Cesare Pavese scrisse: “Val la pena esser solo, per essere sempre più solo?” (Lavorare stanca, 8). Quindi:
“Non c’è cosa più amara che
l’alba di un giorno
in cui nulla accadrà. Non c’è cosa più amara
che l’inutilità”
in cui nulla accadrà. Non c’è cosa più amara
che l’inutilità”
(Lo
steddazzu, 10-12).
A 42 anni questo poeta si
uccise. A venti anche io ero pensoso di finire presto la vita mia nell’acqua
del porto di Pesaro, gravoso e inutile peso alla terra com’ero. Poi mi sono
ricreduto valorizzando tutto me stesso: perfino la mia solitudine cronica interrotta
sporadicamente da alcune avventure. Ora rispondo: sì ne è valsa la pena. Ho
potuto indagare me stesso, diventare quel poco o molto che sono, studiare,
educare, frequentare soltanto chi mi piaceva.
Durante i giorni di Natale e Santo Stefano andavo a Pesaro dalle mie zie e dalla nonna che erano le più anziane e sole tra le mie consanguinee. Lo facevo per gratitudine dell’aiuto che mi davano e per la pietas erga popinquos. Il 23 dicembre invece, da quando vivevo a Bologna, facevo la visita del solstizio invernale alla vicepreside della scuola media dove avevo insegnato, Antonia Sommacal, che era diventata la più cara delle mie amiche e mi aveva aiutato durante il mio apprendistato professionale e umano. Fino al 2004 sono andato a trovarla tutti gli anni due volte all’anno: per i solstizi. Manca quello invernale del 2005 perché in autunno Atonia divenne amica celeste.
E’ una magnifica persona che mi ha aiutato e incoraggiato a essere come sono.
Non è facile per chi è troppo diverso e strano, guardato con sospetto da molti.
Ricordo una frase tra le più belle che abbia sentito sul mio conto. Quando le dissi che per Natale andavo sempre dalle zie che erano sole e molto anziane, Antonia mi fece: “lei avrà fortuna Ghiselli, perché è una persona buona”. E’ il complimento più grande che abbia mai ricevuto e mi ha ripagato della malevolenza che non poche volte mi hanno manifestato i nemici e anche i falsi amici.
A Carmignano del resto, dopo il trasferimento a Bologna, tornavo volentieri quelle due volte ogni anno per rivedere i luoghi divenuti poetici dove arrivai venticinquenne per iniziare il mio lavoro e vi rimasi fino a quasi trent'anni imparando a fare la parte dell’uomo adulto, a cavarmela senza rinnegare né smentire la mia identità, a non seguire i luoghi comuni che nella profonda provincia veneta erano molto diffusi e quasi obbligatori. Dopo la morte di Antonia ogni tanto vado ancora a Carmignano per raccogliere qualche fiore che vedo tra l’erba e metterlo sopra la sua tomba mandandole un bacio.
La benevolenza di questa amica mi ha aiutato davvero ad avere la buona sorte che mi auspicò e previde quando ero giovane molto. Ci si dava del lei, stranamente. Mi faceva da maestra e da mamma.
Ora però le dico e ripeto spesso: che tu sia benedetta Antonia carissima, gunhv t j ajrivsth tw'n uJf j hjlivw/ makrw'/ (Alcesti, v.-151), di gran lunga la migliore tra le donne sotto il sole. Sei stata la mia migliore amica.
Durante i giorni di Natale e Santo Stefano andavo a Pesaro dalle mie zie e dalla nonna che erano le più anziane e sole tra le mie consanguinee. Lo facevo per gratitudine dell’aiuto che mi davano e per la pietas erga popinquos. Il 23 dicembre invece, da quando vivevo a Bologna, facevo la visita del solstizio invernale alla vicepreside della scuola media dove avevo insegnato, Antonia Sommacal, che era diventata la più cara delle mie amiche e mi aveva aiutato durante il mio apprendistato professionale e umano. Fino al 2004 sono andato a trovarla tutti gli anni due volte all’anno: per i solstizi. Manca quello invernale del 2005 perché in autunno Atonia divenne amica celeste.
E’ una magnifica persona che mi ha aiutato e incoraggiato a essere come sono.
Non è facile per chi è troppo diverso e strano, guardato con sospetto da molti.
Ricordo una frase tra le più belle che abbia sentito sul mio conto. Quando le dissi che per Natale andavo sempre dalle zie che erano sole e molto anziane, Antonia mi fece: “lei avrà fortuna Ghiselli, perché è una persona buona”. E’ il complimento più grande che abbia mai ricevuto e mi ha ripagato della malevolenza che non poche volte mi hanno manifestato i nemici e anche i falsi amici.
A Carmignano del resto, dopo il trasferimento a Bologna, tornavo volentieri quelle due volte ogni anno per rivedere i luoghi divenuti poetici dove arrivai venticinquenne per iniziare il mio lavoro e vi rimasi fino a quasi trent'anni imparando a fare la parte dell’uomo adulto, a cavarmela senza rinnegare né smentire la mia identità, a non seguire i luoghi comuni che nella profonda provincia veneta erano molto diffusi e quasi obbligatori. Dopo la morte di Antonia ogni tanto vado ancora a Carmignano per raccogliere qualche fiore che vedo tra l’erba e metterlo sopra la sua tomba mandandole un bacio.
La benevolenza di questa amica mi ha aiutato davvero ad avere la buona sorte che mi auspicò e previde quando ero giovane molto. Ci si dava del lei, stranamente. Mi faceva da maestra e da mamma.
Ora però le dico e ripeto spesso: che tu sia benedetta Antonia carissima, gunhv t j ajrivsth tw'n uJf j hjlivw/ makrw'/ (Alcesti, v.-151), di gran lunga la migliore tra le donne sotto il sole. Sei stata la mia migliore amica.
Nessuna delle mie amanti mi ha aiutato con
maggiore intelligenza, onestà e generosità.
Tra le allieve della prima media tutte vivaci e carine, ce n’era una speciale. La notai per la sua creattività nelle scrivere, per l’originalità e l’indipendenza delle sue osservazioni, per la vivacità con cui mi faceva delle domande e l’interesse mostrato nell’ascoltarmi. Insomma era una bambina dotata di autonomia mentale e caratteriale: mi assomigliava. Con il volgere delle stagioni saremmo diventati amici. Lo siamo ancora. L’ho invogliata a valorizzare la sua intelligenza e gli altri talenti suoi. Luciana a sua volta durante il triennio in cui l’ho aiutata a crescere mi ha fatto capire quanto di buono potessi dare agli allievi in termini di umanità.
A Carmignano di Brenta dove vissi cinque anni della mia prima gioventù adulta ero apprendista del mio lavoro e di me stesso; allora presi coscienza di tante attitudini mie: prima di tutte quella del maestro capace di suscitare energie mentali e morali nei giovani. Mi accorsi che con i ragazzi mi trovavo bene e pure loro con me: ci si educava a vicenda.
Carmignano di Brenta mi piace perché assomiglia ai miei venticinque anni quando ci arrivai spaesato dopo avere lasciato la mamma, le zie e i nonni materni a Pesaro[1]. Ero trasecolato come Breus nella boscaglia.
Le varie volte che sono tornato a Carmignano dopo il trasferimento a Bologna ho ritrovato nel paese, nel paesaggio, nel suo fiume, nei suoi profumi, le dolci malinconie, e anche le forti emozioni di allora, quando vivevo ogni evento nell’attesa di beni più grandi, e quegli anni come preludio e presagio delle cose egregie che avrei dovuto compiere una volta tornato a Bologna. Ora ho compiuto gli ottanta e la vita trascorsa mi ha allontanato da quella condizione di giovanotto trapiantato e spaurito, ma vivo, curioso, animato da vaghe e grandi speranze. Quando ricordo gli anni di Carmignano, ritrovo nella miniera del cuore i sentimenti di allora, la meraviglia lo stupore e l’interesse davanti a ogni persona nuova che mi induceva a osservarla, interrogarla, capirla per ingrandire e migliorare la mia umanità.
Alcuni dei ragazzini miei allievi di allora, oramai ultrasessantacinquenni, mi ringraziano ancora per quanto di buono hanno ricevuto da me: oggi so di avere avuto da loro più di quanto abbia dato.
Ci siamo scambiati munera doni e compiti preziosi, funzionali alla crescita, ricchi di reciprocità.
Avvertenza: il blog contiene una nota.
Avvertenza il blog contiene due note e il greco non traslitterato.
Bologna 16 aprile ore 10, 06 giovanni ghiselli
p. s.
Statistiche del blog
Sempre1713000
Oggi97
Ieri542
Questo mese5567
Il mese scorso14488
Tra le allieve della prima media tutte vivaci e carine, ce n’era una speciale. La notai per la sua creattività nelle scrivere, per l’originalità e l’indipendenza delle sue osservazioni, per la vivacità con cui mi faceva delle domande e l’interesse mostrato nell’ascoltarmi. Insomma era una bambina dotata di autonomia mentale e caratteriale: mi assomigliava. Con il volgere delle stagioni saremmo diventati amici. Lo siamo ancora. L’ho invogliata a valorizzare la sua intelligenza e gli altri talenti suoi. Luciana a sua volta durante il triennio in cui l’ho aiutata a crescere mi ha fatto capire quanto di buono potessi dare agli allievi in termini di umanità.
A Carmignano di Brenta dove vissi cinque anni della mia prima gioventù adulta ero apprendista del mio lavoro e di me stesso; allora presi coscienza di tante attitudini mie: prima di tutte quella del maestro capace di suscitare energie mentali e morali nei giovani. Mi accorsi che con i ragazzi mi trovavo bene e pure loro con me: ci si educava a vicenda.
Carmignano di Brenta mi piace perché assomiglia ai miei venticinque anni quando ci arrivai spaesato dopo avere lasciato la mamma, le zie e i nonni materni a Pesaro[1]. Ero trasecolato come Breus nella boscaglia.
Le varie volte che sono tornato a Carmignano dopo il trasferimento a Bologna ho ritrovato nel paese, nel paesaggio, nel suo fiume, nei suoi profumi, le dolci malinconie, e anche le forti emozioni di allora, quando vivevo ogni evento nell’attesa di beni più grandi, e quegli anni come preludio e presagio delle cose egregie che avrei dovuto compiere una volta tornato a Bologna. Ora ho compiuto gli ottanta e la vita trascorsa mi ha allontanato da quella condizione di giovanotto trapiantato e spaurito, ma vivo, curioso, animato da vaghe e grandi speranze. Quando ricordo gli anni di Carmignano, ritrovo nella miniera del cuore i sentimenti di allora, la meraviglia lo stupore e l’interesse davanti a ogni persona nuova che mi induceva a osservarla, interrogarla, capirla per ingrandire e migliorare la mia umanità.
Alcuni dei ragazzini miei allievi di allora, oramai ultrasessantacinquenni, mi ringraziano ancora per quanto di buono hanno ricevuto da me: oggi so di avere avuto da loro più di quanto abbia dato.
Ci siamo scambiati munera doni e compiti preziosi, funzionali alla crescita, ricchi di reciprocità.
Avvertenza: il blog contiene una nota.
Avvertenza il blog contiene due note e il greco non traslitterato.
Bologna 16 aprile ore 10, 06 giovanni ghiselli
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