Sul quotidiano “la Repubblica” di ieri, 31
luglio 2020, nella pagina 26 leggo un articolo interessante di Carlo Galli. Il
titolo è “L’Università vada a lezione”.
Trascrivo alcune parole del
testo, poi le commento.
L’autore premette che “La
funzione dell’Università è complessa”, quindi chiarisce: “Nel nostro tempo
quella funzione ha un nome: produzione e trasmissione di capacità critiche.
Tanto nelle aree scientifiche e tecniche quanto in quelle umanistico sociali.
L’Università deve elaborare un sapere non passivo, nozionistico, ma un sapere
dinamico, che ha consapevolezza delle proprie radici e che è in grado di
aprirsi a bisogni economici e civili nuovi”.
Per quanto riguarda me e gli
studenti della mia generazione, noi non siamo stati avviati al metodo delle
capacità critiche né dal liceo né dall’Università.
Dovevo preparare i miei esami
traducendo i versi di alcuni testi di un
paio di autori e studiando sui manuali, praticamente a memoria, notizie sulla vita e le opere di tutti gli
altri scrittori di versi e di prose che non conoscevo.
Lo spirito critico me lo sono
cercato, e forse pure un poco trovato, con la lettura e lo studio di tante opere di tanti autori non solo greci latini e
italiani, quindi, assimilati i testi, ne ho accresciuto la visione mentale leggendo diversi libri di commento e di critica appunto, scritti magari da
filosofi come Platone, Aristotele, Hegel, Schopenhauer,
Nietzsche, Kierkegaard.
Sentiti appena nominare
quando andavo a lezione.
A quanto
scrive il professor Galli aggiungo che è necessario interessare gli studenti, spingerli
a leggere e studiare i libri dei classici europei poiché i giovani privi di una cultura letteraria ampia e profonda che li
difenda vengono assoggettati dalle mode e strumentalizzati dalla pubblicità.
Riferisco alcune parole dette dal poeta Eumolpo nel Satyricon
:"ceterum
neque generosior spiritus vanitatem amat, neque concipere aut edere partum mens
potest nisi ingenti flumine litterarum inundāta"
(118, 3), del resto uno spirito di razza non ama il vuoto, né una mente può
concepire o produrre un'opera se non è inondata dall'ampio fiume della
letteratura.
Senza un sapere umanistico e umano, i ragazzi possono
diventare impiegati e funzionari, bene che vada, ma la loro funzione si
limiterà a operazioni settoriali orbe di quella visione d’insieme che una
cultura davvero universitaria dovrà
offrire a quanti non vogliono fermarsi a un lavoro asservito ma aspirano a quella
geistige Arbeit di cui parla Massimo
Cacciari nel suo libro appena: Il lavoro
dello spirito (Adelphi, 2020).
Lo sto leggendo e lo
commenterò presto per imparare, quindi insegnare a chi mi legge quanto ho
imparato.
giovanni ghiselli. Pesaro, 1 agosto 2020, ore 9, 25
Visualizzazioni di pagine: oggi
|
66
|
Visualizzazioni di pagine: ieri
|
330
|
Visualizzazioni di pagine: ultimo mese
|
12.568
|
Visualizzazioni di pagine: tutta la cronologia
|
1.012.349
|
giovanni ghiselli
Nessun commento:
Posta un commento