lunedì 20 settembre 2021

Le Rane di Aristofane. XIII parte. La menzogna diffusa tra signori e servi, tra dèi e uomini

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I due si sottopongono alla prova delle botte: chi è divino non sentirà male e non piangerà

Eaco promette che colpirà in maniera giusta e imparziale: un colpo per ciascuno.

Entrambi fingono di non sentire le botte.

Xantia dice di non essersi nemmeno accorto che Eaco lo abbia battuto e Dioniso fa lo stesso.

Xantia al secondo colpo grida - ijattatai` - (648) ah, ah

Eaco gli chiede se abbia sentito male e Xantia travestito da Eracle dice che ha pensato alle feste quinquennali dell’eroe che si tenevano nel demo di Diomea.

Eaco dà del sant’uomo a Xantia - a[nqrwpo" iJerov" (651).

Lo canzona? Non lo so, ma quando lo dicono a me, mi sento canzonato.

Dioniso urla ijou; iouv, un grido di dolore che spiega dicendo ijppeva" oJrw` 653 - vedo cavalieri.

Eaco gli domanda che cosa c’è da piangere in questo ed Eracle risponde che sente odore di cipolla krommuvwn ojsfraivnomai (654) cibo dei soldati e in particolare dei Cavalieri in guerra (cfr. Aristofane, Cavalieri, 600). Lecipolle dunque fanno piangere.

Del resto oujde;n moi mevlei, non mi importa dice Dioniso (655).

Xantia, ricevuto il suo colpo, dice oi[moi 656 e attribuisce l’esclamazione di dolore a una spina chiedendo di toglierla.

 

Quindi Eaco batte Dioniso che invoca Apollo aggiungendo “che Delo e Pito reggi”.

Xantia nota che il rivale ha sentito dolore ma Dioniso dice che ha citato Ipponatte poeta giambico autore di coliambi, giambi zoppi detti anche scazonti(VI sec.). Rappresenta ambienti e persone triviali. Sarebbe adatto a raffigurare certe congreghe di diavoli goffi con bizzarre streghe dei tempi nostri.

Eaco allora colpisce la grossa pancia di Dioniso che invoca Poseidone.

Xantia immediatamente fa: h[lghsevn ti" - 664 - c’è uno che ha male. Dioniso cerca di rimediare con un’altra citazione dal perduto Laocoonte di Sofocle secondo gli scolii.

Eaco disorientato dice che non riesce a capire chi di loro due sia un dio, quindi dovranno decidere Plutone e Persèfone dato che sono dèi anche loro (670-671).

A Dioniso va bene, però aggiunge che poteva pensarci prima di dare tante botte. 

Questi due personaggi, il padrone che è pure un dio e lo schiavo, possono rappresentare la falsità nei rapporti umani che ha pervaso ogni strato della società. Mi vengono in mente conduttori di programmi televisivi che cercano di compiacere il pubblico, gli ospiti e darebbero ragione anche ai vespasiani se si presentassero nella trasmissione e parlassero dicendo quello che “si deve” dire. Se uno prova a dire qualche cosa che è esterna allo stereotipo viene minacciato di lapidazione da uno di quelli chini sulla greppia. Magari l’affermazione stravagante è criticabile, confutabile e biasimabile però alle sassate non si deve alludere nemmeno con un gesto di minaccia ai cani.  

 

Pesaro 19 settembre 2019 ore 20, 59 

giovanni ghiselli

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