E’ stato perpetrato un altro crimine della serie di
quelli efferati, ossia bestiali, commessi contro Stefano Cucchi e Giuseppe Uva.
Questa è la volta di Bohli Kaies, tunisino di 36 anni con una moglie italiana e
due bambini piccoli. La sua morte è stata causata da asfissia provocata
“da inibizione dell’espansione della gabbia toracica”, ha scritto, non senza
coraggio, il medico legale Simona Delvecchio sul referto dell’autopsia. Con
qualche probabilità i carabinieri che lo hanno arrestato gli hanno schiacciato
il torace.
Se è andata davvero così, e, una volta compiute le
indagini di accertamento, questo delitto non verrà punito, diventerà un delitto
di Stato.
Sento la necessità e l’urgenza di scrivere questo, di
dissociarmi ancora una volta da tali atti di violenza.
Si scrive e si parla giustamente contro il femminicidio,
lo si condanna con parole sante. Contro i crimini orrendi che stroncano vite di
donne insorgono con ogni ragione la casta politica e quella dei giornalisti.
Laura Boldrini, che ha sensibilità per gli
oppressi, ha fatto sentire la sua voce contro alcune prepotenze inflitte ai
deboli; ebbene oggi mi aspetto che si faccia ascoltare anche, e ancora di più,
in questo caso, poiché nella fattispecie c’entrano, ossia in un modo o in un
altro ci sono entrate, persone pagate dallo Stato per tutelare la vita di
donne, uomini, bambine e bambini.
Ha detto molto bene Luigi Manconi: “quando una
persona italiana o straniera, innocente o colpevole, finisce nella custodia
dello Stato, la sua integrità fisica e psichica diventa il bene più prezioso e
più sacro”.
Non abbastanza invece ha detto il
procuratore capo di Sanremo, Roberto Cavallone : “Al di là di quello che il
soggetto ha commesso, la vita è sacra, ed è una morte di cui lo Stato deve
farsi carico e deve chiedere scusa alla famiglia”. “La vita è sacra” va
benissimo; quel “soggetto”, impersonalmente burocratico, per indicare una
persona uccisa che ha un nome, va già meno bene; e quanto al “chiedere
scusa alla famiglia” per un familiare, un padre, un figlio, un marito
ammazzato, caro signor Cavallone, decisamente non basta, non è
sufficiente. Bisogna processare i presunti assassini, e nel caso di comprovata
colpevolezza, condannarli con pene molto severe. Non dico a morte perché la
giustizia non è letale, la giustizia aborrisce dalla pena di morte, io
personalmente la abomino come un crimine tra i più vili, e proprio per questo
chiedo che si indaghi sul serio sulla fine di Bohli Kaies. Le esecuzioni in
carcere o in ospedale non sono ammissibili, non si può fare finta di niente
quando ci lasciano la pelle persone senza difese. E’ per lo meno
necessario ridurre i violenti all’impossibilità di nuocere ancora. Tutti i
violenti. Quelli contro le donne e anche quelli contro gli uomini. Senza
dimenticare le vecchie, i vecchi, le bambine e i bambini. Da uomo umanista e
umano, quale mi pregio di essere, da marchigiano quale sono da tempo antico,
chiedo alla Presidente della camera Laura Boldrini che stimo, che mi piace come
persona, di intervenire personalmente e direttamente anche questa volta,
indicando con dito diritto[1] e parole
chiare la via da seguire, metodicamente[2], pure se non
ci sarà una piazza intera o mezzo parlamento ad applaudirla, perché, lo ripeto,
se le autorità dello Stato non condanneranno apertissimis verbis questo
delitto, e la colpevolezza dei violenti, chiunque essi siano, verrà
occultata, siccome da una parte è stato ammazzato un poveraccio, dall’altra può
essere pericoloso turbare le acque e smuovere il fango della palude, questo
assassinio diventerà un altro degli oramai innumerevoli crimini di Stato,
ancora tutti impuniti. Intanto affido questo messaggio al mio blog che è
arrivato a 84424 lettori in sei mesi, compresi questi estivi nei quali si passa
più tempo all’aria aperta che in casa a leggere.
Credo che la nostra attenzione pensosa valga non meno di
quella di tante assemblee plaudenti, organizzate o spontanee.
Giovanni Ghiselli
[1] cfr. Sofocle, Edipo re, :"Non andrò più
all'intangibile/ ombelico della terra a pregare,/ né al tempio di Abae,/ né a
Olimpia, /se queste parole indicate a dito/ non andranno bene a tutti i
mortali" (sono i vv.897-902 del secondo stasimo)
Carissimo professore, intanto i complimenti per questo ennesimo articolo fuori dal coro dei caproni che troppo spesso scrivono quello che dall'alto si vuole.
RispondiEliminaCondivido lo sbigottimento ,se il brutto fatto verrà accertato ,siamo di fronte ad una forza che non è più al servizio del cittadino.
Complimenti ancora :Giovanna