giovedì 3 novembre 2022

Medea di Euripide. 3. Medea di Euripide da me tradotta. Secondo Stasimo (vv. 627-662)

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Prima strofe (vv. 627-635)


Gli Amori che oltrepassano l'eccesso non procurano
buona reputazione né virtù - ajretavn - agli uomini: ma se Cipride
giungesse
con moderazione, nessun'altra dea sarebbe così gradevole.
Non scagliare mai, o signora, contro di me dal tuo arco d'oro
il tuo dardo inevitabile dopo averlo intinto nel desiderio-ijmevrw/ crisas j .
 
Commento
ajretavn - (v. 629): anche Seneca accosta la virtù alla giusta misura: “Omnis in modo est virtus; modo certa mensura est” (Ep. 66, 9), ogni virtù sta nella misura, e la misura ha dimensioni precise.
“A questi commedianti della virtù mise un freno il cristianesimo: inventò in compenso lo sfoggio e la ributtante ostentazione del peccato” (Nietzsche, Aurora, I, 29.)
crisas j (a): (v. 635): participio congiunto, con valore temporale, aoristo di crivw.
Un’unzione santa, favorevole alla vita, viene vista con timore per paura dell’istinto, un timore che è sintomo di decadenza e di calo del turgore vitale: “Dover combattere gli istinti-ecco la formula della décadence: sino a che la vita si innalza, felicità è uguale a istinto”. Nietzsche Crepuscolo degli idoli, Il problema di Socrate, 11.
 
Prima antistrofe (vv. 636-644)
traduzione
Mi abbia cara castità- swfrosuvna-, il più bel dono
degli dèi;
né mai Cipride tremenda- deina; Kuvpri"  mi scagli addosso le ire della discordia
e contese insaziabili - ajkovresta-, sconvolgendomi l'animo
per talami altrui - eJtevroi~ ejpi; levktroi~ -, ma onorando i letti senza conflitti
giudichi con mente acuta le unioni delle donne
 
Commento
swfrosuvna: . Il coro dell’ Ifigenia in Aulide nel primo stasimo chiama beati quelli che prendono parte alla dea moderata e ai letti di Afrodite “meta; te swfrosuvna" ” (v. 544), con temperanza.
Dell’opportunita di sottomettere l’istinto alla ragione abbiamo un'iterata formulazione latina in Cicerone:"primum ut appetitus rationi pareat...praestantissimum est appetitum obtemperare rationi "(De Officiis , I, 141), la prima regola è che l'istinto obbedisca alla ragione...la regola più importante è che l'istinto si sottometta alla ragione.
Va bene, purché l'istinto non venga criminalizzato o soppresso infatti :"l'umanità non si riduce affatto all'animalità; ma senza animalità non c'è umanità"-( E. Morin, La testa ben fatta, p. 37).
 
ajkovresta- (v. 639): formato da aj privativo e korevnnumi, “sazio”. La guerra intestina è insaziabile: lo grida Cassandra nell'Agamennone di Eschilo:"stavsi" d  j ajkovreto" gevnei-katololuxavtw" (vv. 117-1118), la guerra intestina insaziata dentro la stirpe, levi il suo urlo di trionfo.
Adesso ogni guerra è insaziabile perché montata dall’appetito criminale, dall’ingordigia degli speculatori
eJtevroi~ ejpi; levktroi~- 640- Gli dèi e le entità celesti non approvano, o non dovrebbero approvare, l’adulterio: nel carme 66 di Catullo,  traducendo la Chioma di Berenice di Callimaco, aggiunge alcuni distici di biasimo (vv.79-88) nei confronti delle donne infedeli le cui offerte votive infauste vengono rifiutate dal ricciolo incielato della casta sposa di Tolomeo III Evergete:"sed quae se impuro dedit adulterio,/ illius a! mala dona levis bibat irrita pulvis/namque ego ab indignis praemia nulla peto(vv.84-86). ", ma se qualcuna si concede all'impuro adulterio, ah la polvere leggera beva inutilmente i doni maledetti di quella, io infatti non voglio le offerte delle donne indegne
deina; Kuvpri"  (v. 642): è il tovpo" dell'amore tremendo, deinov" , che è  tale quando è ostacolato, come quello di Ero e Leandro[1], o non è contraccambiato, come quello di Medea e dell'Ermengarda manzoniana:"Amor tremendo è il mio"[2].-
 
Seconda strofe (vv. 645-653)
traduzione
O patria, o casa  non
diventi mai io una senza città - a[poli~ -
vivendo una vita di impotenza, difficile da attraversare,
la più miserevole delle pene.
Dalla morte dalla morte io sia prima domata
portando a termine questo gior
no: tra le sofferenze non ce n'è altra maggio
re che l'essere privati della patria terra.
 
commento
a[poli~ v. 646- cfr. Antigone 370-371
“bandito dalla città è quello con il quale /coesiste la negazione del bello morale, per la sfrontatezza”
 
Seconda antistrofe (vv. 654-662)
traduzione
L'abbiamo visto, non ho ragione di credere
a un discorso sentito da altri.
infatti non la città, non un amico ti compiangerà mentre patisci
le più terribili tra le sofferenze.
Vada in malora privo di gratitudine-ajcavristo~- quello al quale è possibile
 non onorare gli amici dopo avere aperto
la serratura dei cuori puri;
a me comunque non sarà mai amico.
 
Commento
ajcavristo~ - la privazione della cavri" significa la mancanza di un altro valore forte come abbiamo visto.  Il Giasone di Seneca non è un miserabile come quello di Euripide, tuttavia Medea lo accusa di ingratitudine: ingratum caput (Medea, v. 465) . Medea ricorda all’ex marito tutti i rischi che ha corso per aiutarlo, gli  rinfaccia di aver dovuto abbandonare il proprio regno cercandone altri per lui (aliena quaerens regna deserui mea, v. 477) e lo accusa di averla colonizzata:"nil exul tuli/nisi fratris artus, hos quoque impendi tibi,/tibi patria cessit, tibi pater, frater, pudor./Hac dote nupsi. Redde fugienti sua" (vv. 486-489), niente ho portato via da esule se non le membra del fratello, anche queste le ho spese per te, per te è sparita la patria, per te il padre, il fratello, il pudore. Con questa dote mi sono sposata. Rendi il suo all'esiliata. L'innocenza e il pudore di lei sono caduti senza suscitare la gratitudine di lui.

 
Bologna 3 novembre 2022 ore 11, 45

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[1] Gli amanti del poemetto Ero e Leandro  di Museo  (vissuto tra V e VI secolo d. C.)   sono divisi dall’ Ellesponto  e il ragazzo qualifica Eros con deinov", il mare come ajmeivlico", spietato (v. 245).
[2]Adelchi , atto IV.

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