venerdì 12 agosto 2022

Euripide Ione XXI parte. La sticomitia che oppone il figlio alla madre.


 

Creusa chiede aiuto alle ancelle. E’ corsa da loro sfuggendo ai nemici.

Non sa dove rifugiarsi e la coreuta le suggerisce la tutela consueta dei supplici: l’altare- jpi; bwmovn (1255) dove ijkevtin ouj qevmi~ foneuvein 1256 non è lecito e non usa ammazzare chi chiede protezione.

Si vedono arrivare i nemici spietati che brandiscono spade.

Il coro ripete il suggerimento di porsi accanto all’altare. Non c’è altro da fare che sopportare la sorte: oijstevon de; th;n tuvchn (1260).

 Se ti uccideranno mentre sei  supplice verserai sugli uccisori sangue macchiato di colpa.

E’ quanto accadde agli Alcmeonidi che ammazzarono i seguaci di Cilone rifugiatisi nel tempio delle dèe venerande.

 

Cilone era un nobile Ateniese, vincitore olimpico e genero di Teagene, tiranno di Megara. Incoraggiato dal dio delfico e aiutato dal suocero, costui nel tempo delle Olimpiadi (nel 636 o nel 632) occupò l'acropoli di Atene per instaurare la tirannide. Gli Ateniesi guidati dall’alcmeonide Megacle però reagirono e, mentre Cilone con il fratello scapparono, diversi ciloniani vennero uccisi sebbene avessero cercato rifugio nei templi. In seguito a queste uccisioni vennero chiamati sacrileghi ed empi contro la divinità (" ejnagei'" kai; ajlithvrioi th'" qeou'")  quelli, e la stirpe che discese da loro (Tucidide, I, 126, 11). Lo storiografo non nomina gli Alcmeonidi quali responsabili dell'eccidio, ma rileva che i Lacedemoni ordinavano di scacciare la sozzura ( "a[go" oiJ Lakedaimovnioi ejkevleuon ejlauvnein", I, 127, 1), si intende per vendicare gli dèi[1]; in realtà perché sapevano che Pericle vi era implicato per parte di madre, che era nipote di Clistene Alcmeonida, e supponevano che eliminato lui, gli Ateniesi non li avrebbero contrastati.

 

Ione impreca contro Creusa la vipera e[cidnan 1262 e draconessa dagli occhi di fuoco,  figlia di Prassitea e nipote del fiume Cefiso rappresentato in forma taurina.

Ne mette in rilievo la bestialità che di fatto in molte persone prevale sulla parte umana. Ogni audacia è dentro di lei h/| tovlma pa`s  j e[nestin (1264) e non è meno deleteria delle gocce di sangue velenoso della Gorgone con cui ha cercato di ammazzarmi. Ordina agli armati di catturarla perché le plaghe del Parnaso lacerino le ciocche ancora  incolumi della chioma quando sarà lanciata come un disco diskhqhvsetai 1268 balzando dalle rupi.

Il ragazzo si compiace dello scempio della donna, probabilmente bella se ha acceso il sangue di Apollo. L’immagine del disco fa pensare ai balzi del copo che sbatte di roccia in roccia a testa in giù. Cfr. volvitur in caput (Eneide, I, 116), precipita a capofitto

Ione continua a maledirla dicendo che se fosse andato ad Atene con lei sarebbe stato annientato. Quindi vuole escluderla dalla pietà che destina a se stesso e alla propria madre, con ironia tragica che avrà fatto mormorare il pubblico.

Quindi Ione invita i presenti a guardare th;n panou`rgon la “capace di tutto” che ha ordito inganno su inganno e si è acquattata presso l’altare del dio per sottrarsi alla giusta punizione dei suoi misfatti.

Creusa intima a Ione di non ucciderla in nome del dio che aleggia su Delfi e sul Parnaso.

Dal verso 1284 Inizia una sticomitia-un solo verso contr a testa- che seguita fino al 1311.

Ione ribatte che lei non c’entra niente con Apollo (1284)  e Creusa controreplica iJero;n to; sw`ma tw`/ qew`/ divdwm j ecein 1285, gli consacro il mio corpo.

Quante volte l’abbiamo detto a un’amante e l’amante a noi? Parecchie, e il più delle volte la consacrazione si è sconsacrata presto, assai spesso molto presto. Ma è andata bene così, davvero bene.

Creusa aggiunge che voleva ucciderlo perché attentava alla sua famiglia e voleva impadronirsi della sua casa

Ione ribatte che è stato Xuto, suo padre a cooptarlo nella casa reale di Atene.

Ebbene, Atene non appartiene alla razza di Eolo, ribatte la donna.

Questo legame più forte con il proprio gevno~ più che con il marito è tipicamente sofocleo. Credo che questo dilemma si ponga per tutti. Personalmente ho scelto il gevno~ materno, ma sono un tipo strano.

Ione ricorda che l’Eolide ha salvato Atene

Solo come alleato, risponde da loica Creusa

Ione rinfaccia alla propria madre, non ancora riconosciuta, la sua, di lei, sterilità-a[pai~- che l’ha indotta a invidiare Xuto e il figlio di lui.

 

Invidiare? Anche le bestie si lanciano a seminar figlioli. Siamo già troppi al mondo. Ho già scritto che Admeto nell’Alcesti invidia chi non ha figli. Credo che nascono è bene che nascano e viceversa. Fabrizio ne testamento di Tito canta: “io forse ho confuso il piacee e l’amore, ma non ho creatoi dolore”

A un amico che non usava mai il preservativo domandai perché non esitasse a rischiare di creare dolore. Rispose: “Per non creare dolore a me stesso limitando il mio piacere”. Un amico di destra, estrema. Pensava e agiva in maniera diversa da me e nemmeno lui mi ha fatto del male.

 

Creusa  domanda a Ione con quale diritto vorrebbe saccheggiare le case di chi non ha figli- tw`n ajtevknwn- 1303.

 

 E’ il problema presente nel Satyricon dei cacciatori di eredità che lusingano e cercano di aggirare quelli privi di figli. Perfino un poverello come me, uno sudicio sguattero da bettola lurida, uno sdruicito mozzo di bagnarole che sconnesse imbarcano acqua, ha dovuto guardarsi da certi noiosi cialtroni  profittatori mascherati da fedeli servitori. Ma noi poverelli ci facciamo servire finché ne abbiamo voglia e ci conviene poi li lasciamo a bocca asciutta. A meno che vogliano mangiare il nostro cadavere, posto che muoiano dopo di me. Del resto io sono già mummificato.

 

Creusa dice a Ione che gli spetta la piena proprietà pamphsiva 1305 soltando di uno scudo e di una lancia

Ione le ordina di scostarsi dall’altare. Creusa risponde con ironia tragica: vai a dare questi suggerimenti a tua madre 1307.

Il ragazzo vuole punire la donna e Creusa lo sfida ad ammazzarla nel santuario

Ione le domanda che gusto ci sia a morire tra i pramenti del dio.

Creusa risponde che così procurerà pena a chi l’ha penalizzata (1311)

Pesaro 12 agosto 2022 ore 10, 17

Giovanni ghiselli

p. s

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[1] Si noti l’ironia.

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