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lunedì 25 agosto 2014

Didone Enea, e altre coppie di amanti tragici. L'amore come guerra, ferita, follia e morte

Pompeo Batoni, Didone abbandonata, 1747
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I parte 21 agosto

Questo studio presenta la storia di Enea e Didone insieme con quelle di altri amanti feriti dal loro stesso amore. I testi fanno parte principalmente della poesia classica latina al cui vertice si trova Virgilio quale poeta centrale non solo delle letterature antiche ma di tutta la civiltà letteraria europea.
Il percorso di questo volume contiene diverse situazioni topiche tanto nell'arte quanto nell'esperienza umana: per questo si è certi che susciterà un forte interesse sia negli studenti sia negli insegnanti.
L'aspetto contenutistico, di forte richiamo emotivo, consente altresì di educare i giovani, attraverso "lo bello stilo" di Virgilio, a un uso preciso ed elegante della parola, in necessario contrasto con quella poltiglia paratattica, meccanica, ossessiva, la quale sta provocando una vera e propria entropia linguistica che impedisce la comunicazione e la comunione umana. L'odio per le parole infatti, presto o tardi, diviene odio pure per gli uomini. Il bello è difficile, ma, quando viene bandito, l'animo umano ne sente una nostalgia acuta. Gli autori presenti e vivi in questo libro sono dei classici in quanto ci hanno lasciato pagine esemplari che creano meraviglia, suscitano domande e riflessioni, suggeriscono pensieri, e in definitiva accrescono la nostra vita intessendola con quelle splendidamente immaginate da loro.


Introduzione

Al precedente lavoro su Medea e le abbandonate affianco questo su Didone e su altre donne della letteratura ferite a morte per amore. Questa volta privilegio il latino che costituisce l'altra parte di quella "corrente sanguigna" della quale vive la letteratura europea: "e come un solo, non già due distinti sistemi di circolazione; giacché è attraverso Roma che possiamo ritrovare la nostra parentela con la Grecia"1. Per quanto riguarda la mia metodologia rimando all'introduzione del volume precedente; per l'importanza capitale del latino e la necessità della sua sopravvivenza cito alcune parole di Schopenhauer:"
L'uomo che non conosce il latino somiglia a colui che si trova in un bel posto, mentre il tempo è nebbioso: il suo orizzonte è assai limitato; egli vede con chiarezza solamente quello che gli sta vicino, alcuni passi più in là tutto diventa indistinto. Invece l'orizzonte del latinista si stende assai lontano, attraverso i secoli più recenti, il Medioevo e l'antichità.-Il greco o addirittura il sanscrito allargano certamente ancor più l'orizzonte.-Chi non conosce affatto il latino, appartiene al volgo, anche se fosse un grande virtuoso nel campo dell'elettricità e avesse nel crogiuolo il radicale dell'acido di spato di fluoro"2.

Il latino verrà presentato e reso interessante attraverso il tema amoroso, con i suoi aspetti topici e le parole chiave del sermo amatorius (servitium amoris, domina, urit, ardor, vulnus, ulcus, sagitta) usate dagli auctores più accrescitivi nei testi più significativi.
Questo percorso attraversa diverse epoche e molti autori, greci, latini e dell'Europa moderna, tra i quali è centrale Virgilio con la sua poesia che raccoglie gran parte delle correnti spirituali del mondo classico anticipando non pochi aspetti della cultura europea moderna. Sentiamo ancora T. S. Eliot:" fra i grandi poeti greci e romani, credo che andiamo massimamente debitori del nostro ideale di classicità a Virgilio…La speciale natura della sua comprensività è dovuta alla posizione, unica nella nostra storia, dell'Impero romano e della lingua latina: una posizione che può dirsi conforme al suo fato. Questo senso del fato prende coscienza di sé nell'Eneide. Lo stesso Enea è, dal principio alla fine, una creatura del fato: un uomo che non è un avventuriero o un intrigante, un vagabondo o un arrivista; un uomo che compie il proprio destino non per forza o per decreto arbitrario-né certamente per brama di gloria - ma sottomettendo la propria volontà a un potere più alto…e dal punto di vista umano non è uno che sia felice o abbia successo. Ma è il simbolo di Roma, e quello che è Enea per Roma, l'antica Roma è per l'Europa. Così Virgilio si conquista la "centralità" del classico supremo; è lui il centro della civiltà europea, in una posizione che nessun altro poeta può condividere o usurpare"3.
Eliot è uno dei più convinti laudatores moderni del poeta mantovano, ed è un suo allievo ortodosso: in fondo il metodo mitico4 è praticato già da Virgilio, quando, come vedremo, attraverso Didone l'autore dell'Eneide ripropone Medea, sia quella di Euripide, sia quella di Apollonio Rodio.
Non mancano d'altra parte gli obtrectatores di cui anche devo dare conto per mettere a disposizione dello studente una critica contrastiva dentro la quale gli sia possibile fare una scelta autonoma attraverso un giudizio personale. Faccio intanto un esempio riferendo la stroncatura nauseata di Huysmans: il protagonista di Controcorrente, Des Esseintes, dà giudizi dissacratòri su alcuni classici usualmente celebrati come sommi e ribalta le valutazioni canoniche, al punto che il giovane può magari trovare autorizzata la sua antipatia per questo o quell'altro autore universalmente consacrato dalla critica scolastica.
"Virgilio…gli appariva non solo uno dei più esosi pedanti, ma anche uno dei più sinistri rompiscatole che l'antichità abbia mai prodotto. I suoi pastori, usciti pur mo' dal bagno e azzimati di tutto punto, che si scaricano a vicenda sul capo filastrocche di versi sentenziosi e gelati; il suo Orfeo ch'egli paragona a un usignolo in lacrime5; il suo Aristeo che piagnucola per delle api; il suo Enea, questo personaggio indeciso e ondeggiante che si muove come un'ombra cinese, con mosse da marionetta".
Virgilio avrebbe per giunta compiuto "impudenti plagi6 di cui fan le spese Omero, Teocrito, Ennio, Lucrezio"; la metrica sarebbe stata "tolta in prestito alla perfezionata officina di Catullo". In conclusione: "quella miseria dell'epiteto omerico che torna ogni momento e non dice nulla, non evoca nulla; tutto quell'indigente vocabolario sordo e piatto, lo mettevano alla tortura"7.
Questo lavoro non raccomanda ortodossie né condanna le eresie. Eventualmente segnala con scarsa simpatia i luoghi comuni non autorizzati dalla ragione, contrari alla giustizia, ignari della bellezza.
Talora il bianco e il nero possono coesistere in una logica aperta al contrasto.
Robert Graves nel suo pamphlet antivirgiliano8 presenta l'autore dell'Eneide " come l'antipoeta per eccellenza, seguace di Apollo (non di Dioniso) nel costruire un poema come gioco di alta matematica letteraria e politica"9.
Non è detto però che la matematica, quella alta in particolare, sia in contrasto con la poesia: E.Pound10 ha scoperto il correlativo oggettivo scrivendo: "Poetry is a sort of inspired mathematics, which gives us equations, not for abstract figures, triangles, spheres, and the like, but equations for the human emotions"11, la poesia è una specie di matematica ispirata che ci dà equazioni non per figure astratte, triangoli, sfere, e simili, ma equazioni per le emozioni umane.
Nemmeno Pound d'altra parte si trova tra i laudatores, anzi: "negli anni più crudi del primo conflitto mondiale il canone di Pound escludeva seccamente Virgilio epico, e questi sono appunto gli anni del primo incontro con Eliot e del sodalizio con Yeats (traducendo rinuncio alle sfumature dialettali del testo inglese):"L'abisso che esiste fra Omero e Virgilio, fra Ulisse ed Enea, può venire illustrato in termini profani da uno degli aneddoti preferiti di Yeats12. Un semplice marinaio si mette in mente di studiare latino; si rivolge a un maestro e questi lo avvia all'Eneide. Dopo molte lezioni, il maestro fa una domanda riguardante l'eroe del poema. Il marinaio dice:"Quale eroe?" E il maestro:"Ma come? Enea, maturalmente, l'eroe". E il marinaio;"Cosa, un eroe? Lui un eroe? Diavolo, credevo che fosse un prete" (E. Pound, ABC of Reading, London 1961, p. 44)"13.
All'interno del nostro percorso incontreremo alcune altre valutazioni negative della figura di Enea, insieme con diverse positive.
La critica però va letta dopo i testi14 dei quali presento un'ampia scelta. Dei tanti libri menzionati ho scelto, tradotto e commentato alcuni brani che rappresentano i momenti epifanici dell'opera dell'autore e, quindi, sono divenuti topici nella cultura europea.
Gli auctores più numerosi sono i Latini ( Virgilio, Catullo, Orazio, Tibullo, Properzio e Ovidio e altri "minori") ma non mancano i loro maestri Greci ( soprattutto Omero, i tragediografi, gli storiografi e gli alessandrini) e gli allievi moderni degli uni e degli altri. I classici che ho scelto sono scrittori che hanno parlato di noi15 e, anche se non basteranno da soli a risolvere i nostri problemi, potranno aiutarci prima a capirli, quindi ad affrontarli.

Bibliografia
M. Barchiesi, I moderni alla ricerca di Enea, Roma, Bulzoni, 1981.
T. S. Eliot, Che cos'è un classico? , 1944. In T. S. Eliot, Opere, trad. it. Bompiani, Milano, 1986, p. 975.
J. K. Huysmans, Controcorrente, trad. it. Garzanti, Milano, 1975.
R. Musil, L'uomo senza qualità , trad. it. Einaudi, Torino, 1972
A. Schopenhauer, Parerga e paralipomena, , trad. it. Adelphi, Milano, 1983,
Tomo II, p. 772.
Dionigi (a cura di) Di fronte ai classici, Rizzoli, Milano, 2002.

Giovanni ghiselli

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1 T. S. Eliot, Che cos'è un classico?, 1944. In T. S. Eliot, Opere, p. 975.
2 A. Schopenhauer, Parerga e paralipomena, Tomo II, p. 772.
3 T. S. Eliot, Che cos'è un classico?, p. 973
4 In una famosa recensione all'Ulisse di Joyce (Ulysse, Order and Myth , "The Dial", nov. 1923.) T. S. Eliot definiva il metodo mitico, in opposizione a quello narrativo, come il modo di controllare, di dare una forma e un significato all'immenso panorama di futilità e anarchia che è la storia contemporanea. "Instead of narrative method, we may now use the mythical method ", invece del metodo narrativo possiamo ora avvalerci del metodo mitico. Alla fine di The Waste Land La terra desolata, del 1922., Eliot afferma: "These fragments I have shored against my ruins" (v. 430), con questi frammenti ho puntellato le mie rovine
5 Cfr. Georgica IV: "Qualis populeā maerens philomēla sub umbra/amissos queritur fetus…" ( vv. 511-512), quale l'usignolo addolorato, sotto l'ombra del pioppo, lamenta le creature perdute.
6Robert Musil (1880-1942) attraverso il suo protagonista Ulrich, il quale gioca sempre al ribasso, parla ironicamente di una "catena di plagi" (L'uomo senza qualità , p. 270.) che lega le grandi figure del mondo artistico l'una all'altra.
7 Huysmans, Controcorrente, p. 42 ss.
8 The White Goddess: A Historical Grammar of Poetic Myth, London 1948.
9 M. Barchiesi, I moderni alla ricerca di Enea, p. 15.
10 "Il miglior fabbro", secondo T. S. Eliot.
11The Spirit of Romance , Londra, 1910, p. 5.
12 1865-1939.
13 M. Barchiesi, I moderni alla ricerca di Enea,p.18.
14 Volvendi enim sunt libri, (Cicerone, Brutus, 298) i libri dobbiamo leggerli veramente, per non finire travolti dall'onda qualunquistica del didattichese applicabile nello stesso modo a qualsiasi materia.
15 Cfr. A. Traina in Di fronte ai classici, p. 263.

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