Eschilo |
Quarta parte della conferenza tenuta venerdì 22 novembre
2013 nella Mediateca di San Lazzaro di Savena.
Il tema è la donna, non poche volte esposta e soggetta a
violenza.
Riletta il 25 aprile 2015 per parlarne agli amici siciliani, il 19 giugno 2015 dopo la visione del dramma rappresentato nel teatro greco di
Siracusa.
Tale fanciulla ha nel sangue
l’ibrido caratteristico dei primordi[3].
Queste odiatrici delle nozze vedono nei cugini pretendenti
uno sciame, denso di maschi, violento (ajrsenoplhqh'
d j - eJsmo;n uJbristhvn, vv. 30 - 31 a[rshn
e plh`qo~, pieno di maschi) e
lanciato al loro inseguimento.
Le cinquanta femmine
costituiscono una folla impaurita, giunta dall’Egitto con rami avvolti in bende
di lana[4]
(ejriostevptoisi klavdoisin, v. 23 e[rion, lana e stevfw, corono).
Esse chiedono con preghiere l'aiuto del loro quinto
antenato, Epafo, il divino torello oltremarino (di`on
povrtin uJperpovntion Supplici,
vv. 43 - 44) nato in Egitto dal tocco[5]
di Zeus alla giovenca. Un semidio teriomorfo, identificabile, forse, con il dio
- toro egiziano Api.
Il matrimonio per le Danaidi è sinonimo di orrori: le
fanciulle in preda al terrore assimilano la loro voce a quella di Procne, la
sposa di Tereo (v. 61) trasformata in usignolo (ajhdwvn, 63) dopo che ebbe ucciso il figlio
Iti per punire il marito il quale le aveva violentato la sorella Filomela. Tereo
fu a sua volta mutato in upupa, e la cognata, così barbaramente stuprata, in
rondine.
Oppure
Filomela divenne usignolo e Procne rondine. Questo mito raccapricciante,
raccontato o richiamato da diversi autori in varie versioni[6]
è emblematico per significare l'orrore di un matrimonio andato a male.
Oggi ce
ne sono tanti, la maggior parte, credo.
Sono
ricorrenti i paragoni con gli uccelli: nel primo episodio Danao assimila i
maschi inseguitori a falchi, "stirpi
di nemici consanguinei e profanatori” (vv. 225), mentre le ragazze
fuggiasche sembrano colombe atterrite.
Prometeo
dice che i falchi (kivrkoi) sono lasciati indietro dalle colombe per non lungo
tratto.
Ora
questi uccelli sono diventati metonimie indicative di categorie politiche.
Viene
ripetuto il motivo dell'inimicizia mortale tra gli uomini e le donne che pure
appartengono alla stessa specie.
Un odio
empio, nota subito Danao: "come può restare puro l'uccello che divora
l'uccello?” (o[rniqo~
o[rni~ pw`~ a}n aJgneuvoi fagwvn; v. 226)
Nel Prometeo
incatenato, l'aborrimento delle Danaidi per gli sposi è profetizzato dal
Titano in ceppi che prevede all’antenata delle Danaidi Io, la ragazza - giovenca
demente, l'assassinio di quarantanove dei mariti da parte di quarantanove
sorelle sue discendenti e la lodevole eccezione di Ipermestra la quale
risparmierà Linceo: "una delle fanciulle il desiderio dei figli sedurrà a
non ammazzare lo sposo, e le si smusserà il proposito: tra i due mali preferirà
avere fama di debole che di assassina" (Prometeo Incatenato [7]
vv. 865 - 868).
Le Supplici di Eschilo[8]
hanno pure una parte politica che attualizza il mito facendovi entrare la
democrazia
Nel primo episodio entra in scena Pelasgo che si presenta
come "capo di quella terra” (v. 251) e avverte la corifea che la città non
ama i discorsi lunghi (makravn ge me;n dh;
rh'sin[9]
ouj stevrgei povli", v. 273). E' l'affermazione della giusta misura
che non può essere ipertrofica[10].
Le Danaidi quindi raccontano in breve la loro storia e
chiedono al sovrano protezione dai tracotanti cugini che vorrebbero ghermirle. A
questo punto Eschilo adatta il mito alla Costituzione ateniese, pur se il
dramma è ambientato ad Argo dove Pelasgo, sebbene re, rende omaggio alla
democrazia affermando solennemente: "io non posso fare promesse prima - di
avere reso questo problema comune (koinwvsa")
a tutti i cittadini" (vv. 368 - 369).
E quando le Danaidi
ribattono: "tu sei la città, tu incarni il potere del popolo, - signore
che non subisce giudizi (a[krito",
vv. 370 - 371), il monarca ribadisce: "te l'ho detto anche prima: senza il
popolo (a[neu dhvmou) non posso
agire neppure con il potere che ho" (vv. 398 - 399).
Il mito dunque viene attualizzato, come avverrà anche nelle
successive Eumenidi (del 458)
Poi Pelasgo aggiunge che occorre un pensiero profondo, in grado di dare salvezza[11]
(dei' toi
baqeiva”frontivdo”swthrivou),
e capace di scendere nell’abisso, simile a un tuffatore (divkhn kolumbhth'ro"), con occhio
vigile e non ebbro (vv. 407 - 409).
Tali parole si addicono allo stile e ai contenuti della
tragedia greca, di questa e di altre.
L'ebbrezza peggiore, da sempre, è quella dei luoghi comuni
che offuscano e restringono la visione mentale.
Ripetere i luoghi comuni è l’idiozia e l’immoralità più
ripugnante.
Le metafore, di cui
Eschilo fa ampio uso, allargano la mente, la aiutano a cogliere somiglianze e
relazioni tra cose lontane.
Carattere distintivo
del potere tirannico è, viceversa, il fatto di tagliare le teste[12]
o per lo meno di chiudere la mente dei sudditi non tollerando alcuna critica e non
accettando di subire controlli da nessuno. Si pensi alla tirannide della
televisione o a quella della pubblicità che non ammettono confutazione, come il
despota orientale Serse che nella tragedia i Persiani[13] non
subisce controlli.
Ad Argo, e in Grecia, dunque, spiega Pelasgo, il re
democratico delle Supplici: “la gente
tende ad accusare (filaivtio~ lewv~)
il potere[14]”
(v. 485), e la moltitudine probabilmente commisererà le Danaidi supplici: "e
infatti qualcuno vedendo questi rami, e provando compassione, potrebbe sentire
avversione per la prepotenza del maschio stuolo (u{brin
a[rseno”stovlou), e il popolo sarebbe più benevolo verso di voi: infatti
ciascuno ha simpatia per i più deboli" (vv. 486 - 489).
Questa di proteggere i supplici è una virtù che gli Ateniesi
attribuivano a se stessi[15],
ed Eschilo la riconosce pure agli Argivi dei quali in quegli anni il governo di
Atene voleva l'alleanza in prospettiva antispartana.
In effetti, al momento della votazione, "tutto il
popolo votò alzando la mano favorevole" (Eschilo, Supplici, v. 607) alla proposta presentata dallo stesso Pelasgo di
aiutare le ragazze vessate, non solo per pietà verso di loro, ma anche per
schivare l'ira di "Zeus che protegge i supplici" (v. 616) ed evitare
"la doppia contaminazione" ( diplou'n
mivasma, v. 619) che sarebbe derivata dal respingere giovani donne
bisognose di protezione, straniere, quindi ospiti; e, al tempo stesso, concittadine
per la loro origine, in quanto Io, la loro sesta antenata, era figlia di Inaco
re di Argo.
Si pendi all’infamia della legge Bossi - Fini.
L'aiuto alle fanciulle
raccomandato dal re con un breve discorso, venne dunque approvato dal popolo cersivn (v. 621), con alzata di mani,
senza bisogno dell’araldo (a[neu klhth'ro~,
v. 622) che chiamasse per nome.
Il codice tripartito
Del resto fu Zeus
stesso a portare a termine l’operazione (v. 624).
Qui vediamo la fede nella democrazia, in Zeus, e la volontà
di osservare le regole avite che prescrivevano di onorare e riverire i numi, i
genitori, e gli stranieri non ostili.
Tale codice tripartito viene ricordato dal coro delle
Danaidi: gli ospiti, gli dèi, il padre e la madre devono essere almeno
rispettati: "infatti il rispetto dei genitori[16]
(tokevwn sevba~) è la terza tra le
leggi scritte della Giustizia venerandissima" (vv. 707 - 709).
La corifea delle Danaidi minaccia il suicidio per
impiccagione prima che un uomo esecrato si avvicini al suo corpo (vv. 788 - 790).
Pelasgo “è mosso anzitutto dal timore religioso di Zeus che
protegge le Supplici"[17].
Infatti il re di Argo avverte l'araldo degli Egizi che potrà
portare via le donne solo se un discorso pio riuscirà a persuaderle (ei[per eujsebh;”pivqoi lovgo”, v. 941). L'intelligenza
e la moralità devono succedere alla violenza nel rapporto tra i sessi.
Ora viene continuamente stimolata una cattiva rivalità, il
risentimento e perfino l’odio tra maschi e femmine, per il semplice motivo che
le persone sessualmente insoddisfatte sono più facilmente manipolabili[18].
Nelle Supplici si tratta di evitare una sorta
di endogamia, uno dei tabù della razza umana, ma la lotta tra maschi e femmine
è un tema caro ad Eschilo: lo svilupperà compiutamente nell'Orestea dove vi prenderanno parte anche
gli dèi facendo trionfare il patriarcato.
Alla fine
del dramma le Danaidi pregano la casta Artemide di guardarle con compassione
salvandole dalle nozze.
Ma il coro viene sdoppiato e le loro ancelle consigliano
di non trascurare Cipride. Anche Afrodite è una dea venerata per le sue opere. Del
suo corteggio fanno parte Desiderio, Persuasione seducente, e Armonia. Il
pensiero di Zeus è imperscrutabile e il matrimonio potrebbe essere la
realizzazione delle figlie di Danao come di molte donne prima di loro (Supplici, vv. 1049 - 1052).
La tragedia si conclude con le minacce dell'arrogante araldo
egiziano contro gli Argivi difensori delle Danaidi le quali oppongono resistenza
a ogni tentativo di aggiogarle a uomini aborriti. Esse pregano Zeus "di
liberarle da nozze rovinose con sposi malvagi" (v. 1064) e che
"conceda la vittoria alle donne" (kai;
kravto”nevmoi gunaixivn, v. 1069).
Eschilo tende ai compromessi e nelle sue
tragedie non c'è mai un vincitore assoluto.
Alla fine
della trilogia, Afrodite stessa compariva sulla scena celebrando la necessità
cosmica di Eros. Non possiedo queste parole, tramandate dalla tradizione
indiretta, e mi affido al già citato testo di Pohlenz: “Mia opera è quando il
cielo e la terra si congiungono in un ardente amplesso, quando l'umore del
cielo feconda la terra, sì ch'essa in pascoli, in campi, in selve, genera ciò
di cui l'uomo abbisogna per vivere".
L'eros
, il desiderio d'amore non è solo un istinto individuale dell'uomo; è una
potenza cosmica primigenia che suscita ogni vita. Questo pensiero, che Platone
svilupperà nel Convito, vien qui già
intuitivamente adombrato. Risparmiando il marito, anche Ipermestra ha reso
omaggio alla dea dell'amore"[19].
Giovanni Ghiselli
P. S.
Giovanni Ghiselli g.ghiselli@tin.
it
Il blog http:
//giovannighiselli. blogspot. it/ è arrivato a 113080
[1]
Databile tra il 463 e il 461,
[2]
Cfr. sublatis cornibus Io…iam
saetis obsĭta, iam bos (Eneide, VII; 789 - 790), con alte le corna Io, già
coperta di peli, già vacca. Si tratta di un’immagine che orna lo scudo d’oro di
Turno.
[3]
"Nella mitologia greca la figura ibrida è, in generale, un contrassegno di
appartenenza a un mondo primitivo”K. Kerényi, Miti e misteri , p. 45.
[4] Questo è il segno dei supplici anche nell’incipit
dell’Edipo re che comincia con queste
parole del figlio di Laio: “O figli, nuova stirpe dell'antico Cadmo/quali seggi
mai sono questi dove state seduti/con i supplici rami incoronati?” (vv. 1 - 3).
[5]
Cfr. ejfavptw, "metto
la mano sopra".
[6] Ne fa un lungo racconto in esametri Ovidio nelle Metamorfosi (VI, 426 - 674) cui allude Eliot per significare la
decadenza del mito nella ricezione degli uomini moderni: "The change of Philomel, by the barbarous
king/So rudely forced; yet there the nightingale/Filled all the desert with
inviolable voice/And still she cried, and still the world pursues,/'Jug Jug' to
dirty ears “ (The Waste Land , vv.
99 - 103), la metamorfosi di Filomela, dal barbaro re così brutalmente forzata;
eppure là l'usignolo riempiva tutto il deserto con voce inviolabile, e ancora
ella piangeva e ancora il mondo continua 'Giag Giag' a orecchie sporche. Il
canto della voce inviolabile di Filomela è degradato e dissacrato, poiché suona
oramai solo naturalisticamente come un "giag giag”per le orecchie
inquinate del mondo contemporaneo.
[7]
Di data incerta. Non è sicura nemmeno la paternità eschilea, per la quale
comunque io propendo.
[8]
Le Supplici di Euripide (del 422)
contengono una parte politica più ampia in difesa della democrazia e delle
leggi scritte.
[9]
Cfr. parrhsiva
[10]
Si pensi alla chiacchiera di tanti dei politici attuali vaghi di ciance e privi
di idèe
[11]
Servirebbe anche oggi, 25 aprile 2015.
[12] Ricordo la storia di Trasibulo di Mileto e di Periandro
di Corinto in Erodoto o quella di Tarquinio il Superbo in Tito Livio.
[13]
Tragedia di contenuto storico, del 472. Racconta la sconfitta dei Persiani a
Salamina
Breve digressione sulla
tragedia di Eschilo i Persiani
Nel primo episodio, la regina madre Atossa
racconta una sua visione notturna: le appariva in sogno il figlio Serse, il
grande re, che, ponendo le cinghie sotto il collo a due donne (vv. 190 - 191),
le aggiogava al carro: di queste una era vestita con pepli dorici, l'altra
abbigliata alla persiana. Simboleggino la Grecia e la Persia. La seconda si sottomette,
mentre la prima recalcitra, spezza il giogo e travolge il carro. Serse, anche
se sconfitto non perderà il potere, siccome non è "uJpeuvquno”povlei” (Persiani,
v. 213), tenuto a rendere conto alla città, come uno stratego eletto dal popolo.
Eschilo contrappone di nuovo al potere assoluto, cui sottostanno i Persiani, il
sistema democratico di Atene, quando la regina Atossa, dopo avere raccontato il
sogno, domanda ai vecchi dignitari chi sia il pastore e il padrone dell'armata
di Salamina. Allora il corifeo risponde: "ou[tino”dou'loi kevklhntai fwto;”oujd j uJphvkooi” (Persiani,
v. 242), di nessun uomo sono chiamati servi né sudditi.
[14]
Grazie alla parrhsiva, la libertà di
parola. Tsipras e il suo ministro Varoufakis, eletti dal popolo, per ora non
hanno piegato la testa come fanno i nostri cooptati dai vertici della finanza. Varoufakis
per questo si è preso del dilettante.
[15] Per quanto riguarda la difesa dei più deboli
all’interno della povli~, il Pericle di Tucidide menziona le leggi che ad
Atene, la scuola dell’Ellade (Cfr. Tucidide, Storie, II, 41) non devono essere trasgredite, né quelle scritte,
né quelle non scritte : "o{soi te ejp j wjfeliva tw'n ajdikoumevnwn kei'ntai kai; o{soi
a[grafoi o[nte”aijscuvnhn oJmologoumevnhn fevrousin” (Storie,
II, 37, 3) quante sono poste a tutela di chi subisce ingiustizia, e quante,
sebbene non scritte, sanciscono un disonore riconosciuto da tutti.
Gli o{soi a[grafoi corrispondono agli "a[grapta kajsfalh' qew'n - novmima” (Antigone,
vv. 454 - 455), i diritti non scritti e non cancellabili degli dèi anteposti da
Antigone all’empio editto di Creonte che ordina di lasciare insepolto un morto.
[16] “Nell’ordine dei valori morali proposti dalla società
greca arcaica e classica l’onore reso ai genitori viene subito dopo quello
prestato agli dèi: ved. p. es. Pindaro, Pyth.
6 - 26 - 7 (Chitone diede ad Achille il precetto di venerare il Cronide senza
privare mai di questo onore i genitori - e scolio ad. loc.); Euripide, Tr. GF
V, fr. 853 Kannicht; Senofonte, Mem. IV
4, 19. Le colpe contro i genitori nella mentalità religiosa del tempo erano
considerate inespiabili anche dopo la morte: Eschilo, Eum. 721; Platone, Phd. 114
a, Resp. 615 c (…) Invece, nel comico
“mondo alla rovescia”degli uccelli, battere il padre è considerato un atto
onorevole (p. es. Aristofane, Au. 755
- 9)”
Avezzù - Guidorizzi, Edipo a Colono, p. 356 e p. 357.
[17]M.
Pohlenz, La tragedia greca, p. 21.
[18] Nel romanzo 1984
di Orwell, c’è una ragazza, Jiulia, che si ribella al dispotismo facendo
l'amore con gioia, poi spiega: ""Quando fai all'amore, spendi
energia; e dopo ti senti felice e non te ne frega più di niente. Loro non
possono tollerare che ci si senta in questo modo. . . Tutto questo marciare su
e giù, questo sventolio di bandiere, queste grida di giubilo non sono altro che
sesso che se ne va a male, che diventa acido. Se sei felice e soddisfatto
dentro di te, che te ne frega del Grande Fratello e del Piano Triennale, e dei
Due Minuti di Odio, e di tutto il resto di quelle loro porcate?” (p. 142). Spogliandosi
questa ragazza bruna "faceva un gesto magnifico, proprio quello stesso
magnifico gesto dal quale sembra che venga distrutta tutta intera una civiltà”
(p. 133).
Il protagonista del romanzo
vede nell'istinto della donna sensuale "un colpo inferto al Partito. . . un
atto politico". Quando la sua giovane amante si spoglia infatti la osserva
pieno di ammirazione, quindi le dice: "Sta' a sentire. Con più uomini sei
stata e più ti voglio bene. Hai capito?” (p. 134).
[19]M.
Pohlenz, La tragedia greca, p. 61.
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