giovedì 5 giugno 2025

La conferenza di Massimo Cacciari in san Petronio.


 

Ieri sera sono andato ad ascoltare Massimo Cacciari che parlava della fine degli imperi.

E’ uno dei pochi  studiosi seri, capaci di presentare un tema, di cogliere l’essenziale e ricordare a memoria testimonianze di autori,  parlando, non chiacchierando di nulla come accade pur troppo spesso da parte di molti invitati in televisione e altrove in quanto funzionali al potere e al sistema.

Riferisco alcune affermazioni del filosofo veneziano che hanno lasciato un segno dentro di me.

 

Ogni impero necessita di una cultura e dei princìpi che lo tengano insieme distinguendolo da altri imperi. Questo avveniva durante la guerra fredda. Del resto l’Europa per diversi secoli ha avuto il principio comune del cristianesimo che ha perfino  dato la fratellanza alla rivoluzione francese.

Dostoevskij nella leggenda del Grande Inquisitore dei Fratelli Karamazov denuncia il rischio che al principio della libertà  succeda quello della tirannide impersonata da un despota che fa funzionare un sistema gradito a una massa del tutto priva di bisogni spirituali.

La fine della religione invero è già paventata da Sofocle: tramontano gli dèi, va in malora il divino: “e[rrei de; ta; qei'a ( Edipo re, vv. 907-910) denuncia il Coro di vecchi tebani nel secondo stasimo.

 

 L’aspetto tecnico economico, il suo potere sulla maggioranza della gente, se una volta era preponderante, oggi sta  diventando dominante in maniera assoluta.

La nostra Costituzione ha cercato di reagire a tale tirannide con i diritti umani, lo Stato sociale, ma l’abbiamo vista arretrare in questi ultimi decenni, tramontare a sua volta con la religione.

 La legge fondamentale esiste ancora, ma  chi pon mano ad essa?

Il rischio che corre l’umanità in questa circostanza è di decadere nell’animalità. Un’attrice nella chiusura dell’incontro di ieri, ha letto le  pagine del Rinoceronte di Ionesco dove un uomo grida il suo bisogno di non perdere la propria umanità.

 

Lunedì prossimo dalle 17 presenterò l’Odissea di Omero mettendo in rilievo la parola iniziale del poema:   [Andra , uomo.

 Cercherò di chiarire a chi mi ascolta la necessità che non vada in malora l’umanesimo che è amore  dell’umanità ed è la  sua stessa sopravvivenza.

Credo che la nostalgia della solidarietà tra gli umani, assaporata dai vecchi come me dalla fine degli anni Sessanta ai primi Settanta, esista ancora negli anfratti della società e considero mio compito fare in modo che non venga dimenticata.

Odisseo non deve e non vuole scordare il ritorno a Itaca novstou te laqevsqai ( Odissea, IX 97). Sicché non cede alle lusinghe delle Sirene, alle insidie dell’incantatrice  Circe, hJ suw`n morfwvtria (Euripide, Troiane, v. 437)  che trasforma gli uoimini in porci,  al fiore del loto, la droga che infligge la dimenticanza e l’indifferenza.

 

Due avvertenze: il blog presenta il greco non traslitterato

Lunedì prossimo, 9 giugno presenterò il mio percorso sull’Odissea nella biblioteca Ginzburg di Bologna dalle 17 alle 18, 30.

Questo è il  link per seguire da lontano  quanto dirò. https://meet.google.com/wwe-depo-vzp?authuser=0&hs=122&ijlm=1747908475519

Bologna 5 giugno 2025 ore 10, 22.

p.s.

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