venerdì 2 agosto 2013

La sinistra deve dare il colpo di grazia al berlusconismo




La sinistra deve dare il colpo di grazia al berlusconismo.

E’ arrivato il momento di dare il colpo di grazia non al vecchio Berlusconi ,che non ne ha bisogno, ma al berlusconismo, alla sua visione del mondo che ha corrotto una parte non piccola di noi Italiani. La parola chiave di questa rivoluzione contro l’involuzione che risale ai primi anni Ottanta con il liberismo sfrenato voluto dall’attorucolo diventato per nostra disgrazia presidente degli Stati Uniti, e dalla sua complice mandata da un’improvvida tuvch alla guida dell’Inghilterra, la parola dirimente, nel senso che può risolvere questa situazione paludosa inficiando la brutta filosofia reaganiana-thatcheriana-craxiana-berlusconiana, è EDUCAZIONE. Si può dire anche Paideia, Bildung, Cultura.

Si tratta di favorire il pensiero, lo spirito critico, l’intelligenza, la sensibilità al bello e al buono. Va bene, ma come si fa?
Si può cominciare a denunciare l’ignoranza, a renderla ridicola, a metterla fuori moda e fuori gioco. Sì perché l’educazione non esclude il gioco, anzi.
Un germe patogeno che diffonde ignoranza, cattivo gusto, cinismo amorale è la pubblicità.
Faccio un esempio: quello dello spot di “oltratutto” dove si vede un uomo di mezza età invecchiato male che sta sempre attaccato  al telefonino. Il figlio, che forse vorrebbe parlare con lui, gli chiede perché non la smetta mai.
“Ma perché non pago niente!” è la risposta idiota, dell’imbecille che continua imperterrito a chiacchierare non curandosi del ragazzo, non vedendo e non sentendo niente intorno. Lui, incapace di parlare, di osservare, di sentire, deve cianciare in continuazione. Prova un impulso malato che lo spinge alle ciance.
Bisogna denunciare la menzogna di chi ha la pretesa di presentare quel mostro come un modello da imitare.
Avete mai notato quanti individui del genere viaggiano nei treni disturbando chi vuole leggere, pensare, o parlare faccia a faccia con il vicino?
Avete visto quanto pochi sono i giovani, ragazzi e ragazze che parlano tra loro guardandosi in faccia, scambiandosi sorrisi?
L’abuso del telefonino ora è l’icona del consumista il quale  si identifica con le cose che compra, come l’idolatra biasimato nel Salmo della Bibbia: “:"Gli idoli dei popoli sono argento e oro, opera delle mani dell'uomo. Hanno bocca e non parlano; hanno occhi e non vedono; hanno orecchi e non odono; non c'è respiro nella loro bocca. Sia come loro chi li fabbrica e chiunque in essi confida" (Salmi, 135, 15-18).
E’ quindi  necessario  smascherare le menzogne della pubblicità. Ho fatto un esempio, ma potrei farne tanti di réclame che spingono i bambini e gli adulti all’obesità, tanto per menzionare una categoria troppo presente.
Si reclamizzano cibi con meno calorie come una volta, ricordo, si raccomandava di non impiegare siringhe usate da altri per drogarsi.
Certi cibi superflui e malsani devono essere evitati tout court, come le siringhe per iniettarsi veleni, sporche o pulite che siano.
L’obesità è un problema di salute e un problema estetico. Nella spiaggia di Pesaro ho visto un terzo dei bambini obeso, e quattro quinti tra gli adulti maschi per lo meno in soprappeso. Meglio si tengono le femmine adulte per fortuna.
E la réclame delle pasticche contro il mal di gola provocato dall’aria condizionata? Non si fa prima a evitare lo spreco dell’aria condizionata?
Sarebbe come suggerire di comprare delle stampelle dopo essersi tagliate le gambe.

Ancora sull’educazione: abbiamo una bella Costituzione, ma quanti sono gli Italiani che la conoscono? Non sarebbe possibile, utile, necessario, illustrarla attraverso la scuola, diffonderne la conoscenza con trasmissioni televisive nelle ore di punta, parlarne perfino nelle chiese?
I nostri padri costituenti hanno utilizzato anche il nobile logos epitafios di Pericle per i passaggi più belli, quando l’hanno redatta.
L’articolo 3,  il sacrosanto articolo 3,  prescrive: “  E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese”.
Il modello di questo principio fondamentale è suggerito dal Pericle delle Storie di Tucidide.
“In effetti ci avvaliamo di una costituzione che non cerca di emulare le leggi dei vicini, ma siamo noi di esempio a qualcuno piuttosto che imitare gli altri. E di nome, per il fatto di essere amministrata non per pochi ma per la maggioranza, essa è chiamata democrazia, però secondo le leggi, riguardo alle controversie private, c’è una condizione di uguaglianza per tutti, mentre secondo la reputazione, per come ciascuno  viene stimato in qualche campo, non per il partito di provenienza più che per il suo valore, viene preferito alle cariche pubbliche, né, d’altra parte secondo il criterio della povertà, se uno può fare qualche cosa di buono per la città, ne è mai stato impedito per l’oscurità della sua posizione sociale” (II, 37, 1).
Tale  discorso fu ispirato allo statista ateniese da una donna di grande formato e levatura, la sua amante Aspasia con parole ascoltate e riferite da Socrate, poi redatte da Platone nel nel Menesseno: “ou[te ajsqeneiva/ ou[te peniva/ ou[t j ajgnwsiva/ patevrwn ajpelhvlatai oujdei;~ oujde; toi`~ ejnantivoi~ tetivmhtai, w{sper ejn a[llai~ povlesin, ajlla; ei|~ o{ro~, oJ dovxa~ sofo;~ h] ajgaqo;~ ei\nai kratei` kai; a[rcei. Aijtiva de; hJmi`n politeiva~ tauvth~ hJ ejx i[sou gevnesi~” (238d-e), nessuno è stato escluso per debolezza né per povertà né per l’oscurità dei padri, né per condizioni opposte è stato ritenuto degno di onore, come nelle altre città, ma c’è un solo limite, chi ha la reputazione di essere saggio e onesto ottiene potere e cariche. Causa di questa forma di governo è il nascere uguali.
Queste parole dovrebbero diventare esemplari per chi guida un partito o un governo.

Non possiamo riempirci la bocca con la parola “Costituzione” se non la facciamo conoscere, nelle sue quintessenze e nella sua genesi.
Assenza di Cultura significa anche mancanza di interessi politici, di vita politica partecipata.
Nel dialogo platonico Protagora, il sofista eponimo racconta che gli uomini avevano ricevuto da Prometeo i mezzi materiali per vivere, ma commettevano ingiustizie reciproche (hjdivkoun ajllhvlou" ) in quanto non possedevano l'arte politica (a{te oujk e[conte" th;n politikh;n tevcnhn, 322b). Senza questa, che deve essere fondata sul rispetto e sulla giustizia, gli umani si disperdevano e perivano: allora Zeus temendo l'annientamento della nostra specie mandò Ermes a portare tra gli uomini rispetto e giustizia perché costituissero gli ordini delle città: " JErmh'n pevmpei a[gonta eij" ajnqrwvpou" aijdw' te kai; divkhn, i{n ei\en povlewn kovsmoi" (322c).

Gli idolatri venerano il PIL. Bisogna ricordare ai giovani quello che ha rivelato Pasolini negli Scritti corsari: che lo sviluppo economico, materiale, deve accompagnarsi a un progresso spirituale, morale, e pure estetico
Su questo sentiamo anche Edgar Morin“Abbiamo bisogno di un concetto più ricco e complesso dello sviluppo, che sia nello stesso tempo materiale, intellettuale, affettivo, morale…Il XX secolo non è uscito dall’età del ferro planetaria, vi è sprofondato”[1].

Già Platone ha scritto sul medesimo argomento parole fondanti: Il personaggio Socrate, nel Gorgia , afferma che i politici ateniesi non hanno reso grande la città, come si dice, in quanto essa è diventata piuttosto  gonfia e purulenta (oijdei` kai; u{poulo~ ejstin, 518e) poiché l’ hanno riempita di porti, di arsenali, di mura,  di contributi e di altre sciocchezze del genere, senza preoccuparsi  dell’equilibrio e della giustizia" (a[neu ga;r swfrosuvnh~ kai; dikaiosuvnh~, 519a).
 
Si parla di ripristino della legalità
Benissimo. Bisogna però aggiungere che con le bonae leges si devono ripristinare i boni mores. Il ’68 non ha cambiato tanto le leggi quanto i costumi, e, secondo me, non certo in peggio. Le leggi non servono se i costumi sono corrotti: “corruptissima republica plurimae leges” ( Tacito, Annales, 3, 27).
Si può citare anche Dante: “Le leggi son, ma chi pon mano ad esse?...Ben puoi veder che la mala condotta/è la cagion che ‘l mondo ha fatto reo”[2].
La mala condotta è il cattivo governo, quelli di stampo berlusconiano appunto che rinnovano la Dusnomivh già denunciata dal legislatore Solone , il cattivo governo i cui capi dalla mente ingiusta si arricchiscono fidando in opere ingiuste[3].
Oppure si pensi alle “gride”  del Manzoni: “perché, vedete, a saper ben maneggiare le gride, nessuno è reo, e nessuno è innocente”, spiega il dottor Azzecca-garbugli a quel “materialone” di Renzo[4].

Altra parola chiave: la verità. In greco si duce ajlhvqeia che etimologicamente significa “non latenza” in quanto formata da aj- privativo e lanqavnw che vuol dire “rimango nascosto”
Ebbene se la verità latita, l’apparenza, il bluff, la menzogna prevalgono.
Per fare un solo esempio, anche visto che oggi è il 2 agosto, la vita democratica richiede la verità sulle stragi che hanno insanguinato l’Italia da Portella della Ginestra in avanti..
Io sono convinto che siano, più o meno tutte, stragi di Stato
Platone nella Repubblica cita Simonide:" to; dokei'n...kai; ta;n ajlavqeian bia'tai" ( 365c), l'apparire violenta anche la verità. Da noi succede troppo spesso, quasi sempre. E non poche volte la violenza non è solo metaforica.

Altra parola chiave è Uguaglianza.
Leopardi nello Zibaldone (923) scrive, a proposito delle caste indiane,  che anche dove non c’è schiavitù,   se non c’è uguaglianza “non c’è vera libertà”.
Ora dubito che in Italia non ci sia schiavitù
Comunque sono obbrobriose sono le differenze tra gli stipendi.

E’ vergognoso, è un vero abominio che il figlio di un operaio oggi non possa studiare fino all’Università.
Quando studiavo io c’era il presalario che consentiva a tutti i meritevoli e capaci di proseguire negli studi fino ai livelli più alti. Ivano Dionigi, l’attuale magnifico rettore dell’Università di Bologna, ha detto molto signorilmente che se non ci fosse stato il presalario, lui non avrebbe potuto studiare

Concludo: noi che ci diciamo di sinistra non dobbiamo lasciare la cura degli ultimi e dei penultimi soltanto ai preti. In questo momento, con questo ottimo Papa, la sollecitudine per i poveri è teorizzata e praticata molto più dai sacerdoti cristiani che da noi laici di sinistra, veri o sedicenti tali. Non possiamo restare dietro in questo, se vogliamo essere  persone progressiste, favorevoli al progresso, materiale e morale.
Io ho fatto questa scelta di campo nel 1968 quando mi stavo laureando, dunque avevo l’età della ragione, e in questo campo rimarrò, con i necessari adattamenti, certo dovuti ahimé anche all’età; comunque finché avrò vita continuerò  a lottare, sempre con la parola, in difesa dei più deboli
 
Giovanni Ghiselli
g.ghiselli@tin.it tel 051-493095


[1] E. Morin, I sette saperi, p. 70.
[2] Purgatorio, XVI, 96 e 103-104.
[3] Fr. 3D, v. 11.
[4] I promessi sposi, capitolo III.

3 commenti:

  1. Carissimo professore speriamo che la sentenza di ieri sia veramente l'inizio di un'epoca più seria . Speriamo che dopo Al Tappone il nostro parlamento e il senato vengano ripuliti da tutte le figure dubbie almeno sul piano giuridico e che chi ha il dovere di occuparsi dei cittadini torni a farlo con una morale diversa dal proprio arricchirsi e con un rinnovato rispetto della "cosa" pubblica. Proprio perché è il 2 Agosto il mio pensiero non può non andare ad Aldo Moro ,omicidio di stato. Come le stragi .

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  2. Sei molto caro ( o cara anche tu).
    Tuo
    gianni

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  3. Condivido la necessità di un ritorno alla cultura, senza la quale nemmeno i ponti rimangono saldi. Tra l'altro chi cerca ossessivamente l'utile (nel senso del profitto) non si accorge che la vita stessa diventa inutile.
    Complimenti
    alessandro

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