La desultrix amoris, la saltimbanca dell’amore che giocava d’azzardo con i miei
sentimenti si spaventò, mi guardò con
aria da furbastra innocente e mi domandò: “ma che cosa hai capito tesoro, unico
grande amore della mia vita?”
“Che buffona
spregevole è costei!” pensai disgustato senza escluderla subito dalla mia vita, però, e lasciandole la possibilità di spiegarsi. Potevo imparare dell’altro da
tanta malizia. Sarebbero state le sue azioni, non soltanto le sue parole a
decretare la fine due anni più tardi.
Ifigenia
dunque si affrettò a raccontare che durante il tragitto, in prossimità di
Cesena, un ferroviere, interrogato da lei sull’ora di arrivo a Pesaro, le aveva
proposto di proseguire fino ad Ancona per fare l’amore con lui. Oppure di
tornare a Bologna dove avrebbero potuto incontrarsi due giorni dopo e fare l’amore.
Ma lei, casta e fedele com’era, aveva risposto che questo non era possibile
siccome amava riamata un uomo meraviglioso.
“Allora
dov’è la bella avventura proclamata poco fa?” domandai per sentire quale altro
tranello avrebbe disposto con l’intento di sottomettermi facendomi soffrire.
“La bella
avventura - rispose, spaventata dalla mia reazione - sta nel fatto che ti sono
rimasta fedele. Tu temevi l’estate che porta gli amori ricordando che l’estate
scorsa ne aveva offerti più di uno tanto a te quanto a me. Ebbene, oggi ho
affrontato e superato la prova: ora sono assolutamente convinta che passerò le ferie marine senza lasciarmi
distrarre da te”
“Sono
chiacchiere - pensai - ha voluto ingelosirmi per diventare sempre più
desiderabile. Una mossa spregevole, da vera cocotte, una via di mezzo tra
un’etèra e una gallina”.
Mi tornò
in mente Helena la sera che mi aspettava affacciata alla finestra sotto la
quale ero arrivato anèlo dopo essere scappato via dal picnic dei consumisti
magiari. Disse che pure lei aveva provato a parlare con altre persone, ma erano
stupide ed tornata nel collegio sperando
che sarei andato a cercarla.
Päivi dal canto suo disse soltanto: “I respect you”, io ti rispetto.
La
trappolona di Bologna dunque continuò: “Ora posso affermare la mia fedeltà con
sicurezza perché quell’uomo non mi spiaceva: abbiamo parlato per cinque minuti,
lui mi ha tentata e io non mi sono emozionata. Quando fosti tu a tentarmi, come
sai non è andata così”
“Veramente
fosti tu a tentare me - obiettai - e io mi sono fatto pregare. Ora cerca di non
darmi altre noie di questo genere. Se vuoi stare ancora con me, lascia perdere
altri possibili amanti; se non vuoi più starci, vai pure con chi ti pare e
lasciami in pace”.
In quel
momento cercavo di liberarmene. Pensavo che una donna venuta a trovare il
compagno che la portava nella propria famiglia, in un ambiente difficile, non
doveva permettersi tali provocazioni. Nessuna persona con un minimo di
educazione lo avrebbe fatto.
Si era rivelata stupida e triviale: mi aveva
fatto soffrire e si era fatta odiare.
Fino alla
sera quel 24 giugno fu orrendo: l’onesto Giovanni mi aveva tolto la sua
protezione sempre invocata. “Aiutami ancora!” pregai. La sciagurata aveva
voluto sottomettermi provocando la mia sofferenza secondo il metodo degli
aguzzini. Avrei dovuto troncare quel rapporto malato. Ma volevo imparare dell’altro
attraverso il dolore. Per giunta in quel tempo il lavoro non mi riempiva la
vita e Ifigenia occupava parte del vuoto. Avevo comunque capito che quella non
era la donna per me: era bella, ma non aveva la capacità di uscire dal male
siccome non aveva mai avuto la chiara visione dell’idea del Bene che è il
bersaglio massimo e supremo della conoscenza. Aveva la pelle ambrata, la mente
turbata e l’anima confusa da cieche
speranze colei. Dovevo guardarmi da tale amante. Restituirla presto al Sole, il
dio che me l’aveva donata, perché la imbalsamasse con la resina scaturita dagli
occhi delle sue figlie Eliadi in lacrime per la morte del loro fratello Fetonte.
p. s.
Giorni fa ho
ascoltato con dolore e confutato con decisione le parole empie di una
persona proletaria ostile ai poveri,
agli ultimi tra i poveri. Diceva che non si deve dare alcun aiuto a questi disgraziati,
che l’elemosina è uno spreco di denaro elargito a chi non se lo merita, e altre
battute sacrileghe del genere.
Naturalmente
approva tutto quanto penalizza i più poveri. E’ appena al di sopra di loro, si illude di essere molto più in alto nella scala
sociale e teme di venire raggiunta in questa maratona del mondo che la sta calpestando, ma se ne consola vedendo che altri sono calpestati paggio di lei.
E’ sempre
più difficile non diventare misantropo. La razza delle amanti come Helena,
delle amiche come Antonia, degli amici come Fulvio si sta estinguendo. Spero
che il nuovo Papa usi i denti e gli artigli leonini contro le ingiustizie e le
prepotenze del mondo.
“Il
mondo in cui viviamo ci affatica, ci affligge e quel che è peggio, ci annoia;
però la poesia crea per noi oggetti e mondi diversi”. Foscolo, Principi
di critica poetica .
Bologna 9 maggio 2025 ore 11, 17 giovanni ghiselli
Già docente di latino e greco nei Licei Rambaldi di Imola, Minghetti e Galvani di Bologna, docente a contratto nelle università di Bologna, Bolzano-Bressanone e Urbino. Collaboratore di vari quotidiani tra cui "la Repubblica" e "il Fatto quotidiano", autore di traduzioni e commenti di classici (Edipo re, Antigone di Sofocle; Medea, Baccanti di Euripide; Omero, Storiografi greci, Satyricon) per diversi editori (Loffredo, Cappelli, Canova)
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