giovedì 11 aprile 2013

Il compromesso storico e le larghe intese

Qualche giorno fa il presidente della Repubblica, con tono venerando e terribile, ha raccomandato larghe intese indicando ai politici di oggi il modello del  compromesso storico degli anni Settanta, con  allusione al Governo monocolore Andreotti,  non sfiduciato dal voto dei  comunisti.
Da guastafeste quale sono, mi permetto di aggiungere che questo esecutivo fu approvato poco  prima del rapimento di Via Fani.
 Comunque, anche senza il ricordo malamente ominoso della fine orrenda del povero  Moro, un accostamento del genere sembra una manipolazione della storia a quanti l’hanno vissuta, e la soluzione prospettata per questi giorni ricorda quella del deus ex machina cui ricorrevano i tragici greci, quando uno scioglimento razionale e naturale del nodo troppo intricato della trama non era più possibile.
Polibio scrive che le soluzioni dei drammi hanno bisogno del deus ex machina quando i poeti partono da presupposti falsi e inverosimili[1].
Allora vediamo quali sono le invenzioni più o meno poetiche, e speriamo non profetiche, del terribile e venerando vegliardo.
Intanto la Dc di Aldo Moro non ha niente in comune con il Pdl di Berlusconi. Quello era un partito popolare di cristiani più o meno autentici, guidato da altri cristiani più o meno autenticamente devoti. Il Pdl è un partito di pochi arricchiti, e di molti poveracci che ammirano e scimmiottano gli arricchiti, capeggiati tutti da un moderno Trimalchione, il gigante dell’intrapresa privata. Questo signore vecchio e ridicolo si presenta con un apparato simile a quello del personaggio[2] del Satyricon di Petronio, geniale nel dipingere con lingua da orafo i vizi di una civiltà decrepita.

Il Pd è pure molto diverso dal Pci , poiché  ha perso gran parte della capacità e della volontà di sostenere le rivendicazioni della classe operaia rappresentata dal partito di Togliatti e Berlinguer.
Ora questa, sfruttata e vessata più che mai,  non ha  nessuno che la rappresenti davvero. Ora, mentre oramai il venti per cento della popolazione è prossima alla miseria, mentre ogni giorno si viene a sapere di nuovi suicidi, ci si vergogna a non essere dalla parte dei moderati, dei borghesi, dei benestanti, insomma degli ottimati [3]. E si chiacchiera di tutto, meno che di operare per aiutare la popolazione in difficoltà. Ora si coltiva “la rosa”, la  rosa dei candidati alla presidenza della Repubblica, una rosa non candida [4], poiché ci vedo compresi nomi di uomini e donne  che hanno approvato i bombardamenti sui civili in Serbia, Iraq, Libia, Afghanistan dove non più tardi di una settimana fa una decina di civili, quasi tutti bambini, sono rimasti vittime degli “effetti collaterali” di “tanta plenitudine volante”[5] di “bombe intelligenti”. Oramai si è capovolto tutto [6], perfino il significato delle parole.
  
Comunque tra la base del Pd e quella del Pdl non c’è niente in comune, mentre il Pci e la Dc avevano preparato  insieme la legge fondamentale dello Stato italiano: la nostra Costituzione che ora i berlusconiani vorrebbero modificare in senso antidemocratico.
 “Si veda la significativa proposta del centrodestra di modifica
dell’art. 41 Cost. sull’iniziativa economica privata” [7].
Trascrivo l’articolo 41  per chi non lo conoscesse: “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché la attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”.
Come potrebbe un partito che si dice democratico accordarsi e intendersi con chi vuole abolire le fondamenta e i pilastri della democrazia?
Quindi, per diversi motivi, l’accostamento tra la larga intesa del passato e quella auspicata oggi è per lo meno improprio.
Poi nel monito di Napoletano c’è una reticenza grande come una montagna: quel compromesso storico che portò i comunisti a sostenere il governo, provocò “l’effetto collaterale” della morte di Aldo Moro, vera e propria vittima espiatoria di un’operazione che non era piaciuta alla  confraternita per niente santa dei poteri forti.
Questo statista nobile e antico venne tenuto in prigionia con tanto di processi farsa dal 16 marzo al 9 maggio del 1978 quando fu assassinato.
Ero giovane allora e vidi con grande sgomento il povero farmakov~ sacrificato da un potere furente.
 Vollero darci da bere che era stato un gruppetto di scalzacani denominati “brigate rosse”. Anche se i sicari furono loro, non è credibile che una decina di sbandati del genere avrebbero potuto tenere prigioniero nella capitale per quasi due mesi un uomo politico di tale importanza, se i servizi segreti, la polizia, i carabinieri, tutto l’esercito insomma,  avesse ricevuto l’ordine perentorio di trovarlo e liberarlo. Il fatto è che quel compromesso tra cattolici e comunisti disturbava almeno una delle grandi potenze, forse anche più di una.
I  politici dell’epoca, a parte alcuni cauti, sommessi e frustrati  tentativi di Fanfani e di Craxi, non mossero un dito per salvare il collega: si presero paura e piegarono la testa lasciando la vittima sacrificale nelle mani dei suoi sanguinari esecutori.
Il prigioniero in attesa dell’esecuzione chiedeva di essere aiutato a non morire, e giustamente, razionalmente, malediceva i colleghi che avevano deciso di lasciarlo ammazzare, mentre i telegiornali [8] dicevano che Moro scriveva parole imposte  in quanto il poveretto non era compos sui, padrone di sé.
Insomma non era logico e non era bene che volesse evitare la morte.
Intanto pareva di riudire dalle bocche di chi non faceva niente per salvarlo il detto ipocrita e feroce di Caifas: “expedit vobis ut unus moriatur homo” [9].
Questo delitto orrendo e vilissimo è una macchia sull’onore della nostra nazione, una delle tante prove della sua sovranità limitata.
L’accordo che la provocò dunque, la “coraggiosa” grande intesa che causò tra l’altro, anzi in primis, la fine atroce, vergognosa per chi non la impedì, del politico che l’aveva tessuta, non può essere indicata come modello, se non come paradigma del tutto negativo, da evitare.
Senza contare che se il Pd si “comprometterà” in una contaminatio incongrua con il Pdl, avrà soltanto da perderci, forse scomparirà. Chi è in grado di capire, capisca.
Queste parole non sono gettate al vento: i miei lettori  sono arrivati in 70 giorni a 23401.
 Quando avrete letto quest’ultimo pezzo saremo molti di più.
Lo dico per incoraggiare me stesso che scrivo e voi che mi leggete.
Quando lasciate un commento, mi date una spinta ulteriore a proseguire, a darvi il meglio di me.
Qui nessuno può impedirmi di farlo. Tranne il buon Dio che non lo farà siccome non faccio del male, anzi

Giovanni Ghiselli g.ghiselli@tin.it




[1] aiJ katastrofai; tw'n dramavtwn prosdevontai qeou' kai; mhcanh'~ dia; to;  ta;~ prwvta~ upoqevsei~ yeudei'~ kai paralovgou~ lambavnein (3, 48, 9).

[2] Trimalchione, il "tre volte potente" entra in scena nella palestra delle terme come un anziano calvo che, vestito con una tunica rossa, gioca a palla in mezzo a ragazzi zazzeruti (Satyricon, 27).
A dire il vero gli osceni gusti sessuali del  vecchio liberto non sono  identici a quelli dello straricco nostri: Tramalchione a un tratto volse l'attenzione al suo amasio che si chiamava Creso :" puer autem lippus, sordidissimus dentibus, catellam nigram atque indecenter pinguem prasina involvebat fascia panemque semissem ponebat supra torum ac nausia recusantem saginabat " (64, 6), un ragazzo a dire il vero cisposo, dai denti infradiciati, infagottava una cagnetta nera e oscenamente grassa in una sciarpa verde e le poneva accanto sopra il divano una mezza pagnotta e la ingozzava mentre quella riluttava per il disgusto.
[3] Nell’orazione Pro Sestio del 56 a. C. Cicerone li definisce in questo modo : “Omnes optimates sunt qui neque nocentes sunt, nec natura improbi nec furiosi, nec malis domesticis impediti” (97), sono tutti ottimati quelli che non sono nocivi, né per natura malvagi né squilibrati, né inceppati da difficoltà familiari. Anzi essi costituicono una casta (natio) all’interno della popolazione: “integri sunt et sani et bene de rebus domesticis constituti”, sono irreprensibili, saggi e benestanti. 
[4] Cfr. Dante, Paradiso, XXXI, 1.
[5] Cfr. Dante, Paradiso, XXXI, 20
[6] Nell’Oedipus di Seneca, la profetessa Manto, figlia di Tiresia, dice:" Mutatus ordo est, sed nil propria iacet;/ sed acta retro cuncta ( vv. 366-367) , è mutato l'ordine naturale e nulla si trova al suo posto; ma tutto è invertito.
[7] Dall’ intervento di Domenico Cella presidente dell’Istituto De Gasperi “Come uscire dalla nostra eterna transizione politica?”  all’ incontro dell’Associazione culturale “Democrazia e valori” – Lugo, Sala della Fondazione della Cassa di Risparmio e Banca del Monte di Lugo.
[8] Pure Vespa era giovane allora
[9] Nuovo Testamento, Giovanni 11, 50, vi conviene che muoia un uomo solo.

1 commento:

  1. Penso anche io che un accordo sarà la rovina del PD.
    Mi raccomando, continua a scrivere, ci interessano molto le tue considerazioni, intelligenti e dotte.
    alessandro

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