NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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sabato 1 agosto 2020

Introduzione a Lucano. Ottava parte del poema "Pharsalia"

latifondo romano

Pharsalia I libro (vv. 1 - 66)

Lucano dunque canta bella plus quam civilia e ius datum sceleri e populum potentem conversum victrici dextrā in sua viscera, cognatasque acies ; poi, rotto il patto del potere rupto foedere regni tra i triumviri , certatum si combattè totis viribus concussi orbis con tutte le forze del mondo sconquassato, in commune nefas per la comune scelleratezza.
Quis furor, o cives, quae tanta licentia ferri? (8) Furore, licenza della guerra.
Intanto l’ombra di Crasso[1] vagabat inulta (12).

Se invece di rivolgere le armi contro se stessa, i Romani le avessero impiegate contro i popoli esterni ci sarebbero state grandi conquiste: nondum tibi defuit hostis, non ancora i nemici ti sono mancati: “totum sub Latias reges cum misĕris orbem” (22) solo dopo che avrai messo il mondo intero sotto le leggi latine in te verte manus (23).
 L’Italia del resto è in rovina: moenia pendent semirutis tectis le mura pencolano su case diroccate, rarus habitator errat antiquis in urbibus, horrida quod dumis, irta di macchie selvatiche multosque inarata per annos - Hesperia est desuntque manus poscentibus arvis (29). Ma questo non è colpa tua Pyrre feroxnec tantis cladibus auctor Poenus eritalta sedent vulnera civilis dextrae (32) profonde si stendono le ferite della destra armata per la guerra civile.

Il latifondisti trascurano la terra
Per quanto riguarda l’ Hesperia horrida dunis multosque inarata per annos Cfr. Tacito Annali, XII, 43, un passo “meritatamente celebre”[2]:"at hercule olim Italia legionibus longiquas in provincias commeatus portabat, nec nunc infecunditate laboratur, sed Africam potius et Aegyptum exercemusnavibusque et casibus vita populi Romani permissa est ", eppure, per Ercole, una volta l'Italia mandava vettovaglie per le legioni in province lontane, né oggi la terra soffre di sterilità, ma noi preferiamo far coltivare l'Africa e l'Egitto, e la vita del popolo romano è affidata ai rischi della navigazione. 
Sono parole dell’autore stesso.
Lo storico si riferisce all’ultimo periodo del principato di Claudio (41 - 54), ma già Ottaviano Augusto temeva che le campagne rimanessero non coltivate a causa dell'ozio della plebe, e decise di abolire le distribuzioni frumentarie: "quod earum fiduciā cultură agrorum cessaret [3], poiché, confidando in queste, la gente trascurava la coltivazione dei campi. Tuttavia l'imperatore non perseverò nel proponimento. Poi "Una grande crisi scoppiò nel 33 d. C. : i latifondi coltivati da schiavi rendevano impossibile una qualunque concorrenza da parte di piccoli proprietari; questi si erano indebitati, ricorrendo a prestiti di latifondisti senatori, sebbene ai senatori fosse proibita l'usura (…) Ne derivò la rovina di molti piccoli proprietari, i quali svendevano i campi per pagare i debiti"[4].

Elogio di Nerone nel proemio della Pharsalia
Ma le guerre civili hanno portato a Nerone e scelera ipsa nefasque hāc mercede placent. C’è stata Farsalo, Munda, Perugia, Modena, “multum Roma tamen debet civilibus armis - quod tibi res acta est” (I, 45 - 46), poiché è stata fatta per te. Verrai accolto tra le stelle, tardi - serus - , e il cielo ne gioirà, ogni divinità ti cederà il passo tibi numine ab omni cedetur (50)
Dopo l’apoteosi di Nerone ci sarà la pax per orbem inque vicem gens omnis amet e ogni popolo si ami reciprocamente, e “ferrea belligeri compescat limina Iani” (62), si chiuda la porta di ferro di Giano bellicoso.
Sed mihi iam numen, ma per me tu sei già un dio, e prenderò ispirazione da te per scrivere il poema, non invocherò Apollo né Dioniso “tu satis ad vires Romana in carmina dandas” (66).
Cfr. l’elogio di Domiziano nell’Achilleide di Stazio. L’eroe celebrato nel poema, il Pelide, sarebbe stato un preludio dell’ultimo dei Flavi: “magnusque tibi praeludit Achilles (I, 19).


Pharsalia I, vv. 70-140.
Le cause della guerra civile

Non possono coesistere due padroni

Spinse il popolo romano invida fatorum series summisque negatum - stare diu e il fatto che è negato a chi è giunto in cima di restarvi, nec se Roma ferens (70 - 71) e Roma che non reggeva se stessa (72).
Nello stesso modo riportando il caos tutte le costellazioni si scontreranno con le costellazioni mescolate tra loro : “antiquum repĕtens iterum chaos, omnia mixtis - sidera sideribus concurrent, ignea pontum - astra petent, tellus extendere litora nolet” (74 - 76) gli astri di fuoco si dirigeranno sul mare, la terra non vorrà estendere le coste.
 E tutta macchina discorde confonderà i patti del mondo lacerato
totaque discors - machina divulsi turbabit foedera mundi” (79 - 80)
In se magna ruunt: laetis hunc numina rebus - crescendi posuere modum” (81 - 82) le cose grandi crollano su se stesse, i numi hanno posto questo limite di crescita alle situazioni prospere.
Cfr. Orazio: “suis et ipsa Roma viribus ruit” (Epodi, 16, 2)
Ci fu il primo triumvirato (60) omnisque potestas - impatiens consortis erit (Pharsalia I, 91 - 92).

In Tacito questo fa parte degli arcana domus: “eam condicionem esse imperandi ut non aliter ratio constet quam si uni reddatur” (Annales, I, 6)

Non c’è bisogno di cercare altrove gli esempi del destino: di Roma sono maledette le origini “fraterno primi maduerunt sanguine muri” Pharsalia, 95).
Orazio: “sic est: acerba fata Romanos agunt - scelusque fraternae necis, - ut inmerentis fluxit in terram Remi - sacer nepotibus cruor” (Epodi, 7, 17 - 20)

Crasso posto tra gli altri due era di indugio alla loro guerra. Li teneva separati come fa la sottile striscia di terra dell’Istmo di Corinto dividendo lo Ionio (golfo di Corinto) dall’Egeo (golfo Saronico).
Ma poi Crasso venne ucciso a Carre (53) e questi Parthica damna solverunt Romanos furores (106) sciolsero i lacci ai furori romani.
Con la morte di Giulia, la figlia di Cesare, sposata a Pompeo, le fiaccole matrimoniali divennero funerarie.
Solo Giulia avrebbe potuto trattenere le furie del padre e del marito“ut generos soceris mediae iunxere Sabinae ” (118). La fortuna di Cesare è impatiens loci secundi (124) . Cesare non sopporta chi gli stia davanti, Pompeo chi gli sia pari
E’ difficile stabilire chi è il meno peggio: il migliore è Catone cui victa causa placuit (128) mentre victrix causa deis placuit.
Pompeo va verso la vecchiaia (106 - 48) e oramai abituato alla toga dedidicit iam pace ducem (131), nella pace ha disimparato a fare il comandante; concede molto al volgo per acquisire popolarità, e gode dell’applauso del teatro suo[5].

Si erge come ombra del suo grande nome stat magni nominis umbra (135).
Vengono in mente le teste svigorite della Nevkuia omerica (" ajmenhna; kavrhna", XI, 29)
 E’ quale una quercia che oramai secca e dalle radici deboli, rimane tuttavia conficcata per il suo peso nec iam validis radicibus haerens - pondere fixa suo est, e fa ombra con il tronco, non con le fronde: trunco, non frondibus efficit umbram (140) sola tamen colitur, però è la sola a essere venerata.

giovanni ghiselli Pesaro 2 agosto, ore 11, 50

p. s.
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[1] Crasso console nel 70, triumviro nel 60, console di nuovo nel 55, morì a Carre nel 53.
[2] S. Mazzarino, Il pensiero storico classico, III, p. 458.
[3] Svetonio, Vita di Augusto, 42.
[4] S. Mazzarino, L'impero romano I, p. 148.
[5] Costruito nel 54 - 52, il primo in pietra a Roma

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