giovedì 23 febbraio 2023

Altre donne ancora


 

Sentiamo Ermione, la figlia di Elena e Menelao, pentita di essersi lasciata montare la testa dalle comari:  Sirene maligne che hanno provocato la rovina del suo matrimonio con Neottolemo:" Ed io ascoltando queste parole di Sirene[1],/ scaltre, maligne, variopinte, chiacchierone,/ fui trascinata da un vento di follia. Che bisogno c'era infatti che io/controllassi il mio sposo, io che avevo quanto mi occorreva?/grande era la mia prosperità, ero padrona della casa,/e avrei generato figli legittimi,/quella[2] invece dei mezzi schiavi e bastardi[3] servi dei miei./ Mai, mai, infatti non lo dirò una sola volta,/ bisogna che quelli che hanno senno, e hanno una moglie,/ lascino andare e venire dalla moglie che è in casa/ le donne: queste infatti sono maestre di mali:/ una per guadagnare qualcosa contribuisce a corrompere il letto,/ un'altra, siccome ha commesso una colpa vuole che diventi malata con lei,/ molte poi per dissolutezza; quindi sono malate/ le case degli uomini. Considerando questo, custodite bene/ con serrature e sbarre le porte delle case;/ infatti nulla di sano producono le visite/ dall'esterno delle donne ma molte brutture e anche dei mali ( Euripide, Andromaca, vv. 936-953).

 

Inserisco una riflessione di Nietzsche sulla difficoltà dell’uomo e della donna di comprendersi reciprocamente.

“Nell’uomo come nella donna le passioni sono identiche, ma hanno un ritmo diverso: per questo l’uomo e la donna non cessano di fraintendersi”[4]

 

La sfasatura talora è iniziale perché uno dei due non piace all’altro, altre volte capita per dei cambiamenti delle circostanze. Una amante molto gradita-Kaisa per chi legge la mia narrativa- dopo un mese passato meravigliosamente insieme mi disse: “torno da mio marito: tu come amante in vacanza sei ottimo, come compagno di vita non lo so”. Compresi che aveva ragione, che se ne intendeva e non feci obiezioni.

Il non truccarsi e il non spogliarsi fanno parte della virtù della donna, almeno in ambito e ateniese e ionico[5]. In questa stessa tragedia si trova un pesante biasimo delle donne spartane: Peleo, sempre nell'Andromaca ,  critica tutte le Lacedemoni per  i loro costumi dicendo: neppure se lo volesse potrebbe restare onesta ("swvfrwn", v. 596) una delle ragazze di Sparta che insieme ai ragazzi, lasciando le case con le cosce nude ("gumnoi'si mhroi'"", v.598) e i pepli sciolti, hanno corse e palestre comuni, cose per me non sopportabili.

Torniamo a Nietzsche

 Maschere. Ci sono donne che, per quanto la si cerchi in loro, non hanno interiorità, sono pure maschere. E’ da compiangere l’uomo che ha a che fare con tali esseri quasi spettrali, necessariamente insoddisfacenti, ma proprio esse possono eccitare al massimo il desiderio dell’uomo: egli cerca la loro anima-e continua a cercare”[6].

“Vi sono donne che, ovunque le si scavi, non hanno interiorità, ma sono sempre maschere, quasi esseri spettrali, succhiatori di sangue, che non soddisfano mai”[7].

“Onorabilità e onestà. Quelle ragazze che vogliono procurarsi col solo loro fascino giovanile una sistemazione per tutta la vita e la cui furberia viene ancora più aizzata da madri smaliziate, vogliono esattamente la stessa cosa delle etere, solo che sono più intelligenti e più disoneste di queste ultime”[8].

Bologna 23 febbraio 2023 ore 19, 34 giovanni ghiselli

Il catalogo è questo

Sempre1326707

 

 



[1] Sono mostri che adescano i naviganti con la malìa del loro canto  per poi ucciderli.  Per attirare Odisseo gli dicono che chi fa sosta da loro riparte pieno di gioia e conoscendo più cose ("kai; pleivona eijdwv"", Odissea, XII, 188). Ma il figlio di Laerte, unico tra gli uomini, riesce a udire il canto delle Sirene senza esserne sedotto. Come nel caso di Circe, come in quello dell'accesso all'Ade, egli sa che cosa deve fare, e di fronte alle Sirene escogita uno stratagemma: tappa gli orecchi dei suoi marinai e si fa legare all'albero della nave.

[2] Andromaca.

[3] Si può pensare all'elogio dei bastardi pronunciato da Edmondo, il figlio illegittimo (di Gloster) che  nel Re Lear  si presenta come devoto adoratore della dea natura."Thou, Nature, art my goddess". Bastardo dunque, secondo la natura,  è un titolo onorifico:" noi nel gagliardo furto di natura prendiamo una tempra più solida e maggior fierezza di carattere rispetto ai gonzi generati tra il sonno e la veglia in un letto freddo, frollo e fiacco (I, 2). 

[4] Di là dal bene e dal male, Aforismi E interludi, 85

[5] Erodoto fa gridare a Gige:"  Jvama de; kiqw'ni ejkduomevnw/ sunekduvetai kai; th;n aijdw'  gunhv" (I, 8, 3) con il levarsi di dosso la veste, la donna si spoglia anche del pudore". 

 

[6] Umano, troppo umano, I, La donna e il bambino, 405

[7] Frammenti postumi 1876, 13

[8] Umano, troppo umano, I, La donna e il bambino, 404

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