Otto Weininger |
Un altro classico dell'antifemminismo è Sesso e carattere di O. Weininger, morto suicida nel 1903, a 23 anni. Ne abbiamo
già riferito qualche cosa. Egli nel suo libro sostiene che la femmina umana ha
sempre bisogno della guida del maschio:" la donna s'aspetta sempre
dall'uomo la delucidazione delle proprie rappresentazioni oscure... la donna
riceve la propria coscienza dall'uomo: la funzione sessuale per l'uomo-tipo di
fronte alla donna-tipo è appunto quella di rendere cosciente l'inconscio della
donna che è per lui il completamento ideale"[1].
Più avanti l'autore sostiene che "la donna non possiede alcuna
logica" (p. 163) Ella "non possiede dunque il principium identitatis né il principium
contradictionis o exclusi tertii ".
Allora "un essere che non comprende come A e non-A s'escludano a vicenda,
non trova nessun impedimento alla menzogna, anzi per lui non esiste un concetto
di menzogna, dato che il suo contrario, la verità, gli rimane completamente
ignota come termine di confronto" (p. 164). La donna si realizza
nell'attività sessuale e dunque ella "non pretende dall'uomo bellezza ma
pieno desiderio sessuale. Su di essa non fa mai impressione l'elemento
apollineo nell'uomo ( e perciò neppure quello dionisiaco), ma quello faunesco
nella sua massima estensione; mai l'uomo ma sempre il maschio; e in primo
luogo-non lo si può tacere in un libro sulla donna-la sua sessualità nel senso
più stretto, il phallus " (p.
258). La paura che l'uomo ha della donna sarebbe nulla, il polo contrario alla
divinità, l'altra possibilità nell'essere umano..E così si spiega anche quella
profonda paura dell'uomo: la paura della donna, cioè la paura di fronte alla
mancanza di senso: la paura dinanzi all'abisso allettante del nulla... la donna
non è nulla, è un vaso cavo imbellettato e dipinto per un pò di tempo" (p.
299)... Soltanto col diventare sessuale dell'uomo la donna riceve esistenza e
importanza: la sua esistenza dipende dal phallus
e questo è perciò il suo supremo signore e dominatore assoluto. L'uomo
divenuto sesso è il Fatum della
donna; don Giovanni è l'unico uomo dinanzi a cui tremi fin nel midollo delle
ossa" (p. 300).
Non è nuovo del resto quanto afferma Weininger: nelle Nuvole
di Aristofane il discorso ingiusto (Lovgo"
a[diko" ) sostiene che Tetide lasciò Peleo perché non era impetuoso
(uJbristhv" , v. 1067) e non
era piacevole passare la notte con lui, mentre la donna gode a essere sbattuta.
Si noti il capovolgimento dell'u{bri"
, la violenza, che applicata alla libidine della donna diviene un valore.
Altrettanto in Machiavelli:"Io iudico bene questo, che sia meglio essere
impetuoso che respettivo, perché la fortuna è donna; et è necessario, volendola
tenere sotto, batterla et urtarla" (Il Principe, XXV, 9).
Echi del misogino austriaco si trovano nel rimuginare di
Zeno mentre osserva e ascolta il rivale Guido provando la tentazione di
ucciderlo, una voglia repressa perché non ne scapiti il sonno:"Faceva
parte della sua teoria (o di quella del Weininger) che la donna non può essere
geniale perché non sa ricordare"[2].
Nell'ultimo capitolo del libro (La donna e l'umanità) troviamo uno spiraglio, l'accenno a un remedium rispetto all'impossibilità di
amare. Il rimedio giusto è sempre la moralizzazione. "Nel coito sta il
massimo abbassamento, nell'amore la massima elevazione della donna. Che la
donna pretenda il coito e non l'amore significa che vuol essere avvilita, non
innalzata. La maggior nemica dell'emancipazione della donna è la donna stessa
(p. 334)... come deve l'uomo trattare la donna? Come vuole essere trattata essa
stessa, o come esige l'idea morale? Se la deve trattare come essa vuole, deve
accoppiarsi a lei, ché essa vuol venir posseduta; la deve picchiare, ché vuol
esser percossa; ipnotizzare, ché vuol venire ipnotizzata; deve dimostrarle con
la galanteria quanto poco ne stimi il vero valore, ché essa vuol sentirsi
complimentare, ma non venir stimata per ciò che è. Se invece vuole comportarsi
di fronte alla donna come esige l'idea morale, dovrà cercare di vedere in lei
la creatura umana che è, cercar di stimarla come tale (p. 335)... l'uomo non è
in grado di risolvere il problema etico per la propria persona se continua a
negare l'idea dell'umanità nella donna, nel momento che ne usa come d'un mezzo
di godimento" (p. 339).
Una resipiscenza del genere viene in mente all'uxoricida
della Sonata a Kreutzer di
Tolstoj (1889).
Sentiamo Tolstoj sulla potenza, spesso fuorviante,
della bellezza. Chi parla è Pòzdnyshev il protagonista di La sonata a
Kreutzer (1889) il quale racconta come è arrivato a uccidere per gelosia la
moglie, una donna bella ma non adatta a lui:" E' cosa davvero sorprendente
con quanta facilità siamo indotti a illuderci che bellezza e bontà siano
insieme congiunte. Quando una bella donna dice delle sciocchezze, stai a
sentirla volentieri, e per quante papere ella dica, ti sembra intelligente. Se
si comporta e parla come una villana, ti appare avvenente e gentile. Quando poi
ella non dice né sciocchezze né cose disdicevoli, ed è anche graziosa, allora
credi sul serio ch'ella sia un miracolo d'intelligenza e moralità"[3].
E più avanti:"l'amore più eletto e più poetico, come noi diciamo, non
dipende per nulla dalle doti dello spirito, ma dalla fisica attrazione, da una
pettinatura invece di un'altra, dal colore, dal taglio d'un abito…soltanto il
corpo noi desideriamo, siamo pronti a perdonare ogni bruttura[4],
ma non già la scelta d'un abito senza garbo né grazia, ma non già un tono di
colore che strida. La civetta ha di tutto ciò perfetta conoscenza, ma anche
l'innocente fanciulla lo sa per istinto, come gli animali. Ed ecco il motivo di
quei maledetti jersey, di quegli abiti attillati, scollacciati, di quelle
braccia nude, di quei seni mostrati. Le donne, specie quelle donne che hanno
già esperienza di uomini, sanno bene che conversare su alti argomenti approda a
ben poco, all'uomo non preme altro che il corpo, quanto può farlo risaltare,
sia pure con mezzi artificiosi, e a ciò si adoperano le donne." (p. 325).
Tra i due grandi romanzieri russi, Dostoevskij è stato il
visionario dell'anima e Tolstoj piuttosto il veggente del corpo; più
precisamente "di quel lato della carne che è rivolto verso lo spirito e di
quel lato dello spirito che è rivolto verso la carne: regione misteriosa ove si
compie, nell'uomo, la lotta fra la
Bestia e Dio"[5].
L'uxoricida della già citata Sonata a Kreutzer mette
l'ozio tra le esche ingannevoli della sua infausta passione amorosa: "Ma in
realtà quel mio amore era prodotto, da una parte, dall'affaccendata madre e
dalla sarta, dall'altra-dalla grande abbondanza di cibi che ingoiavo, e in più
dalla vita oziosa che menavo" (p. 327).
Che poi una sia molto versata in matematica, un'altra brava
a suonar l'arpa, non cambia nulla. La donna è felice e soddisfatta in ogni suo
desiderio soltanto quando riesce a intrappolare un uomo. Né ad altro si
ingegna, perché tale è il suo compito. Così è stato, così sarà. Così nel nostro
ambiente fa una fanciulla da marito, così fa quando è maritata. Quando una è
ragazza, pensa ad accaparrarsi uomini per la scelta-quando è maritata, a tener
sotto i piedi il marito" (p. 341). Tutt'altra risposta ho trovato nel
"dramma inedito" Platonov di Cechov: "Senza la donna
l'uomo è come una locomotiva senza vapore!" (IV, 7).
Infine il marito la
uccide e come la vide morente"
Guardai i miei figlioli, il suo volto livido e disfatto, e per la prima volta
dimenticai me stesso, i miei diritti, l'orgoglio, e per la prima volta vidi in
lei un essere umano"(p. 382). Sembra l'a[rti
manqavnw , "ora comprendo", di Admeto nell'Alcesti di
Euripide (v. 942).
Fine dell’excursus sull’antifemminismo
Concludiamo la
lettura del IV libro del De rerum natura
di Lucrezio
Del resto non sempre la femmina finge: “Nec mulier semper ficto suspirat amore” (1192). Nam facit ex animo saepe et communia quaerens-gaudia
sollicitat spatium decurrere amoris” (1195-6), non sempre sospira di falso
amore la donna (…) Infatti spesso lo fa con trasporto e cercando le gioie
comuni spinge a compiere tutto lo spazio dell’amore
Altrimenti le femmine degli animali non si
sottometterebbero.
In triviis cum saepe
canes, discedere aventes-diversi cupide summis ex viribus tendunt,-cum interea
calidis Veneris compagibus haerent (1203-4),
Non lo farebbero se
ignorassero i mutua gaudia. Dunque est communis voluptas (1207).
Se nel mischiarsi dei semi prevale la femmina, allora i
figli somigliano alle madri, se no, viceversa. Talora c’è un equilibrio.
A volte somigliano a nonni o bisnonni perché i genitori
conservano multa primordia ereditati
La sterilità dipende dal seme: è inutile pregare gli dèi.
Il crassius semen,
quello troppo denso non tam prolixo provŏlat
ictu (1245) non ha un getto abbastanza lungo,
Quello praeter iustum
(1243) liquidum, troppo sottile, non
aderisce, liquitur extemplo et revocatum
cedit abortu (1243), si liquefa subito e richiamato torna indietro senza
fecondare.
Le harmoniae Veneris
.gli accordi venerei, multum differire
videntur (1248) differiscono molto tra loro: a volte due amanti funzionano
meglio che marito e moglie e un uomo potest
gnatis munire senectam (1256), rafforzare la vecchiaia con dei figli magari
attraverso un incontro occasionale.
Per questo conta anche il vitto. E conta anche la posizione:
nam
more ferarum/ quadrupedumque magis ritu plerumque putantur/ concipere uxores (1263-66): pectoribus positis…sublatis lumbis (1267), con il petto tenuto basso
e in alto le reni.
Impediscono la fecondazione i molles motus, i movimenti flessuosi.
Se la donna provoca l’orgasmo con il ventre guizzante,
sottrae il solco al giusto percorso del vomere: eicit enim sulcum recta regione viaque-vomeris atque locis avertit seminis ictum (1272-3) e devìa il colpo del
seme dai luoghi appropriati.
Infatti sua causa,
a proprio vantaggio consuerunt scorta
moveri (1274) le meretrici sogliono dimenarsi per non incingersi-ne complerentur e anche per piacere di
più agli uomini. Ma le nostre spose non ne hanno bisogno
Succede che ci si innamori di una muliercula deteriore forma (1279)
Ci piacciono i suoi modi affabili-morigeri modi-et munde corpus
cultum l’eleganza. Ci si abitua e consuetudo
concinnat amorem concilia l’amore (1283).
Ciò che subisce colpi
infatti prima o poi cade. Le gocce d’acqua scavano i sassi.
FINE
[1]Sesso e carattere, p. 124.
[2]
I. Svevo, La coscienza di Zeno, p. 170.
[3]
La sonata a Kreutzer in Tolstoj Romanzi brevi, p. 323.
[4]
Immagino di tipo morale
Giovanna Tocco
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