Sto lavorando sull’Ulisse di Joyce in vista della prossima conferenza. Mi piace, sebbene non sia facile a prima vista. Che cosa posso dare presentandolo a chi mi ascolterà il 19 di questo mese?
A me Joyce insegna la critica, il giudizio ironico talora bonario, talvolta sarcastico di Bloom nei confronti degli idoli del provincialismo, del razzismo, dell’ignoranza venerati dai più.
Il giovane Dedalus invece è il ragazzo in rivolta che cerca la propria parte nel mondo. Sono due età e due parti della vita di tutti quanti non muoiono prima.
Il libro si presenta come il diario di una giornata qualunque, eppure ci si può trovare dentro quanto è umano da sempre. Odisseo fugge dal Ciclope dicendo di chiamarsi Nessuno Ou\ti~ (Odissea, IX, 366) .
Dedalus è ogni ragazzo infelice alla ricerca della propria parte nella vita e Bloom è ognuno di noi adulti con il nostro carico di esperienze soddisfacenti e pure frustranti.
Il suo bello è che il dolore e le tribolazioni non lo hanno reso cattivo. Anzi è paziente e curioso, desideroso di imparare, di capire, di amare.
La sua critica non va mai contro la vita bensì è rivolta a quanti non la rispettano e non comprendono l’umanità, non sanno nemmeno di essere uomini. Bloom ama la vita e cerca di capirla. Come Odisseo.
Bologna primo maggio 2025 ore 19, 30 giovanni ghiselli
p. s.
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