“Cialtrone - ho
pensato - vecchio bellimbusto cadente! Sta lavorando all’Otello da
mesi, figuriamoci se ha in mente Euripide! Ma se lo dico, questa invasata non mi
racconta più niente".
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"Io ne sono stata
fiera e felice, ma non ho osato metterci bocca. A quella tavola c'erano
persone intelligenti e preparate, che parlavano di teatro con
competenza".
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“Sì, come
Tortorella del Resto del Carlino” ho pensato.
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Finita la cena,
mi ha invitata in un night a bere qualcosa".
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"Ma non eri
astemia una volta? Non insegnavi la sobrietà, anzi l'astinenza anche a
me?" ho pensato.
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"Siamo
saliti su un taxi. Durante il percorso lui voleva baciarmi, ma io gli ho
detto che ho un rapporto meraviglioso con un uomo adulto, e molto in gamba.
Insomma, gli ho parlato di te".
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"Certo! - ho
pensato - Come fece con me quando mi parlò di Felice: gli ha detto di noi per
fargli capire che potrebbe reggere un rapporto con lui senza impazzire né
dargli fastidi. Vedrai che poi gli avrà chiesto: ‘ma tu cosa vuoi da me?’ E'
la battuta chiave del suo copione di seduttrice di uomini che potrebbero
esserle babbi o nonni".
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“Mi ha detto che
se voglio davvero fare l'attrice – continuò – non devo avere un ruolo fisso
nemmeno nella vita. Mi ha parlato del nostro mestiere a lungo, con
intelligenza, senza narcisismo. Lui non è narcisista. Lo è meno di te".
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"In ogni
caso, quanto a paideia e giustizia non credo stia meglio di me"[1]
ho pensato. Colui impartisce odiosa
sapienza.
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"Mi ha
convinta. Non credere che mi sia piaciuto soprattutto per l'aspetto o la
fama; in un'ora mi ha insegnato tantissimo. Mi ha colpita in pieno".
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"Sta vivendo
la commedia di Horváth." ho pensato – ‘Tu lo sai che mi hai colpita come
un fulmine, che mi hai spaccata in due’[2].
Vorrebbe vivere brillantemente la parte recitata mediocremente".
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"Tu Gianni
puoi essere più intelligente, colto e onesto, ma sei narcisista. Per questo
negli ultimi tempi io non ti amavo più: tu sei malato di narcisismo. Abbiamo
parlato anche di quel povero bambino caduto nel pozzo. Hai sentito?"
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"Sì, sta
morendo. - ho risposto - Poi?" ho domandato.
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"Poi io gli
ho chiesto: ‘Ma insomma, tu da me cosa vuoi?’"
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"Visto?"
ho pensato.
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"Lui allora
ha detto: ‘Perbacco, ragazza, come parli diretta!’ e mi ha invitata ad accompagnarlo
al suo albergo, il Savioli, poi
a salire in camera sua. Volevo sentirlo parlare ancora".
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"Fatelo
ruggire ancora, fatelo ruggire ancora!"[3]
ho pensato.
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"Volevo
imparare altre cose".
"Ma sì - ho
pensato - alla fin fine quel gradasso non sarà peggiore del ganzo di Pasife[4].
Inoltre il Savioli è un bell'albergo costoso: io non me lo poteva
permettere".
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"Ci siamo
stesi nel letto, molto vicini tra noi. L'ho abbracciato, ma non mi sono
lasciata baciare".
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"Come avrà
fatto?" ho pensato.
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"Poi era
mezzanotte e sono venuta da te. Tu che cosa ne dici? Ti consideri
offeso?"
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giovanni ghiselli
P. S.
Domani 8 aprile, dalle 13 alle 15, terrò una lezione su
Tacito nell’aula universitaria A di via Centotrecento.
Mercoledì 9 aprile terrò un’altra lezione su Tacito
nell’aula Marco Celio al V piano di via Zamboni 38, dalle 9 alle 11.
Sempre Mercoledì 9 aprile, dalle 17 alle 18, 30 terrò una lezione
sulla presenza dei Greci e dei Latini nelle letterature moderne, in via
Zamboni 32, aula Guglielmi.
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[1] Cfr. Platone, Gorgia,
470 e:"ouj
ga;r oi\da paideiva" o{pw" e[cei kai;
dikaiosuvnh"", infatti non so come sta a educazione e a
giustizia (con riferimento al grande re dei Persiani)
[2] Cfr. Horváth, Storie del
bosco viennese, I, 4.
[3] Let him roar again, let him roar again”
(Shakespeare, A Midsummer-Night’s dream, II, 1).
[4] Cfr. Luciano, Lucio o l'asino, 51: "ajdew'"
loipo;n uJphrevtoun ejnnouvmeno" wJ" oujde;n ei[hn kakivwn tou'
th'" Pasifavh" moicou'”
Onestamente non credo che si siano solo abbracciati, penso che la ragazza fosse disposta a tutto per la carriera Peccato che ce siano mille e più che la darebbero per un minuto di gloria! Giovanna.
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