Ultime notizie di una fuga
di Valerio Varesi
presentazione di Giovanni Ghiselli
Valerio Varesi
Ultime notizie di una fuga Mobydick
Faenza, 1998.
Questo romanzo è stato ristampato da
Frassinelli nel 2014.
Parlerò con l’autore di questo romanzo la sera
del 9 luglio in piazza Verdi a Bologna. Intanto ne faccio una breve
presentazione.
Il commissario Soneri deve trovare Mario
Rocchetta, capocontabile della ditta Verre sparito nel nulla con la moglie Maria
Carli e i due figli: Roberto tossicodipendente e Rinaldo, perdigiorno con la
passione delle armi.
E’ gente con addosso il marchio della
tristezza. Lui è un uomo “irreprensibile, alto, stempiato, silenzioso come una
statua.
La moglie è “una donna afflitta con un perenne
triste sorriso d’intercessione” (p. 8).
Si tratta di persone dalla vita prive di
gioia.
Era stata una fuga ma non si sapeva da chi e
per dove
Era gente normale che diceva cose normali.
La gente normale di una società malata è gente
malata.
Il fatto è che la norma è l’adorazione del
denaro
Soleri comunque ne era incuriosito, quasi
affascinato.
La vita “da scarafaggi, nell’ombra, gli faceva
pensare a quella di certi suoi colleghi dei servizi (p. 9)
Mario Rocchetta era un impiegato modello con
gli hobby dello jogging e della pesca sul Po.
Soneri incontra la sorella del ragioniere. Gli
dice che il fratello svolgeva anche mansioni pericolose come il recupero
crediti.
Il commissario ha un amico, un avvocato,
Tobia, con il quale condivideva una “raffinata pignoleria” per il cibo e i vini
(p. 15).
L’azienda di Rocchetta fa affari sporchi,
nasconde miliardi di utili. E’ diretta da personaggi loschi.
Tobia dice: “le motivazioni umane sono sempre
le stesse: le passioni e i soldi. Le passioni danno alla testa più spesso ai
disgraziati, i soldi affascinano la gente fredda come questa” (p. 16)
Le passioni possono essere anche elementi
della ragione
Cfr. Pasolini: le Erinni, le maledizioni,
possono diventare Eumenidi, ossia benedizioni benefiche.
Poi: “la scaltrezza viene meno quando ci si
sente inattaccabili” (p. 17)
L’avvocato cullava la bottiglia “neanche fosse
stata un bimbo” . Faceva ondeggiare il vino nel bicchiere. Metafora marina.
“Raffinato al punto di apparire vizioso”.
Il novello Petronio riprende a parlare
“rinvenendo da un assaggio”
Soneri è agitato da un ingorgo di curiosità.
Rocchetta veniva dalla campagna che significa
solitudini e nebbia “quella nebbia così familiare da ridurlo a interlocutore di
se stesso” (p. 30)
La mancata socializzazione conduce spesso a
errori, a dolori, a vizi.
Soneri interroga sui Rocchetta zia Edda, l’ex
moglie del ricco faccendiere Fracassi: “La famiglia nel suo complesso era
noiosa: i figli sono sempre stati taciturni e Mario sapeva parlare solo di
affari e di sport.
Era “un uomo avviluppato in un suo mondo
incomunicabile” (p. 43)
Gli adoratori degli idolo infatti hanno bocca
ma non parlano
“Gli idoli dei popoli sono argento e oro, opera delle
mani dell'uomo. Hanno bocca e non parlano; hanno occhi e non vedono; hanno
orecchi e non odono; non c'è respiro nella loro bocca. Sia come loro chi li
fabbrica e chiunque in essi confida" (Salmi, 135, 15-18).
La moglie del contabile era “una persona colma di
dispiaceri” (p. 43)
Una fallita nel progetto di sposare Fracassi.
Zia Edda si occupa di pubbliche relazioni e organizza
convegni.
“Gran bella donna. Ha una casa costosa, paga un
milione di telefono ogni due mesi ed è molto amica di Franca Rocchetta” (p. 44)
la sorella di Mario.
Soneri indaga seguendo le tracce del malaffare
dell’azienda e di Rocchetta per il quale “prova ammirazione” in quanto “se n’era
andato piantando tutto, trovando forse la libertà che altri non avevano, chiusi
nei loro ruoli come in una pièce teatrale” (p. 55).
La libertà si rivela il valore supremo di questo
romanzo.
“Tutti i giorni…ne scopriva le qualità…e la sua
ammirazione cresceva…Un uomo taciturno, posseduto da pensieri ossessionanti,
persino corrosivi, culla di una fuga perfetta. Ci aveva pensato per anni nel
grigiore di una vita mediocre. Divenuto senza particolari meriti il complice di
un giro illegale di denaro…aveva messo in piedi un’uscita perfetta, costruendola
giorno per giorno come un veliero di fiammiferi” (p. 58)
Soneri continua a seguire tracce. Va a Milano, poi in
Svizzera
Investiga su una storia di ladri e derubati che non
possono denunciare i ladri in quanto disonesti anche loro.
Le orme da seguire sono quelle lasciate dal denaro: “i
soldi sono il motore di tutto. Uno tiene d’occhio il denaro e spiega il mondo”
(p. 64)
Altri solitari: gli uomini dei servizi “ gente strana
e spaiata, affondata in solitudini da cui emergeva una maniacalità che
proliferava fino all’ossessione” (p. 65). Uno di loro, Elker, era “diffidente
come una faina”. Ricordo, per contrasto, la confidenza che correva tra noi
giovani alla fine degli anni Sessanta e nei primi anni Settanta. Allora tutta la
vita era più bella. Poi la serie di stragi hanno instaurato la diffidenza tra
gli uomini e tra uomini e donne, perfino tra ragazzi e ragazze. All’epoca le
ragazze ci erano necessarie come l’aria che si respire, come la luce del cielo.
Soneri si reca nella bassa, nella casa della madre di
Rocchetta “una donna molto anziana e un po’ curva con una faccia afflitta e
grinzosa.
Un’altra creatura sofferente in un mondo ubi sola
pecunia regnat. Eppure questa donna conserva l’affetto per il figlio che le
manca.
La madre dolorosa dice a Soneri: “Ho capito che lei è
un poliziotto, e allora io la prego di cercare Mario e semmai lo trovasse gli
dica di me, di una povera vecchia che l’aspetta” (p. 73)
Soneri ne è colpito: “forse per la prima volta in
quella vicenda si era trovato di fronte a un’afflizione vera” (p. 74)
Nel mondo dove il denaro è tutto, gli affetti sono
niente, meno di niente. La gente recita delle parti per trarre profitto dal
prossimo, mentendo, ingannandolo.
Quelli della Verre erano “un bel coro di ipocriti” (p.
78)
Verre forse allude al propretore ladro della Sicilia
(dal 73 al 71) Gaio Licinio Verre accusato da Cicerone nelle orazioni in
Verrem, le Verrine. Aveva accumulato una fortuna in opere d’arte: statue (Prassitele,
Mirone, Policleto) quadri, mobili pregiati. Non si può non pensare a Callisto
Tanzi.
Quindi Soneri va a indagare a Londra dove mangia male
ma beve buona birra “una pinta rossa da sorseggiare come un barolo d’annata” (p.
83)
Soneri non è insensibile al cibo e alle bevande ed è
sensibile all’arte. Torna ancora una volta alla National Gallery dove
“non si stancava mai di osservare i dipinti”. In particolare La Cena in
Emmaus del Caravaggio (1601, cfr. N. T. Luca, 24. 16-32)
“Pensò che un buon quadro assomiglia a un’inchiesta
complessa: non bisogna mai stancarsi di esaminarlo” (p. 84). Ogni volta si
trovano nuovi significati.
Poi scopre che Rocchetta è alle Barbados “Dormì
soddisfatto, come dopo un lungo corteggiamento corrisposto”.
La fuga è un fenomeno secondario: il reato consta di
evasioni fiscali e frodi (p. 88)
Ma Soneri è affascinato da Rocchetta: preparando la
partenza i suoi” movimenti somigliavano a un rito di immedesimazione nei gesti e
nei pensieri di Rocchetta” (p. 89)
Forse il dipinto di Caravaggio con il riconoscimento
del Cristo risorto, gli fa pensare al ritrovamento di Rocchetta.
Alla Barbados entra in contatto con la moglie di un
diplomatico, una contessa con la quale sfiora una storia d’amore, Riceve
comunque informazioni con chiarimenti
Le autorità locali tollerano i ricchi evasori: “la
protezione la dà il denaro: nessun paese vuole distruggere la fonte primaria
della propria ricchezza… il denaro è tutto e apre qualsiasi porta” (p. 94).
“Non solo qui” replicò Soneri.
In questo rifugio di arricchiti poco onesti: “C’erano
una quantità di ville che parevano progettate dalla stessa mano. Sorrise
all’idea che coi soldi non si potesse comprare un briciolo d’originalità” (p.
99)
La natura infatti è più aristocratica di una società
feudale basata sulle caste. L’intelligenza, il buon gusto, il carattere non sono
comprabili.
Un personaggio chiave nell’ultima parte del romanzo è
Max Secchi, uno il
cui “unico genere di argomento ammesso è il denaro”
(105)
Alla contessa Secchi non interessa mentre la donna
trova interessante Soneri anche se gli fa: “il resto è impossibile”
Nel penultimo capitolo Soneri si trova in un bar dove
aleggia il pericolo: “non si sa mai. Solo i peccati dei potenti passano
inosservati” (p. 106)
Soneri viene a sapere che Secchi controlla Rocchetta
“Gli procura gli alloggi e gli ordina gli spostamenti come ad un ostaggio”
Sembra essere il burattinaio.
Rocchetta dunque non è un uomo libero come credeva
Soneri ma è un prigioniero tenuto sotto sorveglianza: “Temono che sveli tutto,
o che venga costretto dai derubati. Mi creda-fa la contessa- , lascerebbe tutti
i miliardi pur di riprendersi la libertà”.
Questa evidentemente per alcuni vale più dei soldi.
Rocchetta fa avere a Soneri una busta con un
messaggio. “Vediamoci da Pisces…In caso di pericolo avverta il cameriere
calvo che si chiama James, è un amico” (p. 118)
Da Pisces il pericolo è più forte. Rocchetta riceve
l’avvertimento di stare alla larga. Questi truffatori sono anche dei potenziali
assassini: assoldano dei gangster.
Nell’ultima pagina Soneri si trova sull’aereo del
ritorno.
Legge un biglietto che Rocchetta gli ha fatto
infilare in una tasca. Il contabile ha scritto di essere sottoposto a controlli
insopportabili. “D’altro canto è tutta la mia vita qui ad essere
insopportabile…mi tengono sotto controllo perché non parli, altri vorrebbero
invece che lo facessi. La sua indagine ha aggravato la situazione” (p. 124).
Del resto Rocchetta si è premunito lasciando documenti
nella cassetta di sicurezza di una banca svizzera e istruzioni alla banca nel
caso gli fosse successo qualcosa
Rinuncerebbe ai soldi pur di tornare libero ma i suoi
carcerieri non lo lasciano andare
“Sono cresciuto con l’idea che i soldi potessero
aprire tutte le porte, ma ce ne sono di quelle che non dovrebbero essere aperte
mai”.
Rocchetta conclude chiedendo a Soneri di non aggravare
la sua situazione, di lasciare che su lui e la sua famiglia cali l’oblio della
morte presunta
“E’ meglio per tutti. Solo quando nessuno parlerà più
di noi forse io tornerò ad essere un uomo libero. Avverta solo mia madre: non
farò in tempo a rivederla. M. R. “
Sono le ultime parole .
Giovanni Ghiselli
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