sabato 26 settembre 2020

Debrecen 1979. 46. Gli arzigogoli inconcludenti. La venusta Sirmio, le mutande di ifigenia e l’ombelico del mondo


Gli arzigogoli inconcludenti. La venusta Sirmio, le mutande di Ifigenia e l’ombelico del mondo

 

Rimuginavo: “Aspetta il mio espresso”, aveva telegrafato. Poi qualcuno le ha fatto cambiare proposito. Chissà quale rozzo bagnino l’ha stuzzicata, o quale borghesuccio l’ha manipolata dopo essersi spacciato da gran signore”.

“Faccia il tuo grande signore, gran signora pure te”, canticchiavo simulando noncuranza. Invero era il lugubre qrh`no", il canto funebre dell’amore morto male... Poi tornavo a fare ipotesi più o meno balorde: “Oppure, perversa com’è, magari si è data da fare con il collega di religione, quello cui sfacciatamente faceva vedere le mutande celesti tra le coscione brune durante la gita scolastica sul lago di Garda, a Sirmione. Salve o venusta, le aveva detto il monsignore non so quanto turbato, ma forse era un sant’uomo e probabilmente più che a lei si rivolgeva a Sirmione”.

Tali erano gli arzigogoli del mio cervello arido e inconcludente mentre calzavo le scarpe di gomma, rosse e non poco fetide, le stesse che le avrei prestato due anni più tardi quando andammo sull’ombelico del mondo a pregare Apollo, il signore di Delfi, perché ci concedesse felices in cetera cursus, corsi ricchi di successi in quanto restava da fare a me e a lei. Ma i nostri corsi erano già volti in direzioni diverse. Eravamo contenti.

Quel 9 agosto invece mi allacciavo le scarpe puzzolenti per correre e liberarmi dalle tossine dell’odio. Feci un tempo mediocre: superiore ai venti minuti. La pena mi appesantiva l’anima e il corpo.

 

 Pesaro 26 settembre ore 19, 35

giovanni ghiselli

 

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