martedì 29 settembre 2020

Tra due settimane inizierà il mio corso sulle figure femminili nei poemi epici greci e latini

Mi ha telefonato il direttore dei corsi della Primo Levi dicendomi che fino a oggi ho 9 iscritti. Mi ha detto che è un numero lusinghiero dato  il  momento non facile.

Ora la partenza e l’effettuazione del corso è sicura. Ne sono molto contento.

Mancano del resto ancora due settimane e i miei “allievi” possono ancora aumentare. Mi piacerebbe  perché la qualità di quanto sto preparando è buona e vorrei che potessero avvalersene molte persone. Le mie fatiche umanamente spese ricevono quasi sempre questo compenso che ravviva le mie forze e il mio impegno.

Sono disponibili altri 6 posti.

Ripropongo, dopo qualche ritocco,  la presentazione già pubblicata qualche settimana fa. Nel frattempo continuerò a mettere nel blog e in facebook le riflessioni che mi suggeriscono le letture, gli spettacoli e i fatti della vita politica e personale.

 

Presentazione del corso di 10 incontri che terrò nell’Università Primo Levi ogni martedì  dal 13 ottobre  (orario 18 -  20)

 

Le donne presenti nella letteratura antica possono essere figure secondarie oppure protagoniste o comprimarie.

Nei poemi greci vedremo che dove prevale la guerra, cioè nell’Iliade,  tre figure femminili hanno la funzione di sostenere, consolare, moderare la furia bellicosa degli uomini quali mogli (Andromaca) o madri (Tetide, Ecuba).

Elena, l’amante, tende invece a biasimare Paride che schiva la guerra.

 

Nei poemi di avventura (Odissea e Argonautiche) le donne sono predominanti con la loro autorevolezza come Arete con Alcinoo o  per lo meno rispettate come Anticlea da Laerte, oppure sono risolutive con le arti magiche come Circe e Medea.

Calipso tiene prigioniero Ulisse “lui solo, che bramava il ritorno e la sposa,/la veneranda ninfa Calipso tratteneva, splendida tra le dee,/in spelonche profonde, agognando che fosse suo sposo” (Odissea, I, 13-15) però, ricevuto l’ordine supremo di lasciarlo partire, non solo obbedì ma gli fornì un aiuto per il viaggio pericoloso.

La “nasconditrice solitaria” dunque è il tipo della dea abbandonata da un mortale.

 

Per quanto riguarda i poemi latini, analizzeremo a fondo il quarto libro dell’Eneide con la storia di Didone fatta innamorare da Venere e morire dalla spietatezza del “pio” Enea, poi prenderemo in considerazione altri tipi di donne in altri poemi: le mogli (Cornelia e Giulia), l’amante (Cleopatra) e la strega (Erichto) del poema Pharsalia di Lucano;  quindi Antigone, Giocasta, Evadne, e pure la Sfinge della Tebaide di Stazio.

Le  confronteremo con le medesime figure o prefigurazioni presenti in molte tragedie.

 Nell’altro poema di Stazio, l’ Achilleide, vedremo la madre di Achille che cerca invano di tenere il figlio lontano la guerra di Troia , poi ricorderemo Deidamia che entra nella categoria delle donne abbandonate.

 

Giovanni ghiselli. Bologna 29 settembre 2020

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