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La Commedia antica. Aristofane: Le Rane
Venerdì 22 Settembre alle 18
ne parlerò presso la Biblioteca Lame-Cesare Malservisi, sala studio primo piano
Nell'ambito di "Un tuffo nei classici", due conferenze a cura del prof. Gianni Ghiselli:
Le Rane di Aristofane: il mito. la politica, la guerra, la critica letteraria
Quanto
ai primi autori di commedie, Aristotele fa i nomi di Epicarmo e Formide, entrambi vissuti a Siracusa nella prima metà
del V secolo; quindi commenta: "perciò
la commedia, almeno per quanto riguarda il comporre i racconti è venuta in
principio dalla Sicilia" (to, de; muvqou" poiei'n ejx ajrch'" ejk
Sikeliva" h\lqe, 1449b). Era comunque una Sicilia greca e dorica, e
viene a proposito la Satira III di
Giovenale dove il corrucciato moralista esprime la sua indignatio nei confronti dell'odiata stirpe dei Graeculi affermando: "natio comoeda est ", è una razza di
commedianti (v. 100).
Di Epicarmo (524-435) ci restano titoli e
frammenti con parodie mitologiche, una delle quali, appartenente al Busiride rappresenta quell'Eracle dorico,
rude, gagliardo, formidabile nel divorare e nel bere che si troverà anche nell’Alcesti di Euripide, ai vv. 759 e sgg.).
"Se
lo avessi visto mangiare saresti morto!
Tuona
la gola, strepita la mascella,
rumoreggia
il molare, stride il canino,
fischiano
le narici, sventolano le orecchie (Busiride, fr. 21 Kaibel).
Probabilmente la perdita dell'opera di Epicarmo
siracusano è un fatto grave per la letteratura: Platone definisce il commediografo
siciliano il miglior autore comico, mentre
Omero sarebbe il tragico migliore (tw'n poihtw'n a[kroi
th'ς poihvsewς eJkatevraς kwmw/divaς me; n J Epiivcarmoς, tragw/divaς de; {{Omhroς, Teeteto (152e)
Sarebbe stato
interessante studiarne quell'elemento mimico che prosperava nell'Occidente
greco. Un aspetto che venne ulteriormente sviluppato da Sòfrone, siracusano pure lui, vissuto nel V secolo e
autore di mimi anch'essi tenuti
in alta considerazione da Platone che li aveva sotto il cuscino e che
"conformò al suo stile alcuni caratteri" secondo la notizia di
Diogene Laerzio (Vite dei filosofi, III,
18).
I
mimi erano dialoghi che imitavano (mimevomai) realisticamente scene di vita quotidiana:
dai frammenti e dai titoli si può fare l'ipotesi che Sofrone abbia lasciato un
segno sui mimi di Teocrito il cui influsso sarà grande nella poesia europea, da
Virgilio a Leopardi.
Ci
siamo soffermati un momento sui poeti sicilioti per suggerire possibili
connessioni con forme predrammatiche italiche e italiote, come i già citati
Fescennini, o come le Atellane, rozzi
spettacoli originari di Atella, in Campania, basati su canovacci, trame
schematiche e rudimentali, con maschere fisse, oppure i fliàci, (ijlarotragw/diva) tragicommedie, parodie di tragedie, di
argomento mitologico e popolare diffusi nella Magna Grecia dove vennero portati
a dignità da Rintone di Taranto (fine del III sec. a. C.).
A
tutte queste forme vengono attribuiti quei sapori forti, quell'italum acetum che contraddistingue la
commedia letteraria di Plauto rispetto ai modelli Greci della Commedia nuova. Ma
tra questi autori italioti e sicelioti il più importante rimane Epicarmo del
quale Orazio scrisse che fu un modello per Plauto: "Plautus ad exemplar Siculi properare Epicharmi ", Plauto si
affretta dietro il modello del siciliano Epicarmo (Ep. II, 1, 58).
Aristotele
(1448a) nomina Chionide e Magnete come autori attici più antichi, anche se
comunque più recenti di Epicarmo (Poetica
1448a).
Scene
comiche del resto si trovano già in Omero.
Nell’VIII
canto dell’Odissea c’è l’adulterio di
Arese Afrodite, la loro buffa punizione e il conseguente inestinguibile riso a[sbestoς gevlwς (VIII, 326)
degli dèi. Nel secondo dell’Iliade
viene coperto di ridicolo Tersite folkovς, strabico, cwlo; ς d j e{teron povda, zoppo
di un piede (II; . 217), foxo; ς kefalhvn, dalla testa aguzza e mezzo pelata
(v. 219).
Chionide
avrebbe vinto il primo concorso comico celebrato alle grandi Dionisie (festa di
fine marzo, la più importante per il teatro) del 486.
Di Magnete, il collega Aristofane, nei Cavalieri (vv. 520 e sgg.) ricorda che
da vecchio perse il favore del pubblico poiché "è rimasto lontano dal
motteggiare" (o{ti tou' skwvptein ajpeleivfqh, 525) che gli aveva fatto vincere
tanti trofei. Erano dunque contemporanei di Epicarmo.
CONTINUA
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