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venerdì 27 giugno 2014

Ultime notizie di una fuga di Valerio Varesi

Ultime notizie di una fuga
di Valerio Varesi
presentazione di Giovanni Ghiselli

Valerio Varesi
Ultime notizie di una fuga Mobydick Faenza, 1998.
Questo romanzo è stato ristampato da Frassinelli nel 2014.
Parlerò con l’autore di questo romanzo la sera del 9 luglio in piazza Verdi a Bologna. Intanto ne faccio una breve presentazione.
Il commissario Soneri deve trovare Mario Rocchetta, capocontabile della ditta Verre sparito nel nulla con la moglie Maria Carli e i due figli: Roberto tossicodipendente e Rinaldo, perdigiorno con la passione delle armi.
E’ gente con addosso il marchio della tristezza. Lui è un uomo “irreprensibile, alto, stempiato, silenzioso come una statua.
La moglie è “una donna afflitta con un perenne triste sorriso d’intercessione” (p. 8).
Si tratta di persone dalla vita prive di gioia.
Era stata una fuga ma non si sapeva da chi e per dove
Era gente normale che diceva cose normali.
La gente normale di una società malata è gente malata.
Il fatto è che la norma è l’adorazione del denaro
Soleri comunque  ne era incuriosito, quasi affascinato.
La vita “da scarafaggi, nell’ombra, gli faceva pensare a quella di certi suoi colleghi dei servizi (p. 9)
Mario Rocchetta era un impiegato modello con gli hobby dello jogging e della pesca sul Po.
Soneri incontra la sorella del ragioniere. Gli dice che il fratello svolgeva anche mansioni pericolose come il recupero crediti.
Il commissario ha un amico, un avvocato, Tobia, con il quale condivideva una “raffinata pignoleria” per il cibo e i vini (p. 15).
L’azienda di Rocchetta fa affari sporchi, nasconde miliardi di utili. E’ diretta da personaggi loschi.
Tobia dice: “le motivazioni umane sono sempre le stesse: le passioni e i soldi. Le passioni danno alla testa più spesso ai disgraziati, i soldi affascinano la gente fredda come questa” (p. 16)
Le passioni possono essere anche elementi della ragione
Cfr. Pasolini: le Erinni, le maledizioni, possono diventare Eumenidi, ossia benedizioni benefiche.
Poi: “la scaltrezza viene meno quando ci si sente inattaccabili” (p. 17)
L’avvocato cullava la bottiglia “neanche fosse stata un bimbo” . Faceva ondeggiare il vino nel bicchiere. Metafora marina. “Raffinato al punto di apparire vizioso”.
Il novello Petronio riprende a parlare “rinvenendo da un assaggio”
Soneri è agitato da un ingorgo di curiosità.
Rocchetta veniva dalla campagna che significa solitudini e nebbia “quella nebbia così familiare da ridurlo a interlocutore di se stesso” (p. 30)
La mancata socializzazione conduce spesso a errori, a dolori, a vizi.
Soneri interroga sui Rocchetta zia Edda, l’ex moglie del ricco faccendiere Fracassi: “La famiglia nel suo complesso era noiosa: i figli sono sempre stati taciturni e Mario sapeva parlare solo di affari e di sport.
Era “un uomo avviluppato in un suo mondo incomunicabile” (p. 43)
Gli adoratori degli idolo infatti hanno bocca ma non parlano
“Gli idoli dei popoli sono argento e oro, opera delle mani dell'uomo. Hanno bocca e non parlano; hanno occhi e non vedono; hanno orecchi e non odono; non c'è respiro nella loro bocca. Sia come loro chi li fabbrica e chiunque in essi confida" (Salmi, 135, 15-18).
La moglie del contabile era “una persona colma di dispiaceri” (p. 43)
Una fallita nel progetto di sposare Fracassi.
Zia Edda si occupa di pubbliche relazioni e organizza convegni.
“Gran bella donna. Ha una casa costosa, paga un milione di telefono ogni due mesi ed è molto amica di Franca Rocchetta” (p. 44) la sorella di Mario.
Soneri indaga seguendo le tracce del malaffare dell’azienda e di Rocchetta per il quale “prova ammirazione” in quanto “se n’era andato piantando tutto, trovando forse la libertà che altri non avevano, chiusi nei loro ruoli come in una pièce teatrale” (p. 55).
La libertà si rivela il valore supremo di questo romanzo.
“Tutti i giorni…ne scopriva le qualità…e la sua ammirazione cresceva…Un uomo taciturno, posseduto da pensieri ossessionanti, persino corrosivi, culla di una fuga perfetta. Ci aveva pensato per anni nel grigiore di una vita mediocre. Divenuto senza particolari meriti il complice di un giro illegale di denaro…aveva messo in piedi un’uscita perfetta, costruendola giorno per giorno come un veliero di fiammiferi” (p. 58)
Soneri continua a seguire tracce. Va a Milano, poi in Svizzera
Investiga su una storia di ladri e derubati che non possono denunciare i ladri in quanto disonesti anche loro.
Le orme da seguire sono quelle lasciate dal denaro: “i soldi sono il motore di tutto. Uno tiene d’occhio il denaro e spiega il mondo” (p. 64)
Altri solitari: gli uomini dei servizi “ gente strana e spaiata, affondata in solitudini da cui emergeva una maniacalità che proliferava fino all’ossessione” (p. 65). Uno di loro,  Elker, era “diffidente come una faina”. Ricordo, per contrasto, la confidenza che correva tra noi giovani alla fine degli anni Sessanta e nei primi anni Settanta. Allora tutta la vita era più bella. Poi la serie di stragi hanno instaurato la diffidenza tra gli uomini e tra uomini e donne, perfino tra ragazzi e ragazze. All’epoca le ragazze ci erano necessarie come l’aria che si respire, come la luce del cielo.
Soneri si reca nella bassa,  nella casa della madre di Rocchetta “una donna molto anziana e un po’ curva con una faccia afflitta e grinzosa.
 Un’altra creatura sofferente in un mondo ubi sola pecunia regnat. Eppure questa donna conserva l’affetto per il figlio che le manca.
La madre dolorosa dice a Soneri: “Ho capito che lei è un poliziotto, e allora io la prego di cercare Mario e semmai lo trovasse gli dica di me, di una povera vecchia che l’aspetta” (p. 73)
Soneri ne è colpito: “forse per la prima volta in quella vicenda si era trovato di fronte a un’afflizione vera” (p. 74)
Nel mondo dove il denaro è tutto, gli affetti sono niente, meno di niente. La gente recita delle parti per trarre profitto dal prossimo, mentendo, ingannandolo.
Quelli della Verre erano “un bel coro di ipocriti” (p. 78)
Verre forse allude al propretore ladro della Sicilia (dal 73 al 71)  Gaio Licinio Verre accusato da Cicerone  nelle orazioni  in Verrem, le Verrine.  Aveva accumulato una fortuna in opere d’arte: statue (Prassitele, Mirone, Policleto)  quadri, mobili pregiati. Non si può non pensare a Callisto Tanzi.
Quindi Soneri va a indagare a Londra dove mangia male ma beve buona birra “una pinta rossa da sorseggiare come un barolo d’annata” (p. 83)
Soneri non è insensibile al cibo e alle bevande ed è sensibile all’arte. Torna ancora una volta alla National Gallery dove “non si stancava mai di osservare i dipinti”. In particolare La Cena in Emmaus del Caravaggio (1601, cfr. N. T. Luca, 24. 16-32)
“Pensò che un buon quadro assomiglia a un’inchiesta complessa: non bisogna mai stancarsi di esaminarlo” (p. 84). Ogni volta si trovano nuovi significati.
Poi scopre che Rocchetta è alle Barbados “Dormì soddisfatto, come dopo un lungo corteggiamento corrisposto”.
La fuga è un fenomeno secondario: il reato consta di evasioni fiscali e frodi (p. 88)
Ma Soneri è affascinato da Rocchetta: preparando la partenza i suoi” movimenti somigliavano a un rito di immedesimazione nei gesti e nei pensieri di Rocchetta” (p. 89)
Forse il dipinto di Caravaggio con il riconoscimento del Cristo risorto, gli fa pensare al ritrovamento di Rocchetta.
Alla Barbados entra in contatto con la moglie di un diplomatico, una contessa con la quale sfiora una storia d’amore, Riceve comunque   informazioni con chiarimenti
Le autorità locali tollerano i ricchi evasori: “la protezione la dà il denaro: nessun paese vuole distruggere la fonte primaria della propria ricchezza… il denaro è tutto e apre qualsiasi porta” (p. 94).
“Non solo qui” replicò Soneri.
In questo rifugio di arricchiti poco onesti: “C’erano una quantità di ville che parevano progettate dalla stessa mano. Sorrise all’idea che coi soldi non si potesse comprare un briciolo d’originalità” (p. 99)
La natura infatti è più aristocratica di una società feudale basata sulle caste. L’intelligenza, il buon gusto, il carattere non sono comprabili.
Un personaggio chiave nell’ultima parte del romanzo è Max Secchi, uno il
cui “unico genere di argomento ammesso è il denaro” (105)
Alla contessa Secchi non interessa mentre la donna trova interessante Soneri anche se gli fa: “il resto è impossibile”
Nel penultimo capitolo Soneri si trova in un bar dove aleggia il pericolo: “non si sa mai. Solo i peccati dei potenti passano inosservati” (p. 106)
Soneri viene a sapere che Secchi controlla Rocchetta “Gli procura gli alloggi e gli ordina gli spostamenti come ad un ostaggio”
Sembra essere il burattinaio.
Rocchetta dunque non è un uomo libero come credeva Soneri ma  è un prigioniero tenuto sotto sorveglianza: “Temono che sveli tutto, o che venga costretto dai derubati. Mi creda-fa la contessa- , lascerebbe tutti i miliardi pur di riprendersi la libertà”.
Questa evidentemente per alcuni vale più dei soldi.
Rocchetta fa avere a Soneri una busta con un messaggio. “Vediamoci da Pisces…In caso di pericolo avverta il cameriere calvo che si chiama James, è un amico” (p. 118)
Da Pisces il pericolo è più forte. Rocchetta riceve l’avvertimento di stare alla larga. Questi truffatori sono anche dei potenziali assassini: assoldano dei gangster.
Nell’ultima pagina Soneri si trova sull’aereo del ritorno.
 Legge un biglietto che Rocchetta gli ha fatto infilare  in una tasca. Il contabile ha scritto di essere sottoposto a controlli insopportabili. “D’altro canto è tutta la mia vita qui ad essere insopportabile…mi tengono sotto controllo perché non parli, altri vorrebbero invece che lo facessi. La sua indagine ha aggravato la situazione” (p. 124).
Del resto Rocchetta si è premunito lasciando documenti nella cassetta di sicurezza di una banca svizzera e istruzioni alla banca nel caso gli fosse successo qualcosa
Rinuncerebbe ai soldi pur di tornare libero ma i suoi carcerieri non lo lasciano andare
“Sono cresciuto con l’idea che i soldi potessero aprire tutte le porte, ma ce ne sono di quelle che non dovrebbero essere aperte mai”.
Rocchetta conclude chiedendo a Soneri di non aggravare la sua situazione, di lasciare che su lui e la sua famiglia cali l’oblio della morte presunta
“E’ meglio per tutti. Solo quando nessuno parlerà più di noi forse io tornerò ad essere un uomo libero. Avverta solo mia madre: non farò in tempo a rivederla. M. R. “
Sono le ultime parole .
Giovanni Ghiselli

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