Ci incamminammo lungo la via
che costeggia la spiaggia. A un tratto vedemmo un edificio enorme, tetro,
cadente, situato tra la strada asfaltata e la riva renosa. Era circondato da
una rete metallica tanto fitta di squarci che poteva essere attraversata anche
da persone assai meno snelle di noi. Eravamo in costume da bagno. Avevo
preso un lenzuolo per la schiena di
Ifigenia o per quella mia se avessi fatto l’amore “beato e resupino” come era
solito Totò Merumeni con la cuoca diciottenne.
Tra la rete e il cupo
edificio c’era un prato che sembrava quello della sciagura di Empedocle: pieno
di morbi e putredine.
Vi si vedevano carte,
lattine, bottiglie, siringhe, stracci sporchi, resti di fuochi e di sciagurati
bivacchi. Doveva esserci stato un qualche sabba di streghe presiedute da Ecate
o da altre incantatrici malefiche .
La brama amorosa doveva essere
immensa, per superare lo schifo sparso dovunque. Attraversammo quella landa
dell’orrore attenti a non rimanerne insudiciati o feriti, e giungemmo a tre
gradini grandi ma sbrecciati che menavano a un corridoio. Li superammo con
cautela e apprensione. Sull’andito macerie e sporcizia erano un po’ dappertutto: si vedevano ovunque segni di caos:
pezzi di soffitto caduto, di piancito crollato, di scale precipitate; doveva
esserci stato uno sfacelo non tanto
remoto, una catastrofe scatenata dall’ira divina contro i malvagi fruitori di
quel luogo ove ogni sorta di nefandezza era stata perpetrata per anni.
A un certo punto però quei discepoli di Satana non avevano trovato
scampo. Da uno di quegli orribili mucchi sbucò una piccola serpe nera che
saettò per alcuni metri fino a infilarsi in un altro cumulo immondo.
Due amanti meno ossessi
sarebbero fuggiti via da quel posto infernale. Invece noi provammo a salire due
lunghe rampe di scale senza ringhiera.
Omnia vincit amor.
Il piano di sopra presentava
un pavimento non meno bucato e più
pericoloso di quello inferiore dato il dislivello, però era meno ingombro di
schifezze. Lassù sentivamo con paura maggiore il problema della stabilità, ma
con minore ripugnanza lo schifo del luridume e il terrore di imbatterci in
persone pazze e criminali.
La spinta erotica reciproca
era ineluttabile, sicché ci mettemmo a cercare un luogo appena plausibile finché trovammo uno
stanzone deve si trovavano accumulate vasche gigantesche, forate in varie zone
ma pur sempre gravose sul pavimento che perciò doveva essere duro. Pensammo che
l’esiguo peso dei nostri corpi, non più di centodieci chili in due, non avrebbe
aggravato granché quello delle vasche per ghiottoni mai sazi, defunti oramai
con il maiale mai digerito nello stomaco avido.
Quindi stesi il lenzuolo da
bagno sopra i pochi mattoni sgombri e lo pregai di svolgere la funzione di
vello matrimoniale. Per lusingarlo lo chiamai vello d’oro e lo accarezzai.
In tale talamo facemmo l’amore
diverse volte nonostante sentissimo rumoreggiare qualcuno o qualcosa e
potessimo essere colti durante il concubito periglioso da qualche drogato o
alcolizzato o delinquente pazzo pronto a spezzarci la schiena, il ventre, le
gambe, insomma la vita.
Bologna 13 maggio 2025 ore 18, 01 giovanni ghiselli
p. s. Lepidi moretti
Ho visto di nuovo il film Gandhi con Ben Kinglsey. Mi commosse
quando lo vidi nel 1983. Oggi mi commuove il ricordo che allora Ifigenia, oramai trentenne, volle fare l’amore con me
due anni dopo il discidium. Disse che
le ricordavo quell’attore, un altro lepido moretto all’epoca.
Magari con una parrucca nella
prima parte della storia.
Anche il nuovo Papa alcuni decenni
fa era un lepido moretto. Senza parrucca. Noto che continua a tenersi in forma.
Troppa pompa però, rispetto all’imitatore del poverello a sua volta Imitator Christi.
Statistiche del blog
Sempre1729575
Oggi550
Ieri486
Questo mese6430
Il mese scorso15712
Già docente di latino e greco nei Licei Rambaldi di Imola, Minghetti e Galvani di Bologna, docente a contratto nelle università di Bologna, Bolzano-Bressanone e Urbino. Collaboratore di vari quotidiani tra cui "la Repubblica" e "il Fatto quotidiano", autore di traduzioni e commenti di classici (Edipo re, Antigone di Sofocle; Medea, Baccanti di Euripide; Omero, Storiografi greci, Satyricon) per diversi editori (Loffredo, Cappelli, Canova)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento