giovedì 23 febbraio 2023

Nietzsche e Lou Salomé

Lettere a Lou Salomé

Nietzsche avrebbe voluto non una moglie ma una figlia da educare. Però non avuto l’occasione, probabilmente non l’ha nemmeno cercata, di mettere al mondo una bambina. Allora ha visto la possibilità di avere una figliola spirituale in questa ragazza desiderosa di imparare.

Le giovani donne che vogliono imparare da maestri molto meno giovani di loro prima li attirano, poi una volta che hanno imparato quello di cui avevano bisogno e sono cresciute, se ne vanno. Dopo un paio di  relazioni di questo genere il maestro sa bene che anche la successiva andrà così e non conta sulla lunga permanenza della prossima discepola. E non soffre  quando la fanciulla lo lascia, anzi ne è contento.

Vediamo dunque qualche lettera a questa ragazza che aveva quasi 18 anni meno di lui

In una lettera a Lou Salomé, Nietzsche le  attribuisce schiettezza di volontà: “La natura ha dato a ciascuno armi diverse di difesa: a Lei ha dato la Sua splendida schiettezza di volontà. Pindaro disse una volta: “diventa ciò che tu sei!”[1].

Lou in una lettera del marzo 1882 a Hendrik Gillot, uno dei suoi maestri, scrive: “Io non posso vivere secondo un modello, e nemmeno potrò mai essere un modello per chicchessia, ma costruirò la mia vita a mia immagine, e lo farò certamente, costi quel che costi”.  Si firma “la Sua bambina”.

Lou Salomé ricorda le prime parole che Nietzsche le rivolse: “Cadendo da quali stelle ci siamo venuti incontro fin quaggiu?”. Vediamo anche come la ragazza descrive l’aspetto del solitario: “era facile che passasse inosservato quest’uomo di media statura, vestito modestamente ma con grande cura, dai lineamenti tranquilli e dai capelli scuri ravviati semplicemente all’indietro…Era semicieco…i suoi occhi apparivano piuttosto come i depositari e i custodi di tesori nascosti, di muti segreti”[2].

La donna, con la sua naturalezza, ci insegna a vivere da uomini: “Non voglio più vivere solitario, bensì riapprendere a diventare uomo. Ahimé, è un compito dove ho ancora quasi tutto da imparare…”[3]. 

In una lettera di poco successiva Nietzsche ricorda a Lou la rottura  con Wagner : “tutto chiarito, ma anche tutto finito!”

Quindi il corteggiatore passa alle speranze che nutre sul rapporto con lei: “E come sono felice, cara amica Lou, di poter pensare oggi, per quel che riguarda noi due: “tutto al suo inizio, eppure tutto così chiaro!” Abbia fiducia in me, abbiamo fiducia l’uno nell’altra!...PS. Lo spirito? Che è mai per me lo spirito? Che è mai la conoscenza? Io non apprezzo che gli impulsi, e giurerei che in essi sta ciò che noi abbiamo in comune”[4]. 

In una lettera a Peter Gast (Tautenburg, 13 luglio 1882) Nietzsche scrive parole lusinghiere su questa ragazza: “Lou è figlia di un generale russo, ha vent’anni; è acuta come un’aquila e coraggiosa come un leone, e, in fondo, una bambina molto femminile…Essa è preparata nel modo più sorprendente per il mio pensiero e per la mia maniera di pensare. Amico caro, son sicuro che Lei ci farà, a entrambi, l’onore, per quel che riguarda i nostri rapporti, di non pensare a un amoreggiamento. Siamo amici, e quella fanciulla e la sua fiducia in me mi saran sacri”.

Quindi a Franz Overbeck: “io ho bisogno di tempo limpido in ogni senso…Ma più utile di tutto nella scorsa estate furono per me le conversazioni con Lou. Le nostre intelligenze e i nostri gusti sono profondamente affini…Non ho ancor mai conosciuto nessuno che sapesse come lei derivare dalla propria esperienza una tal folla di vedute oggettive, e trarre tanta roba da ciò che impara. Ieri mi scrisse Rée: “Lou a Tautenburg è decisamente cresciuta di parecchi pollici”, ma anch’io forse. Vorrei sapere se sia mai esistita la sincerità filosofica che v’è tra noi”[5].

Infine due abbozzi di lettere di delusione

A Lou Salomé (abbozzo)

“Io avevo fiducia in una Sua nobiltà di sentire, superiore a quella degli altri uomini: questo, e questo solo, mi legò così rapidamente a Lei…Come maestro ho sempre fatto molto per i miei alunni, tanto che il pensiero di venir compensato in un modo qualsiasi per tale ufficio mi pareva addirittura un’offesa. Ma quanto volevo fare per Lei, in queste mie peggiorate condizioni di salute, superava di gran lunga tutto quello che avevo fatto in passato. Doveva essere una lunga costruzione ed elevazione!...Fidavo in quei superiori impulsi che credevo esistessero in Lei, pensavo a Lei come alla mia erede universale…”[6].

Alla stessa (Abbozzo)

“in Lei c’è quell’impulso al sacro egoismo che è impulso a obbedire al supremo comando. Ora, per non so quale maledizione, lei lo ha scambiato col suo opposto: con l’egoismo e l’avidità del felino che vuole soltanto vivere. Ebbene, sappia che quell’egoismo felino, che non sa amare, quell’istinto vitale in bianco che Lei confessa…sono quanto più mi repugna nella creatura umana, peggiori di qualunque male…Se Lei abbandonerà le redini a quanto v’è di basso nella Sua natura: chi potrà, e vorrà ancora avere rapporti con Lei?...Addio, cara Lou, io non La rivedrò più. Preservi la Sua anima da altre azioni come questa e cerchi di dare in tanto bene ai miei amici, specialmente a Rée, il male che ha fatto a me, e che non può più riparare. Addio, la Sua lettera non la lessi fino in fondo, ma già troppo ne lessi”[7].

Nel 1882, Friedrich Nietzsche, trentottenne, conobbe Lou Andreas Salomè, che all'epoca aveva  21 anni e le propose immediatamente di costruire una piccola comune intellettuale, una specie di "trinità" filosofica tra lei, se stesso l'amico d'entrambi Paul Rée, di 32 anni.

Nietzsche, innamorato della "giovane e affascinante russa", voleva sposarla, ma ne ottenne  un rifiuto. Deluso così nelle sue aspettative, in una grande crisi depressiva Nietzsche scrisse la prima parte del libro Così parlò Zarathustra.

 

 

Ma torniamo alla donna in generale.

“la donna ama credere che l’amore possa tutto,-ed è questa la sua caratteristica superstizione[8].

“Senza dubbio, tra gli asini dotti del sesso maschile, vi sono non pochi corruttori nonché amici imbecilli della donna, i quali le suggeriscono di spogliarsi in tal modo della femminilità, imitando tutte le sciocchezze che in Europa hanno contaminato l’”uomo”, la “mascolinità” europea-imbecilli che vorrebbero far discendere la donna al livello della “cultura generale…Ciò che nella donna ci ispira rispetto e non di rado anche timore è la sua natura, che è molto “più naturale” di quella dell’uomo, è la sua schietta ed astuta agilità ferina, sono le sue unghie di tigre mascherate dal guanto, è la sua ingenuità nell’egoismo, la sua riluttanza ad essere educata, la sua interiore selvatichezza; è quella dimensione inafferrabile, sconfinata, errabonda nella quale hanno vita le sue passioni e le sue virtù (...) Ciò che al di là di ogni timore ci induce a compatire questa gatta bella e pericolosa-che ha nome “donna”- è il fatto che essa appare più  incline a soffrire, più vulnerabile, più assetata d'amore e più condannata alle delusioni di qualsiasi altro animale"[9]. In effetti le donne mi fanno venire in mente i gatti, gli uomini i cani animali servili e cagnarosi nello stesso tempo, tra i mammiferi più stupidi a parer mio. Credo altresì che noi donnaioli siamo tanto attirati dalle donne per il fatto che abbiamo una sensibilità acuta simile alla loro. Un mio conoscente crede di sminuirmi dicendo che sono ipersensibile. Io invece me ne pregio.

 

Bologna 23 febbraio 2023 ore 18, 09

giovanni ghiselli

p. s.

Il catalogo è questo

Sempre1326679



[1] A Lou Salomé. Naumburg, pobabilmente il 10 giugno 1882.

[2]In Friedrich Nietzsche Lou von Salomé Paul Rée Triangolo di lettere, p. 411.

[3] A Lou Salomé, Tautenburg, 2 luglio 1882.

[4] Tauenburg, presso Dornburg.

[5] Lipsia,settembre 1882.

[6] Lipsia, fine ottobre 1882.

[7] Lipsia, novembre 1882.

[8] Di là dal bene e dal male, Che cosa è aristocratico?, 269.

[9]Nietzsche, Di là dal bene e dal male ,1886,  Le nostre virtù, 239.

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