venerdì 18 giugno 2021

Torno a scrivere sull’esame di maturità,

 

 

Nella prima pagina del quotidiano “la Repubblica”  di oggi leggo un pezzo di Paolo Di Paolo intitolato “La prova più attesa: slalom tra i saperi nelle tesine d’esame”

Ne trascrivo alcune parole, poi le commento

“Fare collegamenti: E’ una specie di slogan, o di mantra didattico. Nemmeno troppo nuovo, a dire il vero, perché la storia delle tesine, dei percorsi con cui maturando o maturanda annodano saperi, intersecano questioni, collegano appunto, è una storia che già può dirsi vecchia”.

 

Ecco il mio commento da vecchio professore che dopo essere stato esaminato nel 1963 nel liceo classico Terenzio Mamiani di Pesaro, dal 1977 al 2010 ha esaminato i maturandi in diversi licei di Bologna, Milano e Roma oltre essere tornato a Pesaro e andato pure a Fano e Fossombrone. Ne ho scritto anche in vari giornali.

 

Dunque: fare collegamenti non è “una specie di slogan, o di mantra” come scrive l’articolista. Per farli come si deve, per farli bene è necessario molto studio, buon gusto e intelligenza dei testi.

E’ un lavoro che richiede grande impegno perché le analogie tra i testi si possono individuare solo conoscendo bene molti testi e avere una visione d’insieme della letteratura europea.

 

Contesto anche l’affermazione dello stesso Di Paolo che questa dei collegamenti “è una storia che può dirsi vecchia”.

Nell’autunno del 1975, wuando cominciai a insegnare greco e latino nel liceo Rambaldi di Imola questo metodo non era praticato da alcuno, non era nemmeno conosciuto.

Io venni avviato a studiarlo da autori quali Eraclito, Platone, Aristotele, Seneca, Hegel, Nietzsche, Leopardi e T. S. Eliot. Che sono stati i miei maestri per quanto riguarda la comprensione, la critica e l’insegnamento dei classici.

Agli studenti piacque molto, ai colleghi assai poco.

Quando fui nel liceo Galvani alcuni di loro andarono dal preside, tal Magnani, a chiedere di chiamare un ispettore contro questa mia stravaganza: che cosa c’entra Nietzsche con Eschilo, Tucidide e Orazio,  dicevano, i poveretti.

Era già il 1896 e qualche cosa stava cambiando. Il primo ispettore, sbugiardò il preside e mi elogiò. Due anni lo stesso preside fu spinto dai malevoli vecchi colleghi a chiamare un secondo ispettore che ascoltò una mia lezione e mi fece i complimenti.

I tempi erano tanto cambiati che un’Antigone di Sofocle da me tradotta e commentata con il metodo comparativo mi aprì la porta dell’Università di Bologna. Poi anche quelle di Bressanone e Urbino. I colleghi malevoli dovettero chinare la testa. I presidi cambiarono in meglio.

Dal 2010 sono in pensione e giro l’Italia tenendo conferenze.

 Il 25 di questo mese sarò al festival dei filosofi lungo l’Oglio di Brescia con un percorso sul tema Eros Eris dove i collegamenti sono fatti come si deve, da uno che sa farli, da me.

Lo metterò nel blog e potete leggerlo.

 

Qui riferisco ancora quanto scrive T. S. Eliot su questo argomento

La tradizione può essere conquistata solo a costo di una grande fatica. Essa esige che si abbia anzitutto un buon senso storico cioè la consapevolezza che il passato è anche presente. Il senso storico costringe a scrivere    : "with a feeling that the whole of the literature of Europe from Homer and within it the whole of the literature of is own country has a simultaneous existence and composes a simultaneous order"[1],  con la coscienza che tutta la letteratura europea da Omero, e, all'interno di essa, tutta la letteratura del proprio paese, ha un'esistenza simultanea e compone un ordine simultaneo.

Chi non ha lena per sostenere grandi fatiche, chi non ha senso storico né una visione d’insieme della cultura europea, riduce il “fare collegamenti” a “una specie di slogan, o di mantra”

giovanni ghiselli

 



[1] Tradition and the Individual Talent (del 1919),

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