mercoledì 25 novembre 2020

Giulio Cesare apostrofa i propri soldati in rivolta nel poema di Lucano

 L’invettiva di Cesare e quelle dei negazionisti che offendono i malati e  i morti

 

Giulio Cesare insulta i suoi soldati in rivolta guadagnandosi il fatto di venire temuto con il mostrare di non avere paura e di essere capace di tenere in rispetto la canaglia (intrepidus vultu meruitque timeri - non metuens (Lucano, Pharsalia,  V , 317-318)  

Li aggredisce definendoli “vos despecta senes exhaustaque sanguine turba,- iam plebs Romana” ( 335-336) voi spregiata massa di vecchi, folla dissanguata, plebe di Roma oramai.

Vecchi dal sangue esausto dunque e feccia stremata.

 

In maniera simile, sia pure in modo meno scoperto, vengono trattati i morti “con il covid” dai negazionisti e dai mezzi negazionisti quali certi presunti scienziati.

Io voglio rendere onore ai  morti  per covid con questo breve intervento e denunciare, disonorare quanti li disonorano.

 

giovanni ghiselli

Nessun commento:

Posta un commento

Ifigenia CLXXXVIII. La stazione orientale di Budapest con l’esodo delle Fabulae Pannoniae

  Percorsi la Rákóczi út fino alla Keleti Pályaudvar, la stazione da dove le finniche mie erano partite per tornare nei loro paesi poco ca...