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1979 La festa della conoscenza II.
L’esame di maturità erotica
A
metà della festa e della notte, uscii dall’Università per fare un giro nel
bosco da solo, per ripensare al passato, alle mie finlandesi, ai nostri tripudi
di giovani amanti innamorati, ai nostri discorsi di studiosi intesi a piacere,
al piacere e pure a piacersi.
Con
Helena, con Kaisa e con Päivi non era lecito dire parole banali. Ogni verbum doveva
avere significato e bellezza come volevano e meritavano quelle tre donne dai
buoni gusti. Erano passati diversi anni da allora, da loro.
Otto da
Helena, tredici da quando ero arrivato lì nell’Università circondata dalla
grande foresta.
Oramai
camminavo lì dentro come dentro me stesso.
Dopo
mezzora tornai nel megaron dov’era la festa. Quando fui di nuovo seduto, venne
a invitarmi una canadese ventenne, bellina. Ballammo un lento guardandoci in
faccia, piacevolmente. A un tratto disse che mi trovava simpatico. La ricambiai
con un sorriso di riconoscenza ma senza provare a stringere il giovane corpo:
volevo mettere alla prova la mia resistenza alle tentazioni. Pensavo con
soddisfazione che potevo riuscire a non rompere la fede perfino lì nella mia
amata Debrecen così piena di occasioni presenti, di suggestioni e ricordi
amorosi uno più bello dell’altro. Ma il passato era il praeteritum immutabile
forse da raccontare, il futuro era la vita da vivere magari con Ifigenia e
credevo che valesse di più. Errando, candida Helena amata, stimatissima Kaisa,
Päivi assai valutata, errando tra tortuosi pensieri, tra ghirigori mentali
tutt'altro che progressivi. Credevo di affrontare un esame di maturità erotica.
Ma avevo la mente fuorviata dal piacere donatomi nei mesi
precedenti dalla giovane, procace collega.
Andai a
letto da solo, felice di non avere tradito la mia compagna nemmeno con il
pensiero, e mi addormentai passando all’incoscienza totale.
giovanni
ghiselli
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