venerdì 10 febbraio 2023

Nietzsche 121 . Ecce homo. Il caso Wagner 4.


 

Ancora Nietzche antitedesco. Il gentiluomo e la canaglia.

 

“E perché non dovrei andare fino in fondo? Mi piace fare piazza pulita. Passare per spregiatore par excellence dei Tedeschi fa parte della mia ambizione. Già a ventisei anni ho avuto modo di esprimere la mia diffidenza per il carattere tedesco (terza Inattuale)”

Si tratta di Schopenhauer come educatore che uscì nel 1974 invero.

Ne cito una frase: “noi tutti per mezzo di Scopenhauer possiamo educarci contro il nostro tempo perché abbiamo il vantaggio di conoscerlo realmente per mezzo suo. Seppure questo è un vantaggio”.

Abbiamo già visto come Niezsche metta in rilievo l’isolamento e l’onestà del veritiero Schopenhauer.

Ma torniamo al Nietzsche antitedesco: “Per me i tedeschi sono impossibili. Ogni volta che provo a immaginarmi un tipo di uomo che vada contro tutti i miei istinti  ne viene fuori un tedesco. Quando voglio “sondare” un uomo, per prima cosa vedo se ha in corpo un qualche senso di distanza, se ovunque vede il rango, il grado, l’ordine tra uomo e uomo, se sa distinguere: è questo che fa il gentilhomme; in tutti gli altri casi si appartiene senza scampo alla categoria cordiale, ah! Così bonaria della canaille. Ma i Tedeschi sono canaille-ah! Sono così cordiali (…)

Dieci anni: e nessuno in Germania si è fatto un debito di coscienza di difendere il mio nome contro l’assurdo e deliberato silenzio sotto cui lo hanno sepolto (…) Io per me non ho mai sofferto di tutto questo; il necessario non mi ferisce; amor fati è la mia intima natura”.

E’ l’oblio che “preme chi troppo all’età propria increbbe” come accadde anche a Leopardi (La ginestra, 69)

Ora vorrei dire due parole sulla distanza che il gentiluomo tiene dalla canaglia. Personalmente considero canaglia la gente chiassosa, gregaria e servile , come appunto i cani.

 

Nella Ricerca di Proust la canaglia è la borghesia del salotto dei Verdurin,  canaglie sono gli snob, mentre gentiluomini e gentildonne sono i Guermantes antichi e nobili

I nobili fraternizzano più volentieri con i loro contadini che con i borghesi  (I Guermantes, p. 534

 

“Quel famoso lusso in cui i Guermantes, ricchi o mezzo rovinati, eccellavano  nel far partecipare gli amici, non era soltanto un lusso materiale, ma anche una dovizia di parole cortesi, di atti gentili, tutta un’eleganza verbale alimentata da un’autentica ricchezza interiore” (590)

“I gran signori sono quasi le sole persone dalle quali si può imparare come dai contadini: la loro conversazione si adorna di tutto ciò che riguarda la terra, le abitazioni come erano abitate una volta, le antiche usanze, tutto ciò che il mondo del denaro ignora profondamente” 595.

 

La borghesia dei profittatori e degli ignoranti dunque è la vera canaglia

La borghesia non lascia tra uomo e uomo "altro vincolo che il nudo interesse, lo spietato pagamento in contanti. Essa ha affogato nell'acqua gelida del calcolo egoistico i santi fremiti dell'esaltazione religiosa, dell'entusiasmo cavalleresco"[1].

 

H. Hesse in Il lupo della steppa  definisce il borghese :"una creatura di debole slancio vitale...l'assoluto gli è intollerabile"(p.XVII).

Quando si esclude l’assoluto fiorisce la chiacchiera: “Perché c'è soltanto un'antitesi assoluta all'assoluto e cioè la chiacchiera vana"[2].

Leggiamo Pisolini con il suo anatema contro la cultura pragmatica, priva di carità che è poi quella borghese: “io per borghesia non intendo tanto una classe sociale quanto una vera e propria malattia. Una malattia molto contagiosa: tanto è vero che essa ha contagiato quasi tutti coloro che la combattono: dagli operai settentrionali, agli operai immigrati dal Sud, ai borghesi all’opposizione, ai “soli” (come son io). Il borghese - diciamolo spiritosamente – è un vampiro, che non sta in pace finché non morde sul collo la sua vittima per il puro, semplice e naturale gusto di vederla diventar pallida, triste, brutta, devitalizzata, contorta, corrotta, inquieta, piena di senso di colpa, calcolatrice, aggressiva, terroristica, come lui.[3]

Infine don Lorenzo Milani: Una classe che non ha esitato a scatenare il fascismo, il razzismo, la guerra, la disoccupazione. Se occorresse “cambiare tutto perché non cambi nulla” non esiterà a abbracciare il comunismo”[4].

Bologna 10 febbraio 2023 ore 20, 15 giovanni ghiselli

Sempre1322106

 

   

 

 

 



[1] Manifesto del partito comunista  di Marx-Engels, p. 59.

[2]S. Kierkegaard, In vino veritas , p. 58.

[3] P- P. Pasolini, Il caos, p. 39.

[4] La frase fra virgolette è nel romanzo “Il Gattopardo”. La dice un principe siciliano all’arrivo dei garibaldini (1860). Poi fa il garibaldino anche lui e così non perde né i soldi né il potere.  Scuola di Barbiana. Lettera a una professoressa, p. 74.

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