domenica 15 giugno 2025

Edipo a Colono versi 75- 95 traduzione e commento.


 

Abitante di Colono- ancora reciprocamente straniero xevno~- con  Edipo

 

75Sai, o straniero, per non sbagliare? Poiché/ sei 76nobile -gennai`o~-, almeno a vederti, a parte la sorte plh;n tou` daivmono~.

nobile è la persona di buona stirpe- gevno~-. I nobili tendevano a geneaologizzarsi con gli eroi o addirittura con gli dèi.

Ma le famiglie contengono anche pecore nere, quasi tutte, e chi vuole incentivare la propria parte migliore prende quali modelli i consanguinei meglio riusciti. Di fatto però poi seguiamo le orme di quelli che ci piacciono di più perché siamo più simili a loro.

Thomas Mann ha scritto parole convincenti su questo argomento: “Figli e nipoti guardano padri e nonni per ammirare e ammirano per imparare  e perfezionare quello che è già predisposto dall’ereditarietà. ( La montagna incantata,  Secondo capitolo, Dalla vaschetta battesimale, p.36).

Il daivmwn che è il destino e il carattere di ciascuno spesso non corrisponde ai nostri desideri. Dovremmo piuttosto fare in modo di adattare quello che vogliamo a quello cui siamo destinati e siamo.

E’ l’amor fati tanto raccomandato da Seneca e da Nietzsche

Seneca traduce in latino un verso di Cleante stoico: “ducunt volentem fata, nolentem trahunt (Ep. 107, 11)

ii fati conducono chi segue, trascinano chi recalcitra.

Per i maestri Stoici Zenone e Cleante il fine tevlo~ è vivere oJmologoumevnw~ th/` fuvsei, coerentemente con la natura, ossia kat j ajrethvn, poiché la natura ci porta alla virtù.

Sentiamo anche Nietzsche: “Il necessario non mi ferisce; amor fati è la mia intima natura, das ist  meine innerste Natur[1].

 

 

 

77 rimani mevn  j  qui dove ti sei fatto vedere appunto, finché io

Restare, sapere aspettare fa parte della passività di questo secondo Edipo tanto diverso dal primo.

Nietzsche in La nascita della tragedia [2] considera Edipo un eroe della passività.

“L'eroe raggiunge appunto nell'attitudine puramente passiva la sua attività suprema, la quale continua ad agire molto al di là della sua stessa vita, mentre il cosciente tendere e sforzarsi della sua  vita precedente lo ha condotto solo alla passività"[3].

 

 

78 agli abitanti di questo demo, non a quelli della città,

79avrò detto queste cose dopo esserci andato. Questi infatti decideranno

80se devi restare o metterti per strada di nuovo.

 

Sembra che Sofocle anteponga gli abitanti di Colono a quelli del centro di Atene. In effetti la vita del centro cittadino era molto turbata dalle  contrapposted fazioni versi la fine del secolo e della vita di Sofocle. Gli abitanti di Colono dunque devono avere la precedenza su gli abitanti turbolenti del centro. Il particolarismo dei Greci qui tocca i quartieri.

L’Edipo a Colono venne rappresentata postuma nel 401.  Sofocle morì nel dicembre del 406 a 92 anni. Sicché non vide  la sconfitta di Atene nella guerra del Peloponneso- 404- né il predominio spartano né la guerra civile tra democratici e oligarchi.

 Ma presoffrì tutto questo come mostrano i versi del terzo stasimo con la sapienza silenica-

 

Edipo

81Figlia, è andato via da noi forse lo straniero?

 

Antigone

82 E' andato via, sicché è possibile dire tutto in tranquillità

83padre, poiché solo io ti sono prossima.

Antigone non è ancora tranquilla: l’abitante di Colono viene qualificato come straniero -xevno~- e la ragazza dice al padre che può fidarsi e contare del tutto soltanto di lei. Il legame del sangue sentito con grande forza da Sofocle e dai suoi personaggi.

 

Segue una preghiera del cieco alle Erinni

 

84 dee venerande w\ povtniai deinw`pe~ dallo sguardo terribile

Le Erinni sono divinità venerande e pure portatrice di quella deinovth~ di cui partecipa anche l’essere umano

Secondo lo squillo iniziale del I stasimo dell’Antigone:

"Molte sono le cose inquietanti e nessuna/è più inquietante dell'uomo" (vv. 332-333).-ta; deina;: ho tradotto come suggerisce Heidegger  in Introduzione alla metafisica [4] nella traduzione della Mursia:"Noi concepiamo l'in-quietante (das Un-heimliche ) come quello che estromette dalla "tranquillità", ovverosia dal nostro elemento, dall'abituale, dal familiare, dalla sicurezza inconcussa". L’uomo è inquietante per la sua violenza

84-85poiché ora io mi sono fermato  sulla sede che è vostra,  prime di questa terra,

86non siate dure verso me e verso Febo,

la durezza verso Febo del quale Edipo sta seguendo i suggerimenti

è probabilmente un ricordo del contrasto tra Apollo e le Erinni durante il processo dell’Areopago contro Oreste nelle Eumenidi di Eschilo.

87il quale, quando mi vaticinò quelle molte sciagure,

questo vaticinio  sull’incesto e il parricidio si legge nell’Edipo re (vv. 790- 793)

88 parlò di questa tregua-pau`lan- dopo lungo tempo

89 una volta che fossi giunto a questa terra finale, dove avessi

90 ricevuto sede e ospitalità dalle dee venerande

91 e che qui avrei fatto la svolta kamyein da kamptw- della vita disgraziata,

la svolta kavmyi~ mostra la via della vita come una pista di corsa dove bisogna aggirare una meta.

Una gara dura è stata la vita di Edipo come quella di noi tutti. Se ne può uscire santificati come in questa tragedia, però mai vivi.

 92 vantaggi, una volta che vi dimorassi, per coloro che mi avessero accolto,

kevrdh i vantaggi sono gli influssi che emaneranno dalla sepoltura di Edipo, benèfici per gli Ateniesi, malèfici per i nemici tebani se li attaccheranno

93sciagura invece per quelli che mi hanno mandato via, quelli che mi hanno scacciato;

I Tebani da Creonte in giù. Tutti tranne le due figliole amatissime e amantissime del padre.

 

L'ira di Edipo continuerà a colpire i  nemici anche dopo la morte: più avanti Ismene dice al padre che un giorno il suo cadavere sarà un grave peso (bavro" , v. 409) per i Cadmei; quindi la ragazza precisa: "th'" sh'" uJp ' ojrgh'", soi'" o{tan stw'sin tavfoi" " (v. 411), a causa della tua ira, quando staranno presso la tua tomba. Lo ha fatto sapere Apollo delfico (v. 413).

Apollo dunque

94 prometteva che mi sarebbero venuti segni -shmei`a- di questo,

95o un terremoto -seismovn- , o un tuono- bronthvn- , o un lampo -sevla~- di Zeus. 95

L’ultimo capitolo del romanzo La montagna incantata di T. Mann è intititolato proprio Il tuono.

Al compimento del settimo anno si udì un rombo (p. 1058)

Senza prosopopea né rodomontate, fu un tuono epocale che scosse la terra dalle fondamenta e mise indelicatamente alla porta colui che dormiva come i sette dormienti. Hans considerava le ombre delle cose più delle cose stesse del resto tale rapporto tra ombre e cose non è mai stato chiarito fino in fondo. Cfr. Il fu Mattia Pascal.

Un precedente: nel Tannhäuser  di Wagner il protagonista che si trova sul Venusberg dice nella seconda scena del primo atto: il tempo che trascorro qui/non saprei misurarlo/ giorni, mesi, per me non esistono più/poiché non vedo più il sole/né i benevoli astri del cielo” e alla fine della seconda scena si sente un fragore spaventoso , dopo di che nella terza scena  Tannhäuser si trova improvvisamente in einem schönen Tale, in una bella valle.

 

Bologna 15 giugno 2025 ore 10, 54

p. s.

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[1] F. Nietzsche, Ecce homo, Il caso Wagner,  4

[2] Capitolo VIII.

[3]Edipo trova la sua dimensione positiva nella passività di Colono, dopo avere fatto soffrire e avere sofferto assai nella fase dell'attività sconsiderata, così Giovanni Drogo in Il deserto dei Tartari di Buzzati scopre"l'ultima sua porzione di stelle"(p.250) e sorride nella stanza di una locanda ignota, completamente solo, mangiato dal male,  accettando la più eroica delle morti, dopo avere sperato invano, per decenni, di battersi"sulla sommità delle mura, fra rombi e grida esaltanti, sotto un azzurro cielo di primavera". Invece il suo destino si compie al lume di una candela, dove"non si combatte per tornare coronati di fiori, in un mattino di sole, fra i sorrisi di giovani donne. Non c'è nessuno che guardi, nessuno che gli dirà bravo".

Del resto gli eroi della passività nella letteratura moderna sono tanti, da Oblomov  di Goncarov, a Zeno  di Svevo per dire solo i più noti.

 

 

[4] trad it p. 157

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