Sommario della Medea di Seneca presentata, commentata e
ampliata a Cento il 27 ottobre 2018, sala
Artecento
I atto vv. 1-55
Medea da sola. Monologo.
La preghiera nera.
Medea invoca le divinità della mitologia inferiore Ecate e caos, ombre empie.
Gli eterni nemici dell’ordine e della cultura: “voce non fausta precor” (v. 12). Chiede la presenza delle Erinni (adeste vv-13 e 15) con fiaccola fumosa
nelle mani insanguinate ( atram cruentis
manibus amplexae facem, v. 15). La negazione della luce.
La preghiera nera di
Ortrud, congiurata con gli dèi pagani Wodan e Freia nel Lohengrin di
Wagner (p. 22).
Wotan e Freia sono
stati “profanati” dall’avvento del cristianesimo. Le Erinni e Atena.
C'è una connessione tra le forme della terra e
quelle dell'esperienza umana: pelle femineos metus/et inhospitalem Caucasum
mente indue (vv. 42-43, p. 18). Il determinismo geografico: i Fenni di
Tacito. Tasso. I Marchigiani di Leopardi (p. 20 del percorso, un assaggio qui
sotto).
Seneca nel De ira afferma che per governare è
necessaria una natura equilibrata, non intrattabile e questa ha bisogno di un
clima mite:"nemo autem regere potest nisi qui et regi. Fere itaque
imperia penes eos fuere populos qui mitiore caelo utuntur. In frigora
septentrionemque vergentibus immansueta ingenia sunt, ut ait poeta "suoque
simillima caelo" (II, 15), nessuno del resto può governare se non può
anche essere governato. Perciò gli imperi in generale si sono trovati presso
quei popoli che fruiscono di un clima più mite. Sono feroci le indoli esposte
al freddo e al settentrione, e, come dice il poeta[1],
"molto somiglianti al loro cielo".
Il poeta è ignoto ma Tacito nella Germania[2]
conferma questo giudizio:"Fennis mira feritas, foeda paupertas: non
arma, non equi, non penates; victui herba, vestitui pelles, cubili humus; solae
in sagittis opes, quas inopia ferri ossibus asperant. Idemque venatus viros
pariter ac feminas alit: passim enim comitantur partemque praedae petunt"
(46), incredibile è la ferocia dei Fenni, squallida la loro miseria: non armi,
non cavalli, non abitazioni; per vitto hanno l'erba, per vestito le pelli, per
letto la terra; le sole ricchezze le frecce, che per mancanza di ferro rendono
aguzze con le ossa. La medesima caccia nutre ugualmente gli uomini e le donne:
infatti li accompagnano nel loro girovagare e pretendono una parte della preda.
Questo è l'ultimo capitolo della monografia e i Fenni si trovano nell'estremo
nord est.
La negazione della
femminilità: Medea e Lady Macbeth unsex
me here (Macbeth I, 1, p. 21 del percorso).
Argia nella Tebaide di Stazio vuole
seppellire Polinice con coraggio virile (sexuque
relicto, XII, 78). Poi anche nell’Antigone
di Alfieri: “me del mio sesso io sento/fatta maggiore” (vv. 42-45). La
maternità e la spietatezza compiuta: maiora iam me scelera post partus
decent (Medea, v. 50)
Le Argonautiche
mostrano l'antefatto della tragedia nel diverso investimento erotico dei due
amanti.
Il sogno infantile
della Medea di Apollonio Rodio (p. 23 del percorso).
I Coro vv. 56-115
Nel primo coro i
Corinzi cantano le nuove nozze di Giasone con Creusa augurando ogni bene agli
sposi. E’ una preghiera pia. L’ambientazione greca diventa italica con la
menzione della rara, iusta licentia in dominos (109)
consentita al dicax fescenninus (113)
il fescennino mordace (p. 25).
Il secondo atto
116-380
Medea-Nutrice
116-178.
La coazione a
ripetere i delitti: “scelera te hortentur
tua/ et cuncta redeant” (129-130), ti tornino tutti alla mente, e li
rievoca. Ricorda anche i torti: Creonte coniugia
solvit (144), scioglie le nozze, fidem/
dirĭmit (145-146) rompe la fede.
Fides ( di nuovo al v.
164) e foedus. ajnakalei' de;
dexia'"-pivstin megivsthn (
Euripide, Medea, 21-22), Medea reclama il sommo impegno della mano
destra. Fides è fundamentum iustitiae[3]. Foedus
è l'accordo stipulato secondo le regole della fides. Ma un rapporto di
fiducia è anche una relazione di potere. Il foedus in origine legava
contraenti di potenza diseguale. Il caso dei Falisci fide provocati[4]
, sollecitati dalla lealtà di Camillo. La slealtà greca dichiarata da Lisandro. L'amicitia amorosa di
Catullo. Rompere la fede non porta bene[5]
(p. 34 del percorso). Inaffidabilità dei giuramenti amorosi. Etimologia di femina.
La transvalutazione lessicale:"scelus virtus vocatur[6].
L'identità di Medea: Medea superest (v.
166).
L'autopossesso è l'unico punto fermo nei
momenti critici. Diventare se stessi prima di morire: le Memorie di Adriano.
Antonio dice "Sono ancora Antonio [7]"
e la Duchessa
"Sono ancora Duchessa di Amalfi "[8];
avrebbe sia l'uno che l'altro detto questo se Medea non avesse detto Medea
superest ?"[9].
Giulio Cesare di
Shakespeare dice ad Antonio: Non temo Cassio, pur pericoloso: for always I am Caesar (I, 2, 211)
Poi a
Calpurnia: “the things that threatened me
never looked but at my back; when they shall see the face of Caesar, they are
vanished-cfr. Vanesco- (II, 2,
10-12)
Quindi al
servo: “Danger knows full well that
Caesar is more dangerous than he (II, 2, 44-45).
Creonte Medea- 179-300
La paura di Creonte: liberet fines metu (185) vade
veloci via ( 190).
La fobia delle donne dichiarata da Catone il Censore in Tito Livio (
Extemplo simul pares esse coeperint, superiores erunt ", ( Livio, Storie
XXXIV, 3, 2) p. 45 del percorso
Creonte cerca di cacciare Medea. Il tiranno non vorrebbe ascoltare, ma
Medea si impone. La solitudine della Medea di Seneca (vv. 207-210) e di quella
di Euripide (vv. 252-258) p.47 del percorso un assaggio qui sotto
Medea
pur se abbandonata non perde l’orgoglio della propria razza e identità ella è
nata da un re e cresciuta nella sua reggia. La solitudine non la umilia :"Quamvis enim sim clade miseranda
obruta,/expulsa, supplex, sola, deserta, undique/adflicta, quondam nobili fulsi
patre,/avoque clarum sole deduxi genus" (vv. 207-210), sebbene infatti io sia annientata da una
miseranda rovina, cacciata, supplice, sola, abbandonata, vessata da tutte le
parti, una volta brillai per il nobile padre e ho tratto l'origine illustra dal
Sole che è mio nonno.
Valutazioni diverse della solitudine. Imprevedibilità della vita umana: “petebant tunc meos thalamos proci qui nunc
petuntur” (219-220) p. 51.
La parte buona, vera o simulata,
di Medea: "hoc reges
habent/magnificum et ingens, nulla quod rapiat dies:/prodesse miseris" (vv. 222- 224). Il credito di
Medea nei confronti dei Greci. Dice di avere salvato il fior fiore della loro
gioventù: “vobis revexi ceteros, unum
mihi” (v. 235) La borsa di studio di Medea è Giasone come Tess[10]
è my fellowship di Angel. Creonte teme Medea quale mivasma della sua terra. La maga denuncia la
correità di Giasone, p. 57 del percorso. Una sentenza senecana sovvertita in malam partem da Creonte che teme
Medea:" Nullum ad nocendum tempus angustum est malis"
(v. 292), nessuna frazione di tempo è
ristretta per i malvagi intenzionati a nuocere.
Il secondo coro
(301-379), in dimetri anapestici, maledice la navigazione p. 58 del percorso.
Prometeo, Orazio (Odi, I, 3) e Leopardi.
La cultura
pragmatica, senza carità, strumentalizza tutto. L'audacia dei navigatori è
eccessiva e colpevole: audax nimium (301)…ausus Tiphis
(318). L'uomo deinovteron dell'Antigone.
La navigazione ha unito quello che doveva restare separato guastando i candida…specula (329) dei padri. E' la stessa u{bri" di Serse il quale, secondo Eschilo, tentò di
trattenere con vincoli la sacra corrente dell'Ellesponto e di unificare ciò che
deve restare diviso[11].
Bene dissaepti foedera mundi/ traxit in
unum Thessala pinus,/iussitque pati verbera pontum/partemque metus fieri
nostri/mare sepositum ( Medea,
vv. 335-339), la nave tessala unificò le parti del cosmo separate bene da un recinto di
leggi, e ordinò che il ponto patisse le frustate dei remi; e che il mare
lontano divenisse parte della nostra paura.
Erodoto racconta che
Serse fece frustare e incatenare il mare (VIII, 109). Il rischio è quello del
ritorno al magma indifferenziato del caos. Infatti il pretium huius cursus
(cfr. vv. 360- 361) è Medea "emblema del caos etico". Il mondo pervius
ha aperto la via alla "confusion delle persone". “Venient annis
saecula seris,/quibus Oceanus vincula rerum/laxet (v. 375-377), verranno secoli in anni lontani nei quali
l'Oceano sleghi le catene del mondo .
L'Oceano in diversi autori p. 66 del percorso.
Erodoto nega ci sia questo grande fiume che secondo Ecateo circondava il disco
della terra. Oceano che circonda e abbraccia le terre corrisponde a un’ idea
universalistica della storia e della politica.
Prometeo,
l'inventore delle navi, ne conferma l'esistenza. Con Erodoto scompare l'idea
universalista di Oceano che stringe in cerchio la terra. "L'Oceano
è 'garante' ed emblema, insieme, dell'ordine cosmico in Oedipus, vv.
503-508".[12]
CONTINUA
[1]
Ignoto.
[2]
Del 98 d. C.
[3]
Cfr. Cicerone, De officiis, I, 23.
[4]
Livio, 5, 28, 13.
[5]
Catullo 64. La slealtà di Teseo si
ritorcerà contro di lui.
[6] Hercules furens, vv. 251-252.
[7] "I am Antony yet ", Antonio e
Cleopatra (del 1606-1607) , III, 13, 93
[8]Da La duchessa di Amalfi (del 1614) , di J.
Webster (1580-1625).
[9]Shakespeare e lo stoicismo di Seneca, in T. S. Eliot Opere , p. 800..
[10]
La proganista eponima del romanzo Di T.
Hardy.
[11] Eschilo, Persiani,
vv. 745-750.
[12]
G. B. Conte, op. cit., p. 353.
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