla vita allude  Cicerone nell'orazione Pro Archia [1] e proclama la propria diversità da tale genìa che ha tutte le ragioni per vergognarsi  :" Ceteros pudeat, si qui ita se litteris abdiderunt, ut nihil possint ex iis neque ad communem adferre fructum neque in aspectum lucemque proferre" (6, 12), gli altri si vergognino se si sono seppelliti negli studi letterari in modo che da questi non possono recare niente all'utilità comune, né presentare alcunché alla vista e alla luce.

Petronio contrappone l' umbraticus doctor  deleterio ai grandi tragici:" cum Sophocles aut Euripides invenerunt[2] verba quibus deberent loqui, nondum umbraticus doctor ingenia deleverat "[3] quando Sofocle e Euripide trovarono le parole con le quali dovevano parlare, non c'era ancora un erudito cresciuto nell'ombra a scempiare gli ingegni.

Bologna 22 febbraio 2023 giovanni ghiselli  ore 18, 50 giovanni ghiselli

Sempre1326387

 

 

 

 



[1] Del 62 a. C.

[2] Invenerunt e il successivo deberent significano da una parte inventiva e fantasia, dall'altra la non meno necessaria disciplina che più avanti infatti viene rimpianta.

 

[3]Satyricon, 2.

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