In qualità di “scudiero dei classici”, sono felice di vedere come alcuni valori dell’umanesimo europeo che temevo confinati ai miei desideri e a quelli di pochi altri nostalgici messi in soffitta dalla modernità, sono tornati a vivere e a fiorire nelle parole di Bergoglio, un grande Papa e un grande uomo.
Il pontefice ricorda a noi
umani la fratellanza che ci lega tutti gli uni agli altri, in quanto tutti
figli di Dio, o Zeus o Giove, chiunque Egli sia [1].
Francesco ha tolto il velo
dell’ignoranza che nascondeva questa verità la quale è infatti ajlhvqeia ossia “non latenza”
I blasfemi che contestano la persona del Papa e le sue
parole semplici, quali si addicono ai discorsi veri [2],
non sono solo bestemmiatori del divino presente ovunque [3],
ma sono pure grossolani ignoranti della civiltà europea e del suo umanesimo che
è amore per l’umanità.
Sacrileghi sono i confutatori e detrattori delle parole del Papa
che condanna ogni disumanità:
dall’indifferenza, all’egoismo, all’avidità, alla prepotenza.
Se predicare amore per la
vita è altra cosa dal governare, allora il potere di chi governa sostenendo
tale dicotomia è male, è cosa malvagia.
Ma vediamo alcune
testimonianze antiche di questo umanesimo che sta risorgendo nei discorsi di
papa Francesco.
Le
sue parole sono dichiarazioni di quella filanqrwpiva che
parte dai Greci e partorirà l'humanitas latina.
Cominciamo con Omero.
Nel XIV canto dell’Odissea,
Eumeo accoglie nella sua capanna Ulisse trasformato da Atena in un
mendicante vecchio e molto mal messo. Il porcaio che, dunque, non può aspettarsi niente in cambio da tale
ospite, lo tratta con generosità, cortesia, premura, e afferma che si comporta
in tal modo generoso poiché gli ospiti e i poveri vengono tutti da parte di
Zeus (vv. 57-58), e, più avanti, perché ha timore di Zeus ospitale, e ha
provato compassione (" ejleaivrwn",
v. 389) per un uomo misero e vecchio.
“La
compassione che nasce nell’animo nostro alla vista di uno che soffre è un miracolo
della natura, che in quel punto ci fa provare un sentimento affatto
indipendente dal nostro vantaggio o piacere, e tutto relativo agli altri, senza
nessuna mescolanza di noi medesimi. E perciò appunto gli uomini compassionevoli
sono sì rari, e la pietà è posta, massimamente in questi tempi, fra le qualità
più ragguardevoli e distintive dell’uomo sensibile e virtuoso”[4].
Il
leghista Erminio Boso che dice: “Se un barcone affonda sono contento” dovrebbe
provare a leggere Omero e cominciare a riflettere un poco. Credo che non abbia
mai fatto l’una cosa né l’altra.
L’eterno
ritorno dell’umanesimo come amore per l’umanità è la forma ritmica della storia
culturale europea.
l' Antigone di Sofocle afferma il suo
amore per l'umanità contro lo spietato decreto del tiranno che vuole lasciare
insepolto un morto :" ou[toi sunevcqein ajlla; sumfilei'n e[fun", (v. 523), non sono nata per condividere l’odio
ma l’amore.
Tale
umanesimo si diffonde in età ellenistica e partorisce l'humanitas latina che
Terenzio interpreta quale interesse per l'uomo e disponibilità ad ascoltarlo. Nell’
Heautontimoroumenos, il punitore di
se stesso, Menedemo, chiede al vicino
Cremete perché si occupi di fatti e persone che non lo riguardano. Allora quella persona umana che aveva cercato di offrirgli amicizia e gli
aveva posto domande premurose per aiutarlo vedendolo in difficoltà,
risponde :"Homo sum: humani nil a me alienum puto " (v. 77), sono uomo e
tutto ciò che è umano mi riguarda.
E’
il contrario del “me ne frego” fascista, è l’ “I care” di Don Milani: “Cercasi un fine. Grande. Che non
presupponga nel ragazzo null’altro che d’essere uomo. Cioè che vada bene per
credenti e atei…Il fine giusto è dedicarsi al prossimo” [5].
Il
potere non è sempre stato dissociato dalla filantropia.
Marco
Aurelio, imperatore (161-180 d. C.) e
filosofo, scrive (Ricordi , II, 1):
noi siamo nati per darci aiuto reciproco ("pro;" sunergivan"), come i piedi, le mani, le
palpebre, come le due file dei denti. Dunque l'agire uno a danno dell'altro è cosa contro natura
("to; ou\n
ajntipravssein ajllhvloi" para; fuvsin").
Questa idea
di humanitas come vedete cari
lettori è stata e sarà ripresa nei
secoli dei secoli.
Faccio qualche altro esempio
tratto dai moderni.
In Devotions
upon Emergent Occasion di John Donne
(1572-1631) leggiamo:" Nessun uomo
è un'isola conclusa in sé; ogni uomo è una parte del Continente, una parte del
tutto. Se il mare spazza via una zolla, l'Europa ne è diminuita, come ne fosse
stato spazzato via un promontorio..la morte di qualsiasi uomo mi diminuisce,
perché io appartengo all'umanità, e quindi non mandare mai a chiedere per chi
suona la campana("for whom the bell
tolls " [6]
); suona per te.
Tale umanesimo non manca
negli scrittori russi.
Oblomov
di Gonĉarov nega valore all'intelligenza che non comprende l'umanità:"Voi
credete che il pensiero possa fare a meno del cuore. No, il pensiero è reso
fecondo dall'amore. Tendete la mano all'uomo caduto per sollevarlo, o piangete
lacrime amare su di lui, se egli è finito, ma non lo schernite. Amatelo,
riconoscete voi stesso in lui e trattatelo nel modo in cui trattereste voi
stessi" [7].
Quindi Dostoevskij:”Se avrai
davanti a te gente cattiva che non vorrà ascoltarti, prosternati davanti ad
essa e chiedile perdono, poiché, in verità, anche tu sei colpevole se non
vogliono ascoltarti. E se non puoi farti ascoltare dagli uomini ostili, taci e
servili con umiltà, senza mai perdere la speranza" [8].
So
che queste belle frasi che ho citato, e fanno parte della mia etica da molto
tempo, sono “fuori moda”. So bene che adesso la morale comune è quella dei
liberti del Satyricon di Petronio,
riassunta dello stesso Trimalchione con queste parole:" credite mihi:
assem habeas, assem valeas; habes, habeberis " (77), credetemi, hai un
asse, vali un asse; hai, sarai considerato.
Ma
da quando Bergoglio è stato eletto Papa mi sento meno solo, e mi sento sempre
più autorizzato a rispondere ai vari propugnatori del capitalismo prepotente e
disumano, con le parole dette da
Antigone alla sorella Ismene che le aveva rinfacciato di “avere il cuore
caldo per dei cadaveri gelati" (v. 88). Ebbene l’eroina di Sofocle, certa
della sua identità, le risponde : "
ajll j oi\d j ajrevskous j oi|" mavlisq j aJdei'n me crhv" (Antigone, v. 89), ma so di essere
gradita a quelli cui soprattutto bisogna che io piaccia.
Ora
so che queste mie idee antiquate e
stravaganti non sono confinate nel mio
piccolo, arido cervello [9].
Anzi,
spero che l’amore per l’umanità possa diventare un valore condiviso da molti.
Giovanni
Ghiselli
[1] Nelle Troiane
di Euripide, Ecuba si rivolge al padre
degli dèi con queste parole: “ Zeus,
chiunque mai tu sia (o{sti~ pot j ei\ suv, v. 885)
difficile da conoscere, sia necessità di natura (ajnavgkh fuvseo~, v. 886), sia intelligenza dei mortali (nou`~ brotw`n)”.
[2] Nelle Fenicie di Euripide, Polinice afferma la
parentela della semplicità con la giustizia e con la verità:"aJplou'" oJ mu'qo"
th'" ajlhqeiva" e[fu,-kouj poikivlwn dei' ta[ndic' eJrmhneuavtwn" (vv.
469-470), il discorso della verità è semplice, e quanto è conforme a giustizia
non ha bisogno di interpretazioni ricamate. Invece l' a[diko" lovgo" , il discorso ingiusto, siccome è malato dentro, ha
bisogno di artifici scaltri:"nosw'n ejn auJtw'/ farmavkwn dei'tai sofw'n" (v. 472).
[3] Tutto è pieno di dèi, come pensò Talete:"Qalh'" wj/hvqh pavnta
plhvrh qew'n ei\nai"(Aristotele, Sull'anima,
411a 8), e tutto viene dagli dèi.
Il popolo greco nella
vita della natura avvertiva la presenza della divinità.
Ma non
solo i Greci: Virgilio nella terza Bucolica scrive “Iovis omnia
plena; ille colit terras, illi mea carmina curae” (vv. 60-61), tutto è
pieno di Giove; egli coltiva le terre, a lui stanno a cuore i miei canti.
[4] Leopardi, Zibaldone,
108.
[5] Lettera a una
professoressa, p. 94.
[6] E', notoriamente, il titolo di un romanzo di Hemingway, 1940
[7] Ivan Gonĉarov,
Oblomov (del 1859), p. 53.
[8] F. Dostoevskij, I fratelli Karamazov , p. 403.
[9] Cfr. T. S. Eliot, Gerontion
(v. 80): Thoughts of a dry brain in a dry
season, pensieri di un arido cervello in un’arida stagione.
Questo Papa Francesco è una figura nobile,un grande esempio in un epoca fatta di piccoli uomini e lei,professore,è ,con le sue parole,un faro che illumina e indica la strada .Bisogna ritrovare l'umanità perduta. Speriamo che i grandi giochi di potere concedano a questa bella figura ancora spazio e vita.Mi piace leggere i suoi articoli che mi fanno capire tante cose e sono scritti con un bel linguaggio.Grazie
RispondiEliminaLa linea di demarcazione non è tra la destra e la sinistra, bensì tra la centralità dell'uomo e la sua robotizzazione.
RispondiEliminaLa linea di demarcazione non è tra la destra e la sinistra, bensì tra la centralità dell'uomo e la sua robotizzazione.
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