lunedì 20 aprile 2020

Fabio Fazio, Giulio Gallera e Carlo Bonomi a “Che tempo che fa”: il tempo della peste


Ieri sera, 19 aprile 2020, nella trasmissione televisiva di Fabio Fazio, “Che tempo che fa”, edulcorata e faziosa come chi la conduce, il presentatore in apertura ha avuto l’impudenza di dire: “sarebbe sciocco fare polemica con la regione dove vivo da trenta anni”. Già, se ci vive lui, significa che ci si vive bene. Peccato che vi si muoia così male e così tanto, molto più che altrove per via di questa peste.
Leggo che “un decimo dei morti totali del pianeta si è consumato qui, nella regione differenziale, che è sempre stata orgogliosa della differenza” (Fabio Bucciarelli, “L’ESPRESSO 19 aprile 2020, p. 14).
La Borgonzoni  che,  grazie al cielo a Bonaccini e alle sardine, non è stata eletta a fare danni in Emilia, vantava la sanità lombarda come la migliore d’Italia. Si è visto.
Ma torniamo a Fazio che ieri sera continuava ad atteggiarsi ad antifazioso.
Ha voluto chiarire che lui parlava “senza alcun atteggiamento critico?”
Ti pareva? Lui è strapagato, e indicato come modello di uomo dal grande successo, proprio per diseducare insegnando che lo spirito critico è male.

A “Che tempo che fa” di ieri partecipava con facoltà di parlare anche l’assessore al Welfare della regione Lombardia Giulio Gallera il quale ha avuto a sua volta la sfacciataggine di ribadire la filastrocca bugiarda della pubblicità leghista: la Lombardia ha il servizio sanitario migliore che ci sia.
Il giorno prima Domenico Arturi, commissario per l’emergenza del coronavirus, aveva reso noti questi dati: “tra l’11 giugno 1940 e il primo maggio 1945 a Milano sono morti 2 mila civili in 5 anni; in due mesi in Lombardia per il coronavirus sono morti 11851 civili, 5 volte di più” (“la Repubblica” del 19 aprile 2020, p. 11).

Ma non è finita. Da Fazio c’era anche Carlo Bonomi, presidente designato della Confindustria. La sua frase chiave è stata: “La salute è un bene primario  che passa anche attraverso il lavoro”. Questo è vero, ma è pure vero che la soggezione di tanti governi alla confindustria ha fatto di tutto per rendere il lavoro “flessibile”, ossia precario, sottopagato e tutt’altro che salubre
Come sempre, mi prendo la responsabilità di quanto scrivo
giovanni ghiselli.
p. s
Coltivate lo spirito critico lettori miei cari e non lasciatevi ingannare!

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